13/10/10

Fidal Friuli: il malessere del Presidente

Una nostra comune amicizia mi ha girato il grido di dolore (lo vogliamo chiamare così?) del presidente della Fidal del Friuli-Venezia-Giulia. Una serie di argomenti che spesso compaiono sul nostro sito (lo leggerete) e che parlano di un clima davvero da ultima spiaggia nel mondo atletico friulano: mal comune, mezzo gaudio verrebbe da dire. Non conosco l'atto scatenante (o i fatti scatenanti) ma leggendo tra le righe la lettera del Sig. Germano Pettarin, si capisce fin troppo bene che debbano essere accadute le solite liti che vedono protagonisti da una parte chi pratica l'atletica (atleti, accompagnatori e tecnici), dall'altra il GGG. Siamo ancora qui, purtroppo. Molte frasi sono condivisibili, anche se nella discussione qualche dubbio ci viene spontaneo. Gli "scontri", ormai siamo esperti del fenomeno, nascono quasi sempre non nella rigida applicazione delle norme che regolano lo svolgimento delle gare (principio insindacabile in uno sport come l'atletica e che sembra da tutti condivisa) ma in tutti gli aspetti collaterali, che vanno dalle iscrizioni, agli orari delle gare, agli spazi comuni nella pista e fuori da essa... cavolate, passatemi il termine. Su questi, (quasi) ogni gara diventa terreno di battaglia. Giustamente il Presidente, come io stesso chiedevo in un precedente articolo, chiede cum granu salis di valutare con meno rigidità questi aspetti e di concentrarsi su quello che è il fine di tutte le rotelline che dovrebbero girare attorno all'atletica VERA: far disputare le gare, non impedirne la partecipazione o renderne comunque difficile la fattualità. Dietro il banco degli imputati vengono messi (mi sembra di capire) tutti: GGG e accompagnatori, tecnici, genitori. Rimangono fuori solo i ragazzini per i quali quelle gare rappresentano un momento delicato per abbracciare lo sport. Stranamente (come sottolineava il nostro amico seganalatore) sembra si faccia un distinguo tra i giovani atleti e quelli meno giovani, come se quella categoria rientrasse anch'essa nel balailamme creatosi. Vi lascio alla lettera.
 

Lettera aperta del Presidente FIDAL FVG
All’Atletica della nostra Regione

Carissimi amici,
ho voluto aspettare un po’ di tempo prima di rivolgermi alla Vostra attenzione per lasciare che delusione, preoccupazione e fastidio decantassero, lasciando spazio – per quanto possibile – a lucidità di ragionamento e terzietà di giudizio.
Io non ci sto più.
Con frequenza sempre maggiore si assiste sui nostri campi di gara ad episodi deplorevoli; indici di maleducazione, mancanza di rispetto, rigidità di comportamento e giustizialismo inopportuno e becero.
Non ci sto più.
Non sono più disponibile ad assistere o ad ascoltare la cronaca di episodi disdicevoli dove i giudici vengono apostrofati a male parole o dove gli atleti, e tra essi i più giovani, vengono sacrificati sull’altare di un arcigno anacronistico braccio di ferro tra i giudici, i tecnici e gli accompagnatori.
Non ci sto più.
Non posso tollerare che si finga di non sapere che l’attività dei giudici è volontariato puro. Vengono aggredite ed offese persone, sempre più spesso anche in età, che donano il loro tempo al nostro movimento. Durante i fine settimana e spesso durante la settimana queste persone sottraggono lunghe ore al proprio tempo libero, alle proprie famiglie ed al proprio lavoro per soddisfare l’amore per l’Atletica Leggera, regalandoci la loro attività. E queste persone invece di essere ringraziate vengono offese ed aggredite? Bell’esempio diamo ai nostri ragazzi: mancanza di rispetto e maleducazione.
Non ci sto più.
Non posso permettere che si trattino tutti gli atleti allo stesso modo. Un esordiente, un ragazzo ed un cadetto è profondamente diverso da un allievo, uno junior od un assoluto. I bambini sono diversi dagli adolescenti e tutti sono diversi dagli adulti. Una manifestazione regionale dedicata ai cadetti non è una Olimpiade e non è nemmeno un Campionato italiano.
Le normative vanno interpretate “cum grano salis”, facendo grande attenzione a coloro cui le norme vengono applicate. Nostro obiettivo dovrebbe essere educare i nostri ragazzi, crescerli nel rispetto degli altri e delle Istituzioni, farne cittadini esemplari ed atleti dediti. Ogni cieca applicazione della norma è errata perché se è vero che la giustizia è cieca, è altrettanto vero che la bilancia che impugna è sempre in equilibrio. Se accompagnatori o tecnici ritardano od hanno altri imprevisti ed i ragazzi arrivano in ritardo alla spunta, magari di concorsi, bisogna valutare con attenzione la situazione e non va penalizzato il ragazzo o la ragazza, con il rischio di allontanarlo dal meraviglioso mondo dell’Atletica Leggera.
Le colpe dei padri non vanno fatte scontare ai figli e l’educazione passa attraverso insegnamento e coinvolgimento, non tramite comportamenti imperativi ed apodittici. E non si può nemmeno costringere i responsabili a “dare il buon esempio” per un malinteso senso di autorità violata. Ricordiamo, tutti, che l’autorità è frutto della statura morale e del rispetto, non certo dell’autoritarismo o della imposizione.
Non ci sto più.
Non posso sopportare che mi si chieda di fare il giustiziere od il boia.
Sempre più numerose le lamentele, le segnalazioni, le richieste di intervento o di punizione esemplare. Il mio, il nostro compito non è punire; è lavorare al fine di mettere in condizione gli atleti (tutti, più o meno giovani) di gareggiare. La nostra finalità è far gareggiare, non impedire che le sfide con il metro ed il cronometro si svolgano.
Si respira un’aria pesante, conflittuale, giustizialista. L’obiettivo della nostra organizzazione non è la burocratica lettura dei regolamenti, ma la ragionevole applicazione degli stessi. Non mi importa chi ha ragione, mi interessa il risultato di chi ha gareggiato.
Non ci sto più.
Dobbiamo lavorare per l’Atletica non per la burocrazia. Non sono disposto ad assistere alle gare e ad applaudire gli atleti mentre giudici, tecnici ed accompagnatori si guardano in cagnesco, pronti a scrivere al Comitato Regionale per qualunque difetto si sia riscontrato.
Siamo tutti volontari innamorati dell’Atletica; nessuno può dimenticarlo. Siamo tutti poco preparati: studiamo assieme. Siamo tutti poco disponibili: conosciamoci meglio. Siamo tutti troppo impegnati: riduciamo con lucidità gli impegni facendo meno manifestazioni ma più rilevanti.
Siamo tutti volontari che amano l’Atletica: non spegniamo l’entusiasmo dei nostri atleti con la saccenza dei nostri comportamenti. Non voglio rischiare che l’Atletica somigli ad altri sport dove genitori ululano infamie agli arbitri ed incitano i figli a comportamenti antisportivi e dove tecnici e dirigenti, quasi padri padroni, trattano gli atleti come mezzi, non come unico obiettivo.
Io non ci sto più, spero che anche Voi non ci stiate.
Grazie.


Trieste, 6 ottobre 2010 Il Presidente del CR FVG


avv. Guido Germano Pettarin

2 commenti:

  1. Semplicemente ai Campionati Regionali individuali Cadetti i giudici si sono inventati di mettere l'addetto ai concorrenti senza per altro comunicarlo sul programma orario e nemmeno a voce.Chi non ha confermato non e' stato fatto gareggiare malgrado non ci fosse grandi problemi di partecipazione.Il Presidente seppur presente non è intervenuto.Se n'è rimasto impalato come un fesso a guardare cosa succedeva.Giustamente i tecnici coinvolti si sono incazzati ampiamente ma purtroppo la nostra regione è governata da imbecilli.

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  2. Il Presidente ha pubblicato una lettera di facciata che non dice assolutamente nulla. Il suo ruolo da piccolo politicante è quello di fare da foglia di fico ad un ambiente dell'atletica leggera regionale in cui continuano ad esserci logiche... Si proteggono tra loro società, tecnici e giudici che da un lato vivono - da sempre - sputtanandosi, pessimo esempio per i giovani - quelli che rimangono diventano purtroppo adulti come loro - e dall'altro sono totalmente legati ad una patetica mutua insignificante sopravvivenza. Non prendetevela con lui, che mette solo la faccia. Quelli che decidono sono ancora altri, ben più colpevoli dei risultati pessimi, in tutti i sensi

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