18/01/13

Atletica e Scuola: le lettera di un professore sui mali del reclutamento

Gentile redazione, ho scoperto da poco l'esistenza del Vostro sito e ogni tanto leggo con curiosità gli articoli pubblicati. In particolare uno scritto, quello circa l'attività scolastica. L'attività scolastica è un nodo cruciale al vaglio di molteplici federazioni, oserei dire tutte. I giochi sportivi studenteschi sono oggetto di studio di analisti molto esperti e bravi con numeri, curve, andamenti medi, risultati. Scorrendo articoli di varia natura sportiva incontriamo pareri positivi di alcuni, penuria per altri, sostanziale neutralità tra i rimanenti. L'aspetto su cui voglio portare la Vostra attenzione è quello della globalità del punto di osservazione. Restando sulla disciplina dell'atletica leggera in pista e campestre, la partecipazione rimane alta nella mia provincia e molto buona in tutta la mia regione (Dati degli uffici scolastici provinciale e regionale). Ciò ci conforta e fa analizzare da esperti come Voi quali sono le cause nel momento in cui un ragazzo entra nella nostra federazione, ente che ha difficoltà poi a portare avanti un progetto educativo. 

Ciò che mi è capitato di constatare in sede dei frequentatissimi GSS locali e regionali è la plurima scelta dello sport a monte. Moltissimi ragazzi della scuola secondaria di 1^ grado (per non dire la maggioranza), ad esempio, sono tesserati per due federazioni e svolgono l'attività principale NON con la nostra. Quelli che rimangono o riusciamo ad attrarre sono pochi e le percentuali di ingresso non sono così alte purtroppo. Nella scuola secondaria di 2^ grado è già stata fatta una scelta dagli studenti, compresa quella di non fare sport. 

Il filone scolastico rimane comunque un bacino appetibile, contenitore da cui attingono tutti gli sport con modalità discutibili. Il motivo di questa situazione è molteplice: fare più esperienze è didatticamente utile ma l'atletica rimane seconda rispetto ad altri sport. L'atletica a scuola è semplice e immediata, fruibile anche da proff poco "tecnici" che preferiscono però proporre a lungo termine le discipline di squadra. Perchè le opportunità promozionali non sono le stesse per tutte le federazioni alcune delle quali hanno "priorità assegnata". La critica è di stampo sociologico, pedagogico e politico. Impresa ardua e aspetti che approfondisco ogni settimana. Come si dice, lo studio serio non ci deve mai abbandonare. 

Sociologia: studia i fenomeni della nostra società, compresa quella sportiva. Popolazione giovane sempre più legata al virtuale (che aiuta sia chiaro) e meno alla cultura del movimento, semplice pigrizia che amplifica le distanze dai nostri luoghi (a volte solo 5 km), informazione sullo sport che arriva troppo in modo utilitaristico e non cura sempre la vera formazione mentale dei soggetti che deve essere a-federale. Pedagogia: tasto dolente. La scuola troppo spesso è veicolo di mezzi e metodi freddi che danno spazio, a turni, a realtà sportive che tirano acqua al proprio mulino. L'istituzione non è più in grado di filtrare i segnali seri da quelli opportunistici, non riesce a riconoscerli; l'autonomia scolastica è cosa buona solo se si possiedono criticità documentate altrimenti diviene solo clientelismo ad opera del miglior offerente. Politica: la politica entra a ragione anche nel mondo sportivo, la politica è cosa essenziale credo perchè è doveroso governare, organizzare, promuovere, consentire, equiparare. Ciò che fa la differenza è il fine e la modalità della politica. 

Noi Fidal possiamo fare ciò che vogliamo ma nella stanza dei bottoni ci sono certe dinamiche hanoi estranee. Un istituto come il CONI doveva essere negli anni 60 la copia dei mirabolanti ministeri dello sport di Francia e Germania ma si è rivelato tutt'altro. Assenza di regole e clientelismi spiccioli lo hanno trasformato tesoro per pochi eletti...calcio, basket e pallavolo in primis. Sono loro che attraverso innumerevoli canali (media, stampa, MIUR, politica) la fanno da padroni e selezionano i ragazzi a tutti i livelli. A noi restano le briciole e io non riesco a fare tanto i conti con le briciole, vado avanti per l'obiettivo principale: la pratica sportiva, la conoscenza dell'agonismo attraverso il rispetto delle tappe evolutive e come mezzo per conoscere i propri limiti e quelli degli altri. 

Si pensi: con questo obiettivo primario tutte le federazioni partirebbero alla pari e anzi, il CONI potrebbe "blindare" la promozione con regole serie e renderla pedagogicamente migliore in accordo con i metodi scolastici; le Federazioni subentrerebbero in seguito sempre rispettando suddette regole. Il sistema odierno non funziona così purtroppo e allora cosa potrebbe fare la nostra Fidal?

Potrebbe partire da questi assunti sociologici, pedagogici, lungimiranti con gli esordienti (tanta attività libera da distanze, tempi, misure), costa poco, sono accattivanti gli attrezzi di recupero (palline e giavellotti costruiti, ostacoli di cartone, aste di legno, ecc), la situazione in ciascuna provincia sarebbe diversa e stimolante anche per "formare" sulla didattica i nostri educatori. Nella categoria ragazzi e cadetti le cose si faranno più serie ma ancora lontane dai meccanismi assoluti. Solo da allievi il linguaggio diviene adulto. In un percorso del genere, con obiettivi e premi adatti alla fascia di età considerata, ciascun ragazzo avrebbe interesse a scoprire quello che viene dopo. Forse l'abbandono precoce sarebbe un fenomeno un pò più limitato. Chissà. Pubblicizzare questo "metodo atletica" non so se troverebbe meno sponsor di adesso, sarebbe una frontiera per i nostri managers federali. 

Alla fine le risorse aiutano ma non fanno la differenza; istruttori/allenatori con tali caratteristiche sfonderebbero il mondo della scuola, farebbero breccia in molti cuori dirigenziali, avrebbero seguito tra i ragazzi che è vero che sono abbagliati da palloni bellissimi, casacche fluorescenti, materiale da tv ma ciò che dura sono i rapporti tra le persone, le persone fanno una federazione, fanno uno staff tecnico

Probabilmente sono uscito dal tema del Vostro lavoro sull'atletica a scuola ma là dentro ci sono regole, tempi, dinamiche tutte da conoscere. Mi scuso per la lunga conversazione ma ogni tanto fa bene parlare a braccio. 

Un anonimo operatore. 
Buon lavoro a Voi.

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