28/02/12

Italiani Assoluti a bocce ferme: la riabilitazione e i 60 metri maschili

Mike Tumi - Foto Fidal/G.Colombo
Sul sito Fidal sta passando la più incredibile notizia mai udita da tempo immemore, ovvero che l'8"04 di Marzia Caravelli nella gara corsa sub-judice... vale! Come Vale? Vale, vale... non le vale il titolo italiano, ma vale. Come il legittimo impedimento o il Lodo Alfano, l'Italia è un Paese meraviglioso proprio perchè riesce ad accontentare proprio tutti. Ma la confusione regolamentare ormai regna sovrana: false falsate, non false falsificate, similfalse altempate, corse sub-judice invalidanti (per il rigetto del ricorso), poi convalidate. Un errore (l'abbassamento del bacino della Caravelli non è considerabile azione che la favorisce nella partenza), al quale sarebbe dovuta corrispondere un'altra azione, cioè l'al-tempo, diventata in realtà una falsa, cui nessuno è riuscito a trovare una valida argomentazione, cui è seguita la possibilità di correre sub-judice, con il successivo rigetto del ricorso e la cancellazione del risultato, ma con il lieto fine: l'odierna riabilitazione. Miracoloso. Ora per tutti si aprono panorami paradisiaci: si potranno eseguire decine di false e continuare a correre sub-judice, e poi vedersi convalidati i risultati (perchè, diamine, la gara l'hai fatta!). Tanto nei meeting se non ti consegnano il premio, che ce frega? Quando ero piccolo l'atletica era granitica: c'erano solo certezze. Oggi l'atletica in Italia è esattamente come il calcio: tutto opinabile, persino i tempi, le misure, le prestazioni, le regole stesse (non dimentichiamo mai che qualcuno ha persino cercato di far passare, nel recente passato, come "significativi" i tempi ottenuti in allenamento).

Veniamo alle poche certezze. Non penso ci siano più dubbi sullo sprinter italiano del momento: Mike Tumi (americanizzato Mike Too-mee) che nella tauromachia sprintistica dell'oval di Ancona si è cinto la corona di campione italiano brandendola per le corna a suon di primato personale e matando Simone Collio che è probabilmente il miglior velocista italiano degli ultimi 10 anni, stando alle nude statisiche. Checchè se ne dica, l'essenza stessa dell'atletica non è il cronometro, ma l'uomo contro uomo, la sfida antropofaga (figuratamente) dove si martella l'avversario durante la gara e con il quale si condividono e si scoccano sguardi perlustratori, se ne valuta la portata, la forma, e alla fine l'orgasmico urlo liberatore di Munch. Solo dopo arriva il cronometro e le eventuali considerazioni.
Intricanti gli ingredienti della sfida: Collio si presenta in pole dopo la sciabolata di Mondeville, in cui aveva impressionato dall'alto del suo 6"62. Ma quel 6"62 è rimasto, a mio modesto parere, un pò una perla isolata ad oggi e ci si aspetta che frutti qualche cosa, almeno per i mondiali: come dire, il motore è settato, ma manca il setting nel rapporto delle marce. Ora, se l'anno scorso, lo ammetto, il titolo mi appariva più come il titolo perso di Emanuele Di Gregorio piuttosto che quello vinto da Mike Delano Tumi, considerate le sparate del siciliano prima dell'inspiegabile default della finale 2011 (sulla carlinga recava un 6"59), quest'anno il veneto è sembrato gestire ogni momento dell'evento e non saprei spiegarlo altrimenti. Sembrava quasi più alto di sè stesso... pulizia nella partenza, che è stata più efficace del resto dei finalisti. Collio invece è apparso correre con lo scudo alzato e l'elmetto calato sugli occhi, parando i colpi anzichè infliggerli e così dopo la transizione, nonostante qualche pecca stilistica cui bisognerà levigare di labor limae (per arrivare sotto un già non-impossibile 6"60) Tumi si abbatte Sturm-und-Drang sul traguardo: 6"64 e nuovo record personale. E dire che se non si fosse buttato così presto... comunque, 12° performer italiano di sempre ma bisogna necessariamente scavare ancora nella nuda terra dei centesimi per avere visibilità internazionale. Collio arranca a 6"69 e incassa il secondo ko tecnico nel giro di pochi giorni da parte di Tumi, che adesso nelle quotazioni di quello che è il borsino staffettistico nazionale (in continua fluttuazione), schizza in testa conquistando il diritto di prelazione sulle varie frazioni e facendo tramontare definitivamente le solite ipotesi naif. Il tutto senza che siano ancora pervenuti Cerutti (infortunato?) e Riparelli (allontanato volontariamente dalle indoor), mentre lo stesso Di Gregorio risulta al momento in grave sofferenza di risultati.
Collio c'è'? Non lo so: manca qualche cosa... sul suo blog parla di problemi nell'accelerazione, dai 10 ai 30 metri. Nella fase lanciata, c'è da dire, non è riuscito ad avvicinarsi a Tumi se non durante l'azione del tuffo incredibilmente anticipato di quest'ultimo sul traguardo, che lo ha inevitabilmente rallentato. Nel petting pre-gara, dietro ai blocchi, appariva infatti privo della solita cattiveria e determinazione: i famosi occhi da tigre di Velaschiana memoria. Ma può essere solo un'impressione.
La sfida tra due titani italici, ombreggia quello che è un'altro importante fattore (come direbbe Flavio Tranquillo) di questa finale: Francesco Basciani, che vortica sul traguardo in 6"73, record personale e l'avvicinamento progressivo e continuo al vertice della piramide dello sprintismo italico. Solido in tutte e 3 le volate effettuate. 

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