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01/11/10

L'angolo del Duca: e che la lingua ufficiale (della Fidal) sia lo svedese...

Lo so, potrò sembrare ripetitivo, ma visto che i fatti mi danno sempre più ragione, non posso che rimarcare quanto vado scrivendo da oltre un anno, giusto per rendere quantomeno tragicomico, il totale sbando delle nostra povera atletica. Ora che siete tutti indignati dopo aver visto le date dei prossimi campionati italiani master, il 30/31 agosto 2011 a Cosenza, magari comprenderete meglio i miei tanti articoli in cui citando un dittatorello di un famoso film di Woody Allen, lo accostavo al nostro caro presidente della Fidal. E si il nostro amico Castrado ne ha fatta un’altra delle sue, forse qualcuno dei suoi sgherri gli ha riferito di talune critiche da parte di pochi sfigati siti specializzati in atletica, ma quasi sicuramente, perché questa ipotesi sarebbe sin troppo gratificante per noi, si è come sempre disinteressato delle questioni pratiche riguardanti il mondo di cui lui, purtroppo, è presidente, lasciando che le cose venissero decise, come sempre, a caso e comunque senza la minima considerazione per le esigenze dell’atleta. Lo ha fatto adesso con i master, ma lo sta facendo da 6 anni con tutte le altre categorie ben più importanti della nostra e ve ne ricordo una per tutte, l’aver scelto, quest’anno, come data per gli Italiani Juniores e Promesse il week end prima degli esami di maturità. E allora signori , non è adesso che ci deve indignare, io lo sono da tempo immemorabile perché nessuno fa realmente niente per mandare a casa questo personaggio che, lo ripeto per l’ennesima volta, regge le sorti della Fidal da oltre 6 anni in palese conflitto di interesse con le norme dello statuto federale.

INCOMPATIBILITA’ E INELEGGIBILITA’
Art. 36 - Requisiti Eleggibilità
5. Sono ineleggibili tutti coloro che abbiano come fonte primaria o prevalente di reddito un’attività commerciale collegata all’attività della Federazione.

Ora il punto è, il sig. Francesco Arese riveste una carica che non potrebbe rivestire perché quanto recita l’articolo di cui sopra è strachiaro. Non può esistere nessun lodo Arese o taciti accordi per disattendere quanto sopra. Si può solo cambiare o sopprimere tale norma, ma oggi c’è come c’è da sei anni e questo vuol dire che il sig. Arese è stato eletto in palese contrasto ad una norma dello statuto e quindi non è stato legittimamente eletto. In altre parole la Fidal è di fatto retta da chi si è appropriato del potere in contrasto con le norme democratiche per cui valutate voi come chiamarlo: dittatore, usurpatore…. Credo che il discorso non faccia una piega e non possa in alcun modo essere ritenuto offensivo sinchè questo punto 5 dell’art.36 sarà ben presente o finchè, ovviamente, il sig. Arese non si dimetta dalla sua carica in Asics. Che poi la dimostrazione di massima arroganza e mancanza di rispetto per i più elementari principi di democrazia l’ha dimostrata, in tutti questi anni, non facendo nemmeno finta di dimettersi, mettendo magari al suo posto, in Asics intendo, qualcuno che facesse nominalmente le sue funzioni. Ora, amici dell’atletica, cosa potete aspettarvi da uno che sta in una posizione di potere senza averne il diritto legittimo….????
Io sono un’atleta master, ma soprattutto un’amante dell’atletica. Che abbiano fatto un calendario ridicolo, per i master, è fuori di dubbio, che sia assurdo che abbiamo cancellato i c.d.s., verissimo, ma sono gocce d’acqua nel mare delle assurdità fatte in questi 6 anni da chi sta dove non dovrebbe stare. Signori, non comprando le Asics facciamo veramente ridere i nostri nemici, perché questa è una guerra, Arese e i suoi collaboratori sono il nemico e dobbiamo fare di tutto, ciascuno nel proprio micromondo, per cacciarlo ed evitare che possa continuare a fare danni al nostro amato sport. Bisogna che tutte le persone che condividono tale idea si coalizzino, diffondano tale verbo presso le loro società, creino un fortissimo movimento di pensiero per far si che le prossime elezioni federali siano realmente delle elezioni improntate alla democrazia e alla legittimità.

IL DUCA

04/10/10

La crema delle parti intime di Belen è doping: e noi tutti c'abbiamo scritto Giocondor...

In attesa del reportage dei c.d.s. di Cagliari (uscirà nei prossimi giorni), vi lascio in compagnia del Duca e della sua denuncia, che diventerà presto quella del nostro sito.

L'angolo del Duca: e noi tutti c'abbiamo scritto Giocondor!

Mi perdoneranno i più giovani, ma da anziano atleta quale sono ho spesso reminiscenze di vecchi spot degli anni 60 e, leggendo quanto poi sotto riportato, mi è venuto in mente “Giocondor” un mitico cartone animato di un Carosello fatto per una nota azienda alimentare. Il corvaccio diceva sempre una frase “ecchè ciò scritto Giocondor” che , in estrema sintesi, voleva significare: "ma che mi hai preso per scemo…?". Una simpatica vignetta e un’espressione ormai da decenni nel linguaggio comune, per introdurre ancora una volta l’argomento DOPING. Il Doping nello sport è un problema gravissimo che, a mio avviso, è assolutamente sottovalutato per tantissimi motivi, il più evidente dei quali l’esigenza smodata di spettacolarizzare sempre di più il gesto atletico oltre gli estremi limiti fisiologici. Ho spesso parlato delle motivazioni che spingono un atleta professionista ad aiutarsi con sostanze chimiche cercando di dare, pur disapprovando nella maniera più assoluta, un senso dettato da esigenze monetarie.
Ma il fenomeno ancor più inquietante è quello del doping a livello amatoriale: il prof Sandro Donati, paladino praticamente sconosciuto, perché quasi mai citato dai media, della lotta al doping in Italia e nel mondo, ha dichiarato, tramite l’Associazione Sport di Libera, che è stato stimato come, solo in Italia, circa 500.000 sportivi non per professione abbiano assunto sostanze dopanti almeno una volta in un anno. (rif. 2008).
E’ un dato impressionante. Anche se si parla ovviamente di qualsiasi tipo di attività fisica svolta a livello amatoriale (dalla palestra al volano), quante persone su un universo di 60 milioni di abitanti praticano uno sport? Vogliamo esagerare, 5 milioni… il 10%, ma se anche fossero 10 milioni, parleremmo comunque di un 5% di una intera popolazione che assume sostanze dannose per la propria salute, solo per praticare un’attività sportiva che, di per se, dovrebbe essere praticata proprio per stare bene di salute. 
Un assurdo nell’assurdo.
E attenzione, quando si parla di attività amatoriale, si deve chiaramente comprendere tutto l’ambito delle categorie preprofessionistiche, gli adolescenti per intendersi, che molto spesso, in maniera totalmente inconsapevole, vengono costrette ad usare determinate sostanze con la prospettiva di non poter progredire nel proprio ambito sportivo. E’ un problema gravissimo e come si fanno campagne istituzionali contro le droghe, il fumo, l’alcol, la guida spericolata, l’aids, allora bisogna farle anche contro il doping nello sport a tutti i livelli.
Il doping è una piaga sociale, identica a quelle appene citate e in quanto tale va evidenziata e combattuta con la prevenzione, raccontando la verità in merito e non avendo paura a dichiarare che: IL DOPING UCCIDE.
Noi di Webatletica, nel nostro piccolissimo ambito, daremo il buon esempio e cominceremo, in un prossimo futuro, a creare delle nostre campagne preventive per ricordare quanto appena detto. E giusto per stemperare appena la crudezza di quanto appena scritto divertiamoci con alcune delle giustificazioni più banali da parte di chi era stato beccato e che sono state riportate qualche giorno fa da Tgcom. E’ solo un piccolissimo campionario; di scuse ridicole e patetiche ne abbiamo sentite di ogni tipo e saremmo ben felici se voleste segnalarci quelle che più vi hanno colpito e maggiormente indignato.

Doping, le scuse degli sportivi - Ciclisti e calciatori i più fantasiosi (Tgcom del 01/10/2010)

"Ho mangiato troppa carne", questa è stata la fantasiosa risposta di Alberto Contador, il ciclista spagnolo reputato il migliore al mondo, all'Unione Ciclistica Internazionale che aveva annunciato la sua positività ad un test antidoping, parlando di una "piccola concentrazione di clenbuterolo"(sostanza utilizzata per accelerare crescita nelle bestie da macello). Ma Contador non è l'unico a possedere una fertile creatività nel mondo dello sport...

A reputare "assai improbabile", infatti, la spiegazione di Contador ci pensa Andrew Franklyn Miller, medico dello sport presso il Centre for Human Performance di Londra e responsabile dello staff sanitario della nazionale britannica di canottaggio, che ha commentato la difesa del ciclista affermando: "I quantitativi di clenbuterolo trasmessi nell'organismo umano attraverso carne contaminata sono incredibilmente contenuti, a meno che non si consumino enormi quantitativi di carne": "E' assai improbabile", ha aggiunto Miller, "che alla vigilia di una tappa di montagna qualcuno consumi tre o quattro bistecche".

Ma non c'è fine all'invenzione dell'intelletto umano, alcune storie sono così paradossali che sembrerebbero, lasciatecelo dire, inventate. Storica, ad esempio, la giustificazione del romeno Adrian Mutu, positivo alla cocaina ai tempi del Chelsea, disse di averla presa ''per migliorare le prestazioni sessuali''. Aveva infatti conosciuto una connazionale pornostar e voleva essere all'altezza.

La madre di tutte le positività nel calcio italiano fu, nel settembre del 1990, quella al Lipopill di Angelo Peruzzi ed Andrea Carnevale della Roma. ''Il Lipopill ce l'ha dato mia madre per smaltire una cena troppo generosa cucinata da lei dopo la gara con il Benfica'', raccontò il portiere. Vennero squalificati per un anno.

Numerosi i casi di positività anche al nandrolone, spesso cancellati a colpi di spugna, ovvero sentenze con pene non superiori ai 4 mesi. Christian Bucchi e Salvatore Monaco del Perugia dissero di aver ''fatto una abbondante grigliata di carne di cinghiale, che ci ha fatto venire fuori valori sballati''.

Per Fernando Couto, portoghese del Parma, fu invece ''tutta colpa di quello shampoo che conteneva nandrolone. E con la chioma che ho, io devo usarne molto''.

Famoso infine il caso di Marco Borriello, sospeso tre mesi per positività a prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone) dopo un Milan-Roma (allora il centravanti giocava nel Milan). La corte fu clemente perché tenne conto della spiegazione fornita dalla fidanzata del calciatore, Belen Rodriguez. ''Dopo un rapporto sessuale non protetto - spiegò la pin-up argentina - Marco s'è preso la mia stessa infezione vaginale e senza pensarci gli ho consigliato di usare la crema al cortisone che il mio medico mi aveva prescritto''. (Fonte TgCom 1 ottobre 2010)

31/08/10

Il Duca: bordate su Di Mulo, coach della velocità della nazionale italiana

C'era una volta un sport oggettivo - Il Duca

Ho sempre considerato l’atletica il più bello sport del mondo per la perfetta fusione di due elementi, per me, fondamentali: l’armonia dei movimenti e l’oggettività delle prestazioni. Dalla corsa ai lanci per finire coi salti, ogni disciplina è contrassegnata da queste due caratteristiche essenziali ed è per questo, mi scuseranno gli appassionati, che ho sempre considerato la marcia una specialità al di fuori dell’atletica leggera, in quanto si è costretti a fare movimenti controllati e poco armoniosi, ma soprattutto perché si è soggetti alla valutazione di molteplici giudici, sparsi lungo il percorso, che giudicano lo stile di marcia, con occhi sempre totalmente diversi. Ma, a parte questa eccezione, per ogni altra disciplina vige la legge del cronometro, del metro o dell’asticella da saltare e non possono esserci alternative, non ci possono essere raccomandazioni, il più forte prevale e riceve le giuste gratificazioni in funzione dei risultati oggettivamente ottenuti, laddove per gratificazioni si intendono le medaglie, ma anche e soprattutto le convocazioni per le più importanti manifestazioni internazionali, l’onore di vestire la maglia azzurra e, per le specialità di corsa veloce, la possibilità di far parte delle staffette
E già, questa è la bellezza dell’atletica, ma nella federazione delle banane puo’ succedere di tutto..
Nello stracitato film di Woody Allen l’ormai famoso Castrado, nel suo primo discorso da nuovo dittatore dello stato libero delle bananas, immaginario staterello del centro america, dichiarò al popolo festante che da quel momento la lingua ufficiale sarebbe stato lo svedese…”.
Ma veniamo ai fatti ed andiamo con ordine per raccontare ed evidenziare questa ennesima buffonata all’italiana, questa solita mistificazione della realtà ed esaltazione di personaggi di dubbio valore umano. Noi di Webatletica, già alcuni mesi fa, avevamo subodorato che qualcosa di strano stava accadendo nell’ambito delle staffette italiane e, per primi, avevamo evidenziato una notizia riportata su un trafiletto, dalla Gazzetta, in merito all’esclusione di Fabio Cerutti dalla staffetta azzurra di velocità. In un primo momento, dopo una iniziale serie di informazioni raccolte, avevamo creduto che tale clamorosa esclusione di uno dei tre più forti velocisti italiani fosse dovuta, in qualche misura, a dissidi interni con qualche suo compagno di squadra. Successivamente, però, avevamo avuto modo di appurare come tale sensazione fosse inesatta e che Cerutti si fosse, di fatto, autoescluso perché con il suo allenatore aveva deciso di non partecipare ad una serie di raduni federali organizzati ad hoc per amalgamare la squadra e, di fatto, provare la scienza del cambio… Avevamo, quindi, archiviato la questione, convinti certamente della totale buona fede degli atleti coinvolti, ma con la consapevolezza che qualcosa di strano ci fosse comunque sotto.
Ed i fatti ci hanno puntualmente dato ragione.
Prima, una strana convocazione per la Coppa Europa di Manuela Grillo per la staffetta femminile. "Strana" perché in quel momento aveva il 19° tempo in Italia sui 100 mt, ma chissà, poteva essere interpretato come un premio alla carriera e poi, di fatto, non era stata titolare nella prova effettiva.
Ma ecco il delirio, il misfatto si compie nel corso degli Europei, un delitto quasi perfetto perché nessuno se ne accorge, a parte ovviamente i diretti interessati. La peggiore spedizione italiana ad un campionato europeo di atletica viene etichettata, da ogni parte, come un grandissimo risultato tecnico ed il fiore all’occhiello di questa mistificazione della realtà diventa l’argento della staffetta 4x100 maschile ottenuto grazie al profeta del cambio, lo scienziato del passaggio del testimone: il prof. Filippo Di Mulo da Catania.
Immagino che ormai Arese abbia appeso foto del prof. in ogni luogo che frequenta e pare che, persino nella sua macchina, abbia messo un’immaginetta del profeta con scritto “non correre pensa a me”. Che poi… professore di cosa? Sicuramente non di psicologia perchè quando insegnavano tale materia lui sicuramente sarà sempre stato assente, un po’ come devono aver fatto Tomasicchio e Riparelli che, pur non avendo saltato un raduno federale, come concordato, sono stati accantonati nella composizione della staffetta, per far posto a due atleti, a cui rivolgiamo tutta la nostra stima, ma che erano andati meno forti di loro, per tutto l’anno. Quindi l’unica spiegazione è che andavano ai raduni, ma non partecipavano alle lezioni e quindi non sono stati promossi o, forse, sono due capoccioni e non si sono applicati… chissà? Ed allora, se qualcuno ancora non avesse colto bene il senso, vediamo il vero autentico misfatto di cui nessuno ha parlato: la 4 x 100 femminile. Composizione squadra che ha fatto le semifinali:
Jessica Paoletta, Tiziana Maria Grasso, Giulia Arcioni, Audrey Alloh.
Tempo ottenuto in batteria 44”15, seste. Tempo utile per qualificarsi 43”90. Fuori.
Ma analizziamo le partecipanti
  • Jessica Paoletta, tempo dell’anno in Italia 11”52
  • Giulia Arcioni, tempo dell’anno 11”58
  • Audrey Alloh, tempo dell’anno 11”69
  • Tiziana Maria Grasso 34° tempo dell’anno 12”10 a Catania, con vento +1,9
Lo so, non ci si può credere ed è per questo che ho voluto riportare le classifiche ufficiali in modo tale che possano giustamente risentirsi tutte quelle atlete che il cronometro ha oggettivamente segnalato come più veloci della Grasso. Vorrei, tra tutte, citare subito la Giovanetti, la Draisci e la Salvagno che non hanno avuto il giusto premio per la loro ottima stagione, prima di arrivare all’apoteosi dell’obbrobrio, dell’insensibilità e dell’ arroganza più totale. Prof. Di Mulo, ci spieghi dunque, se ha coraggio, ma non è certo una dote di Castrado e dei suoi sgherri piu’ fidati, l’esclusione della Levorato. Sinceramente pensavo che Manuela si fosse fatta male durante la non brillante batteria ed invece... stava benissimo, salvo essere incappata in una prestazione non esaltante, figlia sicuramente della tensione, della voglia di strafare e di voler mettersi in mostra dopo anni atleticamente travagliati. Sappiamo per certo che la Levorato aveva aderito al programma federale e partecipato a tutti i raduni imposti dal guru dei cambi, con evidenti sacrifici considerato i suoi fondamentali doveri di mamma. La partecipazione alla staffetta, oltre ad essere un diritto per lei che è stata, oltre ad esserlo attualmente, la più forte velocista italiana di tutti i tempi, sarebbe stata una garanzia certa di finale e soprattutto il minimo premio per tutto quello che ci ha regalato negli anni, oltre che per l’impegno profuso da quando ha ripreso ad allenarsi.
Metterla da parte come un calzino bucato è stato un atto spregevole ed è per questo che la mia disistima per il Prof. Di Mulo è infinita, per non parlare del fatto, non facciamo finta di dimenticarlo che, grazie a lui, abbiamo perso un oro certo nella staffetta maschile e ci siamo fatti deridere pubblicamente per questo, da un certo sig. Le Maitre, sulle televisioni francesi.
Ma questa è la punta dell’iceberg dell’arroganza della federazione e dei suoi uomini; ci sono tantissime situazioni che potrei raccontare, ma non posso essere il solo a farlo. Ha ragione il mio amico Riccardo, la colpa non è solo di Arese, ma anche e soprattutto di quelli che potrebbero contestarlo e non lo fanno perché, in fin dei conti, va bene cosi’…. Se tante piccolissime voci come la nostra si levassero, allora veramente qualcosa potrebbe cambiare e la federazione delle banane tornare ad essere una vera federazione del piu’ bello sport oggettivo del mondo.

IL DUCA

Preparatevi: domattina il Duca sparerà una cannonata inaudita

Dopo aver appreso l'ultimo oracolo del Duca, opinionista di Webatletica, preceduto da una sua manifestazione terrena, per quanto eterea (un sms) mi sembra necessario anticipare e lanciare quella che sarà una bomba del Duca, e che verrà pubblicata nella prima mattinata di domattina, proprio su Webatletica. Mai la sua ars retorica aveva raggiunto questi livelli eccelsi di logica evidenza, e vi assicuro che appena letto il suo intervento, ho strabuzzato gli occhi. Davvero questa Federazione (la Fidal) ci sta prendendo tutti in giro, e ci sta facendo credere che le pantegane sono in realtà levrieri? Ve ne convincerete dopo aver letto il trattato di logica del nostro dignotario di Corte. Il caso di specie, ve lo assicuro, è davvero scandaloso, tanto che mi sto convincendo ad aprire un gruppo su facebook per creare un gruppo di pressione e rimuovere questo tecnico osannato dal novero della Fidal (anche se probabilmente sarebbe da rimuovere tutta la Fidal, giunti a questo punto imo della parabola discendente dell'atletica italiana).

24/08/10

Barcellona 2010 - Il Duca e laFederazione delle Banane

Ha aspettato che le acque "chetassero" per poter dire la sua sui campionati Europei 2010 di Barcellona. E' il Duca, che con la sua solita graffiante sagacia commenta l'ipocrisia serpeggiante e "di regime" che ha ammantato il peggior europeo (medaglie alla mano... ma anche una delle peggiori spedizioni come punti per atleti selezionati!) della nazionale Italiana. Incredibilmente si è fatta passare come sfavillante e memorabile una trasferta dove il "nuovo" dell'atletica italiana non si è proprio visto da nessuna parte, ma si sono visti i soliti volti noti, quelli che per intenderci tengono a galla la baracca da parecchio tempo (e non certo per le scelte di Arese & c.). Un coro unanime di complimenti alla spedizione, un abbaglio collettivo che ha colpito anche detrattori storici come Atleticanet e lo stesso Bragagna. Per fortuna rimane Webatletica e qualche altro sparuto internauta che dà a tutto la giusta dimensione delle cose. Sotto l'articolo del Duca.

E’ sempre molto da presuntuosi dire “io l’avevo detto” ma così è stato. Proprio un anno fa, da questo sito, all’indomani della storica spedizione di Berlino quando, dopo le zeru medaglie, si erano levati da più parti cori di protesta e richieste di dimissioni per il simpatico faccione piemontese che fece finta di niente, salvo qualche scarno comunicato da parte del sito ufficiale in cui si evidenziavano, con un certo sdegno, le incomprensibili critiche arrivate, da qualche fonte isolata, a minare il prestigio della federazione. L’avevo detto, la Fidal stava avviandosi a diventare una sorta di piccolo stato dittatoriale male organizzato, in cui il capo, eletto in barba ai principi base dello statuto federale, gestiva a suo piacimento tutto il movimento, permettendosi, come tutti i dittatori che si rispettino, di manipolare l’informazione relativa. Ed il silenzio era proseguito dopo i mondiali indoor di Doha, laddove ancora il bottino della nostra spedizione era stato pari a zero, salvo delle tenui voci che evidenziavano come l’obiettivo fondamentale dell’anno dovessero essere gli Europei di Barcellona. Allora, noi tanti aderenti ai GAC (Gufi Anti Castrado), ci eravamo preoccupati, pensando che chissà quale risultato clamoroso avrebbe ottenuto la nostra nutritissima spedizione in Spagna, con la conseguenza inevitabile di far riempire la bocca ad Arese e farlo presentare tronfio e festante a celebrare il suo antico mandato. Quel che è successo ormai è stranoto: diciassettesimi nel medagliere, 4 argenti e 2 bronzi, una assoluta miseria per una nazione che vanta oltre 60 milioni di abitanti. La peggior spedizione agli Europei di tutti i tempi, un trionfo per i GAC, l’ennesima illusione che Castrado potesse dare finalmente le dimissioni dopo 6 anni di danni e sfraceli. Ma invece il delirio, la follia…
Qualsiasi organo di informazione, questa volta, come d’incanto, ha commentato la spedizione in maniera positiva: da Bragagna ai siti di atletica, passando per i quotidiani sportivi e, neanche a dirlo, il sito ufficiale del regime. Si è parlato di partecipazione più che positiva, di aria nuova, di coesione di gruppo, di giovani promettenti, di importanti piazzamenti…
Il messaggio da trasmettere, a tutti i costi, è stato: la rinascita dell’atletica italiana è cominciata, tutto va finalmente bene e non potrà che andare meglio. Addirittura il grande Bragagna che continuo a stimare, tiene famiglia. Probabilmente anch’io nei suoi panni mi comporterei nello stesso modo,.. il Nostro ha infatti cominciato a sciorinare dati per evidenziare come, a livello di piazzamenti, fossimo al 7°/8° posto che equivale a dire che l’Italia, ai mondiali di calcio, ha si fatto ribrezzo, ma in fin dei conti c’è arrivata e siamo quindi nei primi 32 del mondo!
Un anno fa, quando parlai di stato delle banane, evocando il famoso film di Woody Allen, volli essere provocatorio, non credendo sino in fondo che la Fidal fosse in una condizione di totale regime. Purtroppo i fatti mi hanno dato ragione oltre ogni più pessimistica previsione e siamo arrivati addirittura alla censura che tarpa le ali ad ogni più piccolo dissenso che possa trasparire a livello pubblico. Cito l’episodio accaduto durante l’intervista a Barberi nel dopo gara della sua semifinale dei 400. Intervistato dalla Caporali, Andrea che aveva ottenuto un grande tempo, pur se eliminato, aveva cominciato una sottile polemica dicendo che era tornato ad ottimi livelli dopo un paio di anni in cui era stato abbandonato da quasi tutti. Poi, interrotto nella sua disquisizione dall’inizio di un’altra gara, al ritorno del collegamento, nel prosieguo dell’intervista, dopo 2 minuti, ha completamente modificato il tiro, ringraziando la Federazione e la sua Società per l’apporto che gli avevano sempre dato negli ultimi tempi. Chissà cosa sarà mai successo in quei 2 minuti????
E giusto per citare un altro clamoroso episodio, totalmente girato a favore di Castrado, è incredibile come nessuno abbia evidenziato che l’argento della staffetta 4x100, fiore all’occhiello della spedizione, sia stato in realtà, al di là dell’ottimo tempo, una sconfitta evitabilissima, anche perché, da che mondo e mondo, chi arriva primo è campione e viene ricordato e segnato sugli albo d’oro, mentre gli albi d’argento non mi risulta proprio che esistano.
Abbiamo perso una medaglia d’oro di 7 centesimi schierando due frazionisti che avevano il 6° e il 7° tempo in Italia dell’anno sui 100. Ora, togliamo Besozzi, ma c’erano sempre davanti Cerutti e Tomasicchio la cui somma di tempi valeva circa 40 centesimi meglio di Donati e Checcucci.
Ma Cerutti ha fatto le sue scelte e non ha voluto andare ai raduni ad imparare gli ottimi cambi impartiti dal Prof. Di Mulo. Perfetto, abbiamo personalmente avuto modo di appurare che così è stato, senza alcun tipo di astio o rivalità tra i vari velocisti italiani, ma una piccola domanda mi sorge spontanea. Come mai Donati che ha corso in 10”43 con +1,3 di vento è stato preferito a Tomasicchio che ha fatto 10”25 con +0,3 e ha partecipato a tutti raduni possibili e immaginabili?
..chissà, probabilmente non si sarà applicato nell’apprendere scienza del cambio.
Per concludere voglio citare l’unica voce di dissenso letta nelle ultime settimane, oltre alla nostra, di un mio vecchio amico di pista, ormai dedicatosi a tempo pieno all’allenamento. Dalle pagine del sito di una prestigiosa società bergamasca leggo che lui, presente a Barcellona, si chiede se non sia il caso che vada a farsi un esame della vista dopo aver letto e sentito i vari commenti in merito. Non andare Riccardo, ci vedi benissimo e grazie veramente per la grande passione che sempre ci metti in questo sport; forse grazie a persone come te, un giorno, si potrà sconfiggere lo stato delle banane e vedere realmente la rinascita dell’atletica in Italia.

IL DUCA

02/07/10

L'angolo del Duca: Webatletica porta bene

C’era una volta un tormentone televisivo che recitava “le iene portano bene” ed ora, anche se la rima manca, in un impeto di autocelebrazione, vogliamo appropriarci di questo concetto ed asserire che anche noi portiamo veramente bene. Si sono appena conclusi i 100° campionati Italiani di atletica in pista e i due risultati che piu’ ci hanno colpito, anche perché si sa che abbiamo un debole per la velocità, sono quelli relativi alla gara delle gare: i 100 mt. La regina è tornata. Finalmente, Manuela Levorato, dopo anni atleticamente complicati, un po’ per problemi fisici e soprattutto per la più grande gioia che una donna possa provare, è tornata su buonissimi livelli vincendo il titolo con un convincente 11”49, dopo aver segnato anche 11”48 in batteria. Ottimi tempi, oltretutto con vento leggermente contro e quindi un grandissimo bentornato e l’augurio piu’ grosso per limare ancora di qualche centesimo il suo crono ed ottenere il passaporto per Barcellona che, a mio avviso, le spetterebbe comunque di diritto.
In campo maschile, invece, ancora Simone Collio ma questa volta con la gara, credo, piu’ bella della sua vita. 10”16, pur su una pista veloce come Grosseto, con vento leggermente contro, è un crono stratosferico. Sono molto felice perché Simone, in forma alquanto riservata, si era educatamente lamentato, con noi, per alcune illazioni che lo riguardavano, anche in merito ai suoi crono di Rieti. Adesso, ha veramente dimostrato di essere un atleta capace di avvicinare quel primato italiano che appare irraggiungibile e gli auguriamo di cuore, di riuscirci, preferibilmente nell’ambito dei prossimi campionati europei di Barcellona.
Manuela Levorato, Simone Collio, due grandi atleti che in un modo o in un altro hanno mostrato attenzione per il nostro lavoro di appassionati di questo sport e siamo molto felici di aver portato loro bene. La nostra copertina oggi è tutta per loro.

IL DUCA

23/06/10

Sopravvivere alla Fidal: una bella storia del Duca

Avrei voluto dedicare un ampio spazio ai recenti campionati europei per nazioni svoltisi a Bergen, lo scorso fine settimana, ma mi rendo conto che dilungandomi sull’argomento ritornerei su considerazioni scontate che poco aggiungerebbero a quanto più volte scritto. Le valutazioni finali le ha fatte il nostro CT Francesco Uguagliati, esprimendo la propria soddisfazione per la compattezza della squadra. In realtà uno squallido settimo posto, prestazioni di scarso valore tecnico, salvo eccezioni dei pochi soliti noti, nessun minimo segnale che l’atletica italiana possa riemergere dalla sua totale desolazione. E’ curioso, tra l’altro, notare la scarsissima considerazione data come sempre ai settori giovanili e testimoniata dalla stranissima convocazione, come riserva della staffetta 4x100, di Manuela Grillo che vantava il 19° tempo in Italia. Convocare una giovane per farle respirare l’aria della nazionale e darle una gran botta di adrenalina sarebbe, ovviamente, stato troppo difficile da pensare per questi geni della psicologia sportiva. E parlando di giovani e scarsa considerazione nei loro confronti, vorremmo evidenziare la giustissima osservazione fatta da un nostro lettore in merito all’inopportuna scelta, della federazione, sulla data dei campionati juniores e promesse svoltisi, lo scorso fine settimana, a Pescara. Pensate, ragazzi del 91/92, vale a dire di 18/19 anni, l’età classica della maturità, impegnati nel più importante appuntamento italiano dell’anno, esattamente uno/due giorni prima del più importante appuntamento scolastico della loro vita. Bisogna proprio ignorare i più elementari principi del buon senso per fare una simile programmazione, ma d’altra parte nulla succede mai per caso e si sa che, per questa federazione, il bene dell’atletica sta all’ultimo posto.
Ma guardiamo avanti e, con l’auspicio che quanto prima Castrado e i suoi fidati sgherri si tolgano di mezzo, proprio collegandoci ai recenti campionati juniores di Pescara, voglio raccontarvi una bella storia, quasi una favola e lo faccio riportando un articolo di “America Oggi” uno dei più importanti quotidiani italiani pubblicati, in America, per l’infinita massa dei nostri emigranti.
NEW YORK. 18 giugno 2010
L’Italia sembra aver trovato in America un atleta di primissimo livello, che potrebbe rivitalizzare l'agonizzante mondo dell'atletica azzurra (lo sanno anche negli USA!! n.d.r.). Si tratta del 19enne Claudio Delli Carpini giovane promessa nei 110 metri a ostacoli proveniente dalla Clemson University, nato a New York e da anni residente nel Westchester. La sua è la classica storia di figlio di quegli emigranti che hanno costruito negli Usa la propria vita, ma che restano fortemente legati alle loro origini. "Anche io ero un atleta e ricordo di quando raggiunsi le finali dei giochi della gioventù, ma cinque giorni prima dell'evento dovetti partire per l'America e così abbandonai tutto. Era il 1969..." ci spiega il papà Giuseppe (originario di Gallo Matese in provincia di Caserta, mentre la mamma Giuseppina Di Piazza è di Giardinello paesino vicino Palermo). È un cerchio che sembra definitivamente chiudersi ora con la partecipazione di Claudio ai Campionati Nazionali Juniores che si svolgeranno a Pescara da domani fino a domenica. Ed è proprio grazie al genitore che per Claudio arriva la svolta. Viste le prestazioni del figlio, comincia dagli Usa all'Italia un copioso invio di mail che però non hanno risposta "Sono mentalmente pronto per affrontare questa sfida di giugno e parto per . A crederci invece è l'Atletica Riccardi di Milano che a maggio procede con il tesseramento. I numeri d'altronde parlano chiaro: 13"60 sul metro (la misura internazionale dell'ostacolo) nel 2009; 14"07 sull'ostacolo da un metro e 6 centimetri nello scorso 14 aprile 2010 in occasione dell'AAC, ovvero la Atlantic Coast Conference.l'Italia con l'obiettivo di battere il record italiano juniores" spiega Claudio, e poi "mi sto dedicando maggiormente ad un lavoro di rafforzamento, dato che mi troverò a correre con ostacoli più bassi (100 cm, ndr) rispetto a quelli su cui sono abituato". Sveglia all'alba e poi l'appuntamento alle 6 per cominciare gli allenamenti che in media sono di 4/5 ore al giorno. "Vivo diversamente dai miei coetanei. La mia giornata è fatta di sport e studio, quello che mi rimane lo impiego per dormire. Non ho una ragazza ed esco una o due volte al mese, ma sono orgoglioso di quello che faccio. Ogni volta che torno a casa mi rendo conto di sentirmi fiero di questi sforzi e dei miei progetti futuri. Mi sono posto degli obiettivi tra i quali quello di partecipare alle Olimpiadi di Londra nel 2012 ovviamente con l'Italia" dice Claudio. Un ragazzo semplice ("mi piace molto leggere e Grisham e Shreve sono i miei autori preferiti"), predisposto all'agonismo ("ho praticato negli anni scorsi anche calcio, baseball e football") e sportivo senza esasperazione ("nel football mi piacciono i Jets e nel calcio tifo Italia e mi dispiace non seguirla a casa con gli amici durante i Mondiali perchè sarò in Europa"). C'è sicuramente attesa per questo ragazzo e lo si capisce anche dalle parole del dirigente dell'Atletica Riccardi, Sergio Tammaro: "Abbiamo avuto modo di visionare il video e le prestazioni con i relativi tempi fanno ben sperare. È decisamente ben strutturato fisicamente, ma ha ancora ampi margini di miglioramento se pensiamo che è passato dal football all'atletica a tempo pieno da poco". Claudio sarà seguito dall'allenatore Aldo Maggi, che oltre ad essere nel team dell'Atletica Riccardi è anche responsabile della Nazionale. Nella stessa squadra il giovane italoamericano si troverà a coabitare con Ivan Mach di Palmstein, altra interessante promessa italiana, oro sui 110 a ostacoli nello scorso dicembre a Doha alla 14ª edizione delle Gymnasiadi. "Non temiamo una competizione interna. I due sono ragazzi seri. Hanno ottimi voti nello studio e ottime prestazioni nello sport; inoltre hanno avuto modo di conoscersi già attraverso Facebook. Sono convinto che saranno in grado di convivere e insieme potranno darci grandi soddisfazioni nella staffetta 4x100 che correranno insieme" dice sicuro Tammaro. Più cauto sembra essere il ct Francesco Uguagliati secondo cui "il ragazzo è tecnicamente predisposto e strutturato, ma da un video non si può che avere un giudizio sommario. Mi auguro che le conferme arrivino dalla pista". Il 20 giugno è ormai vicino e sapremo chi avrà avuto ragione.

Lo scetticismo di Uguagliati ha portato bene e il ragazzo non ha deluso vincendo il suo primo titolo italiano. Il riscontro cronometrico è stato già molto brillante in batteria, 14"01, a 10 cent dal record di categoria e un po’ meno, in finale, 14"26. Ma consideriamo le proibitive condizioni climatiche e che, di fatto, Claudio negli ultimi due mesi si è allenato pochissimo per vari motivi, sia di studio che logistici in previsione del provvisorio trasferimento in Italia. Il mio augurio, come quello, credo, di tutti i veri appassionati di atletica, è che la favola di questo giovane talento prosegua e che possa farci sognare già ai prossimi campionati mondiali di categoria. Se il suo sogno si realizzerà il merito sarà sicuramente delle sue doti naturali, della sua costanza, della sua volontà, ma anche di chi ha creduto in lui e,se avete letto attentamente l’articolo, capirete chi non ci ha creduto. Consentitemi infine di citare un amico, nonché grande protagonista da sempre del mondo atletico master: Salvino Tortu. Salvino, che penso quasi tutti conoscano, da qualche anno è totalmente dedito al mondo giovanile, complice ovviamente il fatto che il figlio sia un grandissimo talento della velocità. Il suo impegno generoso come dirigente dell’atletica Riccardi lo ha portato sicuramente a trascurare quell’attività personale che tanto gli sta a cuore, ma siamo certi che le soddisfazioni che gli danno i suoi ragazzi lo ripaghino totalmente di quel poco che ha perso a livello agonistico personale. E da vero mecenate dell’atletica, Salvino si è addirittura prestato ad ospitare a casa sua, per un paio di settimane, Delli Carpini, al fine di consentirgli un miglior adattamento e metterlo nelle condizioni di prepararsi al meglio per i prossimi campionati del mondo. Grazie Salvino anche per questo e ancora una volta non possiamo che ribadire che, se l’atletica italiana fosse fatta da gente come Te che agisce per mera passione, saremmo sicuramente, come dovrebbe competerci, tra le prime nazioni al mondo.

Il Duca

26/05/10

Ancora sui c.d.s. di Cagliari: "Informazione obiettiva e..."

(scene dall'ultima finale dei c.d.s. a Firenze - foto di Mike Bellantoni) - Riporto l'ultimo intervento del Duca, relativo all'arcinota vicenda della richiesta relaticva allo spostamento dei C.d.S. da Cagliari. Al termine dell'articolo una dovuta precisazione fornitami dal Presidente dell'Athlon Bastia. Buona lettura.

Il variopinto mondo dell’informazione risente inevitabilmente delle linee guida dettate dalle proprietà editoriali che, in qualche modo, talune in modo più evidente, altre in modo più misurato, indirizzano in un senso od in un altro il significato di una determinata notizia. Questo avviene in maniera macroscopica nel mondo della politica, dell’economia, dello spettacolo e sicuramente anche nel mondo dello sport, laddove è evidente che le più importanti testate giornalistiche sono influenzate, nell’esposizione dei fatti, da vari fattori di tipo geografico oltre che istituzionale. Nel mondo ideale in cui mi piacerebbe vivere non posso condividere tale impostazione, ma mi rendo conto che quando ci sono di mezzo soldi ed interessi, di qualsiasi genere, ogni tipo di utopia ed ideologia viene messa da parte e bisogna inchinarsi alle logiche del potere. Sarò sincero e non me ne voglia nessuno, la categoria dei giornalisti non mi è mai piaciuta proprio per questo motivo, sempre asservita a delle logiche piu’ grandi di lei. Ed allora le uniche oasi felici in cui ci si puo’ divertire a scrivere per mera passione, senza vincoli ed in totale obiettività, sono quelle di siti come il nostro in cui si parla principalmente di attività sportive, fatte della gioia di vivere per il solo gusto di sfidare se stessi e vincere le logiche del tempo che passa. Già, cosi’ pensavo... Ed invece capisco che anche in un ambito di informazione che dovrebbe solo essere legata alla passione e alla gioia di confrontarsi con gli altri, possono subentrare questioni di interesse che, se pur piccole, determinano un'informazione di parte. La storia che vi racconto è veramente curiosa, ma lascio comunque a voi ogni opportuna valutazione in merito. Due giorni fa su un sito che credevo facesse informazione obiettiva, come il nostro, è comparso un articolo in cui alcune società master di atletica chiedevano lo spostamento delle finali dei campionati societari, a Cagliari, previsti per ottobre e programmati da gennaio. L’articolo viene firmato da Werter Corbelli che, come ben noto, è il responsabile della Olimpia Amatori Rimini, ma anche redattore, da sempre, del sito in questione. Sul contenuto della lettera si è già abbastanza dibattuto, ma non posso che risottolineare l’indelicato e pretestuoso attacco alle capacità organizzative dell’apparato federale locale. Peraltro non appare subito chiaro, perché non specificato, chi abbia firmato realmente la lettera, salvo citare alcune società nella parte iniziale dell’articolo stesso. Tale pezzo suscita varie reazioni negative, sia sul nostro sito, sia sul forum stesso di chi lo ha pubblicato ed il coordinatore dello stesso, Diego Cacchiarelli, interviene in prima persona al dibattito, premettendo che lui non ha interessi concreti in nessuno dei due fronti, ma di fatto sposa sostanzialmente la posizione assunta dal sottoscrittore della lettera. Due giorni dopo la pubblicazione di tale lettera, ma ovviamente non possiamo conoscere i tempi esatti di quanto accaduto, la stessa redazione, ma senza firma di alcuno, pubblica la pronta risposta della Fidal, nella persona di Renato Montabone, in cui si respinge ogni tipo di richiesta di spostamento di sede delle finali dei societari. Nella lettera di risposta compare il destinatario esatto, vale a dire l’Olimpia Amatori Rimini che evidentemente, in prima persona, aveva firmato la missiva.
Vi sintetizzo in maniera ancor piu’ chiara i fatti.
Werter Corbelli, responsabile della Olimpia Amatori Rimini, scrive come redattore di AtleticaNet un articolo in cui afferma che alcune società di atletica master hanno chiesto, per gravi motivi, lo spostamento delle finali dei campionati societari. Non scrive chi di fatto ha firmato la richiesta, ma dopo due giorni scopriamo che l’ha firmata lui stesso, estensore dell’articolo. Il suo editore, Diego Cacchiarelli, che non firma nessuno di questi due articoli entra nelle discussioni di chi contesta tale richiesta ergendosi a giudice imparziale.
Questi sono i fatti nudi e crudi
, poi sul perché i signori dell’Olimpia Amatori Rimini non volessero andare a Cagliari non voglio e non posso entrare, ma credo che ai più la cosa sia ben nota. Che dire, non voglio fare dell’inutile moralismo; posso solo, in questo caso, ringraziare lo stimato Castrado che, sicuramente non sarà stato nemmeno informato della curiosa vicenda, ma che comunque, sia pur indirettamente, ha fatto finalmente una cosa giusta e sacrosanta.

IL DUCA

Per concludere, una piccola dovuta precisazione segnalatami dal Presidente dell'Athlon Bastia, che tra l'altro cade a fagiolo col presente articolo: la lettera pubblicata ed in circolazione sulla celeberrima richiesta non è la loro, ma bensì quella dell'Olimpia Amatori di Rimini. Lo stesso presidente assicura di non aver mai messo in discussione le capacità organizzative del Comitato Fidal di Cagliari. Lo stesso presidente ci ha fatto pervenire infine la missiva nella quale la sua società si era proposta di sostituirsi a Cagliari quale sede dei c.d.s., ma solo nel caso di rinuncia da parte di Cagliari. Precisazioni dovute.

07/05/10

Il bel paese delle farse...

Pur essendo, da sempre, orgoglioso di essere Italiano, ormai da troppo tempo penso come i valori etici, che dovrebbero essere alla base di un paese sano, siano stati totalmente sotterrati per dare ampio spazio solo alla legge dell’arroganza, della prepotenza, della furbizia finalizzata ai propri esclusivi interessi. Tutto, ormai, è lecito, tutto è concesso, tutto è tollerato e in breve tempo perdonato o dimenticato. Il povero Craxi fece l’unico grande errore di scappare per paura di qualche giorno di prigione che, sicuramente avrebbe fatto, per poi essere dopo riabilitato, forse meglio curato ed ora, magari, sarebbe ancora in qualche posizione di prestigio.
Viviamo in un paese dove si diventa personaggi pubblici facendo piccoli reati che ti consentono di andare in giro indisturbato, guadagnando soldi per la notorietà cosi’ acquisita.
Viviamo in un paese dove un ministro della Repubblica compra, casualmente, una casa, con soldi che non sa da dove siano arrivati.
Viviamo in un paese dove, a dispetto dei piu’ elementari principi di sportività, delle potenti lobby si uniscono e decidono di indirizzare il destino dello sport più popolare verso un’unica destinazione, magari solo per il capriccio di una singola persona.
Potrei citare mille esempi, questi sono tra i piu’ eclatanti, ma quotidiniamente assistiamo a situazioni farsesche che nulla hanno a vedere con l’etica e la giustizia, e che sono preoccupanti perché il futuro che si prospetta per i nostri figli appare sempre peggiore. Ed allora perché stupirsi dell’ultima delirante uscita del Castrado dell’atletica italiana?
Perché siamo malati di atletica e ci piacerebbe pensare che almeno questo sport, omai di nicchia, potesse essere un’isola felice ed invece, anch’esso, rientra nell’ambito della totale mancanza di valori che ormai attanaglia il nostro bel paese.
Il nostro simpatico faccione si è espresso sulle pagina di Atletica, la rivista ufficiale della Fidal, con un discorso che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come lui viva totalmente su un altro pianeta, la sua aziendina, e come il destino dell’atletica italiana sia veramente l’ultima delle sue preoccupazioni. Parla di qualche piccola costruttiva critica al suo operato, quando da ogni parte tutti stanno chiedendo le sue dimissioni; enfatizza una maxi convention di 500 tecnici, come se radunare in un palazzetto tante persone fosse la panacea di tutti i mali,;dice che la mancanza di risultati è solo un dettaglio, fa paragoni deliranti con il calcio ed alla fine scrive l’unica vera, grande verità : grazie al Coni che, a dispetto di tutti i suoi fallimenti e del conflitto d’interessi legato alla sua carica, ancora lo tiene ancorato alla poltrona e non vuol decidersi a cacciarlo. Ma questo è il nostro bel paese delle farse…. Arese presidente della Fidal è sicuramente una delle meno eclatanti ma, come detto, a noi ci rode molto.
Di seguito il testo dell’articolo con evidenziati i passaggi piu’ salienti.

IL DUCA

Cari amici dell’atletica, benvenuti finalmente nei grandi spazi all’aperto.
L’attività indoor, piuttosto problematica in un Paese come il nostro dove
la carenza di impianti al coperto è cronica, è alle nostre spalle. E’ divertente,
gradevole e tecnicamente ha molte cose da insegnare, ma il nostro sport
si realizza al massimo quando la bella stagione lo spinge all’esterno.
Benvenuti, e che sia una stagione propizia per tutti. L’ultimo episodio indoor
era avvenuto a metà marzo a Doha, con i Mondiali. Sui giornali di allora
era
emersa qualche critica, nei confronti della spedizione italiana;
l’avevo
accettata serenamente come sempre, perché i pareri
discordanti ci aiutano
più dei complimenti. Ma, rispondo, la
mini-presenza azzurra negli Emirati era
una rappresentanza di bandiera,
mi pareva che dovesse apparire chiaro a
tutti il senso un po’ particolare
della nostra partecipazione. E’ più avanti, che
faremo i conti.
Proprio per costruire un edificio più solido abbiamo organizzato ad Ancona,
all’inizio della primavera, una maxi-convention alla quale ha partecipato
uno
squadrone di tecnici proveniente da tutta Italia, circa 500
persone attente,
interessate, motivate. La via della ripresa
passa attraverso la preparazione
sempre più accurata dei tecnici,
in modo che la qualità del loro insegnamento,
la capacità di trasmettere
i giusti indirizzi siano all’altezza dei tempi. Senza
maestri all’altezza
il rischio è evidente, possono perdersi per strada talenti
ancora da sgrezzare.
Spesso si giudica il lavoro di una federazione soltanto
attraverso
i risultati ottenuti. Lo capisco, è la legge dello sport, anche il

miglior presidente del calcio viene contestato se in un paio di partite
importanti
la sua squadra colpisce tre pali e gli avversari vincono
magari con l’unico
tiro in porta.
Ma il lavoro in profondità, come quello fatto ad Ancona, va

riconosciuto e apprezzato in prospettiva, perché porterà frutti.
Riservo l’ultimo pensiero del mio scritto alla nostra manifestazione di punta,
il Golden Gala di Roma, che da quest’anno si colloca alla vigilia dell’estate: il 10
giugno, una data più favorevole perché non ancora intaccata dalle ferie estive.
Come credo tutti sappiate, la manifestazione dell’Olimpico fa un importante
salto di qualità ed entra nella Diamond League. Questo nuovo ordinamento
dei meeting conferisce maggior prestigio al nostro evento, che in ogni caso
è sempre stato al top. Ha scritto lunghe pagine di storia, ha regalato emozioni,
esaltanti duelli, ha applaudito tanti record. In questo 2010 il meeting compie
trent’anni. Dunque c’è un motivo in più per onorarlo e festeggiarlo come si deve.
Sarà garantita la presenza dei migliori atleti in base a una rotazione rispettosa
del programma agonistico con le altre sedi della Diamond League.
Ci siamo battuti per essere parte dell’elite mondiale perché l’immagine dell’atletica
passa anche attraverso questi eventi. Concludo questo passaggio esprimendo
il mio
grazie al CONI, con cui da quest’anno condividiamo l’onere e l’onore
dell’organizzazione. Appuntamento all’Olimpico, dunque, il 10 giugno. ■
Francesco Arese da “Atletica” nr.2/10 marzo-aprile

16/03/10

il Duca e l'orgoglio ferito

Torna a graffiare il Duca, dopo un periodo di riflessione, spinto dagli ultimi inusitati avvenimenti e dai continui tonfi dell'atletica italiana. Ancora una volta viene sottolineato dal nostro opinionista un aspetto che altrimenti difficilmente verrebbe enucleato: l'orgoglio-ferito della nostra italianità. Già, perchè nel momento in cui un atleta veste la maglia azzurra cessa di essere cosa loro, di Arese, di Uguagliati, della Fidal e di tutto quel variegato sottobosco che in maniera parassitaria la popola, ma appartiene a tutti gli appassionati, a chi ama questo sport e a chi soffre nel vedere quelle magliette turchesi naufragare in coda ai gruppi, in fondo alle batterie, eliminati dopo i primi turni o, come ha dimostrato Doha, nemmeno essere presenti. Insomma, appartengono agli italiani e non a qualche brand di abbiagliamento sportivo.

L’angolo del Duca: L’inno infranto

Nel mondo in cui viviamo, travolti dall’arroganza di una comunicazione sempre piu’ sfrontata che pone al primo piano valori legati solamente all’apparire piuttosto che all’essere, il senso patriottico è qualcosa di quasi totalmente dimenticato ad eccezione di quei particolari eventi sportivi, Mondiali di calcio, Olimpiadi e grandi manifestazioni internazionali in cui si crea, come per incanto, un senso di ritrovata aggregazione. In questi rari frangenti l’inno di Mameli di cui forse pochi conoscono le parole, rappresenta comunque il nostro ritrovato orgoglio di appartenenza, il desiderio di sentirci tutti uniti intorno al nostro tricolore. Dal calcio alla scherma, dallo sci alla pallavolo, dalla lotta greco romana al nuoto, ogni qualvolta suona il nostro magico inno, il nostro cuore per un attimo si ferma e prova un senso di grande commozione, facendoci anche, diciamolo a bassa voce perché siamo uomini duri, farci scendere una piccola lacrimuccia. Ma a dispetto di tutto questo, esiste uno sport e non uno sport qualunque, senza nulla voler togliere agli altri, la disciplina agonistica definita “La Regina delle Olimpiadi” e quindi la Regina di tutti gli sport, l’Atletica, che ha ormai creato tra i pochissimi appassionati e tifosi che ormai conta in Italia, un incredibile senso di disagio e imbarazzo, nel senso che ormai, quando si effettua qualche importante manifestazione internazionale, ogni vero appassionato e innamorato di questa disciplina si augura che gli atleti della propria nazionale non ottengano nessun risultato prestigioso.
L'altro giorno, girando per la pista di atletica, sentivo gente preoccupata che il buon Donato potesse azzeccare, com’era nelle sue possibilità, un salto da medaglia.
Quest’estate, nell’ambito della spedizione burla, a Berlino, prima della 50 Km di marcia, c’era grande timore che potesse saltare fuori una medaglia tanto annunciata e poi, fortunatamente, non arrivata.
La verità è che Castrado (Arese) e il suo mentore, Petrucci, hanno talmente distrutto la Fidal che, nell’atletica italiana, non esiste piu’ amor di patria, non esiste piu’ tifo, ma esiste solo il desiderio che le cose vadano sempre peggio nella speranza che questi signori abbiano, prima o poi, il pudore di farsi da parte. Ci avete distrutto l’unica gioia che ci rimaneva, ci avete infranto anche il nostro amato inno.
Vergognatevi!!!
IL DUCA

29/01/10

Il Duca e la Webatletica Revolution

Propongo qui sotto l'ultima esternazione del Duca, in merito ad una modifica del mondo master. Ancora una volta il Duca, con i suoi modi molto diretti e accattivanti, ci invita a riflettere su alcuni aspetti del nostro piccolo universo: pensare le cose è già il primo passo per migliorarle. Così ritengo. L'aspetto più importante, a mio parere, è comunque non essere passivi, essere fattivi, propositivi, creare le condizioni per migliorare e migliorarsi. Per cosa? Per potersi divertire "meglio", ed essere comunque incastonati in una realtà di cui essere fieri.

"A due anni dal suo lancio on line, Webatletica è ormai pronta per scatenare ogni tipo di rivoluzione. Il presupposto è che, in questo momento, siamo ormai l’unico vero riferimento per un mondo master, e mi riferisco a quello che concerne l’attività in pista, che anno dopo anno sta sempre più crescendo da un punto di vista numerico, ma soprattutto da un punto di vista qualitativo. Come piu’ volte evidenziato, sino ad una decina di anni fa per un atleta di buon livello il pensare di poter continuare la propria attività agonistica nella categoria master veniva considerato alla stregua di un disonore perché si era creata quella cultura, derivata da “
Scommettiamo Che ?”, che il mondo master fosse di pertinenza di persone anziane che lodevolmente si mettevano in gioco per mantenere una discreta condizione fisica. Poi, all’inizio del nuovo millennio, l’entrata di alcuni personaggi tra cui in particolare colui che, a mio avviso, rimane l’icona dell’atletica master in Italia, Enrico Saraceni, hanno contribuito ad uno sviluppo notevolissimo del movimento ed al raggiungimento di grandissimi risultati cronometrici di cui, anche nelle ultime settimane, abbiamo avuto grandi esempi. Mi ricordo di come nel 2002, a Napoli, pur su un anello da 160 metri, vinsi il mio unico titolo Italiano indoor, da M45, con un tempo superiore ai 26 mentre quest’anno, nella stessa categoria, si contenderanno il titolo scendendo sotto i 23. A questo punto, però, è tempo che il grande cambiamento dell’ultimo decennio si trasformi in vera e propria rivoluzione, dando al movimento ulteriori stimoli e gratificazioni. Ritengo che la creazione delle graduatorie AGC, ideata dal nostro grande editore, sia stata veramente una genialata, forse l’uovo di Colombo, ma qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato. Tra l’altro, dopo aver creato uno spazio dedicato sul sito, arriveranno tutta una serie di ulteriori varianti che il nostro immenso editore sta studiando e che daranno, sicuramente, ancor maggior interesse e stimolo per poter entrare in tali classifiche.
Ma una rivoluzione è tale se sconvolge gli schemi e se crea qualcosa che ancora non esiste e che si voglia essere i primi a sperimentare. Ed allora voglio lanciare, tramite Webatletica, quello che da mesi, in tutti i modi, più o meno provocatori, sto scrivendo e argomentando.
La divisione della categoria master.
Sono, infatti, convinto che sia, contro ogni logica sportiva agonistica, raggruppare in un’unica categoria persone che vanno dai 35 ai 90 anni per il semplice fatto che, inevitabilmente, al raggiungimento di una certa età non è più possibile sottoporre il proprio fisico a determinati stress muscolari e, quindi, l’attività si trasforma. Ora, da una facile analisi delle tabelle di punteggio, si evince chiaramente come sia certificato che sino alla categoria M65 c’è una logica di tempi o misure costanti che aumentano per categoria crescente, a parità di punti, mentre a partire dagli M70 tali tempi o misure si amplificano notevolmente. Credo, quindi, che le tabelle stesse indichino la soluzione più semplice ed evidente. Tiriamo una riga e creiamo due categorie una di master che va sino ai 65/69 anni e una di veterani che va dai 70 in avanti. Vale a dire che sino agli M65 tutto rimane come prima, mentre dai 70 anni in poi si chiameranno V70 V75 V80 etc…
Il vantaggio di tale distinzione è che non si creeranno piu’ discussioni di alcun genere sul fatto che la prestazione di un novantenne possa essere equiparata ad una di un quarantenne, in quanto i due apparterrebbero a due categorie diverse. Ci sarebbe l’AGC Master e l’AGC Veterani e alla fine dell’anno il premio per l’atleta Master dell’anno e l’atleta Veterano dell’anno. Chiaramente a livello di campionati italiani non cambierebbe niente e si farebbero sempre tutti insieme chiamandoli “Campionati Italiani Master e Veterani”. I Campionati di Società Master rimarrebbero, ovviamente, tali e si potrebbe dare la possibilità ad ogni società di schierare un massimo di 2 Veterani con il grande vantaggio, tra l’altro, di non dare più adito a discussioni e rimostranze in merito alle tabelle che, così concepite, avrebbero appunto la logica di delineare due categorie ben distinte. Per finire prevederei anche la possibilità che se un atleta, compiuti i 70 anni, si sentisse ancora così forte da poter gareggiare con i master, possa decidere di iscriversi nell’ultima categoria dei master appunto, la M65.
Credo, oltretutto, sia un’innovazione, sicuramente migliorativa ma, soprattutto, basata su principi di equità, per far crescere ancor di più il movimento master e dare, in ogni caso, il giusto riconoscimento a chi, pur avendo raggiunto una certa età, voglia continuare a gareggiare. In tutto il mondo non esiste questa distinzione e questa è la vera rivoluzione, ma siccome sono straconvinto che sia la strada giusta da seguire, sono orgoglioso di lanciare tale proposta da questo sito, sperando che il nostro editore voglia sposarla e girarla direttamente all’area master della Fidal. Per cominciare, intanto, mi auguro che si voglia cominciare ad instaurare queste nuove categorie nelle graduatorie AGC che stanno sempre più diventando il nostro grande must.

IL DUCA

22/01/10

L'angolo del Duca: molto rumore per nulla...

Torna finalmente il Duca, dopo il suo pellegrinaggio in qualche sperduto eremo a riflettere anche sull'atletica italiana (ma non è certo questo che lo eleva). Qui il frutto della sua prima riflessione del 2010.

Mi vorrà perdonare William Shakespeare se ho voluto prendere spunto dalla sua celeberrima commedia ambientata nella Messina della fine del sedicesimo secolo, ma credo che nessun altro titolo sarebbe più appropriato, in questo momento, per rendere la situazione generale dell’atletica italiana e della fidal in particolare. All’inizio della nuova stagione agonistica, ciò che ci è rimasto dell’anno passato è il ricordo di una commedia, tragicomica appunto come quella appena citata, in cui i vari protagonisti si sono tanto agitati, ma alla fine nulla è mutato e tutto è rimasto come prima. E’ superfluo ricordare come il 2009 abbia rappresentato l’annus horribilis dell’atletica italiana, culminato con il disastro agonistico della spedizione a Berlino ("zeru medaglie") e con le susseguenti critiche da tutte le parti, noi compresi ovviamente, al presidente federale, con motivazioni di ogni genere. Ricordo tra l’altro di avere anche evidenziato come stiamo parlando di persona eletta in presenza di un palese conflitto d’interesse sancito dallo statuto federale. Bene, in barba delle nostre e delle ben più autorevoli critiche giunte da ogni parte, il consiglio federale della fidal riunito in data 18 dicembre scorso ha emesso tale comunicato:

Il Consiglio federale, nel corso della riunione odierna, ha approvato all'unanimità la seguente mozione: E' necessario non confondere disponibilità con debolezza. L'atletica leggera italiana, con le sue sfaccettature, le diversità che la compongono, l'eredità della sua storia, la sua ricchezza culturale, hanno trovato risposta nell'elezione di Franco Arese a Presidente e del Consiglio Federale democraticamente eletti nell'Assemblea nazionale di Torino del novembre 2008.
Il Consiglio Federale, quest'oggi, all'unanimità:
  • Esprime totale fiducia al Presidente federale Franco Arese, rinnovandogli pieno sostegno per l'ottenimento di tutti i traguardi fissati.
  • Rimarca come il confronto e le dialettiche, negli organi federali, sulle scelte per l'atletica italiana siano il sale della democrazia nella ricerca della migliore sintesi per il nostro movimento.
  • Stigmatizza forme di attacco lesive della dignità personale di cui dirigenti eletti e funzionari della federazione sono stati oggetto da parte di singoli, da cui il Consiglio Federale tutto e l'atletica leggera italiana sono ben lontani per stile.
  • Il cammino iniziato all'indomani dell'Olimpiade di Pechino 2008, che porta al successivo evento olimpico di Londra 2012, proseguirà sereno, attento solo alle esigenze delle società sportive, cuore vitale dell'atletica italiana, con l'intento primo di mettere a frutto gli sforzi quotidiani, il lavoro appassionato e spesso esclusivamente volontario, di migliaia di atleti, tecnici, società, uniti dal vincolo di adesione ai più alti ideali del nostro movimento.
In poche parole, grandi complimenti al simpatico faccione per aver raggiunto tutti i traguardi (riteniamo che abbia personalmente vinto qualche torneo di golf o di qualche altro sport che pratica perché ovviamente non si riferivano all’atletica) e vergogna per tutti quei cattivoni, screanzati e ineducati che si sono permessi di criticare l’attività di persone che quotidianamente si dedicano con tutta la loro passione e il loro disinteresse all’atletica leggera.
Molto rumore per nulla e il 2010 si apre come si era chiuso il 2009, forse anche peggio, viste le premesse degli impianti disponibili che,anno dopo anno, diminuiscono invece di aumentare. In un paese di 60 milioni di abitanti disponiamo ormai di un solo palazzetto coperto con anello omologato (Ancona) e un paio di altri (Parma e Firenze) utili quantomeno per gareggiare al caldo pur dovendo misurarsi su un anello di 160 metri e su un rettilineo, vedi Firenze, di soli 55 mt. E Torino, Genova, Padova, Napoli… Che fine hanno fatto quelle piste? Per quanto riguarda i capannoni omologati per i 60 metri c’è sicuramente qualche impianto in piuù, anche se non raggiungiamo i dieci e comunque rimane l’incredibile evidenza che le due città pi piu’ popolate d’Italia, Roma e Milano, non dispongano di nessuna struttura al coperto, potendo contare solo su un paio di piste per i 60 metri, a qualche decina di chilometri, quali Rieti per Roma e Saronno per Milano.
Credo che questo ennesimo aspetto deficitario sia la punta dell’iceberg del totale disinteresse che le istituzioni nutrono ormai per il mondo dell’atletica. E’ inutile ricordare l’importanza, per uno sport in cui l’aspetto muscolare ha una grandissima rilevanza, e mi riferisco in particolare a talune discipline, del potersi allenare in strutture al coperto nei cruciali mesi della preparazione invernale. E i ragazzi stessi,che sono la base per costruire un futuro agonistico migliore, sono spesso portati ad intraprendere altri sport dai genitori proprio perché l’elemento metereologico rappresenta comunque una variabile di preoccupazione. E non penso ovviamente al calcio che ha ovviamente delle logiche diverse, ma ad esempio al nuoto che, a mio avviso, ha dato i risultati prestigiosi che ha dato anche per gli impianti adeguati esistenti.
Ma questi sono dettagli, tutto il resto va bene, ogni traguardo fissato è stato raggiunto ed è giusto e doveroso che il nostro grande presidente vada in giro a fare un po’ di passerella. Sabato è a Milano, alla festa dell’atletica lombarda.
Mi piacerebbe esserci perché vorrei chiedere al presidente della fidal lombardia, davanti al suo capo e all’assessore allo sport, se presente, come mai quel vecchio bocciodromo, esistente a fianco dello storico campo XXV Aprile, sia stato dato in gestione alla federazione italiana di badminton (il mitico volano) e non si sia pensato di prenderlo per adattarlo ad impianto indoor, a latere appunto della pista all’aperto. Certo sarebbe stato un impianto per gare di 60 metri e salti, ma era una struttura esistente che con un minimo investimento avrebbe potuto essere adattata perfettamente, magari con l’inserimento di una palestra e il grande vantaggio di avere poi fuori la pista di atletica. Quindi una possibilità di utilizzo a 360 gradi anche nelle stagioni piu’ miti.
Ma sarebbe stato uno sforzo di fantasia troppo grande e poi si sa, il volano è il re delle olimpiadi
ed anche la regina si deve inchinare...

24/12/09

Buon Natale, da Webatletica

Ci siamo: domani è Natale. Sono quasi due anni che vi (e ci...) accompagniamo nelle nostre giornate. Forse in qualche modo si è creato una rete "virtuale" di persone che ci seguono, qualcuno con un pò di senso critico, altri sostenendoci, alcuni distrattamente, altri con interesse. Non importa: siamo qui a raccontare un parte del mondo che non veniva raccontato, abbiamo aperto uno squarcio su una realtà che non aveva un'identità. Forse un pochino, anche grazie a noi, adesso se ne parla, c'è un senso comune, alcune piccole rivendicazioni. Si parte così, del resto. Poi se qualcuno vorrà seguire la nostra strada, o migliorarla (magari!) siamo pronti ad osservare e co-partecipare. Lasciatecelo dire oggi, alla vigilia di Natale, che siamo felici di quanto abbiamo fatto: abbiamo ricevuto numerose critiche, ma anche tanto sostegno... quanto meno esistiamo!! Nel link gli auguri dei singoli redazionisti, Linfordbif, Il Duca ed Andycop.

Linfordbif
E' il secondo Natale in vostra compagnia, e per me questo è un grande regalo. Approfitto di questo angolo per ringraziare tutti voi, tutti coloro che ci seguono come anche tutti i nostri amici forumisti.
La vostra partecipazione ed il vostro seguito, oltre a dare un senso a tutto quello che la redazione quotidianamente fà per il sito, ci dà anche forza e motivazione per andare avanti.
Tanti tanti auguri di buon Natale e di un felice e sereno, nonchè pieno di soddisfazioni sportive, anno 2010.
Daniele

Gli auguri del Duca
Poche righe per fare i miei piu’ sinceri auguri per un buon Natale e un serenissimo anno nuovo a tutti gli amici di Web Atletica.
Certo, per quale è la mia natura, mi verrebbe da fare qualche distinguo, ma è Natale, bisogna essere piu’ buoni ed allora consentitemi solo due auguri speciali.
Il primo a colui che da un paese lontano, anche se non troppo, ci allieta quotidianamente con la sua simpatia ed i suoi allenamenti a stracannone.
L’altro a una persona che ho avuto modo di conoscere bene solo da pochi mesi e che continua a stupirmi positivamente, giorno dopo giorno, per la sua straordinaria intelligenza, cultura, signorilità, generosità ma soprattutto per la sua incredibile passione per l’atletica.
Grazie Linf e Ben per aver creato questo sito e continuate sempre così.
Il Duca

Gli auguri del Ben
Non amo le feste, ma più i momenti in cui ci si emoziona per qualche cosa che vale la pena di vivere. Se questi momenti, poi, coincidono col giorno di Natale, bè... che sia un buon Natale per tutti coloro che si emozioneranno!
La notte di Natale sarà per un me un Natale diverso: in giro a... lavorare, nel nome dello Stato. Saranno emozioni diverse, e purtroppo il segno che nonostante tutto il clima di festa e nel giorno più "felice" dell'anno per "quasi" tutti, esiste un mondo sotterraneo che non conosce feste e nessuna serenità. Viverlo spesso dà la possibilità di comprendere in maniera cristallina la nostra fortuna. A maggior ragione stanotte!! Un abbraccio a tutti i nostri lettori e forumisti che vivono nel nostro scrigno i loro piccolissimi sogni.
Andrea

04/12/09

L'angolo del Duca: la misura di un atleta

Molto spesso, nel corso dell’anno, mi è capitato di essere critico nei confronti dell’attività master praticata da persone che abbiano superato una certa età, il tutto derivante dalle assurde tabelle di punteggio che vengono usate per i campionati di società, dal fatto che troppo spesso, quando si presentano delle manifestazioni importanti, vengono messe delle fotografie di atleti molto anziani e che, a mio avviso, si enfatizzano troppo i primati e i risultati di queste categorie di persone. Ho anche lanciato delle provocazioni, perché tali erano, sul fatto che avrei messo dei limiti alla partecipazione all’attività master oltre una certa età che avrebbe potuto essere di 70/75 anni. Molti hanno apprezzato le mie rimostranze, molti altri mi hanno criticato ritenendomi insensibile ed incapace di apprezzare le emozioni che trasmette un tenero novantenne quando corre un 100 metri. Le opinioni sono opinioni e se espresse in modo trasparente, seguendo delle logiche ben precise, non debbono offendere nessuno, anche se è normale possano non essere condivise. Ora il punto è semplice e viene racchiuso in una semplice domanda. Si parla sempre di Atletica Master, ma cosa vuol dire realmente e soprattutto,cosa vuole dire Master?

Sono andato su Wikipedia e cliccando su master, al di là delle primarie definizioni di carattere
Post Universitario, nell’ambito dello sport è emerso questo:
Sport

• Nel tennis, il Master (ATP World Tour Finals) è il torneo di fine stagione a cui si qualificano i migliori tennisti del ranking mondiale. Per questo può essere considerato un vero e proprio Campionato del mondo di tale sport.

• Nel ciclismo, designa una categoria di atleti.

• Nel nuoto, designa una categoria di atleti impegnati in attività agonistica a partire dai 25 anni.

Purtroppo, come spesso accade, di atletica leggera nessun accenno, ma sicuramente cio’ che è in linea con il nostro mondo è il nuoto dove addirittura, come da noi piu’ volte auspicato, l’attività master parte addirittura dai 25 anni. Quindi la risposta alla domanda di sopra è: atleti impegnati in attività agonistica. E’ qui nasce la seconda domanda.

Cosa è un atleta?

Ed ancora ci soccorre Wikipedia
Il termine atleta identifica colui che pratica uno sport, in particolare a livello agonistico e professionale (dal greco ἀθλητής athletés, da âthlos, "lotta"). Riassumendo mi sembra che si possa dire in modo molto oggettivo che un master, nell’ambito dell’atletica leggera, sia un atleta che pratica uno sport sicuramente a livello agonistico, ma non a livello professionale.
Ed infine l’ultimo quesito.

Cosa vuol dire praticare uno sport a livello agonistico?

A questa domanda non c’è la risposta di Wikipedia perché non si tratta di dare una definizione, ma di elaborare i dati oggettivi sin qui espressi e mi permetto quindi di farlo io.

Praticare uno sport a livello agonistico vuol dire cercare di raggiungere il miglior risultato possibile compatibilmente con i limiti derivanti dalla propria età che avanza, nell’ottica del confrontarsi e nell’auspicio di superare tanti altri atleti che perseguono lo stesso obiettivo. Per ottenere questo c’è solo un modo, l’allenamento, l’unica vera misura di un atleta. L’allenamento sodo e duro identifica e premia un atleta che, ovviamente, deve avere delle doti innate che poi lo portano a prevalere rispetto ad un altro che si allena nello stesso duro modo. Quindi, senza allenamento vero, non si puo’ raggiungere nessun risultato e non ci si puo’ definire realmente atleti.

Ora, tornando al discorso iniziale, chiedo scusa se ho offeso qualcuno quando ho scritto che avrei voluto dei limiti di età per la partecipazione all’attività master in quanto è giusto che, se una persona di 90 anni abbia ancora voglia di scendere in pista, possa farlo nel momento in cui questo può farlo sentire felice. Nello stesso tempo, però, ritengo sia una presa in giro che, tutti quelli che sono realmente misurabili come degli atleti, vengano considerati di meno perché, in questo modo, si uccide il movimento e si disincentiva, coloro che ne vorrebbero far parte, ad entrarvi.
Proclamare master dell’anno una persona di 90 anni è quindi un non senso ed un’offesa per tutti quelli che quotidianamente, tra mille difficoltà, si ritagliano il tempo necessario per sputare sangue su una pista di atletica o anche, ovviamente, su una strada. Questi atleti, grazie ai loro sacrifici, ottengono grandi risultati, ma poi vengono messi in secondo piano da chi questi sacrifici, pur se per mere questioni anagrafiche, non puo’ farli riuscendo comunque ad emergere per il semplice fatto di esserci e di svolgere una blanda, ma sana attività fisica.
Non mi resta quindi che prendere atto del lodevole intento di chi ha deciso di dedicare grande attenzione all’attività fisica della terza età e di premiare i migliori in questo specifico ambito. Per tutti gli altri mi auguro che questo sito possa contribuire, ancor più, nell’aiutarli a trovare nuovi stimoli, gratificandoli ed incentivandoli ulteriormente al superamento dei loro limiti

IL DUCA