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01/10/13

Le spese e i ricavi delle Fidal regionali nel quadriennio 2008-2011

Presento qui sotto uno studio molto interessante di Gianluca Zuddas sui costi-ricavi delle diverse Fidal regionali nel quadriennio 2008-2011: tutte evidenze facilmente rintracciabili sullo stesso sito della Fidal. Quella che segue è la semplice fotografia (dalla quale non si è ritenuto di fornire commenti... ognuno sui numeri può benissimo formarsi le proprie idee e i propri giudizi). Gianluca con un lavoro certosino le ha raccolte nel lavoro qui sotto, dove è quindi possibile tracciare dei bilanci pluriennali delle singole realtà locali. Per chi sa leggere fra le righe, un gran documento...

02/09/13

L'analisi della crisi dei 100 femminili in Italia

Con lo studio che segue abbiamo voluto dare un piccolissimo contributo per far emergere alcune tendenze in atto nello sprint femminile italiano, da troppi anni divenuta disciplina di scarsissimo impatto internazionale. L'ultima grande atleta fu Manuela Levorato, dopo di che, salvo sporadiche apparizioni una tantum, non si è concretizzata alcuna valida alternativa. Si aspetta, è noto, che le straniere di seconda generazione sappiano sovvertire le tendenze, anche se quello che si è visto fino ad oggi confermerebbe le tendenze generali: i fenomeni si mettono in luce, e poi non riescono a progredire come le premesse avevano lasciato intuire. Qui sotto quindi vi lascio al piccolo lavoro confezionato da me e Gianluca Zuddas. 

15/01/13

Indoor: l'Italia paese dei velocisti per forza

(di Gianluca Zuddas e Andrea Benatti) - Quello che presentiamo è uno studio statistico basato su dati facilmente recuperabili sulla rete e relativo ad aspetti qualitativi e quantitativi dell'attività indoor italiana degli ultimi 8 anni (dal 2005 al 2012) nelle categorie "assolute" ovvero, Allievi, Junior, Promesse e Senior. La statistica è basata su chi ha corso o partecipato ad almeno una gara e sia stato classificato in qualunque modo. Abbiamo deciso di iniziare con le specialità "veloci" (60, 400 e 60hs), verificando l'eventuale interesse suscitato da questo studio, prima di poter proseguire con le altre specialità o addirittura estendere lo studio all'attività outdoor. Su queste ultime, probabilmente, si avrebbe un'analisi statistica più fedele alle dinamiche "sociali" sezionate a livello diacronico ed in divenire del mondo dell'atletica.
Le tabelle sono state pazientemente confezionate da Gianluca Zuddas, e si prestano, come del resto qualunque dato, ad essere interpretate. Ognuno ha un proprio filtro mentale, costruito dalle proprie esperienze e dai propri studi, che obbligatoriamente determina la propria visione dei fenomeni cui assiste. Gianluca ha estrapolato per ognuna delle specialità analizzate, diversi flussi di dati poi organizzati in tabelle con evidenziate le linee di tendenza. Sono tabelle sia di natura qualitativa che quantitativa, quindi ognuno può farsi le proprie idee con il massimo numero di dati estrapolati a disposizione.
Sarebbe interessante, quindi, che chi ci vedesse aspetti diversi rispetto a quelli che cercheremo di esporre, frutto appunto della nostra visione di questo mondo, li esponesse, ce li inviasse per la pubblicazione: io l'ho del resto sempre detto: il mio sito è a disposizione di tutti coloro che hanno voglia di migliorare questo sport e di apportare idee, motivi di confronto, critiche, spunti. Basta spedirmeli ad uno degli indirizzi che troverete in fondo a questo scritto. 

PREMESSA: le indoor, ovvero un mondo di scelte obbligate

innanzi tutto, è pacifico che l'attività indoor e le statistiche ad essa collegate, rispondano prima di tutto ad un pre-requisito che sposta in maniera determinante ogni forma di raccolta di dati: gli impianti. E' pacifico e logico che tale premessa non avrebbe senso se in ogni provincia italiana ci fosse uno o più impianti indoor. Ma sappiamo bene che una delle lacune principali di questo sport, è proprio la scarsa e difficile facoltà di "accedere" agli impianti indoor da parte degli atleti, in quanto... semplicemente non ci sono o sono molto pochi e distanti. E' conseguente il secondo assunto, ovvero che vi sarà più partecipazione a seconda della distanza "fisica" degli atleti all'impianto e per cerchi concentrici. Quindi più ci si allontana dall'impianto, più è logico pensare che minore sarà la partecipazione degli atleti. E sarà ancor più rara, la partecipazione, andando verso zone molto lontane da detti impianti, ovvero principalmente al sud del Paese. Lo sanno anche i muri che la difficoltà strutturale dell'atletica italiana indoor risiede principalmente nell'avere a disposizione un solo impianto con l'anello (Ancona) e una 15ina di cosiddetti "tunnel" (palazzetti con un unico rettilineo per i 60 metri) dislocati principalmente nel nord dal Paese. Tutto questo ha un portato statistico ovvio: enorme scarsità di dati relativi alle gare che non siano i 60 metri e i 60hs, ed enorme quantità di dati relativi alle gare compatibili con gli impianti a disposizione, che generalmente sono i 60, i 60hs, i salti e il lancio del peso. Comunque: vedremo che emergerà durante questo piccolo studio un macro-fenomeno di adattamento alle esigenze "invernali" che sarebbe bello sviluppare per vedere se tale fenomeno abbia poi ripercussioni sull'attività all'aperto.

I 60 metri maschili: il boom controverso e l'emergere dello "stallo tecnico" 

Il boom di sprinter è soprattutto quello giovanile

Nel prendere visione delle tabelle relative ai 60 maschili, salta subito all'occhio il dato complessivo di tutte le categorie assolute: nell'arco di 8 anni sui 60 metri maschili si è registrato un aumento abnorme dei partecipanti, ovvero un incremento del 75% che si commenta da solo. La crescita come denota la curva è stata pressochè costante negli anni e ha coinvolto soprattutto le categorie giovanili: vedremo come questo aspetto abbia un suo senso. Le ragioni sono facilmente intuibili: la diffusione e l'apertura sempre più frequente di "tunnel" quale unica opportunità di atletica in pista in inverno, il probabile/possibile ripiego di molti atleti di altre specialità in questa specialità. Gli incrementi per le singole categorie, come si può notare nella prima tabella, sono maggiori più in età giovanile: si pensi che nell'arco di 8 anni gli allievi che si sono dati ai 60 metri è aumentato del 105%! Gli junior 93%, le promesse del 57% e i senior "solo" del 31%. Qui forse ci sta la prima riflessione: mentre è chiaro che tra la categoria junior e quella promesse, in teoria la "specializzazione" dei singoli atleti sia già avvenuta, quindi le scelte di ripiegare sullo sprint sono meno riscontrabili, l'esodo massiccio degli allievi nella specialità è sintomatico del fenomeno in corso, che vedremo anche essere corroborato da un altro dato. Lo sport lo si vuole fare al chiuso in inverno (anche per colpa delle mamme...) e soprattutto in età giovanile c'è la necessità di "divertire" con l'atletica e non solo pianificare appuntamenti agonistici molto lontani nel tempo, che farebbero perdere giorno per giorno il necessario entusiasmo per far fatica. Probabilmente molti allenatori saranno "costretti" a far scendere molti dei propri allievi nell'arena dei 60 metri con il logico portato che dovranno anche adeguatamente  prepararli (ma non per manifestare la propria bravura, ma per permettere al ragazzo di non disamorarsi dell'atletica con prestazioni scadenti). Secondo voi, questo a che effetti nel lungo periodo porterà su una popolazione di allievi così vasta? Quanti, arrivata l'estate, si riconvertiranno ad altre specialità magari più lunghe (non necessariamente quelle del mezzofondo, ma anche i 400)?

Gli effetti dell'esodo di mini-sprinter sul sistema delle "scelte obbligate"

Quel fenomeno che è chiaramente palesato dai dati qui sopra menzionati e presenti nelle tabelle, ovvero un'esponenziale crescita di partecipanti alle gare indoor dei 60 metri, e la "riconversione" di molti altri atleti provenienti da altre specialità alo sprintismo, a nostro avviso si "legge" in un altro dato, ovvero nella tabella di pagina "6" dove sono presenti le medie generali dei tempi categoria per categoria (in pratica si sono presi tutti gli atleti che hanno corso i 60 metri, e, dopo aver sommato tutte le prestazioni anno per anno, si è fatta la media). In linea teorica, ed è il nostro assunto, quanto più aumentano le popolazioni in riferimento ad un determinato fenomeno sportivo (in questo caso correre i 60 metri), più le prestazioni in riferimento a quel determinato fenomeno miglioreranno. Assunto sbagliato? Dite voi. Del resto basta prendere macro-statistiche di ogni natura relativa ai fenomeni sportivi, e si vedrà che più competizione dovuta a più partecipazione, produce un miglioramento delle prestazioni medie. In teoria... nella realtà dei 60 metri italiani, invece, come dimostra la citata tabella, il fenomeno è ancora in una fase embrionale (il boom dei tunnel è comunque "recente") ma è chiaramente in stallo se non in recessione. Paradossalmente, cioè, è aumentata esponenzialmente la popolazione e sono stallate o peggiorate le prestazioni medie di quella popolazione. Essendo le categorie giovanili quelle che incidono di più sulla media, grazie al grande numero rispetto al totale, la ragione bisogna trovarla in queste categorie. La ragione del fenomeno, anche qui, noi l'abbiamo trovata su quelle che abbiamo chiamato "scelte obbligate". Ovvero, gli sprinter non sono più "i migliori" o meglio "i più dotati", ma molto semplicemente vengono buttati nella mischia sempre più ragazzi e ragazze "normali" o con scarse capacità, rallentando di molto l'output medio. Ma naturalmente l'afflusso non può non generare, e lo si vede nelle tabelle successive, un effetto "performance" non fosse altro che la base statistica si è quasi duplicata: e così a livello giovanile (allievi, junior e pure promesse, anche se con un'incidenza minore) il miglioramento pressochè costante delle prestazioni medie dei primi 10, 25 e 50 delle liste italiane. Guardate ad esempio a pagina 9, ovvero sulla tabella relativa alla media delle prime 50 prestazioni: il miglioramento degli allievi è addirittura mediamente di 8 centesimi, che detto in parole povere, significa che presi 50 allievi del 2012 e confrontati con 50 allievi del 2005, ognuno dei 50 allievi più recenti correrà 8 centesimi più veloce dei propri "cugini" più anziani: è un abisso! Addirittura 11 i centesimi della categoria junior, mentre più si invecchia di categoria, più la curva si appiattisce per poi invertire il segno con i senior.

Lo "stallo dei senior": quando entrano in gioco gli aspetti tecnici

Confrontandoci, io e Gianluca, abbiamo registrato la peculiarità di queste curve, notando appunto che a tutti i livelli, le medie dei primi 10, 25 e 50 dei senior, hanno continuato a stallare se non a regredire. Ma come? Aumenta la popolazione in maniera esponenziale (molti di coloro che erano allievi nel 2005, nel frattempo sono diventati senior) e le prestazioni medie dei senior non migliorano o addirittura peggiorano? Potrebbe essere un controsenso dal punto di vista logico. Abbiamo avanzato alcune ipotesi su questo punto: la prima è di natura quantitativa. I primi 10 o 25 delle classifiche dei 60 metri, bene o male, sono costituiti dagli stessi atleti, ovvero il "panel" di atleti rimane quello, con poche new entry anno per anno. Quindi l'innesto di novità ha uno scarso impatto sul sistema. Se vogliamo invece essere più arguti, probabilmente si ha la prova statistica di un "bug" di natura tecnica nel sistema di programmazione tecnica italiana. Cioè: sui grandi numeri giovanili, intervengono molti più fattori esogeni (rispetto agli atleti evoluti) a determinare la prestazione rispetto a quelli tecnici; i ragazzi dotati dimostrano molto più facilmente le proprie doti, senza doversi inventare allenamenti alla Asafa Powell; poi il fisico risponde e recupera più facilmente agli input inculcati con gli allenamenti, e le prestazioni nel breve periodo (quello di una o due stagioni) emergono quasi "forzatamente". Ma dopo? Dopo servono capacità tecniche da parte di chi allena: necessariamente. Non ci si può più basare sul "caso", sul "talento", ma sulla capacità dei tecnici di programmare, di pianificare, di modulare... volgarmente, di allenare. Sì, stiamo dicendo che in Italia non si sa allenare "bene" lo sprint, tanto che arrivati alla categoria promesse, lo tsunami di allievi e junior partito da lontanissimo si arena sulle spiagge delle promesse, spegnendosi del tutto sugli scogli dei senior. Avete altre spiegazioni? Tra la categoria junior e promesse, cioè, avviene uno step negativo, che in molti casi deriva anche da scelte di vita personali extra-sportive.. ma non dimenticatevi che stiamo parlando delle prestazioni medie dei migliori, che difficilmente (anche se può capitare) mollano l'osso quando l'hanno afferrato. Semplicemente anzichè migliorare, ci si ferma. E costituendo naturalmente fonte primaria dell'analisi qualitativa delle migliori prestazioni (sui primi 10 e sui primi 25) il prodotto delle prestazioni degli atleti militari, troviamo anche la certificazione di quello che si va dicendo da sempre: una volta entrati nei gruppi militari, molti atleti stallano o non migliorano, e siamo convinti che questo non derivi da una sorta di "appagamento" del posto fisso raggiunto, ma bensì di una diversa e forzata metodologia di allenamento dei neo-assunti, magari più intensa, che non produce risultati tangibili.

I 400 maschili 

i dati sui 400 maschili (e vedremo anche quelli femminili) non hanno un vero e proprio senso statistico, per l'esiguo numero di partecipanti dovuto all'arcinoto problema degli impianti. Ha senso interpretare il dato, se non nell'accezione negativa della scarsezza di dati acquisibili? Il dato della partecipazione generale è così rimasto pressochè invariato, così come quello delle singole categorie, con scostamenti minimi e poco apprezzabili. Anzi, si registra pure un calo tendenziale generale, se pur minimo... non si staranno convincendo anche i 400isti a passare ai 60?? Addirittura le prestazioni medie generali stanno pure peggiorando (pagina 12) con il clamoroso scivolone di quasi un secondo dei senior (da 52"50 a 53"46). Se guardate le tabelle delle prestazioni dei migliori (10, 25, 50) noterete un altro aspetto singolare: nel tempo, in 8 anni, benchè con una popolazione risicata, a migliorare quasi costantemente le prestazioni apicali sono stati quasi esclusivamente gli allievi, mentre per tutte le altre categorie si sono registrate paurose regressioni. Naturalmente sarebbe bello verificare questo dato sui 400 all'aperto, perchè una sola pista in tutta Italia non fa primavera, e le variabili che intervengono su questi dati sono troppo vincolate dalla lontananza della pista da parte degli atleti.

I 60hs maschili 

Può essere che questa scelte "forzate" abbiano favorito gli ostacoli "alti"? Vedremo che razza di risultati paradossali abbiamo trovato, nonostante i risultati a livello internazionale e l'affermarsi sempre più costante di atleti dal potenziale molto elevato qui in Italia. Ricordiamo che le altezze degli ostacoli sono di 106 cm per seniores e promesse, 100 per juniores e 91 cm per gli allievi. Registriamo subito un aumento bestiale della popolazione impegnata sugli ostacoli: dai 242 atleti che si sono cimentati nel 2007 (i dati dei 60 hs maschili e femminili partono solo dal 2007), si è passati nel 2012, dopo un costante aggiornamento, a 348, con un incremento del 43,8%. Anche qui, un'enormità. Naturalmente l'incremento riguarda principalmente le categorie giovanili, con un aumento rispettivo del 43,1% degli allievi, e addirittura del 73% per gli junior. Hanno avuto questi numeri, un aumento della qualità a livello prestativo? Assolutamente no, anzi! Tolti gli allievi (per i quali l'altezza diversa degli ostacoli, 91 cm ce li ha fatti escludere dalla tabella) si è registrato un peggioramento medio marcato a livello generale: sarà mai riconducibile all'assunto di cui abbiamo parlato prima, ovvero che la popolazione generale dedita ai 60hs sia diventata molto più eterogenea e meno professionalizzata? Sconcerta infatti il peggioramento dei senior, peggiorati nell'arco di 8 anni di ben 60 centesimi!!! Le curve prestative sembrano non cambiare rotta nemmeno analizzando i primi della classe, ovvero i 10, i 25 e i primi 50 delle graduatorie italiane. I senior sembrano davvero in affanno, mentre il vero punto di forza sembra sia dato dalla categoria promesse, che contrasta la deriva tecnico-prestativa dei senior in maniera lampante. Potremmo azzardare un cambio generazionale in atto? Altri suggerimenti per spiegare questi fenomeni che trovate nelle tabelle fino a pagina 21?

I 60 metri femminili boom: +87% di partecipanti 

In buona sostanza quanto detto per gli uomini è possibile affermarlo per le donne, che nel giro di qualche anno sono aumentate però più sensibilmente rispetto agli uomini. La media complessiva delle prestazioni risulta in linea con quella degli uomini, ovvero un peggioramento generalizzato, che già in precedenza abbiamo attribuito ad un afflusso senza limiti nella specialità. Paradossalmente però, risulta in controtendenza il risultato medio complessivo delle prestazioni delle senior, che è andato migliorando: c'è da dire, però, che il numero delle senior risulta davvero esiguo per essere "significativo" come effetto sul risultato finale. Le curve dei risultati medi delle prime 10, 25 e 50 in graduatoria delle singole categorie sembrano tutte rispondere agli stessi principi, ovvero, che più si avanza di categoria, più si migliora rispetto alla categoria precedente in "termini relativi", non assoluti. Ovvero più si cresce d'età, più il miglioramento rispetto alla categoria precedente, risulta marcato e di conseguenza le curve hanno un'inclinazione sempre maggiore. Naturalmente stiamo parlando di valori medi. Come se, diversamente che gli uomini, il famoso miglioramento dovuto all'aumento della base statistica effettivamente si verificasse. Anzi, a dire il vero il miglioramento progressivo potrebbe star ad indicare che le donne vengono allenate (mediamente) meglio degli uomini, ma qui, riflettendo, ci sarebbero da inserire ulteriori variabili, come ad esempio il fatto che lo sprint femminile in valori relativi a livello di strutturazione e prestazioni, sia partito da un gradino più basso rispetto a quello maschile azzurro, e di conseguenza determinati risultati potrebbero essere stati più "facilmente" raggiungibili rispetto ad un pari categoria maschile. Qualcun'altro a qualche altra teoria? Sta di fatto che si è registrata questa macro-tendenza... se qualcuno ha altre ipotesi..

I 400 femminili: quattro gatte 

Davvero pochi risultati complessivi, e di conseguenza dinamiche tutte da scoprire... appena fuori dall'impianto indoor di Ancona. I dati relativi alle prestazioni sono quanto mai infatti volatili e di difficile interpretazione, subendo l'impatto negativo e le oscillazioni del piccolo numero. Difficile quindi stabilire delle linee di tendenza e quelle che si registrano potrebbero essere inquietanti: un dato per tutti, la media delle prime 50 allieve è quasi 3 secondi migliore delle prime 50 junior! Questo è appunto l'effetto di un campione statistico, legato alle junior, evidentemente fallace. Anche perchè le allieve sarebbero migliori, sempre nel panel delle migliori 50, delle promesse e starebbero insidiando le senior, ormai a pochi decimi... attenzione!!!

I 60hs femminili: le senior migliorano

Anche i 60hs femminili presentano in piccolo le medesime dinamiche studiate prima. Le altezze degli ostacoli sono di 84 cm per seniores, promesse e juniores, 76 cm per le allieve. Stranamente però, a differenze che con gli uomini, l'aumento di atlete che si è dedicato agli ostacoli non è stata così cospicua. Si è passati infatti da 220 a 273 atlete, ovvero più o meno il dato dei 400 metri. La diffusione dei tunnel, cioè, non ha avuto lo stesso impatto che ha avuto con le prove brevi degli uomini. Una specialità stranamente disertata, nonostante... le opportunità. Come si è tra l'altro registrato in tutte le categorie, la media complessiva dei risultati ha comunque subito un peggioramento, in alcuni casi, come nelle junior e nelle promesse, davvero preoccupante. Si son persi anche cinque decimi nel solo giro dell'intorno di tempo considerato: una montagna (guardate la tabella di pagina 36). In leggero miglioramento il dato complessivo delle senior. Come vedremo però immediatamente, i miglioramenti sensibili sono nelle graduatorie "apicali", ovvero quelle delle prime dieci del ranking nazionale assoluto. Come è visibile nella tabella di pagina 37, le senior sono scese di 14 centesimi, mentre risultano oscillanti i dati delle altre categorie: non si segnala ancora un orientamento preciso per le altre. Stessi fenomeni registrati nelle 25, con una controtendenza negativa delle junior, mentre nelle 50, il vero metro di giudizio complessivo di una categoria, è clamorosa la caduta delle promesse, che hanno uno scivolone senza apparenti spiegazioni. Almeno, al momento. Il tutto, e vale la pena ricordarlo, negli anni che hanno visto atlete come Micol Cattaneo, Marzia Caravelli, Veronica Borsi e Giulia Pennella, realizzare prestazioni (assolute e di categoria) storicamente tra le migliori in questa disciplina.

Conclusioni

Terminiamo qui, ma ci sarebbe da dire e scrivere molto di più. Siamo solo due appassionati che hanno provato a dar senso a statistiche disponibili sulla rete. Ma è sui dati che si prendono le decisioni, non sul sentito dire. Già qualche giorno fa avevamo individuato quella che era una bufala, ovvero che il problema principale dell'atletica italiana fosse il reclutamento nelle scuole: dati alla mano abbiamo confutato questa leggenda urbana, individuando invece nelle falle del sistema-atletica italiano il vero colabrodo che fa perdere in mille rivoli centinaia di atleti. Ora si hanno a disposizione questi altri dati, relativi alle gare indoor: il rischio, questi dati sembrano dire, potrebbe essere uno schiacciamento verso determinate specialità, di molti degli atleti così faticosamente reclutati, tra l'altro in una specialità specifica, la velocità, che a livello internazionale sembra essere più che satura. Per dirla come un manager, una scelta strategicamente, perdente, benchè obbligata da molti fattori, il primo dei quali, le risorse a disposizione, che sono sempre meno. Nel documento allegato troverete gli indirizzi e-mail cui eventualmente spedire proposte, critiche, che pubblicheremo per poter dare un contributo ad una discussione... che non c'è ancora. Ringrazio personalmente Gianluca Zuddas che ha imbastito tutte le numerose tabelle e disegnato le curve. 

Indoor in Italia

05/01/13

Atletica e Scuola, la grande bufala

Sapete, no, qual'è il mantra della politica-atletica italiana? La scuola!! non c'è dirigente, politico, tecnico o giornalista specializzato che, di fronte al quesito Madre sulla vera ragione della crisi dell'atletica, non indichi al primo posto la scuola. La crisi dell'atletica italiana partirebbe cioè, dando credito a questo assunto, da lontano, lontanissimo, ovvero dalla crisi di vocazioni che attanaglia questo sport sin dal primo cancello di entrata, ovvero nel variegato mondo scolastico. Del resto, è un mantra talmente radicato nella nostra cultura sportiva, che pure io ci avevo creduto ma...  ieri sera, discutendo di atletica con l'amico Gianluca Zuddas (dopo l'articolo di ieri sulla necessità di studiare l'abbandono di atleti con appositi strumenti di analisi) e basandoci sui freddi numeri, è invece emersa quella che appare come un bufala colossale. La questione "scuola", nell'atletica, non esiste! Ovvero, quello che ci viene raccontato da tempo (la mancanza o l'assenza di reclutamento) in realtà è un problema molto marginale rispetto a quello che sembra il vero problema dell'atletica, cioè... l'abbandono di questo sport da parte dei ragazzi DOPO il reclutamento!! Parliamoci chiaro: non è che il reclutamento sia uno strumento funzionale, eh... ce ne rendiamo conto tutti, ma una volta letti i dati come ve li mostreremo, vi ricrederete sulle vere problematiche dell'atletica attuale. 

Mentre discutevamo di queste cose con il citato Gianluca Zuddas, questi ha preso e autonomamente ha analizzato i dati dei tesseramenti alla Federazione degli ultimi 10 anni producendo una tabella molto significativa. Quello che è emerso è pazzesco, a mio modo di vedere, e la cosa più pazzesca, mi sembra di capire, è che nessuno lassù (o laggiù) in Fidal non si sia mai accorto prima della falla gigantesca che si è aperta e che sembra si stia ampliando a dismisura. L'idea che ho proposto allo stesso Gianluca e Sonia Marongiu, che ha contribuito alla discussione, era quella di un rubinetto che butta nella vasca acqua (gli atleti) e vi sia nella stessa vasca una falla che fa uscire la stessa quantità di acqua che vi era entrata. E capirete ben presto il perchè.

Per le analisi vi rimando direttamente alle qui sotto allegate tabelle. Ma alcuni dati vale la pena enunciarli per capire di cosa sto parlando. Si sono tolte le statistiche relative alle categorie ragazzi e soprattutto esordienti, i cui dati sono in crescita esponenziale e di cui, personalmente, nutro dubbi e sospetto che il dato sia modificato da balzelli normativi che impongono il tesseramento a ragazzi che fanno tutt'altro sport, la nostra attenzione si è focalizzata sui cadetti, continuando via-via sino ai Senior.

Orbene, guardate la tabella 2 qui allegata. Il numero di cadetti tesserati dal 2001 al 2011 è impressionante, visti i dati che poi si riscontrano tra i senior. Tra maschietti e femminucce si va dagli oltre 15.000 del 2002 (picco massimo), agli 11.000 del 2008, picco minimo. Dal 2008 in poi, si registra invece una sostanziale crescita, con un trend che si conferma tale anno per anno: l'anno scorso i tesserati nelle categorie cadetti sono stati circa 12.500. Diciamo che mediamente i cadetti tesserati in questi ultimi 10 anni sono stati circa 12.000. Riflettiamo su questo primo dato: il dato, pressochè costante, e superiore ai 12000 ragazzi, attesta un fatto incontrovertibile ed è bene ribadirlo: ogni anno "entrano" nella categoria cadetti più di 12.000 atletini in erba. Un esercito, dove il campione statistico imporrebbe delle grandi riflessioni ai gestori della cosa pubblica, ovvero i decision makers della Federazione, atteso che poi sui campi-gara passano i covoni di sterpaglie e i rettilinei sembrano la Main Street di qualche paesino del Far West abbandonato. 

Con 12.000 atleti all'anno, anche calcolando tassi di abbandono fuori range, vi posso già fare una considerazione: il proselitismo nella scuola funziona, o funzionicchia, ciò che davvero non funziona viene dopo. Sembra lapalissiano! I cadetti, poi, non dimentichiamolo, rappresentano il primo vero anello della catena sportiva agonistica, perchè un ragazzino a quell'età ha già tendenzialmente abbracciato lo sport che lo accompagnerà nel suo periodo da teen-agers.. 

Ragioniamo su un altro dato: i tesserati alla Fidal sono circa 150.000. 12.000 atleti immessi nella nel calderone nella categoria cadetti significano ben l'8%! Vuol dire che ogni anno, solo da quel gate/cancello che è la categoria cadetti la Federazione possiede una risorsa umana inestimabile. Certo, non saranno mai i dati del calcio, che si muoverà nell'ordine delle centomila unità all'anno, o degli altri sport di squadra, ma 12000 ragazzini non sono certo pochi, visto che l'atletica di vertice si concretizza poi con poche decine di atleti. 

Vediamo quindi i tassi di abbandono. Quando si passa alla categoria allievi avviene già la prima rasoiata al quorum di atleti entrati. Addirittura tra le ragazzine c'è il dimezzamento netto delle tesserate: nel 2001 si passò, ad esempio, da 6600 cadette a 3076 allieve. Meno della metà! Ma secondo il CONI, che ha fornito dati complessivi sullo sport italiano giovanile, il calo fisiologico tra le due classi d'età si attesta attorno al 8/9%, non al 50%! Vuol dire che tutte quelle ragazzine perse dall'atletica sono finite dritte-dritte a fare un altro sport!

Il trend è più o meno confermato negli anni successivi, come si può vedere bene dal grafico preparato da Gianluca. Paradossale, guardando quello stesso grafico, che negli ultimi 4 anni, nonostante l'innalzamento del numero delle tesserate nella categoria cadette, sia rimasto invariato il numero delle tesserate allieve... 

Tra i maschietti il dato è altrettanto impressionante, anche se, anzichè con dimezzamenti veri e propri, si arriva al 40% circa in meno di "passaggi" (per il CONI, anche qui, la perdita netta è solo del 10%... altre centinaia di ragazzini che vanno verso altri sport, evidentemente). Altra riflessione: non siamo degli sprovveduti e sappiamo benissimo cosa avvenga in quegli anni delicati. Il passaggio tra le scuole dell'obbligo, gli spostamenti più lunghi per raggiungere i luoghi delle prime vere scelte di vita... nuove amicizie, nuove compagnie. Ma vi lascio questo primo interrogativo: non è già a questo punto fuorviante sostenere che il problema sia il proselitismo di fronte ad una perdita netta annuale, dal passaggio tra una categoria all'altra, di ben 6/7000 atletini, corroborata poi dai dati del CONI secondo cui la perdita di tesserati nello sport complessivo tra quelle fasce d'età non superi il 10%? Non è forse qui che per prima bisogna intervenire, prima che indicare il proselitismo come unica e originaria ragione del malessere dell'atletica?

Tra le donne, nel passaggio alla categoria juniores, avviene un'ulteriore pazzesco dimezzamento. Nel solo arco di 4 anni, delle circa 6000 ragazzine che erano entrate con la categoria cadette, ne rimangono circa 1500: solo il 25% del totale! Secondo il CONI, dovrebbero attestarsi invece tra il 55% e il 60%! Un dato impressionante, non trovate? Altra riflessione: qui le ragazzine sono già inquadrate in una scuola dell'obbligo. L'abbandono sembra essere meno giustificabile da problemi esogeni all'atletica, ma chiaramente endogeni. Da fattori di qualità del "prodotto atletica", piuttosto che dalle reti amicali. Per i ragazzini invece il trend di abbandono sembra seguire la stessa strada di un 40% in meno rispetto alla categoria precedente, contro l'oltre 50% che registrano le junior. Ma andiamo avanti.

La corsa verso gli inferi statistici rallenta solo verso la categoria promesse, dove però le strade sono già tracciate dalla categoria precedente e dove le variabili indipendenti (scuola, amicizie, sirene da altri sport...) hanno un impatto molto inferiore. Il dato sulle promesse femminili sembra aver toccato uno zoccolo duro, che, nonostante le oscillazioni delle altre categorie, rimane più o meno ancorato sulle mille unità. Dall'inizio del percorso, sei anni prima, delle 6000 ragazzine ne sono rimaste 1000: poco più del 16%. Ritorno adesso col mio mantra: davvero il vero problema dell'atletica italiana è il proselitismo, se l'84% delle atlete si perde quando ormai sono già dentro il sistema in soli 6 anni? Il fenomeno fin qui riscontrato, rallenta anche tra i maschietti, come è ben desumibile dalla tabella: a fronte di una media (degli ultimi 10 anni) di circa 7000 cadetti, rimangono alla fine, dopo la spremitura, circa 2200 promesse, ovvero il 31% del totale entrato. Il doppio rispetto alle donne. Sono davvero "fisiologici" questi cali tanto da invocare un proselitismo così agguerrito? Secondo i dati del CONI, no. Basterebbe limitare questi cali al 50% per vedere un'atletica super-affollata.

Ma veniamo al punto cruciale. Le senior. I dati, che non sono disponibili scremati e che di conseguenza aggregati, parlano di tesserati nella categoria senior rispettivamente di circa 6000 uomini e circa 2500 donne (fatta una stima ad occhio degli ultimi 10 anni). Un attimo... la categoria senior dura però dai 22 anni sino ad infinito... diciamo che per facilitarci il compito dura dai 22 ai 35, ovvero 13 anni. Tralasciamo il dato dei master tesserati come senior (si stima siano oltre un migliaio) per non essere impietosi. Pensate un pò: chiaramente la curva seguirebbe un trend negativo negli anni successivi alla categoria promesse, e non so minimamente dove tornerebbe positiva (necessariamente, visto che i master sono in continua ed esponenziale crescita). Ma se spalmassimo il dato delle tesserate donne sui 13 anni di categoria, verrebbero fuori dati ridicoli per una federazione di 150.000 tesserati. Ovvero... in Italia ci sarebbero poco meno di 200 senior femminili per ogni anno, dal primo dopo la categoria promesse sino al primo anno della categoria master! Incredibile, non trovate?! 

Sarebbe interessante conoscere il dato complessivo delle senior nei successivi due anni dopo la categoria promesse, ma sconcerterebbe: avremmo sicuramente una perdita netta di atlete provenienti dalla categoria cedette superiore al 90%!!! Probabilmente molte di più: su 100 cadette, arrivano alla categoria senior 3/4 atlete! Vedete un pò voi che razza di proselitismo bisognerebbe fare per raddoppiare quel numero, senza che si modifichino strada facendo tutte le criticità del sistema-atletico italiano.

Per gli uomini, come per tutto il trend precedente, i dati sono leggermente migliori, ma rimane una ferita clamorosa. Vogliamo fare un'altra riflessione? Ebbene, di tutti quei senior di cui abbiamo parlato prima (circa 8500 tra uomini e donne) quanti corrono su strada? Una caterva! Se si potesse conoscere il numero di senior che praticano l'attività su pista troveremmo giusto i 300 atleti tesserati per i gruppi sportivi militari e qualche sparuto highlander che serve per riempire le batterie delle serie inferiori (o per non far saltare o lanciare in solitudine i "campioni"). Tutto questo per dirvi, che un senior che pratica l'attività su pista oggi, è paragonabile ad un Gronchi Rosa. 

Ora, mi collego con quanto scritto ieri sul tasso di abbandono che andrebbe analizzato nello specifico, non con macrotabelle: è il prodotto-atletica che va migliorato, che va reso accessibile ai più, e non limitato continuamente e progressivamente. Paradossalmente le politiche degli ultimi anni, invece di rendersi conto di queste problematiche, hanno trasformato questo sport (nella sua configurazione su pista) come qualche cosa di elitario, riservato a pochi. E la gente se nè andata: i ragazzini se ne sono andati, i senior se ne sono andati... che senso ha praticare uno sport agonistico se non c'è alcuno sbocco che non sia partecipare alla 4x100 dei c.d.s. assoluti? Vanno date opportunità a tutti, anche ai medio-bassi (almeno in una fase di rinascita) con iniziative rivolte alla collettività piuttosto che (esclusivamente) alle elite.

Come? Classifiche a punti che premino ogni prestazione, anche quelle di chi arriva dietro, e non solo di coloro che arrivino sul podio. Minimi più abbordabili, manifestazioni più "aperte", un diverso rapporto tra giudici e atleti, campionati di Serie "B" per chi non ottiene il minimo per andare a quelli assoluti... addirittura si era pensato ad una suddivisione di categorie anche tra le promesse e i master, così da accorpare ai campionati master un campionato degli M30  (come esistono già in altre parti del mondo) e poi di una macro categoria che va dai 22 ai 30 (come nel ciclismo): voi non pensate che qualche senior di seconda fascia ambirebbe a vincersi il suo titolino nazionale anche correndo i 100 in 11"? Certo un titolo secondario rispetto a quello assoluto, ma un obiettivo, un motivo in più per rimanere...

Insomma, non ho la bacchetta magica, ma è chiaro che continuare a sostenere che il vero problema sia la scuola e il proselitismo è, stando ai dati, fuorviante. E' un problema, uno dei tanti, ma come abbiamo visto qualcuno si deve rimboccare la maniche per tappare le troppe falle della vasca...

Tesseramenti Italia 2001-2011 Cadetti Assoluti