Visualizzazione post con etichetta fidal. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fidal. Mostra tutti i post

05/01/13

Atletica e Scuola, la grande bufala

Sapete, no, qual'è il mantra della politica-atletica italiana? La scuola!! non c'è dirigente, politico, tecnico o giornalista specializzato che, di fronte al quesito Madre sulla vera ragione della crisi dell'atletica, non indichi al primo posto la scuola. La crisi dell'atletica italiana partirebbe cioè, dando credito a questo assunto, da lontano, lontanissimo, ovvero dalla crisi di vocazioni che attanaglia questo sport sin dal primo cancello di entrata, ovvero nel variegato mondo scolastico. Del resto, è un mantra talmente radicato nella nostra cultura sportiva, che pure io ci avevo creduto ma...  ieri sera, discutendo di atletica con l'amico Gianluca Zuddas (dopo l'articolo di ieri sulla necessità di studiare l'abbandono di atleti con appositi strumenti di analisi) e basandoci sui freddi numeri, è invece emersa quella che appare come un bufala colossale. La questione "scuola", nell'atletica, non esiste! Ovvero, quello che ci viene raccontato da tempo (la mancanza o l'assenza di reclutamento) in realtà è un problema molto marginale rispetto a quello che sembra il vero problema dell'atletica, cioè... l'abbandono di questo sport da parte dei ragazzi DOPO il reclutamento!! Parliamoci chiaro: non è che il reclutamento sia uno strumento funzionale, eh... ce ne rendiamo conto tutti, ma una volta letti i dati come ve li mostreremo, vi ricrederete sulle vere problematiche dell'atletica attuale. 

Mentre discutevamo di queste cose con il citato Gianluca Zuddas, questi ha preso e autonomamente ha analizzato i dati dei tesseramenti alla Federazione degli ultimi 10 anni producendo una tabella molto significativa. Quello che è emerso è pazzesco, a mio modo di vedere, e la cosa più pazzesca, mi sembra di capire, è che nessuno lassù (o laggiù) in Fidal non si sia mai accorto prima della falla gigantesca che si è aperta e che sembra si stia ampliando a dismisura. L'idea che ho proposto allo stesso Gianluca e Sonia Marongiu, che ha contribuito alla discussione, era quella di un rubinetto che butta nella vasca acqua (gli atleti) e vi sia nella stessa vasca una falla che fa uscire la stessa quantità di acqua che vi era entrata. E capirete ben presto il perchè.

Per le analisi vi rimando direttamente alle qui sotto allegate tabelle. Ma alcuni dati vale la pena enunciarli per capire di cosa sto parlando. Si sono tolte le statistiche relative alle categorie ragazzi e soprattutto esordienti, i cui dati sono in crescita esponenziale e di cui, personalmente, nutro dubbi e sospetto che il dato sia modificato da balzelli normativi che impongono il tesseramento a ragazzi che fanno tutt'altro sport, la nostra attenzione si è focalizzata sui cadetti, continuando via-via sino ai Senior.

Orbene, guardate la tabella 2 qui allegata. Il numero di cadetti tesserati dal 2001 al 2011 è impressionante, visti i dati che poi si riscontrano tra i senior. Tra maschietti e femminucce si va dagli oltre 15.000 del 2002 (picco massimo), agli 11.000 del 2008, picco minimo. Dal 2008 in poi, si registra invece una sostanziale crescita, con un trend che si conferma tale anno per anno: l'anno scorso i tesserati nelle categorie cadetti sono stati circa 12.500. Diciamo che mediamente i cadetti tesserati in questi ultimi 10 anni sono stati circa 12.000. Riflettiamo su questo primo dato: il dato, pressochè costante, e superiore ai 12000 ragazzi, attesta un fatto incontrovertibile ed è bene ribadirlo: ogni anno "entrano" nella categoria cadetti più di 12.000 atletini in erba. Un esercito, dove il campione statistico imporrebbe delle grandi riflessioni ai gestori della cosa pubblica, ovvero i decision makers della Federazione, atteso che poi sui campi-gara passano i covoni di sterpaglie e i rettilinei sembrano la Main Street di qualche paesino del Far West abbandonato. 

Con 12.000 atleti all'anno, anche calcolando tassi di abbandono fuori range, vi posso già fare una considerazione: il proselitismo nella scuola funziona, o funzionicchia, ciò che davvero non funziona viene dopo. Sembra lapalissiano! I cadetti, poi, non dimentichiamolo, rappresentano il primo vero anello della catena sportiva agonistica, perchè un ragazzino a quell'età ha già tendenzialmente abbracciato lo sport che lo accompagnerà nel suo periodo da teen-agers.. 

Ragioniamo su un altro dato: i tesserati alla Fidal sono circa 150.000. 12.000 atleti immessi nella nel calderone nella categoria cadetti significano ben l'8%! Vuol dire che ogni anno, solo da quel gate/cancello che è la categoria cadetti la Federazione possiede una risorsa umana inestimabile. Certo, non saranno mai i dati del calcio, che si muoverà nell'ordine delle centomila unità all'anno, o degli altri sport di squadra, ma 12000 ragazzini non sono certo pochi, visto che l'atletica di vertice si concretizza poi con poche decine di atleti. 

Vediamo quindi i tassi di abbandono. Quando si passa alla categoria allievi avviene già la prima rasoiata al quorum di atleti entrati. Addirittura tra le ragazzine c'è il dimezzamento netto delle tesserate: nel 2001 si passò, ad esempio, da 6600 cadette a 3076 allieve. Meno della metà! Ma secondo il CONI, che ha fornito dati complessivi sullo sport italiano giovanile, il calo fisiologico tra le due classi d'età si attesta attorno al 8/9%, non al 50%! Vuol dire che tutte quelle ragazzine perse dall'atletica sono finite dritte-dritte a fare un altro sport!

Il trend è più o meno confermato negli anni successivi, come si può vedere bene dal grafico preparato da Gianluca. Paradossale, guardando quello stesso grafico, che negli ultimi 4 anni, nonostante l'innalzamento del numero delle tesserate nella categoria cadette, sia rimasto invariato il numero delle tesserate allieve... 

Tra i maschietti il dato è altrettanto impressionante, anche se, anzichè con dimezzamenti veri e propri, si arriva al 40% circa in meno di "passaggi" (per il CONI, anche qui, la perdita netta è solo del 10%... altre centinaia di ragazzini che vanno verso altri sport, evidentemente). Altra riflessione: non siamo degli sprovveduti e sappiamo benissimo cosa avvenga in quegli anni delicati. Il passaggio tra le scuole dell'obbligo, gli spostamenti più lunghi per raggiungere i luoghi delle prime vere scelte di vita... nuove amicizie, nuove compagnie. Ma vi lascio questo primo interrogativo: non è già a questo punto fuorviante sostenere che il problema sia il proselitismo di fronte ad una perdita netta annuale, dal passaggio tra una categoria all'altra, di ben 6/7000 atletini, corroborata poi dai dati del CONI secondo cui la perdita di tesserati nello sport complessivo tra quelle fasce d'età non superi il 10%? Non è forse qui che per prima bisogna intervenire, prima che indicare il proselitismo come unica e originaria ragione del malessere dell'atletica?

Tra le donne, nel passaggio alla categoria juniores, avviene un'ulteriore pazzesco dimezzamento. Nel solo arco di 4 anni, delle circa 6000 ragazzine che erano entrate con la categoria cadette, ne rimangono circa 1500: solo il 25% del totale! Secondo il CONI, dovrebbero attestarsi invece tra il 55% e il 60%! Un dato impressionante, non trovate? Altra riflessione: qui le ragazzine sono già inquadrate in una scuola dell'obbligo. L'abbandono sembra essere meno giustificabile da problemi esogeni all'atletica, ma chiaramente endogeni. Da fattori di qualità del "prodotto atletica", piuttosto che dalle reti amicali. Per i ragazzini invece il trend di abbandono sembra seguire la stessa strada di un 40% in meno rispetto alla categoria precedente, contro l'oltre 50% che registrano le junior. Ma andiamo avanti.

La corsa verso gli inferi statistici rallenta solo verso la categoria promesse, dove però le strade sono già tracciate dalla categoria precedente e dove le variabili indipendenti (scuola, amicizie, sirene da altri sport...) hanno un impatto molto inferiore. Il dato sulle promesse femminili sembra aver toccato uno zoccolo duro, che, nonostante le oscillazioni delle altre categorie, rimane più o meno ancorato sulle mille unità. Dall'inizio del percorso, sei anni prima, delle 6000 ragazzine ne sono rimaste 1000: poco più del 16%. Ritorno adesso col mio mantra: davvero il vero problema dell'atletica italiana è il proselitismo, se l'84% delle atlete si perde quando ormai sono già dentro il sistema in soli 6 anni? Il fenomeno fin qui riscontrato, rallenta anche tra i maschietti, come è ben desumibile dalla tabella: a fronte di una media (degli ultimi 10 anni) di circa 7000 cadetti, rimangono alla fine, dopo la spremitura, circa 2200 promesse, ovvero il 31% del totale entrato. Il doppio rispetto alle donne. Sono davvero "fisiologici" questi cali tanto da invocare un proselitismo così agguerrito? Secondo i dati del CONI, no. Basterebbe limitare questi cali al 50% per vedere un'atletica super-affollata.

Ma veniamo al punto cruciale. Le senior. I dati, che non sono disponibili scremati e che di conseguenza aggregati, parlano di tesserati nella categoria senior rispettivamente di circa 6000 uomini e circa 2500 donne (fatta una stima ad occhio degli ultimi 10 anni). Un attimo... la categoria senior dura però dai 22 anni sino ad infinito... diciamo che per facilitarci il compito dura dai 22 ai 35, ovvero 13 anni. Tralasciamo il dato dei master tesserati come senior (si stima siano oltre un migliaio) per non essere impietosi. Pensate un pò: chiaramente la curva seguirebbe un trend negativo negli anni successivi alla categoria promesse, e non so minimamente dove tornerebbe positiva (necessariamente, visto che i master sono in continua ed esponenziale crescita). Ma se spalmassimo il dato delle tesserate donne sui 13 anni di categoria, verrebbero fuori dati ridicoli per una federazione di 150.000 tesserati. Ovvero... in Italia ci sarebbero poco meno di 200 senior femminili per ogni anno, dal primo dopo la categoria promesse sino al primo anno della categoria master! Incredibile, non trovate?! 

Sarebbe interessante conoscere il dato complessivo delle senior nei successivi due anni dopo la categoria promesse, ma sconcerterebbe: avremmo sicuramente una perdita netta di atlete provenienti dalla categoria cedette superiore al 90%!!! Probabilmente molte di più: su 100 cadette, arrivano alla categoria senior 3/4 atlete! Vedete un pò voi che razza di proselitismo bisognerebbe fare per raddoppiare quel numero, senza che si modifichino strada facendo tutte le criticità del sistema-atletico italiano.

Per gli uomini, come per tutto il trend precedente, i dati sono leggermente migliori, ma rimane una ferita clamorosa. Vogliamo fare un'altra riflessione? Ebbene, di tutti quei senior di cui abbiamo parlato prima (circa 8500 tra uomini e donne) quanti corrono su strada? Una caterva! Se si potesse conoscere il numero di senior che praticano l'attività su pista troveremmo giusto i 300 atleti tesserati per i gruppi sportivi militari e qualche sparuto highlander che serve per riempire le batterie delle serie inferiori (o per non far saltare o lanciare in solitudine i "campioni"). Tutto questo per dirvi, che un senior che pratica l'attività su pista oggi, è paragonabile ad un Gronchi Rosa. 

Ora, mi collego con quanto scritto ieri sul tasso di abbandono che andrebbe analizzato nello specifico, non con macrotabelle: è il prodotto-atletica che va migliorato, che va reso accessibile ai più, e non limitato continuamente e progressivamente. Paradossalmente le politiche degli ultimi anni, invece di rendersi conto di queste problematiche, hanno trasformato questo sport (nella sua configurazione su pista) come qualche cosa di elitario, riservato a pochi. E la gente se nè andata: i ragazzini se ne sono andati, i senior se ne sono andati... che senso ha praticare uno sport agonistico se non c'è alcuno sbocco che non sia partecipare alla 4x100 dei c.d.s. assoluti? Vanno date opportunità a tutti, anche ai medio-bassi (almeno in una fase di rinascita) con iniziative rivolte alla collettività piuttosto che (esclusivamente) alle elite.

Come? Classifiche a punti che premino ogni prestazione, anche quelle di chi arriva dietro, e non solo di coloro che arrivino sul podio. Minimi più abbordabili, manifestazioni più "aperte", un diverso rapporto tra giudici e atleti, campionati di Serie "B" per chi non ottiene il minimo per andare a quelli assoluti... addirittura si era pensato ad una suddivisione di categorie anche tra le promesse e i master, così da accorpare ai campionati master un campionato degli M30  (come esistono già in altre parti del mondo) e poi di una macro categoria che va dai 22 ai 30 (come nel ciclismo): voi non pensate che qualche senior di seconda fascia ambirebbe a vincersi il suo titolino nazionale anche correndo i 100 in 11"? Certo un titolo secondario rispetto a quello assoluto, ma un obiettivo, un motivo in più per rimanere...

Insomma, non ho la bacchetta magica, ma è chiaro che continuare a sostenere che il vero problema sia la scuola e il proselitismo è, stando ai dati, fuorviante. E' un problema, uno dei tanti, ma come abbiamo visto qualcuno si deve rimboccare la maniche per tappare le troppe falle della vasca...

Tesseramenti Italia 2001-2011 Cadetti Assoluti 

04/01/13

L'azienda Fidal e l'utopico Ufficio "Studio, Sviluppo e Progettazione" Atleti

Se in via estremamente ipotetica la Fidal fosse un'azienda che sfornasse il prodotto "atleti" come bene materiale e io ne fossi l'Amministratore Delegato ( faticosamente appena insediato dopo uno scrutinio serrato con l'altra cordata reazionaria) una delle prime cose che farei appena assiso sulla nuova poltrona in pelle umana, sarebbe alzare la cornetta e chiamare i responsabili del settore "Studio, Sviluppo, Progettazione degli Atleti". "Come... non esiste questo Ufficio??" ribatto alla segretaria. Non c'è problema: lo creo. Ci ritroviamo così, dopo pochissimo tempo, nella mia bella sala riunioni con vista sulla iridescente e mondana Via Flaminia. Insonorizzata, naturalmente. Ho voluto farmi assistere da persone con un minimo di capacità organizzative, piene di entusiasmo, con percorsi universitari nella raccolta di statistiche e nella loro successiva elaborazione: non mi faccio affiancare certo da soggetti scodinzolanti: a me servono persone pensanti, non portaborse o utili idioti che mi sostengano quando c'è da votare qualche cosa. Sono fatto così e questa è la mia azienda... gli altri la portassero avanti come vogliono. 

Il primo incontro con i miei professionisti è quello più importante. Devono capire sin da subito quello che voglio da loro. Sono rimasto in questo campo da troppo tempo e ho un mio pallino che vorrei condividessero per poi tradurlo in uno studio, in un lavoro. 

"Ragazzi, ho un problema...". I ragazzi mi guardano, pronti a scrivere sul loto taccuino e a porre eventuali domande. "Allora, il settore produzione funziona... più o meno. Ogni tot anni abbiamo l'atleta fuoriserie... ci vince le medaglie, e siamo tutti contenti. Gli operai, ok, non percepiscono grandi stipendi, ma chissà come riescono sempre a plasmare ottimi prodotti con costi della manodopera assolutamente incredibili: nemmeno in Cina riescono a produrre atleti a prezzi così concorrenziali". I ragazzi, naturalmente, assentono: la manodopera dei plasmatori di atleti molto spesso è uguale a zero. "Poi abbiamo la fortuna dei contributi statali che ci consentono di portare avanti la fase evoluta del prodotto "atleti". Abbiamo diversi impianti, come sapete, sparsi sul territorio: in Veneto, nel Lazio, in Emilia... Anche qui, bene o male che sia, c'è. Funziona e non funziona: ci lavoreremo su con altri settori dell'azienda per ottimizzarli in sinergia con il nostro Ufficio: sono troppo distanti da noi al momento ma deve cambiare il sistema di produzione. Il mio problema è da un'altra parte...". I ragazzi, si guardano: nessuno si distrae. "Sulla ricerca di materie prime (gli atleti), anche lì, ci sarà un altro settore della ditta che si occuperà delle problematiche: sappiamo bene cosa bisogna fare e dove cercare queste benedette materie prime... Il problema è complesso ed entriamo in concorrenza con altre imprese fortissime... ma ce la faremo, vedrete. Ecco quindi il problema: com'è possibile che dalle materie prime che faticosamente riusciamo ad estrarre dal territorio, otteniamo 100 atleti e che poi dopo soli pochi anni dalla produzione, ne arrivino alla "commercializzazione" solo cinque o sei? Dove sono finiti gli altri 94 o 95? Ma soprattutto: di quei 94 o 95, dove sono finiti tutti quelli che erano i prodotti migliori, quelli che erano in testa alle classifiche di qualità, ovvero le loro categorie, quelli che erano talmente perfetti da aver siglato dei record regionali e italiani... dove sono? Io qui, sulla carta, ne vedo appunto pochissimi pronti da vendere: eppure tutte quelle prestazioni mostruose le hanno ottenute solo pochi anni fa! Ci abbiamo rimesso un sacco di investimenti di "tempo"... e per fortuna la manodopera era quasi gratuita... 

Ok, ora viene il bello: "quindi ho pensato ad una cosa: non c'è sviluppo di questa azienda se non si comprende perchè ciò che è seminato, ovvero i nostri investimenti di tempo degli operai, siano andati in fumo! Voglio sapere dove siano finiti questi ragazzi! Ne và del buon nome dell'azienda!". Mi rendo troppo tardi di aver alzato la voce... ma nessuno dei ragazzi si intimorisce. "Quindi, ecco cosa dovrete fare: prendetevi le classifiche degli ultimi anni, poi stabiliremo quanti: cadetti, allievi, junior... i primi dieci di quelle classifiche. O 20, vedete voi! Di ognuno di essi, studiatevi ogni aspetto: cosa facevano, specialità e prestazioni, e cosa fanno adesso. A me interessano non quelli che ce l'hanno fatta, ma quelli che non sono spariti! Voglio sapere dove siano finiti! Ho bisogno di un'indagine epidemiologica profonda su di loro."

"Quindi: prima fate un censimento su questi ragazzi... in una seconda fase bisognerà cercare di contattarli ad uno ad uno. So che è difficile, ma vi pago per questo! Appartenevano ad una società? Ecco... contattate la società! Quando li avrete finalmente contattati inizierà il vostro vero lavoro cerebrale, quello per il quale vi chiedo la massima professionalità: un'intervista in profondità sui motivi del loro abbandono o della loro caduta negli inferi delle prestazioni. Dobbiamo capire quali sono queste motivazioni: se sono causate dai genitori, dalla scuola, dall'allenatore, dalla difficoltà di allenarsi, da delusioni derivanti dalle gare, dal calo delle prestazioni dovute al rapporto con il proprio coach, dalle mancate convocazioni alle rappresentative regionali, da un diverso atteggiamento del loro coach in seguito all'esplosione prestativa, dal prodotto-gara che forniamo che dicono sia davvero scarso, dall'assenza di impianti e strutture per allenarsi... bisogna analizzare se quei problemi derivino da fattori esogeni alla nostra azienda o endogeni. Dobbiamo capire se si può intervenire per far in modo che i talenti rimangano, o se il tutto dipende da cause sulle quali non possiamo intervenire. E poi dobbiamo capire se il fenomeno sia localizzato o generalizzato, se possiamo circoscriverlo o meno. Dobbiamo sapere: se non sappiamo, se non ci conosciamo, non amiamo la nostra azienda". 

"Fatta questa prima parte di studio... non so quanto potrà durare... un anno? Due? Non importa! Trarremo delle conclusioni. Troveremo delle ridondanze, delle circostanze statistiche significative: i motivi comuni dell'abbandono di questi benedetti ragazzi. Cercheremo quindi, ed è la terza fase, sulla base del vostro studio, di approntare strategie che possano servire ai ragazzi che verranno raccolti nei prossimi anni a rimanere... non possiamo permetterci di buttare continuamente alle ortiche centinaia di ragazzi tra i quali, statisticamente, uno o due potrebbero essere le fuoriserie di domani! E' illogico! Per la soluzione dei problemi che alla fine di tutto riscontrerete, appena avremo i dati in mano, ci troveremo ancora qui e ne discuteremo: molte teste riescono ad arrivare molto più lontana di una sola". 

I ragazzi hanno compreso benissimo: uno studio a 360° non sul perchè non ci siano atleti, ma perchè questi abbandonino: non è forse più facile, nel bilancio aziendale, migliorare un prodotto, piuttosto che ricrearselo da zero continuamente puntando tutto sulla speranza che sia quello giusto? 

10/04/11

La Fidal e il (mal)trattamento degli atleti top

Sull'ultimo numero di Track&Field che mi sono fatto spedire (oh, tra prezzo del giornale e spedizione dagli USA si spende sui 3 €, cioè un 40% in meno che per una delle tradizionali riviste specializzate di atletica italiane, che costano invariabilmente 5€) c'è un interessantissimo articolo sugli atleti professionisti a stelle e strisce. Se la leggessero gli atleti italiani in odore di medaglie, si indignerebbero. Partiamo da un preambolo: come avevo avuto modo di scrivere leggendo il bilancio della Fidal del 2010, sembrava di assistere alla sagra degli orrori: mi domandavo intimamente e con un pizzico di amarezza (sapendo gli sforzi immani che con la mia piccola società si è costretti a fare per la sola riaffiliazione e per tutti i tesseramenti) e quanti di quei 20 milioni e 424 mila euro annuali che entravano nelle casse bucate della Fidasics andassero sperperati nelle più astruse motivazioni. Ho lasciato la domanda in sospeso fino a che non ho trovato l'articolo sulla rivista americana, che mi ha spinto a scavare e cercare di conoscere quanto spendesse invece la USATF (la federazione americana di Atletica Leggera) ogni anno per la propria attività. Ebbene, facendo qualche calcolo, tra budget e tesseramenti (escludiamo i guadagni da vendita dei gadgets... qui in Italia tali proventi, o non esistono, o dubito che i proventi della vendita del materiale marchiato Fidal vadano a rimpinguare le casse della Federazione) la USATF ha raccolto circa 45 milioni di dollari nel 2010, che al cambio di oggi, domenica 10 aprile, equivalgono a circa 35 milioni di euro. Ora, stiamo parlando di un movimento sportivo nettamente più numeroso: se solo dovessimo guardare alla popolazione residente, ipotizzerei che i tesserati in atletica sia collocati tra i 600.000 e i 700.000. 
Quello a cui voglio arrivare è la parte di budget che la USATF destina agli atleti di punta, quelli che sono in odore di medaglie o anche no: 4,4 milioni di dollari (cioè circa il 10% del budget TOTALE) per finanziare nonsolo  l'atleta direttamente (le famose diarie che vengono date in Italia), ma anche per fornire agli atleti top (o quasi) supporto medico, un'assicurazione sulla salute (pazzesco ma ovvio, no?), agevolazioni sugli spostamenti per le gare e un'ampia serie di facilitazioni anche sulla logistica degli allenamenti. Oltre ai 4,4 milioni di dollari, c'è un ulteriore contributo di 1,1 milioni di dollari della USOC (il nostro CONI) per gli stessi atleti: totale destinato agli atleti più promettenti e medagliabili: 5,5 milioni di dollari. Adesso vediamo come vengono spalmati. La USATF, per disciplinare questo flusso di denaro, ha diviso gli atleti in 3 livelli: al livello 1 ci sono i medagliati alle ultime olimpiadi, o medagliati nelle ultime due massime manifestazioni internazionali (mondiali), o entrati nella top-10 del ranking mondiale di T&F (pensate che razza di valore ha il prestigio di questa rivista), o nei primi 5 del ranking degli ultimi due anni. A questo livello sono presenti attualmente 92 atleti (47 uomini e 45 donne). Al secondo livello, troviamo gli atleti piazzatisi tra i primi 8 negli ultimi mondiali o olimpiadi (48 atleti totali), mentre al terzo livello esclusivamente coloro che sono appena usciti dai college (i primi due anni diciamo) e che hanno ottenuto il limite A per Mondiali ed Olimpiadi. Per questi atleti (attualmente 13) i fondi sono però limitati a benefici. Di fatto 140 atleti si spalmano i 5,5 milioni di dollari, cioè, una media di 39.000 dollari pro-capite. Fatte le debite proporizioni, è come se in Italia ogni atleta "top" percepisse dalla Fidal un contributo annuo di circa 20 mila euro. Ma in Italia, è anche vero, non ci sono 140 atleti così forte: quanti saranno tra medagliabili e finalisti? Vogliamo ipotizzare un numero... 20? Ecco: fatte queste premesse, sembra una cosa abbastanza logica pensare che gli atleti di punta di una Federazione debbano necessariamente essere la punta degli investimenti della Federazione stessa: è un pò come pensare ad un'azienda di auto. Se il prodotto è un auto di scarsa affidabilità, che consuma molto e pure brutta, chi la compra quella vettura? 
Allo stesso modo, se un vortice di 20 milioni di euro di una Federazione Sportiva è uno sputacchio da zero medaglie nei grandi appuntamenti internazionali, che razza di pubblicità è (e successivo investimento in termini di proselitismo)? Vuol dire che gli investimenti sono stati buttati nel cesso e scusate il francesismo.
Agli atleti migliori va garantito un sostanziale aiuto, perchè da loro discende il successo di tutto il movimento: sono la vetrina dell'intero sport. In questo momento la Fidal esibisce esclusivamente atleti ultratrentenni (Di Martino e Donato) o vicini i 30 (La Mantia). 
Eppure le entrate mastodontiche lascerebbero ipotizzare a chissà quali investimenti sulle risorse umane, che non avviene. 
La cosa ridicola è che il CONI ha versato nel 2010 alla Fidal la quota di 4 milioni di euro per "preparazione olimpica ed alto livello", cioè più di quanto USATF e USOC hanno versato ai loro 140 atleti. Dove sono finite queste risorse nel 2010? Le hanno prese le stuole di atleti medagliabili italiani... siamo proprio sicuri? Di quei 4 milioni di euro, alla voce uscita verso gli atleti (sempre guardando i bilanci Fidal) ci sono solo 776.000 mila euro. Poi tutte le voci vengono elencate in enigmatici "progetti", e si sa, più voci ci sono, più capire che fine facciano le risorse diviene un mistero gaudioso.
Quindi, fatevi voi un pò di conti. E soprattutto, visti i risultati, visti gli investimenti, non è che questo mandato della Fidal (con quello precedente e forse quello prima) non ha capito un acca o peggio, non ha voluto capire come aiutare l'atletica?

15/02/11

Quanto valgono i master per la Fidal? ZERO (virgola-tre)

Enrico Saraceni vince i 400 agli Italiani Master di Roma 2011
Finalmente posso quantificare il peso dei master per questa Federazione di Atletica. E tutto questo attraverso un semplicissimo calcolo matematico, in cui si deve prendere il budget della Federazione quantificando la percentuale di denaro destinato ai master rispetto al PIL di tutta l'atletica nazionale. Bisogna ringraziare qualcuno del sito Passioneatletica.it in cui si è provveduto a pubblicare il bilancio della Fidal e dove sono ricavabili i dati che ci servono. Orbene, l'anno scorso la Fidal ha speso poco più di 20 milioni di euro per tenere insieme tutto il baraccone (per la precisione 20.424.874 eurelli, cioè 40 miliardi delle vecchie lire). La prima battuta che mi è venuta è stata: ma con 40 miliardi all'anno (che è probabilmente il budget di mezza europa atletica messa insieme) come è possibile che si arrivi al 17° posto nel medagliere dei Campionati Europei? Lasciamo queste considerazioni ad un articolo più profondo sui conti della Fidal, e concentriamoci sui master per il momento. Di quel mucchio di soldi, Zio Paperone nel corso del 2010 ha deciso di regalare ai master l'incredibile cifra di 75.900 euro (150 milioni delle vecchie lire). Fatti i dovuti calcoli, ai master, del cospicuo malloppo va ben lo 0,37% delle risorse spese nel corso di tutto l'anno da Arese. Sono fondamentalmente d'accordo con chi asserisce che le risorse dovrebbero finire essenzialmente all'attività  giovanile, ma penso che adesso possiamo anche mettere un paletto "morale" dell'1%. Quella cifra viene probabilmente elargita per permettere ai responsabili di essere presenti a supporto delle Nazionali over-35 nei loro spostamenti per il Mondo (col piccolo particolare che i master si pagano tutto, ma proprio tutto in queste trasferte), più qualche fondo per i campionati federali e la cancelleria... bruciati tutti in un amen. Pensate: i master/amatori rappresentano il 59,6% del totale dei tesserati di tutta l'atletica italiana (detratti i falsi tesserati delle categorie esordienti), grazie ad un numero totale di 80.435 atleti. Quesito: com'è tollerabile che il 60% di una popolazione riceva solo lo 0,37% delle risorse di tutta l'organizzazione? Altro calcolo: 75.900 euro totali, equivalgono anche a  0,94 euro a master! Cioè, la Fidal investe nemmeno un euro per ogni master tesserato, nonostante i master debbano pagare 10 euro per ogni tesseramento (almeno qui in Lombardia) oltre naturalmente tutto il denaro che deriva dall'affiliazione della società, che lasciamo fuori da questo calcolo. La beffa è leggere che il dato è presente sotto la dicitura "Progetto Master" quasi che l'indifferenza potesse assurgere al ruolo di pianificazione. Ora si capisce perchè non si può più sperare in nessuna seria iniziativa riguardante i master: avevamo tante idee, reclamizzate anche da questo blog, ma è stato tutto fiato sprecato. Gli altri paesi europei organizzano incontri tra le nazionali, e il mondo master italiano, la quarta potenza mondiale master, non solo non vede nulla di innovativo da anni (se non a costo "zero"), ma addirittura subisce le vendette trasversali da persone che sarebbe l'ora andassero a coltivare il proprio orticello. Come quella di accorpare i c.d.s. agli italiani individuali: uno sfregio al mondo master che qualcuno dovrà pagare! Ci si aspettava molto ma molto di più dai consiglieri in Area Master, ma al momento topico hanno voltato le spalle tutti e due. Importante sarà comunque ricordarsene al momento giusto: così funzionano le democrazie e questi sono i difetti dei sistemi democratici quando le cariche rispondono al re (o al despota, al premier, al tiranno) e non direttamente a chi li ha eletti: al momento giusto si inchinano dando le spalle (e qualcos'altro) al popolo. Ultima bella notizia... pensate: per il 2011 è stato previsto un ulteriore taglio del 7,7% dei fondi ai master, che passeranno così a 70.000 euro. Grazie RamsArese anche per questo. Suggerimento alla Fidal: ma per evitare tutte le figuracce mondiali ed europee, con 20 milioni di euro non gli conveniva comprare 10 keniani e naturalizzarli? Oppure un Bolt e mezzo Gay. O un manipolo di lanciatori Bielorussi, di quelli belli carichi?

05/12/10

Festa di regime... alla Fidal

(foto Fidal, purtroppo) - Il 2010 dell’Atletica Italiana si è praticamente concluso ed il suggello è stata una delle cose più tristi e deprimenti che mai si sarebbe potuta immaginare. Non so chi sia stata l’idea, se di Arese in persona, del suo responsabile della comunicazione o di qualche solerte consigliere, ma questa specie di festa in stile bulgaro anni 70 (mi scuseranno ovviamente gli amici bulgari) mi ha suscitato un grande senso di inquietudine e la certezza, purtroppo, che per chissà quanti anni non ci sarà via di uscita a questa situazione e che quindi, di fatto, l’atletica in Italia sia ormai morta.
Sul palco di una piccolissima sala dello Sheraton Golf di Roma, per ironia della sorte c’ero stato personalmente la settimana prima per una mia convention di lavoro, si sono succeduti una serie di premiazioni a quei pochi atleti che avevano ottenuto, nel corso dell’anno,un podio a qualche manifestazione internazionale.
Il punto è che, con il massimo rispetto per tutti, per riuscire a premiare un trentina di persone, è stata coinvolta qualsiasi categoria e specialità, e addirittura, forse per dimostrare l’attenzione della federazione ai master, si è voluto premiare il veterano Sansonetti ed era meglio allora che ignorassero proprio la categoria.
Sul palco, con sul retro ben visibile la foto della sconfitta della staffetta azzurra nella finale di Barcellona, si sono succeduti persone con volti tristi che facevano realmente fatica a tirare fuori un sorriso forzato. Il conduttore ha tentato di raccontare di un anno di grande ripresa della nostra atletica, ma al di la che gli avevano scritto le battute e che sembrava li per caso, si percepiva benissimo che non credeva a mezza parola di quanto diceva.
L’apoteosi dell’assurdo è stato poi il discorso finale di Arese che dall’alto della sua solita arroganza ci ha tenuto a sottolineare, quanto già sentito in altri simili deliri, che quest’anno quello che è cambiato negli atleti è stato l’atteggiamento. Gli altri anni, a parer suo, quando andavano a qualche manifestazione internazionale ci andavano tanto per andarci, quest’anno invece ci sono andati convinti e difatti… siamo arrivati 17mi nel medagliere di un Campionato Europeo.
E mentre il faccione piemontese delirava, il regista impietoso inquadrava le facce dei presenti e tutti, o quasi, pensavano esattamente quel che voi adesso state pensando… Tutto ciò, come premesso, è veramente molto triste per tutti coloro, ed intendo gli atleti, che giorno dopo giorno, tra mille sacrifici, si cimentano per cercare di primeggiare in quello che, da sempre, è il più bello sport del mondo. L’atletica in Italia è morta e può risorgere solo grazie ad un boicottaggio vero di questa federazione che sta distruggendo tutto. Noi possiamo scrivere contro, altri possono scrivere contro, ma nulla può servire se i veri protagonisti di questo sport, gli atleti, non si coalizzano contro i soprusi di questa federazione. Qualcuno lo ha già fatto, altri ci stanno pensando,ma purtroppo solo con azioni forti di ribellione fatte da personaggi di spicco si può riuscire a mandare a casa questo regime retto da un presidente illegittimo.
Concludo con la parziale soddisfazione per non aver visto, a questa farsa di regime, la partecipazione di uno che, come già scritto, vorrei veramente alla guida dell’atletica in Italia: Franco Bragagna.

IL DUCA

07/11/10

Fidal: una buffonata tira l'altra...

(scritto dal Duca) - La Fidal, un pò come con le patatine, ha deciso in questi ultimissimi tempi, di sorprenderci con decisioni assurde e indisponenti, veramente a 360 gradi. Il delirio di onnipotenza prosegue e d’altra parte, anche se mi sembra che pochi vogliano rimarcare questo punto, ribadisco per l’ennesima volta che tutto è retto da chi non ha titolo legittimo per farlo. Ma tornando ai misfatti, di quanto accade nei confronti del mondo master ben lo sappiamo, con decisioni e ripensamenti che si susseguono a ritmo frenetico. La notizia più incredibile, degli ultimi giorni, però è quella in merito alla gloriosa staffetta 4x100 vincitrice di un fantastico argento agli scorsi campionati europei, con record italiano abbattuto dopo oltre 25 anni. Tale staffetta è stato l’unico baluardo di una spedizione catastrofica, 17° nel medagliere, è stata decantata come frutto di uno straordinario lavoro di gruppo i cui tutti i partecipanti al “progetto staffetta” hanno aderito firmando un documento e impegnandosi a partecipare a dei raduni federali. Sappiamo bene che fine ha fatto Cerutti per non aver aderito a tutto questo. Ottimo e allora, come premio economico per questo straordinario risultato che tanto lustro ha dato al prestigio del nostro sport, la nostra amata federazione ha stanziato 10.000 Euro, da dividere tra i 4 partecipanti alla finale. Avete capito benissimo, per le riserve, che poi sappiamo che avevano tempi di accredito migliori di due partecipanti, nulla. Questi due ragazzi, Tomasicchio e Riparelli hanno partecipato a tutti i raduni, preparato i cambi, fatto tutto quanto agonisticamente deve fare un atleta pronto a subentrare ad un altro in una manifestazione e poi, a livello di premi, sono stati totalmente ignorati, con la motivazione che non avevano partecipato fattivamente alla realizzazione del risultato sportivo. Una caduta di stile pazzesca, incredibile, quasi da non credere, ma purtroppo è tutto vero. Una buffonata tale da non lasciare insensibili alcuni dei titolari della squadra. Il primo a muoversi, imbarazzato e indignato, è stato Emanuele De Gregorio che ha subito comunicato che avrebbe diviso il suo premio con gli altri due compagni esclusi, ma siamo certi, anche se non ne siamo ancora a conoscenza, che anche gli altri tre partecipanti vorranno in qualche modo riparare personalmente a tale mancanza di lealtà sportiva da parte della federazione.
E parlando di malefatte, avrei voluto citarne un’altra segnalatami direttamente e letta anche sul sito di Bebbe Palmiotto, in merito ad un raduno federale organizzato a Formia, la settimana scorsa, riservata ai tecnici dei velocisti di interesse nazionale. A tale riunione, indetta per stabilire una programmazione tecnica comune, sarebbero stati colpevolmente non invitati tecnici di atleti ben importanti quali Tomasicchio, appunto Palmiotto ed anche, senza fare nomi, di atleti ancora più prestigiosi che hanno segnato la storia dell’atletica in Italia. Il condizionale è però d’obbligo, perché, avendo personalmente verificato sul sito della Fidal, si legge di raduno dedicato ai tecnici dell’attività giovanile. Ora, parlando della Fidal, ci si può aspettare di tutto, anche che abbiano cambiato, a posteriori, il comunicato sul sito, ma rimaniamo a disposizione di chi volesse intervenire per meglio specificare questo episodio. Criticare è giusto e doveroso, ma dare informazioni sbagliate consentirebbe poi facili difese su ogni altro tipo di legittima critica.

03/11/10

Non facciamoci distrarre dal bunga-bunga

Se non ci fosse stata Ruby Rubacuori (mannaggia a lei!) probabilmente la stampa sarebbe stata tutta nostra questa settimana. Il Fatto Quotidiano avrebbe parlato delle dichiarazioni di Arese riportate da qualche talpa in qualche Consiglio Federale (immaginatevi i vari consiglieri federali come i generali iraqeni seduti con gli occhi contritamente bassi sotto lo sguardo ieratico ed imperscrutabile di Saddam Hussein)... "Meglio gay che master!". Gli avrebbe fatto eco la Repubblica con le intercettazioni tra Arese e il vice presidente Adriano Rossi, in un'inchiesta in cui il l'imperatore dalle due teste (quella in Fid-Asics e quella in Asics-idal) risultava indagato per uno scabroso jogging eseguito con un paio di Nike e una t-shirt Dolce&Gabbana al Parco Ruffini di Torino... "Adrià, ma che vogliono 'sti vecchi babbei? - Franco, ecchennesò... io li ho presi un pò per i fondelli a Cagliari, ma non ci sono cascati, ayò!". Gli house organ istituzionali avrebbero replicato facendo quadrato intorno al premier. Atletica, la rivista patinata dispaccista dei  messaggi subliminali del premer (non si capisce mai quale sarà la manifestazione dove l'Italia vincerà la promessa messe di medaglie) avrebbe intitolato "Arese sta coi master: ecco le prove. Lui è un M65 come loro! Trovata la sua tessera federale del 1973". E all'interno della rivista vi avremmo trovato una clamorosa dichiarazione di intenti "Ripuliremo il mondo master in tre giorni!". Naturalmente un accenno anche a Cosenza sotto il solleone: "E che saranno 45°?! Con Fiasconaro nel '74 in Sudafrica ci allenammo a 48°!". Belpietro (mister sorriso) nel frattempo passato a editorialista del sito ufficiale Fidal.it, avrebbe caricato a corna basse "I master hanno le case a Montecarlo! Uno di loro abitava con Tulliani!! Bellantoni e Rado visti intenti a scaricare la cucina Scavolini in Rue Charlotte Princesse". 
E invece, purtroppo, non è successo nulla di tutto questo: il Desert Storm scatenato dal mondo master all'indomani dell'abiura della Fidal nei loro confronti è rimasto un ciclone circoscritto al nostro piccolo mondo dell'atletica, dove questa Fidal non vuole che entri nessuno a curiosare, stampa per prima.  Arese II "il Giuggerellone" (tutti i monarchi volenti o nolenti passano alla storia con un epiteto che ne caratterizza l'indole), ha continuato a sfoggiare il suo brand obbligando i suoi accoliti a presentarsi almeno con uno zainetto firmato alle riunioni istituzionali. Detto fatto, tutti in fila per due con i grembiulini e i pantaloncini corti. 
Come dicevamo, le parole minacciose dei master non sono rimaste vuote di significati: due gruppi si sono formati su facebook. Anzi tre. Fissate già le prime date. In Veneto non fanno finta per nulla, e la riunione sarà addirittura con il referente Regionale Master. Bravi. Nel resto d'Italia, purtroppo lo stesso ruolo, tranne in qualche rara occasione, è retto da persone votate all'immobilismo sempiterno. Sul fronte delle date per qualche ora è circolata l'idea che gli italiani indoor master sarebbero  potuti scivolare ai primi di febbraio: l'ennesimo incubo di un calendario che definire allucinante è dir poco. Purtroppo la gestione Arese ha portato a scelte obbligate, dovendo usare un solo palazzetto per l'attività indoor per un'intera nazione. Potessimo elencare tutte le promesse fatte... talmente tante, che nella pagina del sito Fidal dedicata al programma federale, c'è ancora quello del quadriennio 2005-2008. Di quello odierno nulla, naturalmente. Fortunantamente la voce circolata in mattinata (sulle date degli italiani indoor), si è poi rivelata infondata, o meglio: si era effettivamente pensato di cambiare la data, ma alla fine resterà per il 4, 5, 6 di marzo. Due settimane prima degli Europei Master: teniamocelo, va. Sul fronte finale c.d.s., aspettiamo invece come ci si organizzerà e quali saranno le iniziative assunte dai vari gruppi (ritengo che alla fine i gruppi si uniranno in un'unica grande riunione). C'è già una prima data: l'11 novembre. Mettiamo la prima pietra.

02/11/10

I kamikaze della regione

Sapete cosa dà più fastidio? Che qualcuno esprima giudizi su ciò che si scrive senza aver letto quanto in realtà ci sia scritto. A tal proposito pensate che sulla testa di Salman Rushdie pende una fatwa sotto forma di pena di morte da parte del mondo islamico su un suo libro (i Versetti Satanici) che pochi seguaci di Maometto hanno in realtà mai letto. Però ce l'hanno con lui. Anche Gomorra di Roberto Saviano è stato letto poco dai Casalesi (molti di loro sono analfabeti e massacrando le persone disarmate li fa ritenere grandi uomini) ma lo stesso deve vivere a stretto contatto con la propria scorta perchè Sandokan e i suoi accoliti di Casal Di Principe non hanno tanta voglia che si parli (bene o male) di loro. La violenza ha sempre una matrice che nasce nella sordida ignoranza, dalla non-volontà di confrontarsi con le critiche, dal non cercare di capire la posizione dell'interlocutore o di tendere una mano per discuterne serenamente. Nelle diverse forme di reazione ad una critica c'è chi finisce per fare del vittimismo spicciolo, e, così facendo, di sostenere gli interessi (di qualsiasi natura essi siano) di qualcun altro. Così vengono mandati avanti (da qualcun'altro) i cosiddetti utili idioti come qualcuno ha voluto definire persone che non sanno ma lo stesso entrano nel merito delle questioni, kamikaze della ragione, soggetti completamente avulsi dal contesto e dal merito delle situazioni ormai da tempo, che nel proprio immaginario si ritengono occupare ruoli che in realtà nessuno gli ha mai consegnato. Personaggi autoreferenziali, poco inclini a parlare con voi se non per parlare esclusivamente di sè stessi. E costoro (purtroppo) non si rendono conto di scivolare nel ridicolo, che è seguito subitaneamente da una forma di contrito pietismo nei loro confronti. Succede anche questo nella vita quotidiana, e da una parte lo si può dire: è un altro aspetto della bellezza della vita.

30/10/10

Master 2011: monta la protesta contro la Fidal

(foto dal blog di Beppe Grillo) - Avevo assistito al discorso del Vice Presidente della Fidal Adriano Rossi, nel briefing pre-finale c.d.s. a Cagliari un mesetto fa. Non lo conoscevo, benchè fosse persona a me nota. Non ricordo bene le frasi esatte, ma ebbe grandi parole di compiacimento per questo mondo over-35, ricche di entusiasmo, piene di critica per chi non aveva avuto il coraggio di presentarsi a quella finale. Mi era piaciuto. Politica dell'affabulazione, oggi potrei definirla, visto quello che è successo negli ultimi giorni e di cui probabilmente era già a conoscenza. La Federazione Italiana di Atletica Leggera, o Fidasics, dopo le recenti modifiche silenziose allo Statuto (non rattificate, ma già in funzione, come il Lodo Arese, o la illegittima compatibilità compatibilizzata...) ha avuto un grande merito con i master: li ha finalmente riuniti. Almeno in questo urlo di rabbia che sorge spontaneo ovunque ci si giri dopo la pubblicazione dello scellerato calendario 2011. A poco a poco, instancabilmente, ha fatto in modo di avere un effetto collante su tutto un mondo che è sempre stato per sua natura "self", parcellizzato, autonomo. Del resto i latini lo dicevano: Gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra, e la Fidasics (tranne qualche lodevole eccezione) ha lavorato per riunire tutti dietro una sola bandiera. La Fidasics sembra davvero essere guidata da interessi che non coincidono con quelli della stragrande maggioranza dei propri tesserati: appunto, i master. Naturalmente ce la prendiamo col capo, perchè è la faccia (anzi il faccione) dell'attuale Fidal (Fidasics) ma non dobbiamo dimenticare tutta il mondo dell'atletica italiana che oggi conta (ma solo sulla carta), quella che con un plebiscito di stampo bulgaro co-gestisce la Fidal dal 2005. Un altro pezzo di muro che cade: il crollo morale della Fidal, che, guarda caso, accompagna la caduta morale del Paese in un perfetto parallelismo. Ci manca solo di scoprire che qualche fondo vada ad aiutare i viaggi di qualche consigliere in giro per il mondo a cassetta delle diverse Nazionali di Atletica. Ops, ma questo succede davvero!
Una cosa è certa: così di certo non va. I nostri consiglieri cosa stanno facendo per evitare l'umiliazione del mondo master? Lo chiedo pubblicamente: "Signor De Feo, Signor Migliorini, come mai è successo tutto questo? Ci avete provato a contrastare la cancellazione del mondo master?".

Allo stato delle cose, trovo solo un grande colpevole (non ho prove dei tramini, cricche, pressioni, e di tutto il resto): il Consiglio Federale della Fidal. Ma siamo solo alle indagini preliminari. Prima o poi i colpevoli li staniamo tutti. Consiglio comunque che si è dimostrato essere inutile, che ha rattificato decisioni già prese, senza alcuna voce che si alzasse a contrastare il polpettone amaro preparato (tranne una, sembrerebbe). Del resto erano già note tutte queste ipotesi di calendario e cancellazioni prima che fossero rattificate. I master pagano una cosa, probabilmente: la mancanza di una figura che faccia da trade-union tra la base e la Fidal. Che batta i pugni sul tavolo e che esiga il rispetto di un'intera categoria. Qualcuno che raccolga le esigenze e le necessità dell'eterogeneo mondo dei master, tesserati e società, e le esponga alla Fidal. Qualcosa che sembri un sindacato e che parli a nome di tutti, perchè se ci sono mille voci, sarà sempre più facile per chi comanda sbeffeggiare ed umiliare migliaia di tesserati. Le idee non devono essere mercanteggiate e messe sul piatto di una partita politica tra consiglieri o altri soggetti. Le idee devono essere sic et simpliciter portate avanti dalla base, per mettere l'intera Fidal di fronte a scelte che ne determineranno il futuro (e l'eventuale rielezione o bocciatura). Così funziona nelle democrazie, anche se lo Statuto attuale della Fidal è tutto fuorchè qualcosa di democratico (pensate solo al peso in voti delle società civili che lottano per la Serie Oro... in barba al numero di tesserati, che dovrebbe essere invece il vero discriminante per deteriminare il peso democratico in seno ad una federazione). E ora? Ora i master sono un pò incazzati: sono già state previste un paio di riunioni  nelle prossime settimane (non carbonare, perchè non c'è nulla da nascondere) in cui i responsabili delle società master cercheranno di trovarsi per organizzare la resistenza. Di sicuro sta montando la protesta urbi et orbi, che posso ipotizzare porterà ad iniziative clamorose per ottenere non l'America, ma il rispetto dovuto a chi paga più degli altri tesserati, chi paga di più nelle iscrizioni alle gare, chi paga di più di ingresso ai campi.
Pensatela come volete: il trattamento riservato ai master in questo calendario 2011 sembra davvero poco accidentale, e molto ma molto premeditato. Una sorta di bastonata per far vedere chi ce l'ha più duro: di fatto, se ci pensate, due c.d.s. tolti, gli italiani buttati là con disprezzo in un periodo impossibile a tutti, gli italiani pentalanci aboliti. Che schifo.

Acquisiremo i verbali dell'ultimo consiglio federale. Voglio vedere chi ha votato per l'abolizione dei c.d.s. master, chi ha votato per l'abolizione degli italiani pentalanci master, chi ha approvato le date degli italiani individuali master. Poi, una volta stanati, ne voglio pubblicare i nomi, ad uno ad uno, per far vedere a tutti chi vuole che il mondo master venga cancellato. Dopo ognuno potrà trarre le propie conclusioni.
Vorrei sbagliarmi, ma ritengo che oggi vi siano meccanismi perversi di clientelismo politico che oggi contraddistinguono la Fidal. Sono la gerontocrazia di personaggi che probabilmente dovrebbero mettersi da parte a giocare con altri gingilli, piuttosto che con il divertimento di un intera schiera di persone (che paga) per fare i propri interessi societari, personali, carrieristici. Non c'è una sola incompatibilità in seno a questo Fidal, ma un'incompatibilità e tante incompetenze. A tutto questo si è arrivati probabilmente per ripicche infantili e per la scarso spessore morale di molti dei suoi adepti. C'è ancora qualcuno che sostiene questo mandato?

13/10/10

Fidal Friuli: il malessere del Presidente

Una nostra comune amicizia mi ha girato il grido di dolore (lo vogliamo chiamare così?) del presidente della Fidal del Friuli-Venezia-Giulia. Una serie di argomenti che spesso compaiono sul nostro sito (lo leggerete) e che parlano di un clima davvero da ultima spiaggia nel mondo atletico friulano: mal comune, mezzo gaudio verrebbe da dire. Non conosco l'atto scatenante (o i fatti scatenanti) ma leggendo tra le righe la lettera del Sig. Germano Pettarin, si capisce fin troppo bene che debbano essere accadute le solite liti che vedono protagonisti da una parte chi pratica l'atletica (atleti, accompagnatori e tecnici), dall'altra il GGG. Siamo ancora qui, purtroppo. Molte frasi sono condivisibili, anche se nella discussione qualche dubbio ci viene spontaneo. Gli "scontri", ormai siamo esperti del fenomeno, nascono quasi sempre non nella rigida applicazione delle norme che regolano lo svolgimento delle gare (principio insindacabile in uno sport come l'atletica e che sembra da tutti condivisa) ma in tutti gli aspetti collaterali, che vanno dalle iscrizioni, agli orari delle gare, agli spazi comuni nella pista e fuori da essa... cavolate, passatemi il termine. Su questi, (quasi) ogni gara diventa terreno di battaglia. Giustamente il Presidente, come io stesso chiedevo in un precedente articolo, chiede cum granu salis di valutare con meno rigidità questi aspetti e di concentrarsi su quello che è il fine di tutte le rotelline che dovrebbero girare attorno all'atletica VERA: far disputare le gare, non impedirne la partecipazione o renderne comunque difficile la fattualità. Dietro il banco degli imputati vengono messi (mi sembra di capire) tutti: GGG e accompagnatori, tecnici, genitori. Rimangono fuori solo i ragazzini per i quali quelle gare rappresentano un momento delicato per abbracciare lo sport. Stranamente (come sottolineava il nostro amico seganalatore) sembra si faccia un distinguo tra i giovani atleti e quelli meno giovani, come se quella categoria rientrasse anch'essa nel balailamme creatosi. Vi lascio alla lettera.
 

Lettera aperta del Presidente FIDAL FVG
All’Atletica della nostra Regione

Carissimi amici,
ho voluto aspettare un po’ di tempo prima di rivolgermi alla Vostra attenzione per lasciare che delusione, preoccupazione e fastidio decantassero, lasciando spazio – per quanto possibile – a lucidità di ragionamento e terzietà di giudizio.
Io non ci sto più.
Con frequenza sempre maggiore si assiste sui nostri campi di gara ad episodi deplorevoli; indici di maleducazione, mancanza di rispetto, rigidità di comportamento e giustizialismo inopportuno e becero.
Non ci sto più.
Non sono più disponibile ad assistere o ad ascoltare la cronaca di episodi disdicevoli dove i giudici vengono apostrofati a male parole o dove gli atleti, e tra essi i più giovani, vengono sacrificati sull’altare di un arcigno anacronistico braccio di ferro tra i giudici, i tecnici e gli accompagnatori.
Non ci sto più.
Non posso tollerare che si finga di non sapere che l’attività dei giudici è volontariato puro. Vengono aggredite ed offese persone, sempre più spesso anche in età, che donano il loro tempo al nostro movimento. Durante i fine settimana e spesso durante la settimana queste persone sottraggono lunghe ore al proprio tempo libero, alle proprie famiglie ed al proprio lavoro per soddisfare l’amore per l’Atletica Leggera, regalandoci la loro attività. E queste persone invece di essere ringraziate vengono offese ed aggredite? Bell’esempio diamo ai nostri ragazzi: mancanza di rispetto e maleducazione.
Non ci sto più.
Non posso permettere che si trattino tutti gli atleti allo stesso modo. Un esordiente, un ragazzo ed un cadetto è profondamente diverso da un allievo, uno junior od un assoluto. I bambini sono diversi dagli adolescenti e tutti sono diversi dagli adulti. Una manifestazione regionale dedicata ai cadetti non è una Olimpiade e non è nemmeno un Campionato italiano.
Le normative vanno interpretate “cum grano salis”, facendo grande attenzione a coloro cui le norme vengono applicate. Nostro obiettivo dovrebbe essere educare i nostri ragazzi, crescerli nel rispetto degli altri e delle Istituzioni, farne cittadini esemplari ed atleti dediti. Ogni cieca applicazione della norma è errata perché se è vero che la giustizia è cieca, è altrettanto vero che la bilancia che impugna è sempre in equilibrio. Se accompagnatori o tecnici ritardano od hanno altri imprevisti ed i ragazzi arrivano in ritardo alla spunta, magari di concorsi, bisogna valutare con attenzione la situazione e non va penalizzato il ragazzo o la ragazza, con il rischio di allontanarlo dal meraviglioso mondo dell’Atletica Leggera.
Le colpe dei padri non vanno fatte scontare ai figli e l’educazione passa attraverso insegnamento e coinvolgimento, non tramite comportamenti imperativi ed apodittici. E non si può nemmeno costringere i responsabili a “dare il buon esempio” per un malinteso senso di autorità violata. Ricordiamo, tutti, che l’autorità è frutto della statura morale e del rispetto, non certo dell’autoritarismo o della imposizione.
Non ci sto più.
Non posso sopportare che mi si chieda di fare il giustiziere od il boia.
Sempre più numerose le lamentele, le segnalazioni, le richieste di intervento o di punizione esemplare. Il mio, il nostro compito non è punire; è lavorare al fine di mettere in condizione gli atleti (tutti, più o meno giovani) di gareggiare. La nostra finalità è far gareggiare, non impedire che le sfide con il metro ed il cronometro si svolgano.
Si respira un’aria pesante, conflittuale, giustizialista. L’obiettivo della nostra organizzazione non è la burocratica lettura dei regolamenti, ma la ragionevole applicazione degli stessi. Non mi importa chi ha ragione, mi interessa il risultato di chi ha gareggiato.
Non ci sto più.
Dobbiamo lavorare per l’Atletica non per la burocrazia. Non sono disposto ad assistere alle gare e ad applaudire gli atleti mentre giudici, tecnici ed accompagnatori si guardano in cagnesco, pronti a scrivere al Comitato Regionale per qualunque difetto si sia riscontrato.
Siamo tutti volontari innamorati dell’Atletica; nessuno può dimenticarlo. Siamo tutti poco preparati: studiamo assieme. Siamo tutti poco disponibili: conosciamoci meglio. Siamo tutti troppo impegnati: riduciamo con lucidità gli impegni facendo meno manifestazioni ma più rilevanti.
Siamo tutti volontari che amano l’Atletica: non spegniamo l’entusiasmo dei nostri atleti con la saccenza dei nostri comportamenti. Non voglio rischiare che l’Atletica somigli ad altri sport dove genitori ululano infamie agli arbitri ed incitano i figli a comportamenti antisportivi e dove tecnici e dirigenti, quasi padri padroni, trattano gli atleti come mezzi, non come unico obiettivo.
Io non ci sto più, spero che anche Voi non ci stiate.
Grazie.


Trieste, 6 ottobre 2010 Il Presidente del CR FVG


avv. Guido Germano Pettarin

04/07/10

A quando un incontro internazionale per la Nazionale Master?

(Maryvonne Icarre, stella della velocità francese master in una foto scattata a Kamloops, sul suo profilo di facebook) - Gli anni passano, i tesserati aumentano, la necessità di creare opportunità per fare proseliti sono sempre più impellenti, ma su uno dei versanti sui quali (crediamo) molto si deve fare, ancora non viene fatto. E il tempo perso può essere dannoso, può allontanare i "papabili", soprattutto quelli delle categorie più giovani. Siamo qui a ricordarlo ogni tanto, per non far credere che abbiamo abbassato la guardia. E' noto come lo scorporo salomonico degli Uffici Master abbia creato di fatto due strutture, una internazionale ed una nazionale. Due strutture, due referenti. E due compagnie, due squadre. Un Consolato in piena regola, insomma. Il regno di Arese si ricorderà anche per questo, quando finalmente se ne sarà andato: il caos, il ritorno alla confusione primordiale. A piccoli passi, con l'aiuto di Claudio Rapaccioni (di cui a breve produrrò un suo commento sui recenti c.d.s. master), siamo invero riusciti a far passare alcune nostre idee (condivise dallo stesso Claudio e con lui discusse, migliorate, mediate): i c.d.s. indoor (certo, migliorabili, come da alcuni invocato), le finali della velocità all'Olimpico, oltre ad altre piccole cose. Poi è stata specificata la regola sulla partecipazione dei master alle gare assolute (dopo che in più circostanze avevamo lamentato un'interpretazione idiota di qualche organizzatore). Sarebbe bello istituzionalizzare questo rapporto che adesso è solo fiduciario: noi siamo solo una voce, molti non la pensano come noi, ma sarebbe auspicabile creare un organo consultivo del mondo master che si relazionasse con i decision makers della Fidal. A meno che lo si crei noi, direttamente, come un sindacato, senza aspettare la benedizioni urbi et orbi della Fidal. A quel punto le rivendicazioni (i consigli, dai, non partiamo con le barricate) di chi rappresenta il mondo master, presumo sarebbero ascoltate con più attenzione. Perchè questo? Perchè si è arrivati ad un punto di crescita che necessita di un salto di qualità. Per non stallare. Pre creare nuove opportunità e cercare (insieme) nuove strategie di crescita (i Grand Prix nazionali ed internazionali, i ranking, le classifiche integrate delle prestazioni dei master, la logistica degli spostamenti, le decisioni sulle sedi dei campionati italiani, l'abolizione della distinzione tra senior e master al compimento del 35 anno, indumenti della nazionale "comuni" a prezzi politici, l'introduzione di nuove categorie più "giovani"...). Arrivo su questo punto perchè mi sono imbattuto sul sito dei master francesi nelle convocazioni per l'incontro internazionale master tra Francia e Germania. Organizzare incontri internazionali con le altre Nazionali Master è un altro punto fondamentale di quelli appena citati per far crescere il movimento a partire dalle categorie minori (quelle statisticamente più ricche di atleti per ovvi motivi demografici): potrebbe essere un volano per molti atleti ad abbracciare il mondo master: opportunità che hanno costi ampiamente dovuti per chi rappresenta di fatto il bancomat di questa Federazione (tra l'altro con spese irrisorie rispetto al totale). C'è chi sostiene che l'atletica master è soprattutto quella stradista e che di conseguenza bisogna ridimensionare le pretese. Ribatto che anche la stragrande maggioranza dei senior è stradista e nessuno si scandalizza se le risorse vengono investite interamente su chi pratica l'attività su pista (e naturalmente su chi li accompagna in giro per il mondo...). La pista è la vetrina dell'atletica. Anche per i master. Ritornando sull'incontro tra Francia e Germania che si disputa il 10 luglio a Yutz (nella Mosella), l'incontro è stato strutturato su sette specialità con 2 atleti per specialità e due macrocategorie: 40-49 e over 50. Ma l'anno scorso c'era stato anche un incontro tra Inghilterra, Francia e Belgio (mi sembra) in cui vi erano semplicemente i migliori master a prescindere dalla categoria, solo in base al risultato effettivo. Di idee ce ne sono tante: chiaramente vengono favorite le categorie più "giovani", ma penso che tutto rientri comunque in una politica di proselitismo generale da parte delle rispettive federazioni. Questo è sapersi muovere: aspettiamo ora la branca internazionale del masterismo italiano che batta un colpo, che non si limiti a passare le carte delle iscrizioni ai campionati europei. A proposito di Campionati Europei in Ungheria, torneremo sull'argomento con una cosa sconcertante, riguardante la nostra delegazione a Ny... quel che l'è (non mi metterò mai in mente il nome) se uno dei diretti interessati me ne darà modo di parlare pubblicamente. Altrimenti ne parlerò solo informalmente a chi me lo chiederà. E' notte fonda, spero di non aver scritto cavolate qui sopra... domattina mi riservo di rileggere tutto. Buonanotte.

17/05/10

Scoop-Webatletica: la guerra tra i (poveri) velocisti italiani fa una vittima: Fabio Cerutti

(nella foto, una staffetta che non vedremo a Barcellona... c'è un Fabio Cerutti di troppo) - Notizia che ha dell'incredibile e che grazie alle radicate conoscenze del Duca emerge solo oggi. Una guerra intestina nel gruppo di velocisti italiani più rappresentativi: una terremoto in un bicchiere di limoncello, considerata la nomea della specialità velocistica italiana a livello internazionale (l'ultimo semifinalista in una grande manifestazione internazionale è stato Madonia a Tokyo '91, 19 anni fa). Nonostante questo, costoro sarebbero riusciti (condizionale d'obbligo) ad arrivare a farsi guerre tra poveri, come sapientemente ha intitolato nel proprio pezzo il Duca. La vittima sarebbe Fabio Cerutti, inibito (fonte Gazzetta) ad indossare la maglia azzurra della nazionale per un anno intero. Le cause? Leggete il brano qui sotto... Grazie "Castrado" Arese e grazie prof Uguagliati: due fari nella nebbia del'atletica italiana.

LA GUERRA DEI POVERI

C’è uno straordinario libro di quasi cinquant’anni fa che, al di là di come la si voglia vedere in un epoca in cui i valori non esistono assolutamente più, racconta cos’era la vita un tempo, cos’era e cosa è stata la guerra, cos’è realmente la sofferenza e cosa significa credere in un ideale con la successiva presa di coscienza di aver sbagliato tutto e dover cercare, in qualche modo, di recuperare. E’ la storia autobiografica di un partigiano della seconda guerra mondiale, Nuto Revelli, che descrive in modo sublime una delle pagine piu’ tristi e drammatiche della recente storia d’Italia, la ritirata dalla Russia in cui oltre 14000 persone morirono e le altre 4000 che sopravvissero si ritrovarono, una volta tornati, a dover scegliere da che parte schierarsi nell’ultima parte di quell’assurda guerra in cui ci si uccise, tra vicini di casa, per il colore diverso di una camicia. La guerra dei poveri, appunto e, vi sembrerà strano, lo spunto per tale citazione me l’ha dato un episodio curioso avvenuto in questi giorni nel mondo dell’atletica italiana che conta, si fa per dire, ed è passato ovviamente sotto poche righe battute da qualche quotidiano sportivo. Fabio Cerutti, velocista azzurro dell’Atletica Riccardi, è stato escluso per un anno dalla possibilità di partecipare alle staffette italiane nelle massime competizioni internazionali, per non aver risposto alla convocazione federale di un raduno collegiale. Per quelli che non lo conoscessero, Cerutti è uno dei piu’ forti specialisti italiani nei 100 mt., con un personale di 10”13, ed anche nei 60 mt. indoor dove, l’anno scorso, con 6”56 ha conquistato una medaglia d’argento agli Euroindoor di Torino. E’ quindi un ottimo atleta, dotato di una partenza bruciante, talora anche troppo, nel senso che spesso incappa in qualche falsa partenza che, con i nuovi regolamenti, potrebbe dargli non pochi problemi. In ogni caso uno dei velocisti di punta della nostra nazionale che, sicuramente, a livello di staffetta 4x100 quest’anno agli Europei di Barcellona potrebbe provare a centrare un podio che, si sa, di questi tempi sarebbe visto come un’oasi nel deserto. Ed allora perché tanta rigidità, per non aver partecipato ad un raduno collegiale, pur in presenza di una disposizione che appunto prevedeva tale punizione estrema?? E qui entriamo nel campo dei pettegolezzi, ma devo fare informazione e mi sembra doveroso riportare anche delle voci che, a ben vedere, potrebbero essere veritiere. Il buon Cerutti ha effettivamente saltato il raduno federale, ha realmente fatto questa cosa gravissima dettata dai massimi vertici federali, ma pare abbia anche fornito le opportune giustificazioni, inviando preventivamente una lettera che motivava la sua assenza con l’imminente matrimonio, i preparativi per lo stesso e, pare, la consegna di alcuni mobili che doveva avvenire proprio in quei giorni del raduno. Ed allora nessuna indulgenza? Sembrerebbe di si, nel senso che gli sgherri di Castrado avevano accettato in un primo tempo la giustificazione e passato sopra all’assenza di Cerutti, salvo che, udite, udite, alcuni suoi compagni di nazionale avrebbero sottoscritto una lettera in cui avrebbero chiesto ai tecnici preposti di far rispettare la norma e cosi’ sarebbe scattata la clamorosa squalifica. Ora non posso chiaramente fare nomi e cognomi e, ribadisco, si tratta di un pettegolezzo che forse mai sara’ confermato ufficialmente. Rimane certa la squalifica, rimane certa la lettera inviata da Cerutti in cui giustificava ampiamente i motivi della sua assenza, rimane certo pensare che ci si possa privare di un atleta di spicco per un cavillo procedurale, rimane certo il fatto che tra Cerutti e un altro velocista italiano esiste da anni una grande rivalità ed antipatia reciproca. Nella pochezza assoluta dell’atletica italiana, in che altro modo si potrebbe definire questa squallida vicenda se non …… la guerra dei poveri. IL DUCA

20/03/10

Anche la Gazzetta contro Arese e Petrucci

Clikkando sull'immagine qui di fianco, potrete leggere un fondo molto tagliente di Ruggiero Palombo comparso sulla Gazzetta dello Sport all'indomani dell'ultimo tonfo dell'Atletica Italiana a Doha, e sul quale probabilmente tutti gli organi Federali della Fidal hanno avuto l'ordine di tacere. In effetti tutto sparito... per la Fidal non è mai esistita Doha e probabilmente non si sa nemmeno in che parte del mondo sia stata edificata una simile città. Leggendo le sferzate della Gazzetta si apprendono due elementi che fanno comprendere una volta di più perchè l'atletica stia morendo. Il primo è che Arese (presidente della Fidal) è sostenuto da Petrucci (presidente del CONI, quindi dello Sport italiano): e questo vuol dire che l'unica carta sulla quale potevamo sperare per vedere finalmente finire questo governo dell'assurdo con un sacrosanto commissariamento, non sarà mai giocata. E sapete perchè? Perchè, come sta scritto fra le righe dell'articolo, le sorti dello stesso Petrucci sono legate a quelle di Arese. Quindi o Arese ha l'onestà intellettuale di dimettersi perchè non è in grado di fare quello per cui è stato votato e che dimostra praticamente ad ogni occasione in cui l'atletica italiana è chiamata a confrontarsi con il mondo (naturalmente accompagnato da una diffusa presa di coscienza del mondo atletico italiano che non solo lo ha votato in maniera bulgara la prima volta, ma l'ha pure rivotato la seconda!) o dovremo tenercelo fino al 2013 (come dice l'articolo). Ma poi: qualcuno ha l'idea perchè una persona che ha ottenuto così tanto nella vita sportiva e che ricopre incarichi già di primo piano a livello privato, voglia continuare a distruggere una federazione e tutte le speranze e i sogni dei suoi tesserati? Non posso non pensare che alla base di tutto non ci sia un'interesse di qualsiasi tipo e non il semplice orgoglio di un uomo "vincente" che si trova quotidianamente a perdere la faccia. Quindi vi rimando all'articolo... un altro schiaffo autorevole al duo Arese-Petrucci, che al di là di qualsiasi considerazione, dimostra che la cadrega vale molto di più dei valori dell'Atletica e dello Sport. Alla fine aveva reagione il Duca...

15/03/10

Pur di cancellare la figuraccia di Doha, la Fidal dà spazio ai master di Capua

Oggi è lunedì, il giorno dopo la seconda catastrofe annunciata della storia dell'atletica italiana. Vabbè, lo ammetto, non ci provo nemmeno più gusto a sparare sulla croce rossa. Quindi vi rubo solo qualche secondo per sottolinearvi questa cosa davvero gustosissima che è apparsa sul sito ufficiale della Fidal, o meglio, sarebbe forse meglio dire che non è apparsa. Ebbene, l'esperienza fallimentare italiana dei mondiali di Doha è già sparita dalla prima pagina, dai titoloni, dalle fotografie, ridotta per qualche ora ad un paio di link in fondo pagina che probabilmente già domani saranno spariti. A livello mondiale siamo uno zero fisso, ma, almeno ad oggi, nemmeno un'autocritica costruttiva. Pensavo che ingenuamente sarebbe apparso qualcuno a giustificare l'ennesimo scivolone verso il basso, ma evidentemente si stanno cercando ancora le scuse. Pensate che goduria: in Qatar disputano un campionato mondiale, dove si presenta il gotha dell'atletica mondiale al coperto, ma la Fidal tra le varie notizie "scialuppa di salvataggio" mette addirittura il cross master di Capua! Mai successo: si erano dimenticati pure dei mondiali Master di Kamloops, ma evidentemente ora le galline vecchie fanno buon brodo. Se sono coerenti, speriamo che replichino a questo punto con gli europei master in Ungheria opposti agli Europei assoluti a Barcellona. Quindi auspichiamo un Howe cancellato dai salti della W35 Flavia Borgonovo, la Di Martino dai salti di Segatel, Schwazer dalla marciatrice Milena Megli, Collio dalle volate di Mario Longo. Nel frattempo un altro giorno è passato e un giorno in più Arese è rimasto al suo posto. A questo punto un giorno in più anche per il Ct Francesco Uguagliati, che dovrebbe prendere atto di esser parte di un meccanismo ormai inceppato dal quale dovrebbe signorilmente fare le valigie. A parte che il Ct dell'atletica in Italia è soprattutto "selezionatore", e, visti i risultati, probabilmente le dimissioni dovrebbero essere un atto dovuto e di onestà intellettuale. Ma ancora nulla (ad oggi). Peccato che in questo gioco al massacro chi ci rimetta veramente siano gli atleti di punta (o quelli che rimangono) di questo sport. L'atletica, quella, ormai è defunta.

13/03/10

Doha, Mondiali Indoor: disastro Made in Italy - Prof, si dimetta

Visto che ne stiamo già parlando in qualche post sul forum, è giusto subito commentare a caldo ciò che sta succedendo ai Mondiali Indoor di Doha. L'ennesimo disastro della gestione-Arese, e questo, come scrive Gianni Merlo sulla Gazzetta dello Sport (nel titolo dell'articolo si parla di "flop") è un piccolo-grande record, perchè ottenuto già alla prima giornata di una grande manifestazione! Di solito si aspettava l'ultima gara (una maratona o una 50 km di marcia e di speranza, che purtroppo a livello indoor, per ovvii motivi non si disputano). Ma se ci pensate, questa volta le cose erano state fatte con estrema furbizia. Tutti a lamentarsi delle poche convocazioni... in realtà, proprio qui si nascondeva il colpo di genio ordito dalla Fidal: meno persone si portano, meno figuracce si fanno. A meno che tutti stecchino la gara contemporaneamente durante la prima giornata, come è successo a Doha con un colpo di sfiga senza pari e che probabilmente nessuno aveva preventivato... e allora il fallimento diventa più assordante. Avrete certamente letto tutti lo sfogo di Jacques Riparelli, letteralmente preso per i fondelli dalla federazione. Prima gli chiedono il minimo, poi di vincere gli italiani... a quel punto, non paghi gli hanno chiesto altre prestazioni: insomma, fin troppo chiaro che 'sto povero Cristo non sarebbe andato ai Mondiali nemmeno se si fosse pagato il viaggio di persona. Per la Fidasics non conta tanto il merito del singolo (quello guadagnato sulle piste col proprio sudore) ma l'immagine generale che l'atletica italiana dimostra all'estero in questo preciso istante. Quindi si cerca di diminuire il numero: logico no? Ora che a livello indoor ci siamo letteralmente azzerati, abbiamo di che essere contenti: peggio di così è davvero difficile andare. Il caso Riparelli segue (per chi se lo ricordasse) il caso di Andrea Alterio nel 2009 non convocato agli Europei Indoor di Torino l'anno scorso. Miglior tempo dell'anno (e che tempo!), battendo tra l'altro colui che sarebbe stato convocato in un paio di circostanze (mi sembra), ma... nulla da fare. Bè, certo, c'è ancora Fabrizio Donato... e per lui speriamo nell'oro (ma solo per lui). Anche perchè bisogna fare un'altra rifilessione: degli 8 atleti italiani portati a Doha, quanti possono essere attribuiti alle iniziative di "crescita" di Arese? Di certo non Fabrizio Donato (che è del '76!); non certo Giuseppe Gibilisco; non certo Elisa Cusma e Obrist. Purtroppo i 2 giovani figli di questo mandato sono andati in tilt (anche in maniera non molto dignitosa). Si salva la Scarpellini, che comunque viste le misure di iscrizione, legava le sue chance mondiali a qualche miracolo stile Steven Bradbury. E si salva la Salvagno, in semifinale, anche se accedere alla finale sarà un altro paio di maniche. In generale un'immagine scialba, brutta dell'Italia, che si deve affidare ad un 34enne per salvare il salvabile, sperando che ciò che si è visto a Doha (in cui poco o nulla contano gli atleti, se non in un caso) svegli finalmente qualcuno a prendere delle decisioni forti. La prima è il commissariamento della Fidal (visti i disastri mi sembra una cosa non solo logica, ma auspicabile) che a questo punto dovrebbe partire da un atto di estrema responsabilità e coerenza del CT Francesco Uguagliati. Prof, non diventi anche lei un Uguagliasics, molli questa barca che sta inopinatamente affondando e sta gettando tutto un movimento nel ridicolo. E soprattutto ci perde della sua credibilità, che con fatica si è creato anno per anno. Si dimetta, per favore e lasci quella gente (perchè purtroppo Arese è espressione di un gruppo dirigente e di un sistema elettorale o che asseconda le sue scelte o che non le contrasta: in entrambi i casi per interessi davvero minimi). Poi, se non volete farvi venire il mal di pancia, non leggete mai il fondo di Arese sul primo numero di Atletica del 2010, intitolato "tesserati in salita, l'atletica affascina anche i più giovani". Ancora una volta si tace il disagio di un intero mondo, ma soprattutto non si cita la verità dei numeri. cioè che la crescita è dovuta soprattutto ai master!! Che la crescita del numero dei giovani è figlia di un meccanismo perverso studiato ad arte per cui anche gli scolari che partecipano alla garetta rionale dei giochi della gioventù, vengono tesserati alla Fidal (e partecipano solo ad una gara in tutta la loro vita!). Basta, Sigor Arese, dai... è finita. Si faccia ricordare per quello che faceva in pista e non per i disastri che le stanno accadendo da Presidente della Fidal. Glielo chiediamo cordialmente, mettendo da parte l'ira cui la nostra passione per questo sport ci porta. Fa male assistere ad una maglia azzurra naufragare dietro ad un gruppo, arrivare ultima in una gara o addirittura quando di maglie azzurre non se ne vedono neppure. E poi basta agli arrivisti presenti in Fidal, che si muovono come battitori liberi in vista delle elezioni del 2012, facendo promesse a destra e manca: se manca coesione fin dalla base, dove vogliamo arrivare? Purtroppo prevedo che nonostante gli inviti ancora una volta nessuno si dimetterà aspettando Barcellona 2010: e a Barcellona, per una legge statistica e per il fatto che saranno "solo" europei, 5 o 6 medaglie verranno vinte e Arese, purtroppo, arriverà fino alle Olimpiadi di Londra del 2012 gridando al rilancio dell'atletica italiana, mentre ne starà decantando il de profundis.