06/10/09

L'eredità di "Scomettiamo Che?"

Ecco un altro articolo che sicuramente farà riflettere. Dissacrante come al solito, il Duca traccia una fotografia di come il Mondo master atletico italiano potrebbe essere visto dall'esterno: forse più un grido di allarme per "professionalizzare" o comunque rendere meno amatoriale un mondo che spesso viene associato esclusivamente alla quarta età, allontanando o facendo in modo che l'opera di reclutamento degli over-35 divenga più uno stimolo alla vita salutista, più che alla vita sportiva. Personalmente ho sempre difeso gli over-90, fucina di medaglie italiche nelle grandi manifestazioni, spesso esempio, altrettanto spesso sprone. Ma valutiamo con un attimo di distacco e oggettività quanto ci dice il Duca.

L’angolo del Duca
: L’eredità di "Scommettiamo che?"

Ho avuto modo, negli ultimi giorni, di rievocare quella famosa trasmissione televisiva degli anni '90 con la celebratissima scommessa fatta dagli allora M75 Sobrero, Sansonetti, Colò e Marabotti, di correre la 4x100 metri sotto il minuto. A mio avviso quella esibizione, frutto della solita logica dell’audience, ha creato sicuramente grandi emozioni in tutti coloro che l’hanno vista, ma ha anche conferito al mondo master dell’atletica un’etichetta ben precisa. Ora, debbo dire, per estrema onestà, che non so che tipo di immagine venisse comunicata prima di allora, da quando nel 1977 nacque il movimento master, ma sicuramente, da quel momento, ogni volta che si vuol presentare un campionato di qualsivoglia genere (Italiano, Europeo, Mondiale), nel 90% dei casi la prima foto che viene inserita è quella di atleti di una certa età, nella fattispecie i soliti due o tre ultraottantenni italiani che possono vantare un grande palmares di medaglie nelle loro gare riservate, per ovvi motivi, a pochissimi. Questo è quello che mi ha sempre infastidito ed è questo il motivo per cui vorrei dei limiti di età, perché non sopporto il fatto che si voglia, a tutti costi, identificare il movimento master con quello di persone che, salvo rarissime eccezioni, non possono, per motivi anagrafici, definirsi degli atleti. Come si fa infatti a ritenere atleta qualcuno che inizia l’attività a 60/70 anni? Lo si può al limite definire una persona volenterosa che ha deciso di trovarsi un passatempo all’aria aperta, nella fattispecie su una pista di atletica, ma come tale deve venire considerato e le sue prestazioni interpretate come una scommessa da guinness e non certo come un gesto atletico vero e proprio. Ma pensate alle famigerate tabelle di punteggio squilibrate: un M35, per fare 1300 punti nei 400 mt dovrebbe fare 44"50, 64 centesimi sotto il record italiano assoluto, mentre un M90 deve fare 1minuto e 39 secondi che, per carità, non sono facili da farsi a quella età, ma stiamo parlando ovviamente di ben altra cosa. A Lathi Sansonetti ha fatto 1'35" che non è nemmeno citato come punteggio nel senso che varrebbe probabilmente 1500 punti: molto, molto meglio del record del mondo di Michael Johnson che vale appunto 1300 punti. Ma signori e signore, di cosa stiamo parlando? A me sembra sempre di atletica leggera e il sig. Sansonetti ha cominciato a praticarla a 70 anni compiuti.
Ora, se ci riflettete bene, le tabelle così concepite sono esattamente la dimostrazione di quanto asserisco. Dagli M35 agli M65 sono previsti limiti di peggioramento costanti in funzione dei punti assegnati. Dagli M70 in avanti tali limiti raddoppiano e poi quadruplicano e così via, come a dire che dai 35 ai 69 anni tutti gli atleti sono equiparabili in quanto tali, poi dai 70 in avanti hanno raggiunto un limite per cui, non essendo piu’ realmente atleti, è plausibile assegnare loro punteggi tecnici a caso. Io amo l’atletica, mi infervoro per l’atletica, mi piace fare atletica e mi piace pensare di far parte di un movimento agonistico che abbia dei contenuti di vera atletica. Nel tennis fanno i circuiti master con 3000 spettatori che assistono alle sfide tra Borg e McEnroe, nel nuoto tantissimi ex atleti di primissimo piano continuano a cimentarsi nelle categorie master con una partecipazione massiccia e grande prestigio al punto che, l’anno scorso, ai campionati italiani a Palermo, è stato invitato dalla federazione Mark Spitz che, come ospite d’onore, non ha mancato di raccontare come lui continui a fare l’atleta master. Nell’atletica se vai a chiedere ad un ex agonista che abbia raggiunto buoni risultati di rimettersi in gioco e gareggiare tra i master, ti guarda come se avesse visto un marziano e, anche se non te lo dice, pensa che non gareggerebbe mai in mezzo a tanti vecchi e questo anche perché, da anni, almeno da quando c’è stato il grande successo di “Scommettiamo che”, ci si è sentiti in dovere, ma poi chissà perchè, di mettere sempre in copertina gli ottantenni che vincono medaglie a profusione nelle competizioni dei sopravvissuti. Un atleta di 40 anni che va in una finale mondiale dei 100 metri su un lotto di 90 iscritti deve meritare più attenzione di un 90enne che vince su 5 partecipanti e che, magari, si sente anche in diritto di avere un comitato d’onore che lo accolga all’aereoporto perché ha dato lustro all’atletica italiana (anni fa ho sentito personalmente uno di questi atleti, di cui sotto riporto una breve nota, lamentarsi in tal senso). Solo in questo modo si potrà rendere il movimento master dell’atletica un grande movimento sportivo, si potrà sperare che qualche grande atleta agonista si rimetta magari in gioco e si potrà pretendere anche maggiore attenzione da parte degli organi federali, al di là poi dei problemi attuali della federazione.
Per finire riporto un brevissimo sunto di un articolo di 5 anni fa, su Bruno Sobrero, un altro dei dei miti dell’atletica master, su cui vi invito a riflettere per capire al meglio cio’ che ho voluto esprimere.
"Con i suoi 84 anni portati in modo stupendo, un eccezionale palmarès di ben 66 medaglie conquistate ai campionati internazionali master, Bruno Sobrero è uno dei pilastri dell’atletica master italiana. “Quando ero ragazzo, negli anni ‘30, ho praticato per un po’ l’atletica leggera”, racconta ricordando i suoi esordi tra gli “avanguardisti”. Ma la sua vera passione per l’atletica iniziò nel 1981, all’età di 61 anni: “Fumavo 60 sigarette al giorno e ricordo ancora la mia prima gara master, quando mi sono cimentato in un 200 metri”. La prova andò malissimo, ma da quel momento Sobrero smise di fumare e iniziò a essere uno dei protagonisti dell’atletica master. Ma la gara che lo fece conoscere al grande pubblico fu la staffetta 4x100, corsa insieme a Giuseppe Marabotti, Ugo Sansonetti e Vittorio Colò, e presentata nella trasmissione “Scommettiamo che?” del 1995. “Avevamo 316 anni in quattro, e riuscimmo a vincere la scommessa correndo in un tempo inferiore al minuto”, ricorda con grande soddisfazione. Quello che colpisce di più in questo atleta è il fatto che non si sia mai allenato in una pista di atletica, pur raccogliendo successi in gare tecniche come gli ostacoli e il salto in lungo: “Da 20 anni ho un’altra grande passione: il golf, che pratico quotidianamente, ed è proprio sul green che effettuo i miei allenamenti.”

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