27/03/13

San Sebastian '13: la mia indignazione contro l'organizzazione

(nella foto: l'evidente tocco della riga da parte di Denise Neumann in 6^ corsia. Il giudice di curva è appena fuori dall'immagine, ad un metro circa dall'italiana) - Prima di poter scrivere qualche cosa di natura tecnica sui campionati Europei Master Indoor (nei miei sempre più risicati intervalli di tempo) che si sono conclusi giusto domenica a San Sebastian, in Spagna, lasciatemi sfogare la rabbia su quelle che sono state le decisioni prese dai giudici e dalle relative Commissioni che hanno valutato i ricorsi agli ultimi campionati Europei. Rimango sconcertato, basito, indignato e con un profondo senso di nausea, sul comportamento generale tenuto da chi era preposto a valutare i comportamenti degli atleti in gara, con aspetti in molti casi davvero sgradevoli. La penso così, non ci posso fare nulla. E non me lo tengo dentro, e non devo tenermelo dentro come ho già fatto troppe volte.

Probabilmente non conosco "cosa ci sia dietro", cosa che mi è stata già rinfacciata duramente. Aggiungo: per fortuna, perchè 1) chissà davvero cosa ci sarà dietro e 2) questo articolo sono anni che lo voglio scrivere. Però come non si fa a vedere? Come non si fa ad indignarsi dopo aver visto? Di chi è la colpa della gestione tecnica? I Giudici sono un corpo a sè stante o hanno direttive da parte di qualcuno? Magari proprio dall'Evaa? E le commissioni che valutano gli onerosi ricorsi degli atleti squalificati, con che criteri vengono formate? Secondo voi bisogna tacere o si deve poter manifestare pubblicamente lo scoramento ad una situazione che ormai ad ogni manifestazione si palesa in manieria così plateale? In una settimana di gare, mi è sembrato di assistere a una serie interminabile di torti, decisioni quanto meno opinabili, spesso incomprensibili, a danno di persone che spendono parecchie centinaia di euro per partecipare ad una manifestazione internazionale e vengono estromesse dalle competizione con decisioni quanto meno bizzarre. Lasciatemi usare questo termine: bizzarre.

Il mio metro di paragone è Asafa Powell. Che c'entra Asafa? E' presto detto: Asafa Powell alle Olimpiadi di Londra '12, cioè solo qualche mese fa, nei quarti di finale per puro vanto narcisistico nel guardarsi nel mega schermo posto a fondo rettilineo, sul terzo anello dello Stadio Olimpico, oltrepassò nettamente la linea della propria corsia con un piede per almeno tre falcate. Non fu squalificato, perchè la norma violata, la 163.3 dei Regolamenti Internazionali, concede (pare) anche una certa alea di opinabilità al Giudice Arbitro. E correggetemi se sbaglio. Era davanti, non ostacolò nessuno, e la passò liscia.

A San Sebastian invece l'orientamento generale sull'articolo 163.3 è stato la mannaia trasversale dei master, con il  massimo dei minimi raggiunto con la semifinale dei 400 M75: 4 settantacinquenni su 5, squalificati per invasione di corsia. Ma che è successo? Hanno giocato ai 4 cantoni? O alle 5 sedie? Qualcuno avrà avuto un minimo di senso di colpa andando a letto quella stessa sera? Qualcuno non ha pensato di fare una bella riunione tecnica per dire: ragazzi, calma: usiamo il buon senso, usiamo la testa!

Invece, pensate quali vantaggi avranno tratto dal "cadere" da curve così ripide e dover poi essere costretti a ritornare verso l'alto. 4 su 5 sembra davvero troppo, fuori da ogni logica sportiva. Delle due, una: o i 75enni sono tendenzialmente dei ladri (o almeno, l'80%) o i Giudici sono stati troppo rigidi. Rigidi naturalmente è un eufemismo.

La mannaia è calata poi misteriosamente sulla nostra atleta di punta del settore velocità "giovanile", ovvero Denise Neumann. Non sono bastati i filmati lapalissiani a far recedere da una decisione assurda. Nessuno aveva invaso nulla, ma Denise è stata cancellata dalla gara, nonostante il record italiano e una medaglia sicura. Stessa cosa successa nella medesima categoria e gara ad una delle favorite, ovvero la portacolori bulgara. Una olandese, vincitrice dei 400 metri con un vantaggio di un intero rettilineo, squalificata per "tocco" della linea. I master sono evidentemente dei bari per il corpo giudicante. A me i giudici San Sebastiani mi sono sembrati tanto gli ausiliari della sosta: colpisci (alcune volte a caso) e scappa.

E i marciatori squalificati a grappoli perchè nelle ripide curve non riuscivano a marciare compostamente?

E l'assurda decisione di far vincere due atleti con due misure diverse nel salto in alto M35 perchè il vincitore (un italiano) aveva i chiodi troppo lunghi? Ma i giudici i chiodi dovrebbero controllarli prima dell'inizio della gara, non certo alla fine. Sembrerebbe ovvio, no? Vi vedete un arbitro che fa vincere una squadra che gioca in 12, per poi riconoscere il proprio errore e concedere la vittoria anche all'altra squadra? E' successo pure questo.

E la misteriosa squalifica e poi riqualifica della nazionale tedesca F40 a danno di quella italiana, che soddisfaceva in tutto e per tutto le violazioni dovute per le squalifiche? Misteriosamente riammessa così come giustamente squalificata.

Sapete cosa penso? Che è stato uno schifo per molti aspetti. E per fortuna che non mi è capitato di toccare alcuna riga (anche se in alcuni casi anche senza toccarla, capitava di essere squalificati). Mi vedevo già starmene 3 giorni a rigirarmi i pollici per squalifica.

Insomma, il caos. Giustamente i filosofi dello sport sosteranno che "dura lex, sed lex". Non sarò certo io a rinnegare un tale principio, visto anche il lavoro che svolgo. Ma le palesi incoerenze dimostrate dal corpo giudicante e dalle commissioni sono state fin troppo palesi. E se anche non fossero dimostrate le incoerenze, ma che diamine, alle Olimpiadi e nello sport il buon senso deve essere un principio altrettanto valido che quello dell'applicazione inflessibile della norma nel caso in cui vi siano stati chiari vantaggi dall'aver tenuto comportamenti scorretti. Un "tocco" della riga, che vantaggio può aver dato? E di contro, il "non tocco" certificato della riga, che fastidio può aver dato?

In tutto questo mi chiedo a cosa serva oggi l'Evaa, se nell'unica manifestazione internazionale all'anno per la quale trova ragione di esistere, non ha nemmeno la forza di intervenire in maniera seria e decisa, sull'andamento della manifestazione. Mi domando davvero a cosa serva... dove sono delle graduatorie europee master integrate, i circuiti di gare master europei, gli incontri tra le nazionali master, un orientamento dei giudici votato al rispetto sì delle regole, ma ad una maggiore capacità valutativa sugli effettivi vantaggi derivanti da piccoli infrangments. Di fatto, cambiano i presidenti dell'Evaa, i metodi di selezione delle diverse commissioni rimangono per me un mistero (secondo me guidati da aspetti non certo meritocratici) ma l'unica cosa che pare cambiare sembrano gli orientamenti dei giudici sulle squalifiche degli atleti. Mi si dice che "c'è tanto lavoro": ma dov'è il frutto di questo lavoro? A chi è rivolto se quello che si vede e questo e che la maggior parte del lavoro organizzativo lo fa il Paese ospitante? Forse sarebbe meglio l'autogestione internazionale.

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