18/12/12

Il disastro delle piste italiane? Forse ce lo meritiamo

Riflettendo sullo stato d’abbandono della quasi totalità delle piste di atletica italiane e la praticamente completa assenza di palazzetti indoor, meditavo su un fatto. In Italia non ci sono i famosi “Campi Coni”? Ovvero, strutture edificate con la collaborazione (quindi con i fondi) dal nostro maggior organo sportivo nazionale? Ebbene, forse sarò banale e superficiale, ma quindi un tempo il Coni foraggiava davvero lo sport dalle fondamenta, dall'ABC? E quindi non ricopriva d'oro i singoli atleti come avviene (a mio modo di vedere scandalosamente) al giorno d’oggi, dove i compensi consegnati per un paio di medaglie d’oro alle recenti Olimpiadi di Londra equivalgono di fatto al prezzo di una scintillante pista di Atletica, no? (magari di quelle più di marca… ma chi se ne frega, no? Oggi ci si accontenta di poco). Fa nulla se alcuni Paesi, come l'Inghilterra, nazione ospitante, abbiano lasciato i medagliati con la "sola" gloria... o la maggior parte delle Nazioni sia stata molto più moderata con i premi per i medagliati.  
Questione di scelte, naturalmente: in Italia è meglio riempirsi di medaglie d’oro (che puoi sempre spenderti su qualche tavolo di qualche politico) rispetto alle infrastrutture dove consentire a che lo sport si diffonda. Ma non dovrebbe essere l'articolo "1" del CONI ad imporlo? Ma ve lo siete mai chiesto? Va bene il proselitismo, vanno bene i tecnici che devono essere pagati, vanno bene i santi-dirigenti (anche se bisognerebbe cambiarli molto più frequentemente, per favorire la circolazione delle idee..), ma di quale atletica si parla se poi mancano i luoghi dove poterla svolgere? 
Disturbato da questo fatto, e con ancora impressa la vomitevole apparizione della delegazione italiana alle Olimpiadi di Londra nello stadio Olimpico, dove proprio davanti agli atleti sfilarono i dirigenti sportivi e i maggiorenti del Coni, continuavo comunque a pensare al famoso articolo di Repubblica che faceva le pulci allo sport italiano, ed in cui la tesi di fondo era sostanzialmente che molti dei fondi che lo Stato consegnava al Coni venivano sperperati in mille rivoli senza andare a sostenere con decisione (vista la quantità di denaro versato) lo sport. Mentre cercavo quell’articolo, non te ne trovo ancora uno che calca ancor di più la mano, stavolta pubblicato dall’Espresso in tempi non sospetti, ovvero prima delle Olimpiadi? 
Ebbene, in estrema sintesi questi i temi trattati: 
  • Il Coni nel 2011 aveva in bilancio la bellezza di 462 milioni di euro, dei quali 448 derivanti dai contributi statali: ovvero soldi pubblici, dei cittadini italiani, nostri, della nostra IMU. 
  • Nonostante questo, chiuse il bilancio dell’anno scorso con 18 milioni di passivo. 
  • Che quest’anno lo stato ha abbassato i propri contributi a 408 milioni (54 milioni di euro in meno) ma che nonostante questo, forse, il Coni riuscirà a chiudere in attivo… e come potrebbe?
  • Ora, sembra infatti che il Coni (io non lo sapevo), proprio per limitare le uscite, abbia abbassato il gettone di presenza giornaliero ai 45 Presidenti delle Federazioni sportive (presumo anche quella atletica) a 130 € lordi al giorno, e per non più di 240 giorni all’anno, ovvero per un massimo di 31.200,00 € all’anno (ripeto, ognuno dei 45 presidenti delle 45 federazioni). Ma c’era come chi, si cita nell’articolo incriminato (si parla di Dino Meneghin, presidente della Federbasket) percepisse 400 € di diaria al giorno, per un totale stimato di 146.000,00 € all’anno.
Riporto un brano dell’articolo sic et simpliciter: “Del resto, i contributi allo sport sono gestiti come i contributi alla politica. In teoria, i bilanci dovrebbero essere pubblici e trasparenti. In pratica, spesso non sono né l'uno né l'altro. Né c'è da stupirsi. In Italia sport e politica sono sempre andati a braccetto. Ai tempi della prima Repubblica, Giulio Onesti ha tenuto il timone del comitato olimpico per oltre 30 anni grazie alla benedizione di un altro Giulio, di cognome Andreotti. Lo stesso Petrucci ha fatto carriera sotto la protezione del sette volte premier democristiano. A sua volta, Petrucci ambisce a lasciare il testimone al suo braccio destro, il firmatario della circolare 134 Pagnozzi, detto Lello, una vita trascorsa nei corridoi del palazzo sul Tevere progettato da Enrico Del Debbio ai tempi del Duce”.

Ecco che arriva poi la bomba finale: in pratica sembra che la Corte dei Conti stia facendo le pulci ai bilanci del Coni, proprio sugli stessi aspetti che riguardano le indagini recenti su Regione Lombardia, Regione Lazio, ovvero “spese, rimborsi, consulenze dubbie”. Io mi auguro, in realtà, come la Corte dei Conti giri l’indagine alla Procura, ma al solo fine di eseguire un controllo più accurato, non per altro. Non vorremmo mai che si nascondesse qualche altro famelico Er Batman sul Tevere… 

Ora, potete anche leggere l’articolo in questione a questo link, ma il mio dubbio di fondo rimane: ok, ci sono 45 sport, ma visto che gli sport con oltre 100.000 tesserati sono non più di 5 o 6, e che molti di essi sono di nicchia, come diavolo è che le strutture per l’atletica in Italia siano così fatiscenti? Dove va a finire tutto questo mare di denaro? Possibile che la gestione di Coni servizi, ovvero l’apparato burocratico del Coni, succhi la bellezza di quasi 140 milioni di euro all'anno? E per cosa? Quante strutture “di base” si possono sistemare o edificare ex novo con quella somma? Dubbi che non avranno mai una risposta, purtroppo.

Oggi chi guarda le strutture di atletica in Italia sa che o le pubbliche amministrazioni locali aprono il portafogli, o non c’è trippa per gatti… e considerato che i tempi-duri sono arrivati anche per quest’ultime, il futuro è proprio plumbeo. Dei privati, non parliamone nemmeno… anche perché “eticamente” al giorno d’oggi, un privato ti costruisce sì la pista d’atletica “a gratis” ma in cambio chiede che un parco con alberi millenari possa essere trasformato in zona residenziale, bonificato e poi cementificato per costruirci un bel complesso di abitazioni che non verranno abitate da nessuno per almeno i prossimi cinque anni… a questa stregua preferisco i laghetti contornati di pioppi, piuttosto che una pista in mezzo ai palazzoni.

Comunque, per concludere: il mondo cambia se siamo a noi a cambiarlo. Anche il Coni, e la Fidal, e tutti gli organi elettivi di questo dannato mondo, ce li meritiamo se non saremo noi i primi a far qualche cosa per cambiarli. Le ultime elezioni federali della Fidal mi hanno insegnato anche questo: che molti si lamentano con toni anche durissimi rimanendo però sempre dietro ad uno schermo di un pc su un social network. Quando poi bisogna scendere nella vita reale, Don Chicotte rimane solo come un cane con il suo fido Sancho Panza… e forse manco con quello.
Ma non è che forse ci meritiamo tutto questo?

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