06/02/12

Il video del record di Abate... perchè io c'ero

l'abbraccio di Abate al coach
Pensavate me ne fossi andato, eh? In realtà mi son recato nel fine settimana con una comitiva di atleti lombardi a Magglingen, in Svizzera, per poter dar soddisfazione ad una naturale necessità di gareggiare su pista in inverno che la nostra Federazione sta cercando in tutti i modi frustrare. Ebbene, a Magglingen io c'ero, ho visto e posso documentare quello che è successo soprattutto in una situazione particolare. Così dotato della mia piccola videocamera digitale ho voluto immortalare un evento che, volenti o nolenti, rimarrà un pezzo di storia dell'atletica italiana. Il record italiano di Emanuele Abate sui 60hs. Come tutte le cose magiche, il brivido lo si coglie alla fine, quando l'etolie del palcoscenico, dopo una performance sublime alla prima della Scala (cui il pubblico ha assistito in maniera estatica e rapita, per poi tributare l'applauso orgasmico dopo l'attimo di vuoto pneumatico per prendere coscienza dell'enormità della cosa) scende dal palco, tra le umane genti, e va abbracciare il maestro con quanta più foga gli riesca di fare. Da commuovere. Guardate le immagini del video, perchè succede proprio così: alla fine della prova, Emanuele scende dal palcoscenico e corre fuori dalla pista, infrangendo tutto quanto era contenuto nel copione, invadendo spazi non suoi, e mostrando la propria umanità.

Emanuele Abate ha cadenzato in maniera fluida, immacolata, armonica i 5 ostacoli. In batteria (un notevole 7"66) ne aveva pizzicati un paio di troppo, con conseguente ricevuta di ritorno ad appesantire il budget finale (e senza nemmeno scontrino fiscale, per il quale in Svizzera in alcuni casi sono più italiani degli italiani stessi, specie se vai nei ristoranti che vagheggiano a personaggi italiani...). Ma la finale di Magglingen si colloca appena ad un millimetro dalla perfezione (forse una leggera incertezza sul "pronti"?), anche perchè se hai raggiunto la perfezione, come puoi pensare poi di fare ancor meglio? Su quali pulsioni ti concentri poi? Su quali emozioni? Ci deve essere un punto debole per cui dire: l'ho fatto, e adesso andiamo ancor più forte! Ovvero, molto meno prosaicamente: il senso ultimo dell'atletica leggera. 
Dicevo... Abate... vorrei scrivere "ha martellato gli ostacoli", ma non è il termine adeguato, perchè l'incedere era molto più armonico di un caimano come David Oliver che gli ostacoli se li porta spiaccicati sul petto come le zanzare contro i fari delle auto nelle notti d'estate... non è un Liu Xiang o un Dayron Robles, le cui immense capacità fisiche sembrano castrargli l'azione fra gli ostacoli, quasi avessero bisogno di un altro metro buono tra un ostacolo e l'altro. Lui lo ha quindi semplicemente avvolto, avvinghiato, sfiorato, arrotondato... trovate in questi termini l'onomatopea di quell'azione perfetta e non so quanto perfettibile, e alla fine è uscito il 7"57: tempo abnorme, record italiano di 3 centesimi (meglio del 7"60 di Emiliano Pizzoli quindi), quarto atleta al mondo ad oggi, dopo Jarrett Eaton (7"49), Kevin Kraddock (7"54) e Konstantin Shabanov (7"54). David Oliver, tanto per riempire la nostra cultura generale, ha corso in 7"60 a Boston proprio nello stesso giorno in cui Abate correva in 7"57. 

Che dire... per parte mia mi sono complimentato con lui, perchè rappresenta nel mio immaginario, insieme a Marzia Caravelli e Manuela Gentili, uno di quei pochi ragazzi italiani di vertice che meglio rappresentano l'atletica leggera italiana (buona), perchè di loro se ne può parlare solo per i risultati che ottengono, per le gare che fanno, per i loro sacrifici, e mai per una parola, una critica a ciò che li circonda. Le loro gambe e i loro risultati parlano per loro. Nonostante questo, pur non essendo un giornalista e non avendo quindi licenza di uccidere, ho timidamente e ingenuamente chiesto domenica pomeriggio ad Abate se l'avessero (caso mai...) contattato Arese o Uguagliati per fargli i complimenti del record del giorno prima (i record italiani assoluti, sapete com'è, non è che li si vede tutti i giorni, specialmente di 'sti tempi). Emanuele in maniera molto genuina, e senza dar alcun peso alla cosa, mi ha detto "no", passando poi a parlare d'altro. 

Mi scuso pubblicamente con lui della domanda, che mi è uscita così... di sicuro se non l'avessi fatta non mi sarei indignato intimamente di questo menefreghismo strisciante. Piccoli gesti ormai caduti in disuso a questa Federazione e che in realtà nascondono, laddove adottati, una profonda cultura positiva di un'intera organizzazione: ma qui non si vede neppure questo... Ma inutile far polemica: sappiamo ormai da tempo che la Fidal-Concordia ormai è totalmente reclinata a babordo e il suo comandante guida le operazioni di salvataggio standosene all'asciutto a riva senza nemmeno un megafono in mano ma agitando una maglietta (con il logo) attirando i superstiti verso di sè. 
Spero che nel frattempo l'edizione domenicale della Gazzetta dello Sport sia arrivata a Cuneo (ci metterà un paio di giorni, no?) nella sede dell'Asics o a Padova (mettiamocene tre, dai), e che quindi le telefonate di rito (se non altro per dare il giusto tributo) siano giustamente arrivate ad Emanuele. Non posso credere che poi non siano arrivate. Io non posso che complimentarmi di nuovo con lui, per tutta l'emozione che ci ha fatto vivere a noi suoi amici di trasferta elvetica, nel video che riporto qui sotto.

2 commenti:

  1. Un applauso, anzi due.
    Uno ad Emanuele Abate per la prestazione con record e uno a chi ha scritto questo articolo in maniera così pregevole!

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  2. Che bel finale...questa è l'Atletica con la A maiuscola. Semplicemente, grazie...

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