07/02/12

Gli italiani del weekend: Collio a 6"62 - Di Martino 1,94 - Alloh 7"40

Simone Collio - foto RAI
I migliori italiani del weekend, già... ormai lo saprete tutti, senza che io stia qui a scriverlo, ma... lo scrivo lo stesso. Siamo ancora tutti un pò frastornati dall'impresa di Emanuele Abate, che con Marzia Caravelli e Daniele Greco, ha movimentato l'inverno indoor italiano. Nessuno dei tre rientra (probabilmente) nei piani federali ad ampio raggio, e questo è motivo di soddisfazione per il sottoscritto, perchè è la certificazione che alla fine la manzoniana Provvidenza ci mette sempre lo zampino, rovesciano tutti gli articolati piani delle umane tribolazioni a partire dal rilancio dell'Atletica di Arese, che come è noto, si caratterizza fondamentalmente in una serie di rosari vespertini da sottoporre ai suoi consiglieri sotto Pasqua e in corrispondenza della Novena di Natale. Metteteci un pò di pelo di fondoschiena, quattro code di lucertola, la pinna caudale di uno squalo bianco, tutto mescolato in un calderone di belladonna e arrivano le medaglie anche da Londra. Garantito. 

Per quanto mi riguarda, di sicuro la notizia importante (ma che è passata in secondo piano nonostante lo spessore della cosa) è il 6"62 di Simone Collio a Mondeville, in Francia, bollato in batteria. Dovrebbe essere il proprio 10° risultato personale di sempre, e il 14° mondiale dell'anno, 5° europeo, dopo Ramil Guljiev, il nuovo panzer rampante Julian Reus, l'altro panzer più navigato Christian Blum, e un nuovo astro dell'ormai compassato sprint britannico, Richard Kilty. Where is Dwain? Per Collio, poi, niente finale: leggendo il trafiletto-Gazzetta, ovvero lo spazio-perizoma in cui è ormai rilegata l'atletica dell'epoca Fidal-Concordia del Comandante Aresettino sulla rosea, Collio avrebbe sostenuto che non si sarebbe cimentato nella finale a causa del viaggio di 14 ore del giorno precedente. In via precauzionale avrebbe così deciso di abbassare i flaps in attesa di altre run e avvicinare così la soglia di eccellenza mondiale. Nel frattempo il risultato gli consente di andare dritto-dritto a Istanbul, e non certo per vedere la meravigliosa basilica (ora moschea) di Santa Sofia. Lo IAAF standard era 6"67: autentica, firma e raccomandata spedita. Tra i battuti di Collio nella vittoriosa semifinale, trovo un sorprendente (in negativo) Martial Mbadjock, ovvero il brutto anatroccolo dello sprint transalpino, che sembrava essere lì-lì per diventare l'alter ego di C-Lemaitre, correndo i 100 sotto i 10"10 e prendendosi a testare (sportive) proprio con il solitario Christophe. Poi dopo Barcellona è pure spuntato Vicault e il suo stellone sembra essere tramontato per crollare in una strana apatia: 6"79 non è tempo da top-sprinter evidentemente. Stranamente, ad oggi, non ho ancora sentito parlare nè di Fabio Cerutti nè di  Emanuele Di Gregorio. Che programmi hanno? Dove sono finiti? Lo sapremo solo vivendo. 

Un'altra big azzurra è tornata a mostrarsi al pubblico, è Santa Antonietta Di Martino da Cava (dei Tirreni), che sembra che sotto la propria cappelletta votiva in Campania abbia ricevuto negli scorsi mesi un ex voto da un voluminoso e misterioso personaggio in saio, che sarebbe partito per il pellegrinaggio addirittura da Cuneo, per poi immettersi sulla Via Francigena all'altezza di Fornovo di Taro per poi proseguire seguendo il flusso di lanzichenecchi verso il Sud. Antonietta esordisce, nonostante il peso degli ex voto, ad Arnstadt, in Germania, fermandosi a 1,94. 4^ in una gara internazionale: 6,5 o 6/7. Di un'altra dimensione spazio-temporale (attualmente) Anna Chicherova, presente alla stessa gara, che ormai dal flirt con i record del mondo, è passata al petting. 2,06, che vuol dire non solo una decimetro sul resto del mondo che conta, ma un gap di un lustro sulle concorrenti, Di Martino inclusa. Ma siamo solo a febbraio, e la via Francigena (al contrario, verso Canterbury) è molto lunga e ad agosto manca un'intera stagione e un'intera strategia preparativa. Nel frattempo la Hellebaut, zitta-zitta, si sta portando verso i 2 metri, e stai a vedere che fa ancora qualche sgarbo a qualcuno... chissà cosa sta pensando adesso di lei la Vlasic, che gli scippò con destrezza il titolo di Pechino. 

A Mondeville si vedono anche Giuseppe Gibilisco e Claudio Michel Stecchi, che si fermano entrambi a 5,42, al 5° e al 6° posto, ma con Stecchi davanti. Per Stecchi è pur sempre la 5^ prestazione personale di sempre, la terza indoor. Lontanissimo per ora e per entrambi lo standard-limit: 5,72

Audrey Alloh scopre invece un piccolo e salutare ridimensionamento internazionale dopo l'esplosione a 7"33 di un paio di settimane fa a Casal Del Marmo. 7"46 e 7"40 per un 5° posto alla spalle della super-bulgara Ivet Lalova (7"20). Contemporaneamente Judy Ekeh sembra esser caduta nello stesso picco negativo di omegawave a Modena: 7"63 e 7"54, molto lontani dal 7"38 "d'allenamento" stabilito in quelle famose prove cronometrate di cui ci si tramanderà il risultato nella minima tradizione orale locale. 

Si rivede (già ne sentivo la mancanza) Marzia Caravelli sui 60hs (ancora a Mondeville) e martella altri due tempi sotto il minimo per Istanbul, per portarsi avanti nella tabella di marcia nel caso che qualcuno in Fidal-Concordia si svegliasse con le solite palle girate e le chiedesse di correre almeno 7 volte sotto lo standard IAAF, ottenesse il nuovo record italiano, e battesse Lolo Jones e Sally Pearson almeno due volte nel giro di un paio di giorni. Ci scherzo, ma qualcuno una cosa del genere l'ha davvero subita pur di non portarlo agli ultimi mondiali di Doha un paio di anni fa. 8"15 e 8"12 per la friulana. Ma l'ostacolismo italiano femminile è in pieno fermento: Veronica Borsi in batteria finisce col ritrovarsi col record personale, 8"23, a soli 5 centesimi dal minimo per la Turchia. In finale 8"29. Negli stessi attimi, a Magglingen in Svizzera (ero lì...) Micol Cattaneo ha continuato invece la sua lenta ma efficace risalita verso il posto che occupava nemmeno tanto tempo fa: 8"21 in finale che rappresenta invece un avvicinamento a soli 3 centesimi dallo stesso limite per i mondiali. 8"29 in batteria mentre il giorno successivo, causa un piccolo risentimento, gara che scivola nell'anonimato. Ma non finisce qui! Giulia Pennella a Firenze 8"33 in batteria e 8"31 in finale! Ma insomma, manca ancora un piccolo step per raggiungere la Pennella dell'anno scorso. La vedremo agli italiani? Ma ci pensate? 4 atlete sotto o vicine al minimo per i mondiali... la specialità tecnicamente più competitiva a livello internazionale attualmente in Italia. 

Anche l'ostacolismo maschile sta alzando la testa: non solo Abate quindi, anche se ormai ha messo la freccia e se n'è andato dal gruppo per accedere alla Champions League, ma tanti "fattori" che statisticamente possono creare quel substrato dal quale è più probabile che si crei un altro campione. Stefano Tedesco, sembra aver trovato il bandolo della matassa dopo un momento di appannamento: 7"95 e poi 7"94 in finale all'Ovidio Bernes di Udine. Samuele Devarti, classe 1990, a Magglingen raggiunge il proprio personale a 7"96, così come vi riesce anche il supertalentuoso Hassane Fofana: 7"97. Lo stesso Hassane 8"01 in finale, degno scudiero dell'Abate recordman. Chiaramente sta vivendo il periodo di risettaggio del passaggio dell'ostacolo, dopo l'innalzamento degli stessi conseguente al passaggio di categoria. 

A Padova Raffaella Lamera si arrende a 1,80 nell'alto, cioè la stessa misura della talentuosa Chiara Vitobello a Modena. Ad Udine si rivede Davide Bressan (1975) a 5,10. Elisa Zanei a Pergine salta 6,10. Martina Amidei ad Aosta inanella un 7"59 e un 7"51, molto vicina quindi all'attuale gotha nazionale. A proposito, a Magglingen ho assistito alle performance di una ragazzina svizzera del 1996 (16 anni) che ha corso in 7"57 i 60. Si chiama Vivianne Sigg, e tenete bene a mente questo nome (se non altro se doveste mai andare ad un quiz televisivo del Canton Grigioni).  L'anno scorso corse a 15 anni in 7"53... minuta, esile... ma decisamente veloce, a quanto pare. 

Giovanni Galbieri a Modena continua a fare a capocciate con tempi appena sotto i 6"90 (6"88), mentre fa forse più impressione il 6"90 di Giovanni Cellario (classe 1994), secondo dietro Galbieri. Stefano Braga (1994), plana a 7,54 nel lungo, e di questo bisogna aver paura (parlo di avversari). 

Nessun commento:

Posta un commento