14/02/12

Donato 17,24 a Lievin - ruggisce ancora il Lerone (Clarke): Tumi al minimo per Istanbul

Lemaitre dopo il 200 di Lievin
E' lo sprinter del momento, perchè nel circo della Vouitton Cup di matrice atletica che porta ai Mondiali, ha messo il petto davanti a diversi dei migliori top-sprinter già in due round robin: a Fayetteville, dove ha schiaffeggiato Justin The Cat Gatlin (6"52 a 6"57), Trell Kimmons, Darvis Patton, Gerald Phiri et alii. Poi è venuto in Europa, e ha compattato in fila per due col resto di uno, un parterre de roi guidato dall'etoile locale C-Lemaitre. Parlo di Lerone Clarke, jamaicano collocabile in seconda fila nella griglia giallo-verde in partenza per i trials pro Londra. In prima ET-Bolt, Gioacchino-Blake e Asafa the mindless Powell. In seconda il solito duo d'appoggio, Carter&Frater, (inseparabili nella fortuna e nella sfortuna, almeno semanticamente); probabilmente Ashmeade (un mio dannatissimo pallino che si allena alla corte di Tyson Gay) e appunto Lerone. Ma le azioni di Lerone, nelle due ultime settimane, sono cresciute come lo Spread italiano verso i Bund tedeschi a gennaio, laddove lo speculatore era lui stesso. E così a Lievin martella un 6"50 che a 31 anni e mezzo rappresenta il suo nuovo record personale. Lemaitre arriva distante, anche se a 2 centesimi dal record personale: 6"57 e non male come esordio, sconfitta a parte. Carraz, il coach, si starà fregando le mani, considerate le caratteristiche tecniche di quel pronipote di signori bergamaschi (per fortuna se n'è andato là in Francia, altrimenti qui oggi correrebbe attorno ai 7"00). Sarà difficile arrivare al record francese di Pognon (6"45), ma insomma... giornata piena di impegni quella di Lemaitre, che non pago del doppio 60, si sciroppa un 200 in 20"92, gigioneggiando anche Ramil Gulyev e l'ex missile che nel 2011 aveva trasformato le indoor nella sua magic-box, il tedesco Sebastian Ernst: 21"07 (ma 20"42 solo un anno fa). 
Dopo il nigeriano Emelieze (6"63), e l'americano Wilks (6"66), spunta il caterpillar vicentino Mike Tumi: 6"67, ovvero il minimo per Istanbul al centesimo (per lui Istan-bulk). Tempo che arriva dopo aver totalizzato il tris sulla ruota del 6"68. Più che meritato quindi il minimo mondiale, sul quale peserà la famosa postilla che recita più o meno "voi andate pure forte; fate pure i minimi mondiali; tanto poi alla fine decidiamo noi secondo come ci girano". All'italiana, no? E' il codicillo di stampo calcistico, per il quale l'atletica è un'opinione e misure, risultati, vittorie, minimi, sono un'opinione. 
Dietro di lui, ma con lo stesso tempo, Rytis Sakalauskas, che per molti non dirà nulla, ma che giunse secondo alle Universiadi di Shenzen qualche mese fa in 10"14. Ma soprattutto dietro si mette Simone Collio, 6"68, che qualche giorno fa aveva segnato sul display di Mondeville ed in batteria un grande 6"62, che lasciava presagire un avvicinamento al sub-6"60 che, detto fra noi, rappresenta la soglia di prestigio globale. Ora, secondo l'head-to-head di All-Athletics, è la prima volta che Tumi supera Collio su un 60 indoor (ma a dire il vero il database non è aggiornatissimo su tutte le gare). A Torino, l'anno scorso, Tumi prevalse su Collio sia nelle batterie che nella finale poi vinta dal desaparecido Galvan (che è nel bacino di carenaggio di Loren Seagrave). Nelle batterie ancora molto sotto tono Emanuele Di Gregorio, arenatosi in 6"79

Per gli italiani, altra super-soddisfazione per Fabrizio Donato, punzecchiato sul vivo dalla super-prestazione di Daniele Greco nelle settimane scorse. Step-Hop-Jump e Donato atterra al secondo sparo a disposizione a 17,24. Uguale-uguale alla misura di Greco, e quindi, de facto, due italiani al secondo posto delle classifiche mondiali indoor del 2012, dietro al fenomeno americano Will Claye. E' un insulto dire che il 17,24 è il nuovo record italiano M35? Lo dico sottovoce... Tra i battuti eccellenti Benjamin Compaorè, ma soprattutto il cubano Alexis Copello. Quinto nella stessa gara Fabrizio Schembri, ma con un risultato non eccelso per lui (per gli standard cui ci aveva abituato): 16,43. E Daniele Greco? Sul ruolino di marcia compare un lugubre NC, 0,0... che gli è successo?? 

Presenti i due migliori ostacolisti italiani del momento, invero un pò in calo rispetto alle ultimissime uscite. Emanuele Abate e Marzia Caravelli. Abate è probabilmente è l'atleta azzurro di vertice con gli atteggiamenti e le strategie maggiormente "internazionali", un pò per forza di cose (strutture in Italia) un pò perchè, a differenza di molti, ha la volontà di mettersi in discussione nel consesso internazionale, che gli dà la misura del proprio spessore in termini assoluti. Certo, correre in Italia e spadroneggiare, cosa di cui molti son maestri, sarebbe enormemente più facile e potrebbe pure fare lo sborone. Andare a Lievin o Karlsruhe e fare a cornate con Shabanov, Porter, Bascou... non è esattamente la stessa cosa che andare ad un meeting regionale e ottenere il tempone predicando nel deserto. Ora, Abate ha corso fortissimo in Germania domenica (7"59, secondo tempo italiano e personale di sempre), e due giorni dopo ha dovuto ricorrere due volte a Sturm-und-drang contro interpreti di livello internazionale. Un pizzico stanco? La gara non l'ho vista, quindi ipotizzo. Comunque, 7"75 in finale e 7"72 in batteria. Ci siamo così tanto abituati a vedere le fulminate vicine ai 7"60, che tempi che l'anno scorso sarebbero stati d'eccellenza sembrano quasi normali. Ora dovrà forse rigenerarsi. Tra le donne, arriva settima Marzia Caravelli, con il tempo di 8"13, dopo la batteria in 8"19 (ma sembrerebbe con un RT altissimo). Tempi che confermano il trend generale. Manca davvero un decimino, forse un picchetto di forma, per installarsi nel novero delle migliori al mondo, che, per inciso, al momento sono appena sotto gli 8" (che non è comunque come bere una tisana al finocchio). Gara vinta dalla solita cannibale di meeting indoor del momento, Kristi Castlin in 7"92

Troppi avvenimenti degni di nota a questo meeting di Lievin. La Isinbayeva cerca di riprendersi la corona ormai vacante dell'asta femminile, saltando 4,81, ma senza particolari patemi dovuti ad avversarie scomode. Al maschile c'era anche Giuseppe Gibilisco, in attesa di Godot, che cerca di trovare le antiche misure, ma per ora si ferma a 5,52, che visto la situazione generale italiana dell'asta, non è nemmeno male.  Sempre più impressionante il polacco cacofonico Adam Kszczot (vorrei proprio sapere come lo pronunciano il cognome...) sugli 800: dopo il record del mondo sfiorato sui 600 a Mosca, il tempone sugli 800 di domenica (1'45") ecco che arriva l'1'44"57 che è largamente e lungamente il miglior tempo mondiale dell'anno. Forma imbarazzante. La gara al femminile presenta, tra le altre, anche l'unica mezzofondista italiana che possa presentarsi a livello internazionale: Elisa Cusma. Secondo me il suo 2'01"53 è un gran tempo, anche se le vale il 5° posto in una gara con due atlete sotto i due minuti. Clamoroso 300 femminile imbastito dagli organizzatori: la jamaicana Patricia Hall trova un sorprendente 35"69, secondo tempo all-time a soli 24 centesimi dal mondiale della Privalova. 

Nessun commento:

Posta un commento