29/02/12

Convocazioni per Istanbul: nell'anno delle elezioni ci sono tutti

Ci sono voluti ben 8 anni e giungere infine all'ultimo anno del mandato (quello elettorale) per assistere a decisioni sacrosante, ovvero che coloro che ottengano un minimo per la partecipazione a manifestazioni internazionali, in assenza di altri metodi di selezione (tipo trials), ne venga convocato. Inutile ricordare i discutibile metodi del recente passato, fatto di richieste di continue conferme assurde da parte degli staff tecnici con fini che rimangono a tutt'oggi ignoti e che avevano il sicuro effetto di depauperare le residue energie nervose e fisiche degli atleti, che così si presentavano (qualora fossero riusciti ad esaudire i desideri tecnici) in formato-gelatina all'appuntamento internazionale. E poi tutti a chiedersi... come mai?
Quest'anno invece coloro che hanno ottenuto il minimo, 16 atleti, vengono portati a Istanbul. Essendo cronicamente prevenuto contro l'attuale Fidal potrei anche pensare che domani ci diranno "vedete? Ai mondiali di Doha nel 2010 erano solo in 7 e ora abbiamo più che raddoppiato!!" omettendo tutte le vicende collaterali legate a quei mondiali del 2010, dove invece la mannaia del codicillo tutto Made in Fidal (riassumibile in un "tu fai il minimo, poi ci penso io se portarti o meno...") si abbatté su quella sfortunata spedizione... Quella che per intenderci Arese liquidò sulla stampa come se fossero stati i Provinciali del Verbano-Cusio-Ossola: manifestazione inutile e l'atletica italiana ha altro cui pensare. Questo in estrema sintesi il suo pensiero in merito, visto che i risultati ottenuti dalla spedizione azzurra entrarono a far parte della sua personalissima collezione primavera-estate "Zeru Tituli" che lui stesso ha inaugurato insediandosi come presidente della Fidal. Intimamente sono convinto che questo dato verrà venduto da qualche parte, quindi quando ne sentirete parlare, prendete la cosa con le pinze. Ripeto: è l'anno elettorale e si tappano tutte le buche che sono rimaste scoperte. Gli elettori generalmente hanno una memoria RAM e difficilmente si ricordano i dissesti del passato. Generalmente.

Ecco quindi la squadra per Istanbul: 3 sprinter (Tumi, Collio e Alloh), due 400isti (Valentini e Spacca), la Cusma sugli 800, la Weissteiner sui 3000, 4 ostacolisti (Dal Molin e Abate, Caravelli e Borsi), due triplisti (Donato e Greco), due saltatori in alto (Di Martino e Chesani) e una lanciatrice, Chiara Rosa.

Possibilità? Naturalmente quella che ha più possibilità in assoluto rimane l'unica ancora di salvataggio di Arese e del suo codazzo, nel suo secondo mandato: Santa Antonietta Da Cava. Chicerova sembra attualmente fuori portata (in tutte le gare è sempre andata oltre i 2,00 metri). Ora è spuntata pure l'americana Chaunte Lowe (anche lei a 2,02). Per il terzo posto (posto che vi siano le due citate) lotta aperta con Hellebault, una russa a scelta, la rinascente Friedrich e la stessa Di Martino. Mettiamoci che le variabili intervenienti in una gara di alto (che sono parecchie) e il risultato apre il range a diverse possibilità.
Rientrano nel novero dei medagliabili anche Fabrizio Donato e Daniele Greco, visto che il loro sincrono 17,24 rappresenta una delle migliori prestazioni mondiali dell'anno nel salto triplo. Greco dovrà dimostrare di avere gli attributi anche in una grande manifestazione internazionale. Donato non dovrà invece dimostrare nulla (ci mancherebbe), ma all'apparenza sembra aver maturato una solidità ad alti livelli davvero invidiabile. Incrociamo le dita.
Inserisco con opportunità di medaglia anche Silvano Chesani. Perchè? Perchè nell'alto, come già detto, le variabili sono infinite. Anche il primus inter pares può sbagliare o trovare la giornata no e finire così risucchiato nell'anonimato. Manca poi una solida oligarchia di atleti a livello internazionale come avveniva negli anni '90 o come avviene tra le donne, che blinda il risultato ad una ristretta cerchia di eletti: se Chesani saltasse 2,31 a Istanbul la medaglia potrebbe pure arrivare. Probabilisticamente parlando, un gesto che ha già compiuto (saltare a 2,31) se ripetuto potrebbe portarlo ad entrare nella storia. Ma bisogna ripeterlo in una situazione ambientale e psicologica completamente diversa: anche questa è una variabile interveniente. C'è chi si esalta, chi è neutro e chi si rattristisce.
Per gli altri (almeno sulla carta) l'obiettivo sarà conquistare la finale. Nei 60 maschili sarà probabilmente necessario correre sul piede dei 6"60 in semifinale (Collio, che ha già partecipato ad una finale mondiale, quella di Budapest nel '04, in semifinale corse in 6"58). Serve un decimo al Simone Collio di Ancona, e 5 centesimi a Mike Tumi: bosoni di Hinggs di fronte al Disegno Universale, ma vere e proprie Supernova nel linguaggio sprintistico. Per Audrey Alloh... visto quello che è successo a livello mondiale nel 2012 (esplosioni in successione di sprinter) la finale sarà probabilmente raggiungibile con tempi di poco superiori ai 7"20 (7"22-7"24). Dovrebbe migliorarsi di un decimo e avvicinare il record italiano. Più possibile una semifinale con un auspicato miglioramento sotto i 7"30.
Negli ostacoli l'Abatecop di inizio febbraio era da finale a scatola chiusa (ipotizzo un tempo vicino ai 7"63/7"64 per l'accesso all'Arena finale): dopo il tour de force in giro per l'Europa le azioni sono leggermente calate e si sono allineate a quelle di Paolo Dal Molition. Viaggiano entrambi sui 7"70. Ora, visto che nel repertorio del ligure le sciabolate sotto i 7"60 ce le ha fatte vedere, si spera che sia avvenuta nel frattempo la necessaria rigenerazione. Per Dal Molin invece, c'è l'enorme curiosità di vedere se continuerà a progredire affiancato da altri avversari. Facciamo attenzione "allui".
Marzia Caravelli sta bene e si è visto. I blocchi a Istanbul saranno probabilmente sensorizzati e non dovrebbero esserci in giro giudici italiani. Ergo non è escluso che correndo a cavallo degli 8" si acceda alla finale. Più difficile il compito di Veronica Borsi, che invece dovrà migliorarsi già in batteria per accedere alla semifinale: ma sta bene e l'effetto-mondiale potrebbe regalarle un ulteriore miglioramento.
Compito proibitivo sui 400 per il nuovissimo Lorenzo Valentini, la cui finale sarà gioco-forza la batteria, anche se il sub-47" lo proietta prospettive notevoli. Basti un dato: in tutte le edizioni di campionati mondiali indoor, nessun italiano schierato è sceso sotto la barriera dei 47": non ce l'hanno fatta Nuti, Vaccari, Saber... e nessun italiano è mai andato oltre la semifinale (raggiunta solo dai citati Saber e Vaccari in una circostanza). Compito pazzesco per Valentini.
Discorso quasi analogo per Maria Enrica Spacca (che gode di una mia personale predilezione), anche se a differenza di Valentini il suo curriculum internazionale è più denso. L'Italia vanta nei 400 femminili addirittura una finalista, Antonella Ratti, quarta nell'edizione 1985 di Parigi, ma si parla di 27 anni fa. Da allora solo Virna De Angeli è riuscita a raggiungere la semifinale ad un mondiale indoor, ma correndo in 52"50 in batteria. Per la Spacca obiettivo sub-53".
Elisa Cusma è altra atleta da finale, già da lei raggiunta nell'edizione di Valencia del 2008 (per lei terzo mondiale indoor), dove giunse 6^. Dovrà lottare (mica regalano nulla, evidentemente), perchè servono tempi vicini ai 2'00" stando ai risultati delle edizioni precedenti.
Sylvia Weissteiner dovrà invece correre una decina di secondi in meno per l'accesso in finale (ammesso che vi siano le batterie) che già raggiunse anch'essa a Valencia nel 2008 (7^). Elisa Rea nel 1995 a Barcellona giunse addirittura 4^, miglior risultato di un'azzurra ad un mondiale (ma hanno partecipato solo la Weissteiner e la Rea...).
Per ultima Chiara Rosa, che rimane un mistero, visto il serio infortunio subito ad inizio stagione. Avrà recuperato? Anche in ottime condizioni la zona medaglia sarebbe stata una bella impresa. Vedremo come sono le sue condizioni a Istanbul.

1 commento:

  1. Non esattamente tutti: sono uscite le entry list dei mondiali sul sito della iaaf, nella 4x400 sono iscritte squadre come Spagna, Rep. Ceca e Ucraina tra gli uomini e Romania tra le donne, che nel 2011 avevano tempi peggiori dell'Italia...

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