Una nostra  comune amicizia mi ha girato il grido  di dolore (lo vogliamo chiamare così?) del presidente della Fidal  del Friuli-Venezia-Giulia. Una serie di argomenti che spesso compaiono  sul nostro sito (lo leggerete) e che parlano di un clima davvero da  ultima spiaggia nel mondo atletico friulano: mal comune, mezzo gaudio  verrebbe da dire. Non conosco l'atto scatenante (o i fatti scatenanti)  ma leggendo tra le righe la lettera del Sig. Germano Pettarin, si capisce fin troppo bene che debbano  essere accadute le solite liti che vedono protagonisti da una parte chi  pratica l'atletica (atleti, accompagnatori e tecnici), dall'altra il  GGG. Siamo ancora qui, purtroppo. Molte frasi sono condivisibili, anche  se nella discussione qualche dubbio ci viene spontaneo. Gli "scontri",  ormai siamo esperti del fenomeno, nascono quasi sempre non nella rigida applicazione delle norme che  regolano lo svolgimento delle gare (principio insindacabile in uno sport  come l'atletica e che sembra da tutti condivisa) ma in tutti gli  aspetti collaterali, che vanno dalle iscrizioni, agli orari delle gare,  agli spazi comuni nella pista e fuori da essa... cavolate, passatemi il  termine. Su questi, (quasi) ogni gara diventa terreno di battaglia.  Giustamente il Presidente, come io stesso chiedevo in un precedente  articolo, chiede cum granu salis di valutare con meno rigidità  questi aspetti e di concentrarsi su quello che è il fine di tutte le  rotelline che dovrebbero girare attorno all'atletica VERA: far disputare  le gare, non impedirne la partecipazione o renderne comunque difficile  la fattualità. Dietro il banco degli imputati vengono messi (mi sembra  di capire) tutti: GGG e accompagnatori, tecnici, genitori. Rimangono  fuori solo i ragazzini per i quali quelle gare rappresentano un momento  delicato per abbracciare lo sport. Stranamente (come sottolineava il  nostro amico seganalatore) sembra si faccia un distinguo tra i giovani  atleti e quelli meno giovani, come se quella categoria rientrasse  anch'essa nel balailamme creatosi. Vi lascio alla lettera. 
  Lettera aperta del Presidente FIDAL FVG
All’Atletica della  nostra RegioneCarissimi amici,
ho voluto aspettare un po’ di tempo prima  di rivolgermi alla Vostra attenzione per lasciare che delusione,  preoccupazione e fastidio decantassero, lasciando spazio – per quanto  possibile – a lucidità di ragionamento e terzietà di giudizio.
Io  non ci sto più.Con frequenza sempre  maggiore si assiste sui nostri campi di gara ad episodi deplorevoli;  indici di maleducazione, mancanza di rispetto, rigidità di comportamento  e giustizialismo inopportuno e becero.
Non ci sto più.Non sono più disponibile ad assistere o ad  ascoltare la cronaca di episodi disdicevoli dove i giudici vengono  apostrofati a male parole o dove gli atleti, e tra essi i più giovani,  vengono sacrificati sull’altare di un arcigno anacronistico braccio di  ferro tra i giudici, i tecnici e gli accompagnatori.
Non ci sto  più.Non posso tollerare che si finga  di non sapere che l’attività dei giudici è volontariato puro. Vengono  aggredite ed offese persone, sempre più spesso anche in età, che donano  il loro tempo al nostro movimento. Durante i fine settimana e spesso  durante la settimana queste persone sottraggono lunghe ore al proprio  tempo libero, alle proprie famiglie ed al proprio lavoro per soddisfare  l’amore per l’Atletica Leggera, regalandoci la loro attività. E queste  persone invece di essere ringraziate vengono offese ed aggredite?  Bell’esempio diamo ai nostri ragazzi: mancanza di rispetto e  maleducazione.
Non ci sto più.Non  posso permettere che si trattino tutti gli atleti allo stesso modo. Un  esordiente, un ragazzo ed un cadetto è profondamente diverso da un  allievo, uno junior od un assoluto. I bambini sono diversi dagli  adolescenti e tutti sono diversi dagli adulti. Una manifestazione  regionale dedicata ai cadetti non è una Olimpiade e non è nemmeno un  Campionato italiano.
Le normative  vanno interpretate “cum grano salis”, facendo grande attenzione a coloro  cui le norme vengono applicate. Nostro obiettivo dovrebbe essere  educare i nostri ragazzi, crescerli nel rispetto degli altri e delle  Istituzioni, farne cittadini esemplari ed atleti dediti. Ogni cieca  applicazione della norma è errata perché se è vero che la giustizia è  cieca, è altrettanto vero che la bilancia che impugna è sempre in  equilibrio. Se accompagnatori o tecnici ritardano od hanno altri  imprevisti ed i ragazzi arrivano in ritardo alla spunta, magari di  concorsi, bisogna valutare con attenzione la situazione e non va  penalizzato il ragazzo o la ragazza, con il rischio di allontanarlo dal  meraviglioso mondo dell’Atletica Leggera.
Le colpe dei padri non vanno fatte scontare ai figli e  l’educazione passa attraverso insegnamento e coinvolgimento, non tramite  comportamenti imperativi ed apodittici. E non si può nemmeno  costringere i responsabili a “dare il buon esempio” per un malinteso  senso di autorità violata. Ricordiamo, tutti, che l’autorità è frutto  della statura morale e del rispetto, non certo dell’autoritarismo o  della imposizione.
Non ci sto più.Non posso sopportare che mi si chieda di fare il giustiziere od il boia.
Sempre più numerose le lamentele, le segnalazioni, le  richieste di intervento o di punizione esemplare. Il mio, il nostro  compito non è punire; è lavorare al fine di mettere in condizione gli  atleti (tutti, più o meno giovani) di gareggiare. La nostra finalità è  far gareggiare, non impedire che le sfide con il metro ed il cronometro  si svolgano.
Si respira un’aria  pesante, conflittuale, giustizialista. L’obiettivo della nostra  organizzazione non è la burocratica lettura dei regolamenti, ma la  ragionevole applicazione degli stessi. Non mi importa chi ha ragione, mi  interessa il risultato di chi ha gareggiato.
Non ci sto più.Dobbiamo lavorare per l’Atletica non per  la burocrazia. Non sono disposto ad assistere alle gare e ad applaudire  gli atleti mentre giudici, tecnici ed accompagnatori si guardano in  cagnesco, pronti a scrivere al Comitato Regionale per qualunque difetto  si sia riscontrato.
Siamo tutti  volontari innamorati dell’Atletica; nessuno può dimenticarlo. Siamo  tutti poco preparati: studiamo assieme. Siamo tutti poco disponibili:  conosciamoci meglio. Siamo tutti troppo impegnati: riduciamo con  lucidità gli impegni facendo meno manifestazioni ma più rilevanti.
Siamo tutti volontari che amano  l’Atletica: non spegniamo l’entusiasmo dei nostri atleti con la saccenza  dei nostri comportamenti. Non voglio rischiare che l’Atletica somigli  ad altri sport dove genitori ululano infamie agli arbitri ed incitano i  figli a comportamenti antisportivi e dove tecnici e dirigenti, quasi  padri padroni, trattano gli atleti come mezzi, non come unico obiettivo.
Io  non ci sto più, spero che anche Voi non ci stiate.Grazie.
Trieste, 6 ottobre 2010 Il Presidente del CR FVG
avv. Guido Germano Pettarin

 
Semplicemente ai Campionati Regionali individuali Cadetti i giudici si sono inventati di mettere l'addetto ai concorrenti senza per altro comunicarlo sul programma orario e nemmeno a voce.Chi non ha confermato non e' stato fatto gareggiare malgrado non ci fosse grandi problemi di partecipazione.Il Presidente seppur presente non è intervenuto.Se n'è rimasto impalato come un fesso a guardare cosa succedeva.Giustamente i tecnici coinvolti si sono incazzati ampiamente ma purtroppo la nostra regione è governata da imbecilli.
RispondiEliminaIl Presidente ha pubblicato una lettera di facciata che non dice assolutamente nulla. Il suo ruolo da piccolo politicante è quello di fare da foglia di fico ad un ambiente dell'atletica leggera regionale in cui continuano ad esserci logiche... Si proteggono tra loro società, tecnici e giudici che da un lato vivono - da sempre - sputtanandosi, pessimo esempio per i giovani - quelli che rimangono diventano purtroppo adulti come loro - e dall'altro sono totalmente legati ad una patetica mutua insignificante sopravvivenza. Non prendetevela con lui, che mette solo la faccia. Quelli che decidono sono ancora altri, ben più colpevoli dei risultati pessimi, in tutti i sensi
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