23/02/12

La Restaurazione: Record del Mondo della Isinbayeva a 5,01

Yelena Isinbayeva - foto IAAF
Alla facciazza di chi diceva che la zarina era stata detronizzata. Alla faccia di chi aveva scomodato regicidi, rivoluzioni francesi, teste coronate spiccate, ghigliottine, chiodate appese a chiodi in umidi garages a Montecarlo. Alla faccia soprattutto delle damigelle di corte, che dopo tutti i brusii di corte e i tentativi di rovesciare il trono, hanno provocato la peggior situazione possibile: la Restaurazione. I potenti ritornano sui troni, e tutto cambia per non cambiare, spolverando Il Gattopardo. La madre di tutte le astiste, la russa Yelena (ci vorrebbe un secondo nome per ingigantirne la solennità) Isinbayeva torna lassù dove nessuna donna era mai giunta prima: oltre i 5 metri. 5,01, ovvero la sua 7^ volta sopra i 5 metri, la seconda volta in una gara indoor. In estrema sintesi: l'unica donna ad aver superato i 5 metri. L'ultima volta accadde due anni e mezzo fa, il 28 agosto 2009, a Zurigo, quando stabilì il record del mondo di 5,06. E tutto questo nell'anno in cui il suo stellone sembrava definitivamente tramontato, quello in cui, mai come prima le cortigiane avevano iniziato ad erodere non solo il suo ora, adesso... ma anche il suo passato, infilandosi come la gramigna nelle immacolate liste all-time che riportavano rigo dopo rigo esclusivamente il suo nome: Jennifer Suhr a 4,88, 8^ prestazione di sempre. La super-talentuosa britannica Holly Bleasdale 4,87, 10^. Erano già loro a ridersela e ad immaginarsi davanti allo specchio di casa a fare le pose con il medaglione londinese. Ma la gara di salto con l'asta è una meravigliosa partita a scacchi, o... di poker. Yelena ha messo la Regina di traverso sulla scacchiera, dopo aver fatto mattanza di pedoni, ma dritta-dritta indirizzata verso il re inglese. Una gara che bisognerà assolutamente seguire a Londra. Nella stessa gara di Stoccolma, arriva seconda proprio la Bleasdale, uncinata a 30 centimetri più sotto: 4,72.

Mohamed Ahman, lo junior classe 1994 proveniente da una nostra ex colonia, non scherza per nulla (a parte che non lo conosco e non so se abbia mai scherzato). Ma fatto sta che a Stoccolma, imbastiscono una tavolata da pranzo pantagruelico con lui-medesimo, la stella del momento, ovvero il cacofonico polacco Adam Kszckzot (l'avrò scritto in dieci modi diversi su 10 tentativi); il terzo delle liste mondiali dell'anno, l'altro polacco Lewandoswski; l'immortale russo Borzakowski e una manciata di comprimari a riempire di variabili indipendenti il palcoscenico. E il bambinetto prodigio stronca tutti compresi i polacchi: 1'45"84, davanti al polish sbagliato, Lewandowski (1'46"02) e il russo. Spiaggiato oltre l'1'47" Kszkzcot, stroncato dall'etiope. 

Kirani James si limita ad un 45"52, in una gara in cui è degno di nota il secondo posto dell'ungherese Marcell Deak Nagy, protagonista agli ultimi europei junior con Tricca: 47"31, ovvero più o meno come il Tricca campione italiano. Mezzofondo turco (ormai consolidato e reale, senza dubbio alcuno) presenta nei 1500 Ilham Tanui Ozbilen (1990) che si concede il lusso di sparare un 3'34"88 e vincere il meeting. Altro giro, altro junior, stavolta keniano: 7'33"55 nei 3000 di Isaiah Koech, del 1993. Quasi incredibile. 

Dayron Robles passeggia in 7"66 su una pista forse un pizzichino più lenta di quelle viste ultimamente (ma con pedane esplosive). Alle sue spalle, a momenti il suo delfino-curioso, il connazionale Orlando Ortega, addirittura del 1991, a momenti lo beffa (2 cent di gap), e c'è da credere sarebbe venuta giù l'Avana se si fosse assistito ad una tale bestemmia: Dayron è uno dei personaggi da gigantografia condominiale accanto a quella della Coca. Nello scorrere i risultati a momenti mi cade la mascella: c'è pure Emanuele Abate, che ormai, dopo tutte le gare che ha corso in poche settimane, può disegnare la cartina dell'Europa con una mano legata dietro la schiena e disegnandola davanti ad uno specchio da destra verso sinistra. Giudizio? Immancabile. 7"75 il suo tempo, cioè un super-tempo in prospettiva storica, ma innegabilmente in calo rispetto ai picchi da Karakhorum di inizio febbraio. A questo punto dubito ci sia agli italiani dopodomani, ma... insomma parliamo di Abatecop, per cui nulla è definitivo quando si parla di gareggiare. 

Nei 60 femminili le gemelle diverse, le ucraine Povh-Ryemyen, si scambiano di posto ai vertici del meeting. Stavolta vince la meno accreditata sulla gara breve, la Ryemyen (che però ha un ranking migliore sia sui 100 che sui 200): 7"17 a 7"20 con Aileen Bailey a 7"22. Due sub-52" nei 400: la jamaicana Patricia Hall (anche lei Araba Fenice nell'anno olimpico) si impone con 51"66 mentre la russa Antonina Krivoshapka 51"81. Anna Chicherova continua a fare un altro sport rispetto alle proprie competitors: 2,00 ancora, unica al mondo nel 2012. Le altre continuano a veleggiare ad almeno un paio di misure sotto. Come dire, la VIP dell'attico e le allegre comari condominiali. Ed infine, tre martellate terra e Olha Saladukha si impone in una gara dai nomi roboanti: 14,79 (miglior prestazione mondiale dell'anno per lei), 14,47 per Yergelis Savigne e Yarmile Aldama a 14,44

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