Secondo me a nessuno gliene fregherà nulla della piramide decisionale delle convocazioni olimpiche... tanto ormai, la frittata è cotta e mangiata. Però presumo che stiano fischiando le coppie di decine di orecchie a molti, dopo l'esplosione definitiva nell'empireo del salto in alto mondiale di Alessia Trost. Quest'olimpiade (passata e defunta) le apparteneva, checchè ne abbiano detto, sul futuro, il futuribile, il possibile, il probabile: ovvero il nulla dal punto di vista pratico... L'1,98 di Udine è un salto mostruoso, storico, la definitiva consacrazione. Abbiamo avuto negli ultimi anni tanti talenti azzurri arrivati fino alla soglia del paradiso dell'1,90 in età precoce, poi sprofondate nelle sabbie mobili della normalità, chissà per quali arcani misteri. L'Italia del salto in alto e del salto triplo funziona, e francamente non ne conosco i segreti, ovvero se frutto dell'abnegazione e dell'opera alacre delle piccole botteghe di orafi di provincia, o se figli di un più grande disegno generale che parte dell'alto. Il disegno generale, nel caso, non lo conosco di certo, ma di sicuro quegli orafi ci hanno messo del proprio. 1,98, ancora nessuno l'ha sottolineato, ma è il miglior salto mondiale dell'anno, con un gap sul resto del mondo altistico internazionale di un viaggio a curvatura di 7 centimetri, ovvero dall'1,91 in coabitazione delle russe Starostina e Mariya Kuchina, quest'ultima medagliata a Barcellona ai mondiali junior dell'anno scorso, proprio dietro alla Trost (ma 1,97 di PB). E' la 48^ atleta al mondo di sempre, con questa misura a livello indoor... mica baggianate. Alla stessa misura si fermò anche Antonella Bevilacqua, mentre, come è ormai noto, meglio di tutte c'è il sontuoso 2,04 di Antonietta Di Martino, salto che l'ha posizionata all'8° rango si sempre nella storia dell'alto mondiale. E con questa sono tre le convocazioni de jure ai campionati europei di Goteborg, anche se pende quella clamorosa postilla ereditata dal recente passato, sulle valutazioni tecniche che si sono arrogati lassù in Fidal.
Nel frattempo, twittato dal Paolo Dal Molin, dalla Germania arriva un altro clamoroso risultato: 7"68 nei 60hs, che lo collocherebbe al 6° posto di sempre nelle liste italiane all-time, a 11 cent dal record italiano di Emanuele Abate dell'anno scorso, e facendogli guadagnare una posizione tra i grandi ostacolisti italiani di sempre al coperto, dopo il sorpasso operato a danno di Andrea Putignani (7"69). Al mondo, nel momento in cui scrivo, si collocherebbe al terzo posto, dopo l'inopinata esplosione del bielorusso Maksim Lynsha, addirittura 7"50 con un miglioramento di 12 centesimi da un tempo che ottenne nel 2008. Con lui salgono a 4 gli italiani che prima dell'operazione "porte aperte" ai campionati italiani, hanno ottenuto il minimo Fidal.
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