02/02/12

Riflessioni sull'allenamento e sull'allenatore - di Marco Giacomantonio

Buongiorno a tutti, in qualità di grande appassionato di atletica che pratico attivamente da quasi 30 anni, sono lieto di condividere con voi alcune considerazioni sull’importanza della figura dell’allenatore e sulle qualità/competenze che il buon allenatore deve possedere. 

Partiamo subito da alcuni spunti di base che poi andremo a sviscerare nel corso di questo articolo. Innanzitutto ritengo che ciascuno di noi (salvo atleti particolarmente giovani e/o inesperti) sia il miglior allenatore di se stesso. Un buon allenatore è in grado di preparare un efficace programma di allenamento e di verificare che la preparazione proceda, ma non potrà mai avvertire le sensazioni dell’atleta stesso e dunque regolarsi di conseguenza. L’allenatore deve dunque abituare l’atleta inesperto ad ascoltare ed interpretare le proprie sensazioni. In secondo luogo, è importante instaurare con gli atleti un dialogo costante e continuo. 

Troppo spesso, quando domando a un atleta il perché abbia inserito determinati elementi nel programma o come mai adotti determinate tecniche di allenamento, sento rispondere: “Non lo so, me lo ha detto il mio allenatore”. 

Questo può essere comprensibile nel caso di ragazzi o anche di atleti adulti che abbiano appena iniziato l’attività, ma una risposta del genere mi lascia perplesso da parte di atleti evoluti o, addirittura, da atleti d’élite. E’ dunque fondamentale che l’atleta, a maggior ragione se esperto, sia ben consapevole del motivo per cui l’allenatore gli ha suggerito un determinato percorso piuttosto che un altro.
Fatte queste premesse, ritengo che il buon allenatore, oltre a una sufficiente competenza tecnica dell’argomento che diamo per scontato, debba avere doti di: 
  • Leadership: Qualità fondamentale di cui esistono molte definizioni. Senza addentrarci troppo nel concetto di leadership, trovo molto azzeccata la definizione di Richard O’Brajer, CEO di Liposcience, secondo cui il vero leader è colui che "riesce a rilasciare l’intero potenziale di un’organizzazione per perseguire un obiettivo comune". Analogamente l’allenatore avrà doti di leadership quando riuscirà non solo a programmare e a guidare, ma a sfruttare l’intero potenziale di un atleta e fargli raggiungere, nel medio-lungo periodo, prestazioni vicine al proprio limite. 
  • Capacità analitiche: Attraverso l’analisi dei diari di allenamento, l’allenatore deve essere in grado di comprendere se un determinato percorso è stato efficace o meno. Spesso, in presenza di una mole di dati notevoli, diventa difficile individuare gli elementi che hanno giocato un ruolo chiave nel corso della preparazione. Qui vi sono varie scuole di pensiero, ma possiamo in linea generale dire che un’analisi troppo accurata rischia di portare a focalizzarsi su elementi marginali perdendo di vista i componenti fondamentali. D’altra parte, in altri casi, avere un quadro quanto più possibile accurato può fare la differenza. Saper discernere i fattori che davvero contano è senz’altro una qualità che tutti gli allenatori dovrebbero avere. Non bisognerà comunque focalizzarsi solo sul programma, ma inquadrare l'atleta a 360°, avere cioè un approccio olistico tenendo in considerazione aspetti quali l'alimentazione, lo stile di vita, la psicologia dell'atleta, etc... 
  • Project Management: Una volta individuati determinati capisaldi, l'allenatore deve essere in grado di stilare una programmazione di medio/lungo termine per poter raggiungere gli obiettivi concordati con l'atleta e farlo rendere nelle occasioni che contano. Non bisogna né pretender tutto subito, né lasciare nulla al caso. Attenzione che tutto ciò può valere anche per chi allena atleti che svolgono un’attività prettamente amatoriale: anche se si va al campo solo un paio di volte a settimana tanto per divertirci, tanto vale farlo in modo proficuo. 
  • Capacità di lavorare in team: Il lavoro di team è fondamentale. L’atletica è uno sport per lo più individuale, ma la creazione di un gruppo di allenamento affiatato contribuirà notevolmente a rendere il tutto meno faticoso e più divertente, non solo quando si è giovani, ma anche più avanti. L’allenatore gioca un ruolo primario in questo, favorendo e organizzando gli allenamenti affinché il gruppo possa, se possibile, allenarsi insieme. 
  • Comunicazione: Come dicevo all’inizio, la comunicazione tra allenatore ed atleti può fare la differenza. Oltre a rendere l’atleta più consapevole dei propri mezzi e tecnicamente esperto (ricordate che ciascuno è, entro certi limiti, il miglior allenatore di se stesso!), sarà un ulteriore fattore motivante poiché percepirà che entrambi stanno lavorando nella stessa direzione e verso un obiettivo comune. 
  • Sensibilità: Come ovvio, l’allenatore dovrà avere anche sufficiente sensibilità da gestire in modo appropriato l’uomo/la donna, i ragazzi che stanno dentro gli atleti, spronandoli e motivandoli ove necessario, ma soprattutto facendo di tutto per farli appassionare spontaneamente al proprio sport. Tale sensibilità si sposa bene con i concetti di comunicazione e leadership (ricordate: approccio a 360°). 
Si potrebbe dire ancora molto sul ruolo dell’allenatore e sulle qualità necessarie e infatti questa veloce carrellata non ha la pretesa di essere esaustiva, ma solo di costituire spunto di riflessione.
Un saluto a tutti! 
 Marco Giacomantonio

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