05/01/13

Atletica e Scuola, la grande bufala

Sapete, no, qual'è il mantra della politica-atletica italiana? La scuola!! non c'è dirigente, politico, tecnico o giornalista specializzato che, di fronte al quesito Madre sulla vera ragione della crisi dell'atletica, non indichi al primo posto la scuola. La crisi dell'atletica italiana partirebbe cioè, dando credito a questo assunto, da lontano, lontanissimo, ovvero dalla crisi di vocazioni che attanaglia questo sport sin dal primo cancello di entrata, ovvero nel variegato mondo scolastico. Del resto, è un mantra talmente radicato nella nostra cultura sportiva, che pure io ci avevo creduto ma...  ieri sera, discutendo di atletica con l'amico Gianluca Zuddas (dopo l'articolo di ieri sulla necessità di studiare l'abbandono di atleti con appositi strumenti di analisi) e basandoci sui freddi numeri, è invece emersa quella che appare come un bufala colossale. La questione "scuola", nell'atletica, non esiste! Ovvero, quello che ci viene raccontato da tempo (la mancanza o l'assenza di reclutamento) in realtà è un problema molto marginale rispetto a quello che sembra il vero problema dell'atletica, cioè... l'abbandono di questo sport da parte dei ragazzi DOPO il reclutamento!! Parliamoci chiaro: non è che il reclutamento sia uno strumento funzionale, eh... ce ne rendiamo conto tutti, ma una volta letti i dati come ve li mostreremo, vi ricrederete sulle vere problematiche dell'atletica attuale. 

Mentre discutevamo di queste cose con il citato Gianluca Zuddas, questi ha preso e autonomamente ha analizzato i dati dei tesseramenti alla Federazione degli ultimi 10 anni producendo una tabella molto significativa. Quello che è emerso è pazzesco, a mio modo di vedere, e la cosa più pazzesca, mi sembra di capire, è che nessuno lassù (o laggiù) in Fidal non si sia mai accorto prima della falla gigantesca che si è aperta e che sembra si stia ampliando a dismisura. L'idea che ho proposto allo stesso Gianluca e Sonia Marongiu, che ha contribuito alla discussione, era quella di un rubinetto che butta nella vasca acqua (gli atleti) e vi sia nella stessa vasca una falla che fa uscire la stessa quantità di acqua che vi era entrata. E capirete ben presto il perchè.

Per le analisi vi rimando direttamente alle qui sotto allegate tabelle. Ma alcuni dati vale la pena enunciarli per capire di cosa sto parlando. Si sono tolte le statistiche relative alle categorie ragazzi e soprattutto esordienti, i cui dati sono in crescita esponenziale e di cui, personalmente, nutro dubbi e sospetto che il dato sia modificato da balzelli normativi che impongono il tesseramento a ragazzi che fanno tutt'altro sport, la nostra attenzione si è focalizzata sui cadetti, continuando via-via sino ai Senior.

Orbene, guardate la tabella 2 qui allegata. Il numero di cadetti tesserati dal 2001 al 2011 è impressionante, visti i dati che poi si riscontrano tra i senior. Tra maschietti e femminucce si va dagli oltre 15.000 del 2002 (picco massimo), agli 11.000 del 2008, picco minimo. Dal 2008 in poi, si registra invece una sostanziale crescita, con un trend che si conferma tale anno per anno: l'anno scorso i tesserati nelle categorie cadetti sono stati circa 12.500. Diciamo che mediamente i cadetti tesserati in questi ultimi 10 anni sono stati circa 12.000. Riflettiamo su questo primo dato: il dato, pressochè costante, e superiore ai 12000 ragazzi, attesta un fatto incontrovertibile ed è bene ribadirlo: ogni anno "entrano" nella categoria cadetti più di 12.000 atletini in erba. Un esercito, dove il campione statistico imporrebbe delle grandi riflessioni ai gestori della cosa pubblica, ovvero i decision makers della Federazione, atteso che poi sui campi-gara passano i covoni di sterpaglie e i rettilinei sembrano la Main Street di qualche paesino del Far West abbandonato. 

Con 12.000 atleti all'anno, anche calcolando tassi di abbandono fuori range, vi posso già fare una considerazione: il proselitismo nella scuola funziona, o funzionicchia, ciò che davvero non funziona viene dopo. Sembra lapalissiano! I cadetti, poi, non dimentichiamolo, rappresentano il primo vero anello della catena sportiva agonistica, perchè un ragazzino a quell'età ha già tendenzialmente abbracciato lo sport che lo accompagnerà nel suo periodo da teen-agers.. 

Ragioniamo su un altro dato: i tesserati alla Fidal sono circa 150.000. 12.000 atleti immessi nella nel calderone nella categoria cadetti significano ben l'8%! Vuol dire che ogni anno, solo da quel gate/cancello che è la categoria cadetti la Federazione possiede una risorsa umana inestimabile. Certo, non saranno mai i dati del calcio, che si muoverà nell'ordine delle centomila unità all'anno, o degli altri sport di squadra, ma 12000 ragazzini non sono certo pochi, visto che l'atletica di vertice si concretizza poi con poche decine di atleti. 

Vediamo quindi i tassi di abbandono. Quando si passa alla categoria allievi avviene già la prima rasoiata al quorum di atleti entrati. Addirittura tra le ragazzine c'è il dimezzamento netto delle tesserate: nel 2001 si passò, ad esempio, da 6600 cadette a 3076 allieve. Meno della metà! Ma secondo il CONI, che ha fornito dati complessivi sullo sport italiano giovanile, il calo fisiologico tra le due classi d'età si attesta attorno al 8/9%, non al 50%! Vuol dire che tutte quelle ragazzine perse dall'atletica sono finite dritte-dritte a fare un altro sport!

Il trend è più o meno confermato negli anni successivi, come si può vedere bene dal grafico preparato da Gianluca. Paradossale, guardando quello stesso grafico, che negli ultimi 4 anni, nonostante l'innalzamento del numero delle tesserate nella categoria cadette, sia rimasto invariato il numero delle tesserate allieve... 

Tra i maschietti il dato è altrettanto impressionante, anche se, anzichè con dimezzamenti veri e propri, si arriva al 40% circa in meno di "passaggi" (per il CONI, anche qui, la perdita netta è solo del 10%... altre centinaia di ragazzini che vanno verso altri sport, evidentemente). Altra riflessione: non siamo degli sprovveduti e sappiamo benissimo cosa avvenga in quegli anni delicati. Il passaggio tra le scuole dell'obbligo, gli spostamenti più lunghi per raggiungere i luoghi delle prime vere scelte di vita... nuove amicizie, nuove compagnie. Ma vi lascio questo primo interrogativo: non è già a questo punto fuorviante sostenere che il problema sia il proselitismo di fronte ad una perdita netta annuale, dal passaggio tra una categoria all'altra, di ben 6/7000 atletini, corroborata poi dai dati del CONI secondo cui la perdita di tesserati nello sport complessivo tra quelle fasce d'età non superi il 10%? Non è forse qui che per prima bisogna intervenire, prima che indicare il proselitismo come unica e originaria ragione del malessere dell'atletica?

Tra le donne, nel passaggio alla categoria juniores, avviene un'ulteriore pazzesco dimezzamento. Nel solo arco di 4 anni, delle circa 6000 ragazzine che erano entrate con la categoria cadette, ne rimangono circa 1500: solo il 25% del totale! Secondo il CONI, dovrebbero attestarsi invece tra il 55% e il 60%! Un dato impressionante, non trovate? Altra riflessione: qui le ragazzine sono già inquadrate in una scuola dell'obbligo. L'abbandono sembra essere meno giustificabile da problemi esogeni all'atletica, ma chiaramente endogeni. Da fattori di qualità del "prodotto atletica", piuttosto che dalle reti amicali. Per i ragazzini invece il trend di abbandono sembra seguire la stessa strada di un 40% in meno rispetto alla categoria precedente, contro l'oltre 50% che registrano le junior. Ma andiamo avanti.

La corsa verso gli inferi statistici rallenta solo verso la categoria promesse, dove però le strade sono già tracciate dalla categoria precedente e dove le variabili indipendenti (scuola, amicizie, sirene da altri sport...) hanno un impatto molto inferiore. Il dato sulle promesse femminili sembra aver toccato uno zoccolo duro, che, nonostante le oscillazioni delle altre categorie, rimane più o meno ancorato sulle mille unità. Dall'inizio del percorso, sei anni prima, delle 6000 ragazzine ne sono rimaste 1000: poco più del 16%. Ritorno adesso col mio mantra: davvero il vero problema dell'atletica italiana è il proselitismo, se l'84% delle atlete si perde quando ormai sono già dentro il sistema in soli 6 anni? Il fenomeno fin qui riscontrato, rallenta anche tra i maschietti, come è ben desumibile dalla tabella: a fronte di una media (degli ultimi 10 anni) di circa 7000 cadetti, rimangono alla fine, dopo la spremitura, circa 2200 promesse, ovvero il 31% del totale entrato. Il doppio rispetto alle donne. Sono davvero "fisiologici" questi cali tanto da invocare un proselitismo così agguerrito? Secondo i dati del CONI, no. Basterebbe limitare questi cali al 50% per vedere un'atletica super-affollata.

Ma veniamo al punto cruciale. Le senior. I dati, che non sono disponibili scremati e che di conseguenza aggregati, parlano di tesserati nella categoria senior rispettivamente di circa 6000 uomini e circa 2500 donne (fatta una stima ad occhio degli ultimi 10 anni). Un attimo... la categoria senior dura però dai 22 anni sino ad infinito... diciamo che per facilitarci il compito dura dai 22 ai 35, ovvero 13 anni. Tralasciamo il dato dei master tesserati come senior (si stima siano oltre un migliaio) per non essere impietosi. Pensate un pò: chiaramente la curva seguirebbe un trend negativo negli anni successivi alla categoria promesse, e non so minimamente dove tornerebbe positiva (necessariamente, visto che i master sono in continua ed esponenziale crescita). Ma se spalmassimo il dato delle tesserate donne sui 13 anni di categoria, verrebbero fuori dati ridicoli per una federazione di 150.000 tesserati. Ovvero... in Italia ci sarebbero poco meno di 200 senior femminili per ogni anno, dal primo dopo la categoria promesse sino al primo anno della categoria master! Incredibile, non trovate?! 

Sarebbe interessante conoscere il dato complessivo delle senior nei successivi due anni dopo la categoria promesse, ma sconcerterebbe: avremmo sicuramente una perdita netta di atlete provenienti dalla categoria cedette superiore al 90%!!! Probabilmente molte di più: su 100 cadette, arrivano alla categoria senior 3/4 atlete! Vedete un pò voi che razza di proselitismo bisognerebbe fare per raddoppiare quel numero, senza che si modifichino strada facendo tutte le criticità del sistema-atletico italiano.

Per gli uomini, come per tutto il trend precedente, i dati sono leggermente migliori, ma rimane una ferita clamorosa. Vogliamo fare un'altra riflessione? Ebbene, di tutti quei senior di cui abbiamo parlato prima (circa 8500 tra uomini e donne) quanti corrono su strada? Una caterva! Se si potesse conoscere il numero di senior che praticano l'attività su pista troveremmo giusto i 300 atleti tesserati per i gruppi sportivi militari e qualche sparuto highlander che serve per riempire le batterie delle serie inferiori (o per non far saltare o lanciare in solitudine i "campioni"). Tutto questo per dirvi, che un senior che pratica l'attività su pista oggi, è paragonabile ad un Gronchi Rosa. 

Ora, mi collego con quanto scritto ieri sul tasso di abbandono che andrebbe analizzato nello specifico, non con macrotabelle: è il prodotto-atletica che va migliorato, che va reso accessibile ai più, e non limitato continuamente e progressivamente. Paradossalmente le politiche degli ultimi anni, invece di rendersi conto di queste problematiche, hanno trasformato questo sport (nella sua configurazione su pista) come qualche cosa di elitario, riservato a pochi. E la gente se nè andata: i ragazzini se ne sono andati, i senior se ne sono andati... che senso ha praticare uno sport agonistico se non c'è alcuno sbocco che non sia partecipare alla 4x100 dei c.d.s. assoluti? Vanno date opportunità a tutti, anche ai medio-bassi (almeno in una fase di rinascita) con iniziative rivolte alla collettività piuttosto che (esclusivamente) alle elite.

Come? Classifiche a punti che premino ogni prestazione, anche quelle di chi arriva dietro, e non solo di coloro che arrivino sul podio. Minimi più abbordabili, manifestazioni più "aperte", un diverso rapporto tra giudici e atleti, campionati di Serie "B" per chi non ottiene il minimo per andare a quelli assoluti... addirittura si era pensato ad una suddivisione di categorie anche tra le promesse e i master, così da accorpare ai campionati master un campionato degli M30  (come esistono già in altre parti del mondo) e poi di una macro categoria che va dai 22 ai 30 (come nel ciclismo): voi non pensate che qualche senior di seconda fascia ambirebbe a vincersi il suo titolino nazionale anche correndo i 100 in 11"? Certo un titolo secondario rispetto a quello assoluto, ma un obiettivo, un motivo in più per rimanere...

Insomma, non ho la bacchetta magica, ma è chiaro che continuare a sostenere che il vero problema sia la scuola e il proselitismo è, stando ai dati, fuorviante. E' un problema, uno dei tanti, ma come abbiamo visto qualcuno si deve rimboccare la maniche per tappare le troppe falle della vasca...

Tesseramenti Italia 2001-2011 Cadetti Assoluti 

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