15/01/13

Indoor: l'Italia paese dei velocisti per forza

(di Gianluca Zuddas e Andrea Benatti) - Quello che presentiamo è uno studio statistico basato su dati facilmente recuperabili sulla rete e relativo ad aspetti qualitativi e quantitativi dell'attività indoor italiana degli ultimi 8 anni (dal 2005 al 2012) nelle categorie "assolute" ovvero, Allievi, Junior, Promesse e Senior. La statistica è basata su chi ha corso o partecipato ad almeno una gara e sia stato classificato in qualunque modo. Abbiamo deciso di iniziare con le specialità "veloci" (60, 400 e 60hs), verificando l'eventuale interesse suscitato da questo studio, prima di poter proseguire con le altre specialità o addirittura estendere lo studio all'attività outdoor. Su queste ultime, probabilmente, si avrebbe un'analisi statistica più fedele alle dinamiche "sociali" sezionate a livello diacronico ed in divenire del mondo dell'atletica.
Le tabelle sono state pazientemente confezionate da Gianluca Zuddas, e si prestano, come del resto qualunque dato, ad essere interpretate. Ognuno ha un proprio filtro mentale, costruito dalle proprie esperienze e dai propri studi, che obbligatoriamente determina la propria visione dei fenomeni cui assiste. Gianluca ha estrapolato per ognuna delle specialità analizzate, diversi flussi di dati poi organizzati in tabelle con evidenziate le linee di tendenza. Sono tabelle sia di natura qualitativa che quantitativa, quindi ognuno può farsi le proprie idee con il massimo numero di dati estrapolati a disposizione.
Sarebbe interessante, quindi, che chi ci vedesse aspetti diversi rispetto a quelli che cercheremo di esporre, frutto appunto della nostra visione di questo mondo, li esponesse, ce li inviasse per la pubblicazione: io l'ho del resto sempre detto: il mio sito è a disposizione di tutti coloro che hanno voglia di migliorare questo sport e di apportare idee, motivi di confronto, critiche, spunti. Basta spedirmeli ad uno degli indirizzi che troverete in fondo a questo scritto. 

PREMESSA: le indoor, ovvero un mondo di scelte obbligate

innanzi tutto, è pacifico che l'attività indoor e le statistiche ad essa collegate, rispondano prima di tutto ad un pre-requisito che sposta in maniera determinante ogni forma di raccolta di dati: gli impianti. E' pacifico e logico che tale premessa non avrebbe senso se in ogni provincia italiana ci fosse uno o più impianti indoor. Ma sappiamo bene che una delle lacune principali di questo sport, è proprio la scarsa e difficile facoltà di "accedere" agli impianti indoor da parte degli atleti, in quanto... semplicemente non ci sono o sono molto pochi e distanti. E' conseguente il secondo assunto, ovvero che vi sarà più partecipazione a seconda della distanza "fisica" degli atleti all'impianto e per cerchi concentrici. Quindi più ci si allontana dall'impianto, più è logico pensare che minore sarà la partecipazione degli atleti. E sarà ancor più rara, la partecipazione, andando verso zone molto lontane da detti impianti, ovvero principalmente al sud del Paese. Lo sanno anche i muri che la difficoltà strutturale dell'atletica italiana indoor risiede principalmente nell'avere a disposizione un solo impianto con l'anello (Ancona) e una 15ina di cosiddetti "tunnel" (palazzetti con un unico rettilineo per i 60 metri) dislocati principalmente nel nord dal Paese. Tutto questo ha un portato statistico ovvio: enorme scarsità di dati relativi alle gare che non siano i 60 metri e i 60hs, ed enorme quantità di dati relativi alle gare compatibili con gli impianti a disposizione, che generalmente sono i 60, i 60hs, i salti e il lancio del peso. Comunque: vedremo che emergerà durante questo piccolo studio un macro-fenomeno di adattamento alle esigenze "invernali" che sarebbe bello sviluppare per vedere se tale fenomeno abbia poi ripercussioni sull'attività all'aperto.

I 60 metri maschili: il boom controverso e l'emergere dello "stallo tecnico" 

Il boom di sprinter è soprattutto quello giovanile

Nel prendere visione delle tabelle relative ai 60 maschili, salta subito all'occhio il dato complessivo di tutte le categorie assolute: nell'arco di 8 anni sui 60 metri maschili si è registrato un aumento abnorme dei partecipanti, ovvero un incremento del 75% che si commenta da solo. La crescita come denota la curva è stata pressochè costante negli anni e ha coinvolto soprattutto le categorie giovanili: vedremo come questo aspetto abbia un suo senso. Le ragioni sono facilmente intuibili: la diffusione e l'apertura sempre più frequente di "tunnel" quale unica opportunità di atletica in pista in inverno, il probabile/possibile ripiego di molti atleti di altre specialità in questa specialità. Gli incrementi per le singole categorie, come si può notare nella prima tabella, sono maggiori più in età giovanile: si pensi che nell'arco di 8 anni gli allievi che si sono dati ai 60 metri è aumentato del 105%! Gli junior 93%, le promesse del 57% e i senior "solo" del 31%. Qui forse ci sta la prima riflessione: mentre è chiaro che tra la categoria junior e quella promesse, in teoria la "specializzazione" dei singoli atleti sia già avvenuta, quindi le scelte di ripiegare sullo sprint sono meno riscontrabili, l'esodo massiccio degli allievi nella specialità è sintomatico del fenomeno in corso, che vedremo anche essere corroborato da un altro dato. Lo sport lo si vuole fare al chiuso in inverno (anche per colpa delle mamme...) e soprattutto in età giovanile c'è la necessità di "divertire" con l'atletica e non solo pianificare appuntamenti agonistici molto lontani nel tempo, che farebbero perdere giorno per giorno il necessario entusiasmo per far fatica. Probabilmente molti allenatori saranno "costretti" a far scendere molti dei propri allievi nell'arena dei 60 metri con il logico portato che dovranno anche adeguatamente  prepararli (ma non per manifestare la propria bravura, ma per permettere al ragazzo di non disamorarsi dell'atletica con prestazioni scadenti). Secondo voi, questo a che effetti nel lungo periodo porterà su una popolazione di allievi così vasta? Quanti, arrivata l'estate, si riconvertiranno ad altre specialità magari più lunghe (non necessariamente quelle del mezzofondo, ma anche i 400)?

Gli effetti dell'esodo di mini-sprinter sul sistema delle "scelte obbligate"

Quel fenomeno che è chiaramente palesato dai dati qui sopra menzionati e presenti nelle tabelle, ovvero un'esponenziale crescita di partecipanti alle gare indoor dei 60 metri, e la "riconversione" di molti altri atleti provenienti da altre specialità alo sprintismo, a nostro avviso si "legge" in un altro dato, ovvero nella tabella di pagina "6" dove sono presenti le medie generali dei tempi categoria per categoria (in pratica si sono presi tutti gli atleti che hanno corso i 60 metri, e, dopo aver sommato tutte le prestazioni anno per anno, si è fatta la media). In linea teorica, ed è il nostro assunto, quanto più aumentano le popolazioni in riferimento ad un determinato fenomeno sportivo (in questo caso correre i 60 metri), più le prestazioni in riferimento a quel determinato fenomeno miglioreranno. Assunto sbagliato? Dite voi. Del resto basta prendere macro-statistiche di ogni natura relativa ai fenomeni sportivi, e si vedrà che più competizione dovuta a più partecipazione, produce un miglioramento delle prestazioni medie. In teoria... nella realtà dei 60 metri italiani, invece, come dimostra la citata tabella, il fenomeno è ancora in una fase embrionale (il boom dei tunnel è comunque "recente") ma è chiaramente in stallo se non in recessione. Paradossalmente, cioè, è aumentata esponenzialmente la popolazione e sono stallate o peggiorate le prestazioni medie di quella popolazione. Essendo le categorie giovanili quelle che incidono di più sulla media, grazie al grande numero rispetto al totale, la ragione bisogna trovarla in queste categorie. La ragione del fenomeno, anche qui, noi l'abbiamo trovata su quelle che abbiamo chiamato "scelte obbligate". Ovvero, gli sprinter non sono più "i migliori" o meglio "i più dotati", ma molto semplicemente vengono buttati nella mischia sempre più ragazzi e ragazze "normali" o con scarse capacità, rallentando di molto l'output medio. Ma naturalmente l'afflusso non può non generare, e lo si vede nelle tabelle successive, un effetto "performance" non fosse altro che la base statistica si è quasi duplicata: e così a livello giovanile (allievi, junior e pure promesse, anche se con un'incidenza minore) il miglioramento pressochè costante delle prestazioni medie dei primi 10, 25 e 50 delle liste italiane. Guardate ad esempio a pagina 9, ovvero sulla tabella relativa alla media delle prime 50 prestazioni: il miglioramento degli allievi è addirittura mediamente di 8 centesimi, che detto in parole povere, significa che presi 50 allievi del 2012 e confrontati con 50 allievi del 2005, ognuno dei 50 allievi più recenti correrà 8 centesimi più veloce dei propri "cugini" più anziani: è un abisso! Addirittura 11 i centesimi della categoria junior, mentre più si invecchia di categoria, più la curva si appiattisce per poi invertire il segno con i senior.

Lo "stallo dei senior": quando entrano in gioco gli aspetti tecnici

Confrontandoci, io e Gianluca, abbiamo registrato la peculiarità di queste curve, notando appunto che a tutti i livelli, le medie dei primi 10, 25 e 50 dei senior, hanno continuato a stallare se non a regredire. Ma come? Aumenta la popolazione in maniera esponenziale (molti di coloro che erano allievi nel 2005, nel frattempo sono diventati senior) e le prestazioni medie dei senior non migliorano o addirittura peggiorano? Potrebbe essere un controsenso dal punto di vista logico. Abbiamo avanzato alcune ipotesi su questo punto: la prima è di natura quantitativa. I primi 10 o 25 delle classifiche dei 60 metri, bene o male, sono costituiti dagli stessi atleti, ovvero il "panel" di atleti rimane quello, con poche new entry anno per anno. Quindi l'innesto di novità ha uno scarso impatto sul sistema. Se vogliamo invece essere più arguti, probabilmente si ha la prova statistica di un "bug" di natura tecnica nel sistema di programmazione tecnica italiana. Cioè: sui grandi numeri giovanili, intervengono molti più fattori esogeni (rispetto agli atleti evoluti) a determinare la prestazione rispetto a quelli tecnici; i ragazzi dotati dimostrano molto più facilmente le proprie doti, senza doversi inventare allenamenti alla Asafa Powell; poi il fisico risponde e recupera più facilmente agli input inculcati con gli allenamenti, e le prestazioni nel breve periodo (quello di una o due stagioni) emergono quasi "forzatamente". Ma dopo? Dopo servono capacità tecniche da parte di chi allena: necessariamente. Non ci si può più basare sul "caso", sul "talento", ma sulla capacità dei tecnici di programmare, di pianificare, di modulare... volgarmente, di allenare. Sì, stiamo dicendo che in Italia non si sa allenare "bene" lo sprint, tanto che arrivati alla categoria promesse, lo tsunami di allievi e junior partito da lontanissimo si arena sulle spiagge delle promesse, spegnendosi del tutto sugli scogli dei senior. Avete altre spiegazioni? Tra la categoria junior e promesse, cioè, avviene uno step negativo, che in molti casi deriva anche da scelte di vita personali extra-sportive.. ma non dimenticatevi che stiamo parlando delle prestazioni medie dei migliori, che difficilmente (anche se può capitare) mollano l'osso quando l'hanno afferrato. Semplicemente anzichè migliorare, ci si ferma. E costituendo naturalmente fonte primaria dell'analisi qualitativa delle migliori prestazioni (sui primi 10 e sui primi 25) il prodotto delle prestazioni degli atleti militari, troviamo anche la certificazione di quello che si va dicendo da sempre: una volta entrati nei gruppi militari, molti atleti stallano o non migliorano, e siamo convinti che questo non derivi da una sorta di "appagamento" del posto fisso raggiunto, ma bensì di una diversa e forzata metodologia di allenamento dei neo-assunti, magari più intensa, che non produce risultati tangibili.

I 400 maschili 

i dati sui 400 maschili (e vedremo anche quelli femminili) non hanno un vero e proprio senso statistico, per l'esiguo numero di partecipanti dovuto all'arcinoto problema degli impianti. Ha senso interpretare il dato, se non nell'accezione negativa della scarsezza di dati acquisibili? Il dato della partecipazione generale è così rimasto pressochè invariato, così come quello delle singole categorie, con scostamenti minimi e poco apprezzabili. Anzi, si registra pure un calo tendenziale generale, se pur minimo... non si staranno convincendo anche i 400isti a passare ai 60?? Addirittura le prestazioni medie generali stanno pure peggiorando (pagina 12) con il clamoroso scivolone di quasi un secondo dei senior (da 52"50 a 53"46). Se guardate le tabelle delle prestazioni dei migliori (10, 25, 50) noterete un altro aspetto singolare: nel tempo, in 8 anni, benchè con una popolazione risicata, a migliorare quasi costantemente le prestazioni apicali sono stati quasi esclusivamente gli allievi, mentre per tutte le altre categorie si sono registrate paurose regressioni. Naturalmente sarebbe bello verificare questo dato sui 400 all'aperto, perchè una sola pista in tutta Italia non fa primavera, e le variabili che intervengono su questi dati sono troppo vincolate dalla lontananza della pista da parte degli atleti.

I 60hs maschili 

Può essere che questa scelte "forzate" abbiano favorito gli ostacoli "alti"? Vedremo che razza di risultati paradossali abbiamo trovato, nonostante i risultati a livello internazionale e l'affermarsi sempre più costante di atleti dal potenziale molto elevato qui in Italia. Ricordiamo che le altezze degli ostacoli sono di 106 cm per seniores e promesse, 100 per juniores e 91 cm per gli allievi. Registriamo subito un aumento bestiale della popolazione impegnata sugli ostacoli: dai 242 atleti che si sono cimentati nel 2007 (i dati dei 60 hs maschili e femminili partono solo dal 2007), si è passati nel 2012, dopo un costante aggiornamento, a 348, con un incremento del 43,8%. Anche qui, un'enormità. Naturalmente l'incremento riguarda principalmente le categorie giovanili, con un aumento rispettivo del 43,1% degli allievi, e addirittura del 73% per gli junior. Hanno avuto questi numeri, un aumento della qualità a livello prestativo? Assolutamente no, anzi! Tolti gli allievi (per i quali l'altezza diversa degli ostacoli, 91 cm ce li ha fatti escludere dalla tabella) si è registrato un peggioramento medio marcato a livello generale: sarà mai riconducibile all'assunto di cui abbiamo parlato prima, ovvero che la popolazione generale dedita ai 60hs sia diventata molto più eterogenea e meno professionalizzata? Sconcerta infatti il peggioramento dei senior, peggiorati nell'arco di 8 anni di ben 60 centesimi!!! Le curve prestative sembrano non cambiare rotta nemmeno analizzando i primi della classe, ovvero i 10, i 25 e i primi 50 delle graduatorie italiane. I senior sembrano davvero in affanno, mentre il vero punto di forza sembra sia dato dalla categoria promesse, che contrasta la deriva tecnico-prestativa dei senior in maniera lampante. Potremmo azzardare un cambio generazionale in atto? Altri suggerimenti per spiegare questi fenomeni che trovate nelle tabelle fino a pagina 21?

I 60 metri femminili boom: +87% di partecipanti 

In buona sostanza quanto detto per gli uomini è possibile affermarlo per le donne, che nel giro di qualche anno sono aumentate però più sensibilmente rispetto agli uomini. La media complessiva delle prestazioni risulta in linea con quella degli uomini, ovvero un peggioramento generalizzato, che già in precedenza abbiamo attribuito ad un afflusso senza limiti nella specialità. Paradossalmente però, risulta in controtendenza il risultato medio complessivo delle prestazioni delle senior, che è andato migliorando: c'è da dire, però, che il numero delle senior risulta davvero esiguo per essere "significativo" come effetto sul risultato finale. Le curve dei risultati medi delle prime 10, 25 e 50 in graduatoria delle singole categorie sembrano tutte rispondere agli stessi principi, ovvero, che più si avanza di categoria, più si migliora rispetto alla categoria precedente in "termini relativi", non assoluti. Ovvero più si cresce d'età, più il miglioramento rispetto alla categoria precedente, risulta marcato e di conseguenza le curve hanno un'inclinazione sempre maggiore. Naturalmente stiamo parlando di valori medi. Come se, diversamente che gli uomini, il famoso miglioramento dovuto all'aumento della base statistica effettivamente si verificasse. Anzi, a dire il vero il miglioramento progressivo potrebbe star ad indicare che le donne vengono allenate (mediamente) meglio degli uomini, ma qui, riflettendo, ci sarebbero da inserire ulteriori variabili, come ad esempio il fatto che lo sprint femminile in valori relativi a livello di strutturazione e prestazioni, sia partito da un gradino più basso rispetto a quello maschile azzurro, e di conseguenza determinati risultati potrebbero essere stati più "facilmente" raggiungibili rispetto ad un pari categoria maschile. Qualcun'altro a qualche altra teoria? Sta di fatto che si è registrata questa macro-tendenza... se qualcuno ha altre ipotesi..

I 400 femminili: quattro gatte 

Davvero pochi risultati complessivi, e di conseguenza dinamiche tutte da scoprire... appena fuori dall'impianto indoor di Ancona. I dati relativi alle prestazioni sono quanto mai infatti volatili e di difficile interpretazione, subendo l'impatto negativo e le oscillazioni del piccolo numero. Difficile quindi stabilire delle linee di tendenza e quelle che si registrano potrebbero essere inquietanti: un dato per tutti, la media delle prime 50 allieve è quasi 3 secondi migliore delle prime 50 junior! Questo è appunto l'effetto di un campione statistico, legato alle junior, evidentemente fallace. Anche perchè le allieve sarebbero migliori, sempre nel panel delle migliori 50, delle promesse e starebbero insidiando le senior, ormai a pochi decimi... attenzione!!!

I 60hs femminili: le senior migliorano

Anche i 60hs femminili presentano in piccolo le medesime dinamiche studiate prima. Le altezze degli ostacoli sono di 84 cm per seniores, promesse e juniores, 76 cm per le allieve. Stranamente però, a differenze che con gli uomini, l'aumento di atlete che si è dedicato agli ostacoli non è stata così cospicua. Si è passati infatti da 220 a 273 atlete, ovvero più o meno il dato dei 400 metri. La diffusione dei tunnel, cioè, non ha avuto lo stesso impatto che ha avuto con le prove brevi degli uomini. Una specialità stranamente disertata, nonostante... le opportunità. Come si è tra l'altro registrato in tutte le categorie, la media complessiva dei risultati ha comunque subito un peggioramento, in alcuni casi, come nelle junior e nelle promesse, davvero preoccupante. Si son persi anche cinque decimi nel solo giro dell'intorno di tempo considerato: una montagna (guardate la tabella di pagina 36). In leggero miglioramento il dato complessivo delle senior. Come vedremo però immediatamente, i miglioramenti sensibili sono nelle graduatorie "apicali", ovvero quelle delle prime dieci del ranking nazionale assoluto. Come è visibile nella tabella di pagina 37, le senior sono scese di 14 centesimi, mentre risultano oscillanti i dati delle altre categorie: non si segnala ancora un orientamento preciso per le altre. Stessi fenomeni registrati nelle 25, con una controtendenza negativa delle junior, mentre nelle 50, il vero metro di giudizio complessivo di una categoria, è clamorosa la caduta delle promesse, che hanno uno scivolone senza apparenti spiegazioni. Almeno, al momento. Il tutto, e vale la pena ricordarlo, negli anni che hanno visto atlete come Micol Cattaneo, Marzia Caravelli, Veronica Borsi e Giulia Pennella, realizzare prestazioni (assolute e di categoria) storicamente tra le migliori in questa disciplina.

Conclusioni

Terminiamo qui, ma ci sarebbe da dire e scrivere molto di più. Siamo solo due appassionati che hanno provato a dar senso a statistiche disponibili sulla rete. Ma è sui dati che si prendono le decisioni, non sul sentito dire. Già qualche giorno fa avevamo individuato quella che era una bufala, ovvero che il problema principale dell'atletica italiana fosse il reclutamento nelle scuole: dati alla mano abbiamo confutato questa leggenda urbana, individuando invece nelle falle del sistema-atletica italiano il vero colabrodo che fa perdere in mille rivoli centinaia di atleti. Ora si hanno a disposizione questi altri dati, relativi alle gare indoor: il rischio, questi dati sembrano dire, potrebbe essere uno schiacciamento verso determinate specialità, di molti degli atleti così faticosamente reclutati, tra l'altro in una specialità specifica, la velocità, che a livello internazionale sembra essere più che satura. Per dirla come un manager, una scelta strategicamente, perdente, benchè obbligata da molti fattori, il primo dei quali, le risorse a disposizione, che sono sempre meno. Nel documento allegato troverete gli indirizzi e-mail cui eventualmente spedire proposte, critiche, che pubblicheremo per poter dare un contributo ad una discussione... che non c'è ancora. Ringrazio personalmente Gianluca Zuddas che ha imbastito tutte le numerose tabelle e disegnato le curve. 

Indoor in Italia

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