04/10/10

La crema delle parti intime di Belen è doping: e noi tutti c'abbiamo scritto Giocondor...

In attesa del reportage dei c.d.s. di Cagliari (uscirà nei prossimi giorni), vi lascio in compagnia del Duca e della sua denuncia, che diventerà presto quella del nostro sito.

L'angolo del Duca: e noi tutti c'abbiamo scritto Giocondor!

Mi perdoneranno i più giovani, ma da anziano atleta quale sono ho spesso reminiscenze di vecchi spot degli anni 60 e, leggendo quanto poi sotto riportato, mi è venuto in mente “Giocondor” un mitico cartone animato di un Carosello fatto per una nota azienda alimentare. Il corvaccio diceva sempre una frase “ecchè ciò scritto Giocondor” che , in estrema sintesi, voleva significare: "ma che mi hai preso per scemo…?". Una simpatica vignetta e un’espressione ormai da decenni nel linguaggio comune, per introdurre ancora una volta l’argomento DOPING. Il Doping nello sport è un problema gravissimo che, a mio avviso, è assolutamente sottovalutato per tantissimi motivi, il più evidente dei quali l’esigenza smodata di spettacolarizzare sempre di più il gesto atletico oltre gli estremi limiti fisiologici. Ho spesso parlato delle motivazioni che spingono un atleta professionista ad aiutarsi con sostanze chimiche cercando di dare, pur disapprovando nella maniera più assoluta, un senso dettato da esigenze monetarie.
Ma il fenomeno ancor più inquietante è quello del doping a livello amatoriale: il prof Sandro Donati, paladino praticamente sconosciuto, perché quasi mai citato dai media, della lotta al doping in Italia e nel mondo, ha dichiarato, tramite l’Associazione Sport di Libera, che è stato stimato come, solo in Italia, circa 500.000 sportivi non per professione abbiano assunto sostanze dopanti almeno una volta in un anno. (rif. 2008).
E’ un dato impressionante. Anche se si parla ovviamente di qualsiasi tipo di attività fisica svolta a livello amatoriale (dalla palestra al volano), quante persone su un universo di 60 milioni di abitanti praticano uno sport? Vogliamo esagerare, 5 milioni… il 10%, ma se anche fossero 10 milioni, parleremmo comunque di un 5% di una intera popolazione che assume sostanze dannose per la propria salute, solo per praticare un’attività sportiva che, di per se, dovrebbe essere praticata proprio per stare bene di salute. 
Un assurdo nell’assurdo.
E attenzione, quando si parla di attività amatoriale, si deve chiaramente comprendere tutto l’ambito delle categorie preprofessionistiche, gli adolescenti per intendersi, che molto spesso, in maniera totalmente inconsapevole, vengono costrette ad usare determinate sostanze con la prospettiva di non poter progredire nel proprio ambito sportivo. E’ un problema gravissimo e come si fanno campagne istituzionali contro le droghe, il fumo, l’alcol, la guida spericolata, l’aids, allora bisogna farle anche contro il doping nello sport a tutti i livelli.
Il doping è una piaga sociale, identica a quelle appene citate e in quanto tale va evidenziata e combattuta con la prevenzione, raccontando la verità in merito e non avendo paura a dichiarare che: IL DOPING UCCIDE.
Noi di Webatletica, nel nostro piccolissimo ambito, daremo il buon esempio e cominceremo, in un prossimo futuro, a creare delle nostre campagne preventive per ricordare quanto appena detto. E giusto per stemperare appena la crudezza di quanto appena scritto divertiamoci con alcune delle giustificazioni più banali da parte di chi era stato beccato e che sono state riportate qualche giorno fa da Tgcom. E’ solo un piccolissimo campionario; di scuse ridicole e patetiche ne abbiamo sentite di ogni tipo e saremmo ben felici se voleste segnalarci quelle che più vi hanno colpito e maggiormente indignato.

Doping, le scuse degli sportivi - Ciclisti e calciatori i più fantasiosi (Tgcom del 01/10/2010)

"Ho mangiato troppa carne", questa è stata la fantasiosa risposta di Alberto Contador, il ciclista spagnolo reputato il migliore al mondo, all'Unione Ciclistica Internazionale che aveva annunciato la sua positività ad un test antidoping, parlando di una "piccola concentrazione di clenbuterolo"(sostanza utilizzata per accelerare crescita nelle bestie da macello). Ma Contador non è l'unico a possedere una fertile creatività nel mondo dello sport...

A reputare "assai improbabile", infatti, la spiegazione di Contador ci pensa Andrew Franklyn Miller, medico dello sport presso il Centre for Human Performance di Londra e responsabile dello staff sanitario della nazionale britannica di canottaggio, che ha commentato la difesa del ciclista affermando: "I quantitativi di clenbuterolo trasmessi nell'organismo umano attraverso carne contaminata sono incredibilmente contenuti, a meno che non si consumino enormi quantitativi di carne": "E' assai improbabile", ha aggiunto Miller, "che alla vigilia di una tappa di montagna qualcuno consumi tre o quattro bistecche".

Ma non c'è fine all'invenzione dell'intelletto umano, alcune storie sono così paradossali che sembrerebbero, lasciatecelo dire, inventate. Storica, ad esempio, la giustificazione del romeno Adrian Mutu, positivo alla cocaina ai tempi del Chelsea, disse di averla presa ''per migliorare le prestazioni sessuali''. Aveva infatti conosciuto una connazionale pornostar e voleva essere all'altezza.

La madre di tutte le positività nel calcio italiano fu, nel settembre del 1990, quella al Lipopill di Angelo Peruzzi ed Andrea Carnevale della Roma. ''Il Lipopill ce l'ha dato mia madre per smaltire una cena troppo generosa cucinata da lei dopo la gara con il Benfica'', raccontò il portiere. Vennero squalificati per un anno.

Numerosi i casi di positività anche al nandrolone, spesso cancellati a colpi di spugna, ovvero sentenze con pene non superiori ai 4 mesi. Christian Bucchi e Salvatore Monaco del Perugia dissero di aver ''fatto una abbondante grigliata di carne di cinghiale, che ci ha fatto venire fuori valori sballati''.

Per Fernando Couto, portoghese del Parma, fu invece ''tutta colpa di quello shampoo che conteneva nandrolone. E con la chioma che ho, io devo usarne molto''.

Famoso infine il caso di Marco Borriello, sospeso tre mesi per positività a prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone) dopo un Milan-Roma (allora il centravanti giocava nel Milan). La corte fu clemente perché tenne conto della spiegazione fornita dalla fidanzata del calciatore, Belen Rodriguez. ''Dopo un rapporto sessuale non protetto - spiegò la pin-up argentina - Marco s'è preso la mia stessa infezione vaginale e senza pensarci gli ho consigliato di usare la crema al cortisone che il mio medico mi aveva prescritto''. (Fonte TgCom 1 ottobre 2010)

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