05/03/13

Riflessioni: l'agonismo... dei non vincenti


E poi c'è l'agonismo, la malattia della competizione, una malattia da cui difficilmente si guarisce con il tempo; più facilmente continua ad accompagnarci e la adattiamo alle mutate situazioni.
La definizione di Agonismo ci rimanda ad Agone, che oltre ad essere un pesce commestibile che frequenta i laghi subalpini italiani, significa letteralmente "gara - competizione", derivando dal greco "Agon".
Alla voce Agonismo il dizionario sentenzia: "particolare o deciso impegno di un atleta nella competizione sportiva", o ancora: "strenuo impegno, volontà di vincere una competizione".
E' vero e ne sono assolutamente convinto che lo sport debba essere prima di tutto partecipazione, così come non mi convince chi avverte come "politicamente scorretto" l'agonismo nell'attività fisica. Siamo tutti d'accordo che l'agonismo non è obbligatorio.
Ma, non riesco a pensare ad una realtà meno agonistica della nostra società contemporanea; qui sì che mi vien da riflettere se l'agonismo contribuisca al bene comune. 
Si è agonisti dichiarati in tutto, tranne che nello sport, dove spesso ci si vergogna di confessarsi agonisti, soprattutto se non siamo "nati per vincere".
Ma nello sport l'agonismo è una legittima attrazione e l'esperienza diventa davvero tale solo se la si è praticata e la si pratica da agonisti.
D'altra parte è un fatto che a vincere una competizione sia solo uno.  
E gli altri che si sono allenati ma non hanno vinto?
Naturalmente non tutti i partecipanti possono aspirare a vincere (qui la mia esperienza è consolidata), non per questo motivo bisogna smettere le velleità agonistiche, anzi: se così fosse la gloria di un vincitore in una competizione con pochissimi partecipanti sarebbe davvero poca cosa.
Bisogna immaginare un motivo per competere che sia diverso dalla sola aspirazione di vittoria.
Così, spesso accade che oltre alla definizione della categoria correlata all'età, data dalla Federazione, ci creiamo altre e infinite sottocategorie, solo mentali, solo nostre, assolutamente personali, che rinfocolano la nostra motivazione e aiutano ad accettare volentieri la costanza negli allenamenti.
E se qualche dolorino dovesse importunarci, pronti ad aiutarci avremo i nostri solerti Dottor Sportivi, prodighi di consigli e terapie disinfiammanti. Tecar, Laser.. magari un bel plantare; e via, come nuovi e più leggeri di prima! Però, nella rilettura dell'ultimo periodo, mi par di cogliere un'ironia neanche tanto sottile; forse è meglio eliminarlo.
Come? Andrea mi dice che l'ha già mandato "in stampa", va beh pazienza, mi tengo la responsabilità di ciò che ho scritto. 
E' comunque sicuro che ancora rappresentiamo un target appetibile, non solo per quanto riguarda indumenti, scarpe, riviste di settore, integratori, etc.
Per ognuno la misura raggiunta o il tempo realizzato costituiscono inevitabilmente il riferimento primo con cui confrontarsi nelle successive gare o addirittura provare a migliorarle l'anno successivo, innescando di fatto un agonismo virtuoso, del tutto personale, solo nostro, che ci porta ad affermare: "mi batterò"!
A volte stabiliamo un personale rapporto agonistico con un amico, che al momento della gara diventa l'avversario assoluto, come è giusto che sia; se davvero ci si rispetta, si deve sempre dare il massimo, vincerà il migliore in quel momento.
Ma ancora, ulteriori stimoli potremmo riuscire a trarli leggendo graduatorie e statistiche, valutando le condizioni ambientali del tal risultato: "c'era vento contro" (di bolina, direbbe Giovanni Soldini); oppure: "pioveva", (non nelle indoor, per carità); dandoci nuovi giustificati obbiettivi di miglioramento.
Oppure potremmo ricavare soddisfazioni verificando dettagli che solo noi possiamo cogliere.  
Ricordo un anno in cui, con un po' di fortuna, vinsi all'ultimo anno di categoria e, dopo un'immersione completa nei risultati di tutta la mia fascia d'età, un po' rimbambito, mi accorsi che nessun altro, anche nelle altre gare, era riuscito a salire sul podio.
Tutte cose che forse appaiono un po' come "carezze mentali", ma direi che possiamo non vergognarci di gioire delle piccole gratificazioni personali, soprattutto se rappresentano nuova benzina da mettere nelle gambe e benefici massaggi per la mente.

Prof. Plantarino                            

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