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02/09/13
L'analisi della crisi dei 100 femminili in Italia

15/08/13
Mosca '13: Day V e VI - il mistero della 4x400
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Foto Fidal/G. Colombo |
200 femminili - Gloria Hooper a 5 centesimi dalla semifinale... oppure 3 - Gloria Hooper sembra sicuramente più in palla rispetto agli italiani, dove fu fulminata dalla Caravelli. Ottimo il suo 23"10, che pecca sempre di un accelerazione ancora non all'altezza delle migliori al mondo (altrimenti, logicamente, sarebbe tra le migliori al mondo), e che pare più costruita muscolarmente rispetto alla scorsa stagione. Alla fine 3 centesimi dal terzo posto in batteria, che le avrebbe garantito il passaggio diretto. E 5 centesimi dall'ultimo tempo che invece le avrebbe consentito l'accesso con i tempi ripescati. Rabbia che si accentua se si considerano le 4 atlete che hanno accesso alle semifinali con tempi superiori al suo. Amen. Io me l'aspettavo già quest'anno un paio di decimi sotto i 23", ma chiaramente l'atletica non è una scienza perfetta. Era la 4^ italiana ad essere schierata ai mondiali sui 200, con 6 presenze-gara: 2 Marisa Masullo e Manuela Levorato, una a testa Danielle Perpoli e appunto la Hooper. Sia la Levorato (a Siviglia '99) che la Masullo (Helsinki '83) giunsero in semifinale (quando però i turni erano 4 e non 3 come questa edizione). La Levorato si corse anche la semifinale di Edmonton '01, mentre la Masullo superò le batteria di Tokyo '91, giungendo ai quarti. Le uniche uscite al primo turno sono così la Perpoli ad Atene '97, e la Hooper, purtroppo, in questa edizione. C'è da dire che il 23"10 della Hooper è il miglior tempo corso da un'italiana dopo la meravigliosa cavalcata della Levorato a Siviglia, che inanellò un 22"91 (0,5) in batteria, un pazzesco 22"60 (record italiano, con 1,1 di vento) nei quarti e un 22"70 (1,8) in semifinale (3° tempo italiano di sempre).
800 femminili - Marta Milani: e se adesso tornasse ai 400? - Marta Milani passa per essere una bergamasca tutta di un pezzo. Però, e non ne ho mai fatto mistero, il passaggio agli 800 l'ho sempre visto con sospetto, nel senso che, benchè senta dire che lei sia entusiasta della specialità, ho come l'impressione che il suo ambiente naturale erano e rimangono i 400. Sui 400 appariva un drago, sugli 800 sembra un pulcino. Oggi possiamo dire che è andata pure bene (2'02"41), che rappresenta la sua 5^ prestazione di sempre, ma presumo che il 27° rango totale su 32 non sia il valore del suo spessore internazionale. Soprattutto, da profano della specialità, pare che anche se dovesse trovare la gara della vita da sub-2', sarà sempre una gara votata all'estrema regolarità, ovvero non certo la tipologia di gara da grandi manifestazioni sugli 800, dove le variabili e i cambi sono continui (Rudisha a parte...). Facevo questa riflessione nel momento in cui la sua batteria ha cambiato intensità e lei purtroppo non ha potuto seguire le proprie avversarie. La sua gara sembrano più i 400. Bisognerebbe capire qual'è il sogno... una finale mondiale? Una finale olimpica? Ci sono più spazi sui 400 o sugli 800? Estremamente difficile in entrambi i casi, anche se, probabilmente, a tavolino, gli 800 sembrano un sogno più ravvicinato. La mia impressione? Che negli 800 non infonde cattiveria (agonistica) come invece trasuda quando corre i 400. Sembra perennemente in difesa, mentre nei 400 è donna d'attacco. Questa la mia semplice riflessione da esterno. E così l'unica finalista rimane Elisa Cusma, che giunse all'atto finale di Berlino '09 (ed in semifinale a Osaka '07 ma con 1'58"63). E' anche l'unica atleta italiana ad aver superato un turno ai mondiali sugli 800.
Alto femminile - Alessia Trost, la formalità prima della tempesta - Che dire? Fin troppo facile questa qualificazione: 1,92 incalzamagliata, e si ritorna in albergo per il contest, quello che ci potrà dire se Alessia dovrà aspettare per iniziare a volare, o se invece, è giunta finalmente l'ora di dimostrare che l'anticamera è finita, e al banchetto si abbufferà anche lei. Quindi non c'è molto da dire fino al giorno della finale. Era la 5^ azzurra a presentarsi ai mondiali in questa specialità dove ad Osaka Antonietta Di Martino si inerpicò sul K2 dell'argento, dopo una scalata clamorosa. 9 le partecipazioni azzurre (con le citate 5 atlete), con 3 partecipazioni e 2 finali per Antonella Bevilacqua, 3 partecipazioni e 3 finali per la Di Martino, e una partecipazione a testa per Sara Simeoni, Alessandra Bonfiglioli e Alessia Trost (4 atlete con il nome che inizia con "A"). Clamorosamente la Simeoni a Helsinki '83 non superò lo scoglio delle qualificazioni (saltò 1,84), così come la Bonfiglioli a Roma '87. Su 9 partecipazioni 6 finali, il 66%. Non male. Miglior risultato di un'italiana, il 2,03 di Antonietta Di Martino ad Osaka '07, poi il suo 1,99 che a Berlino '09 le regalò il 4° posto. La Bevilacqua giunse invece 6^ e 7^ alle due finali cui partecipò.
4x400 maschile - 7+ alla squadra, 3- al selezionatore - che poi la quadriga abbia fatto una buona prestazione è indubbio, visto il tempo finale (3'03"88), che la colloca al 36° rango di sempre nelle liste all-time italiane. Ma più che altro, a parte la posizione nella storia, è uno degli sporadici tentativi di uscire dalla glassa della specialità che l'ha irretita negli ultimi 15 anni. Si pensi che dal 2000 in poi, si ricorda solo un 3'01"96 del '05 a Firenze, un 3'03"66 ad Annecy nel '08, il 3'03"79 della Nazionale Promesse a Kaunas '09. Negli ultimi 13 anni, è il 4° tempo vergato nella storia. Però... però, cavolo, chi ha messo giù la squadra? Proprio in mattinata mi ero espresso con molti dubbi sulla disposizione della staffetta che vedeva Lorenzi in prima e Galvan in ultima. Perchè? Perchè non siamo gli USA, e se la gara si allontana dalle nostre possibilità, si allontano anche le opportunità di far bene. Cambiare dietro, o molto dietro, "carica" la staffetta (come in effetti puntualmente è successo) di variabili come il dover cambiare (com'è successo e come avevo previsto e scritto) in sesta corsia, con atleti in deficit organico costretti a spostarsi per la pista a cercare i propri compagni. E cambiare dietro vuol dire anche dover fare slalom tra staffettisti delle altre nazionali che avevano già cambiato; vuol dire cambiare nella confusione generale; vuol dire non accelerare come si dovrebbe per almeno 20/25 metri, prima di uscire dalla zona di campi elettromagnetici del Triangolo delle Bermuda. E poi vuol dire essersi portati in giro per la gara quel gap, e aver perso il treno di nazionali che poi si sono giocate il 3° posto. Mettendo un Galvan tra prima e seconda frazione (cioè quello più forte del lotto) di sicuro non si sarebbe corso in 3'00" (...record italiano), ma un 3'02" sarebbe stato alla portata. L'occasione era quella giusta. Bocciato colui che ha deciso le frazioni.
50 km di marcia (ieri) - azzurri rincalzanti - La marcia maschile azzurra è attualmente in fase di deframmentazione come un disco rigido, per eliminare tutti i salti del file system. Ed è lungo il processo: bisogna aspettare tutta la notte... Marco De Luca chiude al 15° con 3h48'; Nkouloukidi 24° con 3h54' e Caporaso 42° con 4h05'. Prestazioni che non possono essere nel complesso essere considerate come sufficienti, considerato il pregresso. I dati sono inclementi: ci sono 24 risultati azzurri conclamati nella storia dei mondiali (e 10 tra squalifiche e ritiri). Totale 35 presenze-gara. Dei 24 risultati, in ben 17 circostanze un atleta azzurro è giunto in una posizione migliore del 15° di De Luca. 20 del 24° di Nkouloukidi, e nessuno peggio di Caporaso. Il peggior piazzamento era infatti stato un 28° rango. Questo naturalmente riportano le statistiche, non dico nulla di non noto. La morale è che la marcia italiana maschile sta molto male, ed è necessario una riorganizzazione strutturale.
27/01/13
Salto in alto imperat: Trost 1,95 e Fassinotti 2.27 - Alloh 7"34
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Fassinotti - foto Fidal.it |
Trost inarrestabile - Il salto in alto in Italia è una di quelle isole felici (insieme al salto triplo) che permette di guardare il futuro con una certa carica positiva, e non solo per Alessia Trost. Negli anni, chissà per quali segni astrali, dai nostri vivai in via di depauperazione, sono sempre usciti atleti di ottime potenzialità, anche se molti si son persi strada facendo. Soprattutto tra le donne, sempre Trost a parte, sono almeno 3/4 le atlete che sono arrivate a lambire l'1,90 in età precocissima (ovvero la porta d'ingresso dell'elité mondiale) salvo poi deviare per sentieri impervi. Ieri Alessia Trost ha confermato che la prima rondine (l'impressionante 1,98 di Udine) fa proprio primavera, visto che ne è arrivata un'altra a 1,95 da Hustopece in Repubblica Ceca. Sicurezza assoluta fino a 1,95 raccontano le cronache di Nanja (salto con il quale vince la gara) e poi il tentativo di salire sull'ascensore per l'olimpo, ovvero i 2,00: peccato, nulla di fatto per questa volta, l'ascensore è arrivato un attimo in ritardo. Il suo Coach, Chessa, nel frattempo fa sapere dal sito della Fidal che potrebbero arrivare i 2,00. Dopo il titolo mondiale junior, la Trost vince quindi il primo meeting internazionale di una certa caratura: se fossimo nel tennis, avrebbe guadagnato molti punti nel seeding: prima di questa gara per All-Athletics risultava 24° al mondo, con 1146 punti. Ma già ad Hustopece ha superato la 7^ dello stesso seed, ovvero Emma Green Tregaro, l'8^, Irina Gordeyeva (fermatasi a 1,87), la 9^ (1,93), Olena Holosha o Kolosha (1,93), la 17^, Mirela Demireva e la 19^ Venelina Veneva-Mateeva. Come se avesse vinto un torneo challenge del circuito internazionale.
Tamberi rimandato - Alla stessa riunione di Hustopece era anche presente un nuovo enfant prodige italico, Gianmarco Tamberi. Per lui la gara era invece quasi da grande Slam, rimanendo nel parallelo tennistico, visto che erano presenti Ivan Ukov, l'americano Jesse Williams, Barshim Mutaz (2,33 di recentissimo), Jaroslav Baba. Ma la gara finisce dopo soli tre salti, arenandosi a 2,18, ovvero quando gli altri iniziano a gareggiare. Non so che dire, non avendo visto la gara. Per come la vedo io, il salto in alto e il salto con l'asta, presentano delle variabili intervenienti diverse e in alcuni casi più complesse che in altre specialità. Il "campione" non è solo colui che è più dotato e che ha capacità di salto che lo proietterebbero sulla luna, ma è colui che riesce a gestire in ogni gara le variabili così da non avere mai cadute sotto determinati standard prestativi, anche di fronte alla classica giornata "no". Il super professionista in pratica è colui che si crea un "box" di capacità automatiche che gli consentano di gestire i momenti negativi, laddove per altri quella giornata si tramuta in una Caporetto. Quanta esperienza (ovvero stagioni ad alti livelli) servono? Comunque, come dicevo, non so in che fase di preparazione sia Tamberi, l'unica cosa tangibile rimane il 2,18, che ora dovrà necessariamente essere migliorato per le prossime battaglie.
Fassinotti con vista su Goteborg - Così, mentre Tamberi incoccia appena sopra i 2,18, dalle nebbie di Londra ti rispunta Marco Fassinotti, che si apprende sempre dal sito della Fidal, come sia andato ad allenarsi a Birmingham con Grabarz. E se questi son gli effetti! 2,27 alla prima uscita a Londra, a due centimetri dal PB indoor ma anche la sua 3^ prestazione all-time ("davanti" vanta infatti il 2,29 degli Europei di Parigi '11, il 2,28 di Pescara del 2010). E "minimo" europeo centrato al centimetro (con la seconda "opzione" che non sia il titolo nazionale... diciamo). Probabile che Fassinotti risalga di molto il seed mondiale (di All-Athletics) dove attualmente è 57° alla pari di Filippo Campioli. Per curiosità: al momento il migliore degli italiani è proprio Gianmarco Tamberi, 23°, poi Silvano Chesani 51°. Nella graduatoria di specialità, l'Italia maschile risulta 11^ e 6^ delle europee.
Alloh, pure... - Cambiamo panoramica, e vediamo altre specialità. Audrey Alloh intanto diventa la sesta italiana a guadagnarsi il diritto de jure di partecipare ai campionati europei di Goteborg con un tuonante 7"34, ad un solo centesimo dal PB. Il tutto è avvenuto al meeting internazionale di Bordeaux, in Francia, dopo una batteria corsa in 7"40. Di questi tempi, crono mica male il 7"34, visto che anche Carmelita Jeter si è presa scoppole europee da parte della Sailer finendo a 7"29...
Cusma e Milani sugli 800: poche indicazioni - A Bordeaux si rivedono all'opera anche Elisa Cusma e Marta Milani, la prima probabilmente per ritrovare nel 2013 quel palcoscenico internazionale che nelle ultime due stagioni è un pò venuto meno, mentre per la bergamasca, per arrivarci, e per portare a termine definitivamente quella metamorfosi dai 400 agli 800 che potenzialmente potrebbe regalarle qualche soddisfazione. La prima uscita è finita con l'emiliana a 2'04"99 e la lombarda a 2'05"44. Come sono questi tempi? Per la Milani è pur sempre il personale indoor (aveva un 2'11" del 2007) e l'11° all-time personale. Promettente, insomma. Per la Cusma, invece, il risultato è di difficile comprensione, visto che negli 800 ci ha scritto migliaia di pagine. Diciamo che per ora questi tempi non ci dicono ancora a che punto stanno le due atlete. Il minimo del resto è ancora molto lontano (2'02"50): la presenza europea passerà solo per i campionati italiani?
Che Hooper! - Voliamo in Italia, e a Modena in particolare. Secondo me non viene dato sufficiente risultato ad un risultato decisamente "importante" (non direi clamoroso, teniamoci i termini per altri exploit). Gloria Hooper, specialista dei 200, sciabola un 7"44 sui 60 (con i quali ha vinto il meeting) che grida vendetta, soprattutto perchè è sempre passata non certo per il mostro delle partenze. Personale migliorato di 3 centesimi (vantava un 7"47). Se l'atleta migliora in alcune qualità come la velocità pura, chissà mai... dietro di lei Judy Ekeh, con 7"53, ma come già detto, da lei è fosfocreatina allo stato brado, mi aspetto sempre tempi nettamente migliori. Al maschile si porta a 6"78 Eseosa Desalu, vincendo la gara, altro tempo con il quale potersi pavoneggiare. Aveva 6"92, ergo miglioramento di 14 centesimi: un abisso. Nei 60hs fa una fugace apparizione Giulia Pennella, la 4^ "moschettiera" del quadriumvirato creatosi nelle ultime stagioni nell'ostacolismo veloce femminile azzurro. 8"47 interlocutorio per lei nelle batterie di Modena (senza poi cimentarsi nella finale). Lontana, quindi, dalle altre tre top-hurdler italiche (ma non avendo visto la gara non so se sia successo qualcosa durante). Giusto però ricordare che lo stesso tempo, 8"47, l'ha corso però in finale Alessandra Arienti, che pareggia il tempo già ottenuto il 19 sempre a Modena.
Chi ha il minimo europeo guadagnato con i minimi?
- alto donne: Alessia Trost, 1,98
- 60hs uomini: Paolo Dal Molin, 7"68
- 60 piani uomini: Michael Tumi, 6"61
- 60 piani donne: Audrey Alloh, 7"34
- alto uomini: Marco Fassinotti, 2,27
- 60hs donne: Marzia Caravelli, 8"10
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21/01/12
Modena: Galbieri di un pelo e il mistero di Kazzanger sui 60 femminili
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La finale dei 100 a Bressanone 2009 |
Oltre a Greco, vediamo cos'è successo in Italia sullo sterminato numero di piste indoor. Partiamo da Modena e dalla folla oceanica che ha riempito come al solito . I 60 vanno a Giovanni Galbieri, classe 1993, con 6"87 in batteria e 6"88 in finale e diciamo un gap di 5 cent dal personale ottenuto l'anno scorso. La mia personale sensazione è che manchi un disegno più ampio alla parabola sportiva del veneto iniziata con il bronzo mondiale a Bressanone. Tornando proprio a quel giorno, il primo di quella gara, il campione mondiale allievi Prezel Hardy (10"57 nella gara sudtirolese) è arrivato l'anno scorso, a 19 anni, a 10"13 e 20"65. Sui 60 indoor addirittura 6"61. Aaron Brown, secondo con 10"74 a Brixen, è arrivato a 10"38 e 21"00. Yamagata, quarto dietro a Galbieri per un solo centesimo, a due notevoli 10"23 e 20"62 all'aperto e 6"71 sui 60 indoor. Il cinese Huang, quinto, 10"41 e 20"74. E sapete chi giunse settimo in quella storica gara per i colori azzurri? Un certo Jimmy Vicault, che probabilmente da quest'anno sarà protagonista dello sprint mondiale, dopo il 10"07 a Tallin dell'anno scorso e i numeri fatti vedere ai mondiali, con il 6° posto a Daegu. Il talento di Galbieri dovrebbe portarlo ad essere lì, con tutti quei ragazzi, a correre vicino o sotto i 10"20 e sotto i 6"70. Si sa di un infortunio: forse grave. Ma sembra una storia molto simile a tante che coinvolgono i migliori talenti italiani. L'exploit, poi l'infortunio, e poi una faticosa risalita. Il talento è lì: la forma è là dentro quel marmo che qualcuno deve solo sapere scalpellare. Scusate la divagazione. Torniamo a Modena: in batteria sfodera un gran 6"87 Alessandro Pino, coetaneo e conterraneo di Galbieri, che invece pareggia il PB che aveva ottenuto addirittura nel 2010, quando aveva ancora poco più di 16 anni. C'è qualche ceppo jamaicano a Vicenza e provincia? Il bergamasco Nicola Trimboli migliora ancora: 6"88. Ma a parte tutto, vorrei sottolineare le prestazioni di Diego Marani: 6"96 in batteria e 6"90 nella finale B. Indizi, tracce di un nuovo approccio allo sprint, a mio modesto parere vincente anche e soprattutto per i 200. Non perdiamolo di vista.
Nei 60hs, è apparso (cronometricamente) un pò sotto il proprio blasone, Stefano Tedesco: 8"10 in batteria, 8"00 in finale, ma quel che più conta, la catechizzazione ad opera di Carlo Redaelli 7"99, alla sua seconda volta all-time sotto gli 8" e soprattutto al leone indomabile Hassane Fofana: 7"99 anche per lui, superpersonale.
Passiamo alle donne, dove circondate dal mistero, circolano voci di una pazzesca Judy Ekeh: 7"38 twice. Due volte 7"38. Incredibile: l'arcano è l'assenza del suo risultato sui risultati ufficiali. Sembra che si sia "allenata" durante le gare degli altri. Le prestazioni rimangono un urlo di Munch, per chi le ha viste. Per noi che lo intuiamo, un mistero. Avranno avuto le loro ragioni.
Se fosse italiana sarebbe il decimo tempo italiano di sempre. Nel frattempo (e questo è tutto vero) finalmente si rivede in pista il talento-prospettico di Gloria Hooper: 7"55 in batteria e poi 7"54 in finale per la veneta. Migliorato di undici centesimi il suo personale di 7"65. Apprendo ora come sia passata alla Forestale: di sicuro sarà un buon trampolino di risorse per lei per migliorare. Ma la vera notizia la fanno la seconda e la terza: Elena Sordelli e Manuela Grillo, due ragazze che sono per il mondo master... master. Sì, insomma, gira che ti rigira, lo sprint azzurro femminile di inizio secolo è ancora lì in vetrina a far parlare di sè: rispettivamente 7"60 e 7"64 nella prima run, e 7"57 e 7"61 nella seconda. Sempre con Sordelli davanti. Inciso per i master: la Sordelli ottiene anche il terzo e quarto record italiano F35 sui 60 in pochi giorni. Sara Balduchelli 8"65 e 8"59 sui 60hs: non tra le sue migliori prestazioni (vanta un 8"42 di PB).
09/05/11
Meeting di Trento: Chesani 2,26 nell'alto - 75,52 nel giavellotto di Bonvecchio - Hooper 11"78 nei 100
(foto Fidalveneto) - A Trento vola il poliziotto Silvano Chesani nell'alto. Addirittura 2,26, miglior prestazione italiana dell'anno, che migliora il già suo National Seasonal Best (si può dire) 2,23 di Modena. Nella velocità, mannaggia a loro, non ci sono i dati del vento: guardando i risultati del salto in lungo, dove invece è presente il dato anemometrico, ci sono state folate anche di 4 metri... in mezzo ad altre "regolari" naturalmente. Poi c'è da dire che chissà come, i dati del vento spuntano da qualche parte. Diciamo che non tutti sanno usare il Sigma nel pieno delle sue potenzialità (alcuni, come in Sicilia o altre regione, non lo usano proprio). Tutto questo per dire che Davide Deimichei ha corso in un tonante 10"50, che è il miglior risultato italiano dell'anno (ma è nelle sue possibilità, visto che ha corso un 10"56 con 2,1 una settimana fa). Dietro di lui la "speranza", il 400ista Marco Lorenzi (1993) con 10"71 che ha avuto l'onore di mettersi alle spalle il carabiniere Alessandro Rocco. 800 di spessore: Abdulaye Wagne segna un clamoroso 1'48"77, e batte l'azzurrabile Lukas Riffeser (1'49"28). Nel peso il 39enne Marco Dodoni lancia 17,46, anche se nei lanci il risultatone è quello di Norbert Bonvecchio: 75,52. Seconda prestazione italiana dell'anno, dietro al over-77 di Leonardo Gottardo. E quel che più conta primato personale!
Nei 100 femminili, Gloria Hooper (1992) infila l'11"78: primato personale. E che primato! Fino ad oggi solo Audrey Alloh aveva fatto meglio con 11"65. Poi c'è la nigeriana (con speranze di italianizzazione) Ekeh con 11"73 (a Pavia ieri). Le statistiche le devono ancora aggiornare quelli della Fidal: certo che dopo un mese di attività, se solo due atlete italiane sono scese sotto i 12", c'è proprio spazio per tutti in questa specialità. E Di Mulo lo sa, tanto che tende a privarsene per scegliere quelle sopra i 12", che sono molte di più. E' semplicemente un calcolo matematico, no? Brava Francesca Endrizzi (1983) nei 400: 55"37, mentre sorprende negli 800 sempre più la... mmm... si offende se la chiamiamo "master" noi "master"?... Maria Vittoria Fontanesi (1974) 2'06"14, cioè la miglior prestazione italiana dell'anno con anni di luce sul resto della truppa (ma Cusma, Reina e Artuso sono sono ancora entrate nell'arena). Ma vi rendete conto? Le quattro migliori mezzofondiste veloci italiane hanno tutte più di 30 anni, e due più di 35? Poi, sarà solo il meeting di Trento, ma chi vince i 3000 femminili? Un'altra ragazzina del 1974: Francesca Iachemet in 10'31'15. Come si interpretano queste informazioni? Non ci sono più ragazze che hanno voglia di far fatica o si stanno allungando a dismisura le carriere delle atlete, sfociando nelle categorie master? Nel lungo femminili due atlete italiane sopra i 6 metri: di per sè una notizia. Peccato che entrambi i risultati siano ventosi. Laura Strati (1990) 6,19 con 3,0, mentre Elisa Zanei (1984) 6,13 con 2,3.
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