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01/03/13

Gotebotg '13, il tributo a Dal Molition

Ho questa scena davanti: una sagrestia nella penombra, di quelle con un soffitto altissimo e scuro; un finestrone cesellato irraggiungibile e con colori cupi. Una luce fioca e Fra Paolo Dal Molition che entra in religioso silenzio nel suo saio recando seco una reliquia. L'ennesima. Sulle pareti, noto, reliquie riportate dai più disparati angoli del mondo. A guardarla bene quella reliquia è l'ennesima traversina di un ostacolo, tranciata, macinata, trebbiata, durante l'ultima gara. E infatti sulla parete, a ben guardare, ci sono pezzi, schegge, travi, snodi con chiodi di Berg, Sportissimo, Biffi, Nordic, Polanik. I pezzi più ricercati riportano anche qualche chiodo del "6" nel bel mezzo, fra le schegge dell'urto fatale contro l'ostacolo. Del resto lui è Dal Molition, The Carpenter, il falegname, colui che sfonda gli ostacoli entrandoci dentro come se fossero ologrammi. Ma questa volta, in quella sacrestia, oltre alle reliquie lignee, ne reca segretamente una argentea...

Oggi nella finale più veloce per un italiano nella storia dei 60hs, la partenza è stata quella da cardiopalma. Di quelle da formula 1, quando uno parte come una cannonata sfruttando i 16 cilindri e delle quali si comprende subito che la prima chicane sarà un tentativo di battere le immutabili Leggi della Fisica. Una tuonata che nulla avrebbe avuto a che fare con una gara da ostacoli, quella di Paolone. Troppo basso, cazzo! Ci finisce dentro di sicuro! Il baricentro, il baricentro: sembrava ineluttabile a quel punto, con una partenza da sprinter puro, il Deep Impact del meteorite contro il pianeta terra con ripercussioni dirette sull'estinzione del Tirannosauro Rex. Invece... invece succede un piccolo miracolo sportivo. Lo passa! L'ha passato senza piallarlo! Ma come ha fatto? Agli italiani aveva estinto la popolazione dei brontosauri impattando contro il primo: altre bestie preistoriche cancellate anche oggi? Ma no! Adesso è davanti a Shubenkov, dopo la prima barriera, ma ancora ha quella strana postura con i flaps abbassati, come se l'aereo dovesse ancora decollare e il baricentro fosse ancora troppo basso. Mamma mia... 

Arriva poi, necessariamente, quel momento in cui la fase di drive viene superata e le ruote si staccano da terra. In quel preciso momento, una sorta di transizione fisica, il corpo deve riassettarsi, ritrovare un equilibrio nuovo. Ma lì il razzo è già lanciato troppo velocemente: la metamorfosi richiede tempo, anche se dura un battito di ciglia: c'è lo stallo. Deve esserci da quella posizione. Lì lo Sputnik Serghey Shubenkov (SSS: l'unico che avrebbe potuto l'anno scorso comparire con il ruolo di ombra lunga nelle immagini che riprendevano le gare di Merritt) lo passa e gli altri, capitanati da Martinot Lagarde si fanno tremendamente sotto come una muta di dragoni archibugieri della Grande Armèe napoleonica. Se si fosse potuta fare una foto della gara a 10 metri dalla fine, mi sarebbero venute in mente quelle scene di caccia anglosassone immortalate in affreschi da palazzi signorili con i cani rossicci e i cavalli bianchi, cavalcati da fantini in livrea rossa, ieraticamente e plasticamente cuneiformi verso la volpe in fuga. Ma che razza di gara è? 

Ma il Dal Molition di questi Europei è una specie di Caterpillar e resiste, lasciando sul terreno orme che ritroveranno sullo strato di cemento sotto la pista quando il palazzetto verrà ristrutturato. Secondo in Europa e il biglietto per l'immortalità sportiva: la medaglia. Argento, va bene lo stesso, con un tempo mostruoso a pensarlo solo qualche settimana fa: 7"51. Nessun italiano aveva mai corso così veloce nella storia del nostro sport, nel nostro Paese. In un pomeriggio Paolo Dal Molin riscrive la storia di una specialità, quanto meno dal punto di vista cronometrico: ad oggi tre volte sotto i 7"60 come nessuno (Emanuele Abate l'anno scorso ne ottenne due). E meglio di lui, ai campionati europei indoor, fece solo la leggenda vivente Eddy Ottoz, che vinse l'oro a Dortmund nel 1966, quando però i campionati europei erano ancora denominati "Giochi Europei". Eddy fece addirittura tripletta, vincendo sui 50hs nel '67 e nel '68. L'ultima medaglia vinta da un italiano invece risaliva al 1986, quando Daniele Fontecchio vinse l'argento a Madrid. 14 le finali disputate da italiani agli euroindoor, con 8 atleti e 7 medaglie: 50% di medagliabilità se un azzurro arriva in finale: media altissima. 

Chiudo con una riflessione, e spero mi sia perdonata: finito il propellente per la gioia da tributare a Paolo Dal Molin, non posso non pensare ad Emanuele Abate e a quel palcoscenico che fino a qualche settimana fa era esclusivamente suo. Ecco, qui deve nascere la rabbia (sportiva, naturalmente) di volersi riprendersi tutto, e nell'atletica c'è solo un modo: andare più veloci degli altri. 

24/02/13

Dal Molition irrompe nel mondo del subumano: 7"59

Tra tutte le cose che son successe oggi, e per le quali al momento non ho ancora messo mano essendomi preso un giorno sabbatico, non potevo esimermi dal Dal Molition Tribute, avendo lo stesso finalmente varcato la Porta di Dite dei 7"60 sui 60hs ed essendo così entrato a due piedi negli inferi di questa specialità dove c'è stato un solo unico ed imitabile Demone: Colin The Devil Jackson, che sui 60hs era una specie di iradiddio avanti 20 anni rispetto alle vittime sacrificali di cui si sfamò per un decennio, avvolgendo gli ostacoli come cellophane. Senza voler necessariamente finire nel XXXIV canto dell'Inferno, dove risiede il Colin luciferino, Paolo Dal Molition entra accompagnato da Virgilio Abate (presente alla gara) un paio di gironi più in alto, tra il 7"60 e il 7"50.  Il suo tempo ottenuto a Metz questa sera è clamoroso fino ad un certo punto, viste le premesse delle ultime settimane, ovvero un 7"59 che è secondo nella storia dell'atletismo italiano al solo 7"57 di Emanuele Abate ottenuto a Magglingen l'anno scorso (di cui sono stato pure testimone). 7"59 l'aveva corso ancora Abate a Karlsruhe, quindi i tempi azzurri sotto i 7"60 sono ormai 3. Battuto in finale da parte di Paolone il polacco Bochenek (13"44 di personale outdoor), Emanuele Abate (7"74 e 7"75). Quarto il francese Martinot Lagarde (il fratello debole di Pascal, 7"53 quest'anno). E ora gli europei, dove Paolo parte dalla sesta posizione ma dove Shubenkov a parte, sembrano davvero tutti a portata. 

16/02/13

Assoluti, ostacoli: una meteora degli Urali sui 60hs: 8"00 per Borsi - Dal Molishon si abbatte sugli ostacoli

V. Borsi - foto Colombo/Fidal
Il primo appunto naturalmente è legato alla formula alquanto discutibile di far gareggiare due categorie insieme con minimi diversi, e così con due gare a due velocità... in una. E' sicuramente necessario entrare nel merito di questa forma di organizzazione della gara: deve esserci un unico metro ed un unico cronometro di giudizio, non due, perchè entrambi condizionano la gara. A parte questo, la prima giornata degli Assoluti brilla di uno dei meteoriti caduti sugli Urali che si è materializzato nella 4^ corsia della pista di Ancona ed è terminato contro i sacconi a fondo pista. Rimasti bruciati? Vabbè, Veronica Borsi, ce l'aveva ormai nella camera di combustione questo proiettile, mancava solo il cane che si abbattesse sul percussore, e che il proiettile partisse. A dire il vero, in finale la percussione di Micol Cattaneo è sembrata più bi-filare e penetrante, tanto che sul primo ostacolo c'era proprio lei. Invece... invece Veronica è uscita in un trionfo di forza ed eleganza piombato a 8"00 sul traguardo. 8"00? What's?? Sentivo dire in Tv (telecronache ormai fuori controllo) che quel tempo era il 2° di sempre. No, non è vero, bisognerebbe essere precisi. La Borsi diventa la seconda performer di sempre, per l'ormai arcinoto record di Carla Tuzzi di 7"97. In realtà la stessa Tuzzi ha corso 3 volte sotto gli 8"00, ovvero il 7"97 del primato che è doppio, perchè nello stesso giorno dei campionati europei di Parigi '94, la Tuzzi corse quel tempo sia in semifinale che in finale, dove giunse 5^. Poi c'è un terzo tempo corso al Pireo di Atene l'anno successivo: 7"98. La Borsi naturalmente fa un balzo di 6 centesimi dal precedente Pb, scavalcando nelle liste all-time la grande assente della gara, ovvero Marzia Caravelli, 8"04, che Micol Cattaneo, 8"02 nel 2008. E in Europa, adesso? Nel 2013 la Borsi risulta 5^, visto che prima di oggi le classifiche europee erano così strutturate:

7.931.1.Yuliya KONDAKOVA81RUSF1.Moskva (RUS)03.021176
7.942.2.Alina TALAY89BLRF11.Val-de-Reuil (FRA)12.021173
7.953.3.Eline BERINGS86BELF1.Gent (BEL)02.021171
7.95-3.Yuliya KONDAKOVA81RUSF1.Moskva (RUS)12.021171
7.994.5.Tiffany PORTER87GBRF2.Boston (USA)02.021162
Come dicevo, seconda Micol Cattaneo 8"18 (ma 8"16 in semifinale), mentre Giulia Pennella, a poco a poco, ima ima, sta tornando sui livelli di un paio di anni fa (corse in 8"13!), con un 8"22 in semi e un 8"25 in finale. Alessandra Arienti si guadagna il posto appena fuori dal podio, 8"38, che pareggia il suo miglior tempo corso proprio quest'anno a padova. 

Dal Molishon, che disastro in finale! - Paolo Dal Molin, altrimenti detto "Dal Molishon" quando gli entrano 3 ostacoli su 5, diventa in realtà The Carpenter, il falegname, quando le percentuali scendono sotto il 50% di ostacoli imbroccati, diventando un vero e proprio piallatore di legno. In batteria passeggia in 7"83, tempo che gli avrebbe consentito di vincere la finale con dei balzi successivi. Propellente alla gara l'aveva sicuramente messa la presenza di Manuelcop Abate, che nonostante fosse all'esordio ha piazzato in batteria un 7"82 per niente male. Sms con ricevuta di ritorno per quella che sembrava dover essere una sfida stellare. Si passa al secondo turno e Dal Molishon sciabola un 7"67 da urlo che subito fa intendere mirabilie per la scena finale, quella dove ne rimane uno solo in piedi. A 3 cent dal personale e 3^ prestazione personale di sempre. Dall'altra parte, Abate, trotterella a 7"75, e insomma, qui ci sarebbe stato da rimanere attaccati al divano se... Abate non ci avesse fatto lo scherzetto finale, abbandonando prima di varcare l'androne che immetteva al centro dell'Arena, in mezzo ai leoni. Rimane da solo, così, Dal Molishon: brutta cosa essere da "soli" nel senso agonistico, con gli altri competitors con parecchia luce tra le imbarcazioni. Cosa passerà nella mente di chi deve solo fare il compitino al meglio? Magari un pensierino al record? Fatto sta che Paolone parte come se dovesse correre un 60 piani, ovvero tuonando una partenza che lascia già tutti ad un metro. Sul primo ostacolo la gara sembra già archiviata, ma l'impatto col primo ostacolo è da sturm und drang, tanto che ancora si sente l'eco nel palazzetto di Ancona. Lo iato tra particelle di materia e antimateria. L'accelerazione viene compromessa, i serbatoi iniziano a dispensare propellente in maniera randomizzante, e Tedesco, con la sua gara regolarissima, inanella ostacolo su ostacolo. Dal Molin, si affossa, si rialza, riaccelera, rifrena come un toro ferito e poi, boom, altra botta sul 5° ostacolo e il volo planare verso il traguardo. Il titolo torna nelle mani di Stefano Tedesco, 7"87, con Michele Calvi a 7"95 e Andrea Cocchi 7"96. Quarto Dal Molin a 7"97, che per quello che è successo, sembra quasi un record mondiale... adesso, come per la Champions League, agli Europei andranno in 3: i già qualificati Dal Molin e Abate, e il vincitore dello scudetto, Tedesco. 

02/02/13

Orgia azzurra: ma da domani sciopero

R. Bruni - foto Fidal.it
Penso che se mi avessero pagato per scrivere, non avrei scritto così tanto. Ma domani mi prendo un giorno di riposo e me ne vò ad Ancona a correre, e cascasse il mondo, domani non scrivo nulla... se ci riesco. Troppe cose successe oggi, tanto da farmi sbottare ad un tratto (dopo quel domino di risultati che sono piovuti dall'Europa) che "Giomi mi sembra l'Arrigo Sacchi dei Mondiali del '94". Quelli per intenderci dove tutto si aggiustò grazie alla Dea Fortuna sulla strada verso la finale col Brasile, ma che, purtroppo, si voltò proprio sulla curva finale, visto che Roby Baggio sparò sul tetto dello stadio di Pasadena il rigore maledetto. Di Tumi ne ho ampiamente parlato (prossimamente potrebbe pure assumermi come PR) con annessa vetrina dei sub-6"60 della storia dell'atletica azzurra, che trovate nella sezione "news". Peccato che le statistiche fornite dalla Fidal siano un pizzico asfittiche da questo punto di vista, fornendo solo la punta dell'iceberg di quello che potrebbe essere, e invece non è. Michael Tumi, quindi, nuovo record italiano sui 60 metri con 6"59, a Magglingen, e prima pagina dedicata del settimanale "Blu-Sky-Athletics" che non esiste chiaramente, ma dovrebbe, visto che più passa il tempo, più i media che parlano di atletica diminuiscono esponenzialmente. 

Bruni record nell'asta - Si va a Fermo, e troviamo il secondo record italiano di giornata. Roberta Bruni, la P!nk mora dell'asta italiana, che entra a piè pari nella storia assoluta dell'asta italiana, saltando 4,51 e relegando Anna Giordano Bruno nella cronologia storica della specialità. Anna Giordano Bruno, ricordiamolo, che aveva saltato 4,50 ad Udine nel 2010 e che aveva migliorato tre volte il record italiano indoor nel corso della propria blasonata carriera, finita troppo presto, purtroppo. Ma la vita non è solo atletica, giustamente, e c'è chi deve seguire la propria strada fuori da una pedana e da una pista. P!nk Bruni diventa così la nuova capostipite dell'astismo femminile italiano, che, stranamente, raramente ha vissuto di dualismi, lasciando sempre campo libero a rotazione alle migliori atlete. 

The Three Tenors dei 60hs femminili: Caravelli, Borsi e Cattaneo - in una giornata così densa di informazioni, risulta di incredibile qualità l'innalzamento dell'ostacolismo femminile italiano, di cui sto parlando insistimente da ormai diversi mesi. Marzia Caravelli sciabola il Pb sul verde linoleum dei record di Magglingen: 8"03 dopo una batteria corsa in 8"11. Micol Cattaneo a Karlsruhe 8"09 in finale, addirittura seconda in un meeting internazionale, dopo l'8"13 delle batterie. E poi Veronica Borsi, che a Mondeville ha sparato un 8"06 mirabolante (dopo un 8"12 corso in batteria). Fermiamoci tutti un attimo: in una giornata, ed in giro per l'Europa, si è di fatto riscritta la piccola storia dei 60hs femminili italiani. Marzia Caravelli si posiziona con un più "regolare" 8"03 al terzo posto di sempre (visto con gli occhi di oggi, quel 7"97 di Carla Tuzzi rimane davvero un'impresa grandiosa), anche perchè, incredibilmente, qualcuno in Fidal e testardamente ha voluto certificare l'8"04 (corso sub judice) ma per il quale ci fu squalifica, venendo smentiti anche a livello internazionale. Per fortuna è stata cancellata anche questa onta della vecchia gestione. O si rimangiavano la squalifica per la falsa (che a mio parere non era dovuta, vista anche la circolare chiarificatrice della IAAF in relazione a chi si muove sui blocchi prima dello sparo) o cancellavano il record. Hanno tenuto tutti e due. Amen... per fortuna c'è Marzia, vittima d'allora e oggi carnefice di tutta quella vicenda. Scordamoce O' Passato. Intanto, zitta-zitta, la Borsi mette la freccia e dal settimo rango di sempre, si issa al 4° posto, mentre la Cattaneo rimane ancorata al secondo posto, anche se aggiunge un cammeo alla sua carriera, che ormai lo possiamo dire, ha ripreso dal punto-e-virgola di quando fu costretta a sospendere l'attività. 

Dal Molishon scende ancora 7"64 - Paolo Oliver Dal Molishon riscrive ancora, per l'ennesima volta la sua personale storia con i 60hs. Aveva 7"68? Eccoci... e allora becchiamoci un 7"64 in batteria a Karlsruhe, a 7 centesimi dalla bandiera ficcata da Emanuele Abate in cima alla vetta azzurra della specialità. In finale corre la sua seconda prestazione di sempre: 7"66, prestazione che  mi è capitata pure di vedere in diretta. Un macellaio di ostacoli! 7"66 è davvero tempo bugiardo, e chissà se gli riuscisse di sfiorare quegli ostacoli come un cesellatore di diamanti De Beers, piuttosto di fare il tritacarne. Comunque, c'è!

Greco, secondo al mondo: 17,07 -  in questa orgia di risultati, mi scuso con Greco se ricordo che il suo risultato è secondo al mondo dietro al risultato di Marian Oprea. 17,07, ad Ancona, che è il suo terzo risultato di sempre (con un 17,28 là davanti). 

Anche la Magnani alla festa: 4'13"17 e 5^ all-time - Margherita Magnani, sempre a Karlsruhe, che arriva 4^ e mette il 5° posto di sempre nelle graduatorie italiane. Di sicuro la mezzofondista più in forma del momento. 

Degli altri (Chiara Rosa, Cerutti & Collio, Julaika Nicoletti, Audrey Alloh, Elisa Cusma & Marta Milani, Abdellah Haidane & Maksym Obrubansky) rimando alla prossima uscita. Mò basta per oggi, davvero troppo. Per domani scendo in sciopero e me ne vò ad Ancona ad immolare l'anima al Dio Kronos, sperando sia magnanimo. 

20/01/13

Trost imperiale: 1,98 - Dal Molin 6° all-time con 7"68

Secondo me a nessuno gliene fregherà nulla della piramide decisionale delle convocazioni olimpiche... tanto ormai, la frittata è cotta e mangiata. Però presumo che stiano fischiando le coppie di decine di orecchie a molti, dopo l'esplosione definitiva nell'empireo del salto in alto mondiale di Alessia Trost. Quest'olimpiade (passata e defunta) le apparteneva, checchè ne abbiano detto, sul futuro, il futuribile, il possibile, il probabile: ovvero il nulla dal punto di vista pratico... L'1,98 di Udine è un salto mostruoso, storico, la definitiva consacrazione. Abbiamo avuto negli ultimi anni tanti talenti azzurri arrivati fino alla soglia del paradiso dell'1,90 in età precoce, poi sprofondate nelle sabbie mobili della normalità, chissà per quali arcani misteri. L'Italia del salto in alto e del salto triplo funziona, e francamente non ne conosco i segreti, ovvero se frutto dell'abnegazione e dell'opera alacre delle piccole botteghe di orafi di provincia, o se figli di un più grande disegno generale che parte dell'alto. Il disegno generale, nel caso, non lo conosco di certo, ma di sicuro quegli orafi ci hanno messo del proprio. 1,98, ancora nessuno l'ha sottolineato, ma è il miglior salto mondiale dell'anno, con un gap sul resto del mondo altistico internazionale di un viaggio a curvatura di 7 centimetri, ovvero dall'1,91 in coabitazione delle russe Starostina e Mariya Kuchina, quest'ultima medagliata a Barcellona ai mondiali junior dell'anno scorso, proprio dietro alla Trost (ma 1,97 di PB). E' la 48^ atleta al mondo di sempre, con questa misura a livello indoor... mica baggianate. Alla stessa misura si fermò anche Antonella Bevilacqua, mentre, come è ormai noto, meglio di tutte c'è il sontuoso 2,04 di Antonietta Di Martino, salto che l'ha posizionata all'8° rango si sempre nella storia dell'alto mondiale. E con questa sono tre le convocazioni de jure ai campionati europei di Goteborg, anche se pende quella clamorosa postilla ereditata dal recente passato, sulle valutazioni tecniche che si sono arrogati lassù in Fidal. 

Nel frattempo, twittato dal Paolo Dal Molin, dalla Germania arriva un altro clamoroso risultato: 7"68 nei 60hs, che lo collocherebbe al 6° posto di sempre nelle liste italiane all-time, a 11 cent dal record italiano di Emanuele Abate dell'anno scorso, e facendogli guadagnare una posizione tra i grandi ostacolisti italiani di sempre al coperto, dopo il sorpasso operato a danno di Andrea Putignani (7"69). Al mondo, nel momento in cui scrivo, si collocherebbe al terzo posto, dopo l'inopinata esplosione del bielorusso Maksim Lynsha, addirittura 7"50 con un miglioramento di 12 centesimi da un tempo che ottenne nel 2008. Con lui salgono a 4 gli italiani che prima dell'operazione "porte aperte" ai campionati italiani, hanno ottenuto il minimo Fidal. 

14/01/13

QueenItaly II: Caravelli a Goteborg - ma la Borsi si avvicina - Oliver Dal Molin tre bombe dalla Germania

Paolo Dal Molin - foto Colombo/Fidal

E uno: Marzia Caravelli è così la prima atleta azzurra a strappare (forse) il biglietto per Goteborg. Il "forse" è legato alle strane frasi sibilline contenute come da tradizione che si pensava abbandonata nei "criteri" di partecipazione proposti dalla Fidal per gli Europei Indoor. Infatti, sembra che il conseguimento del minimo sia ancora una volta sottoposto ad una valutazione da parte di terzi, benchè si sia sentito per tutta la campagna elettorale proferire esattamente il contrario. Van bene le convocazioni dirette dei campioni italiani indoor (altrochè)  me risulta ancora inspiegabile la chiosa finale che fa venir in mente i fantasmi che avevano decretato (probabilmente) la dipartita del vecchio mandato. Comunque, a Casal del Marmo 8"10 il crono che le vale (le varrebbe) al centesimo il biglietto per la Svezia, corroborato da un 8"12 in batteria. Finita qui? Macchè: la Caravelli, in corsa per il premio Stachanov dello Sportflex, ha visto bene di cimentarsi con ottimi risultati pure nei 60 metri, dove ha ottenuto ottimi riscontri, sia in finale che in batteria (7"54 e 7"53). Il suo personale score di gare nel giro di 8 giorni sale così a 7! Qualcuno la imbrigli! Scherzo naturalmente... Nella stessa finale dei 60 si rivede già su ottimi crono la maturata Audrey Alloh che si accomoda a 5 cent dal personale e 4 dal minimo europeo: 7"38 contro il 7"33 ereditato della precedente stagione. Attualmente la miglior sprinter azzurra, anche perchè ha regolato altre pretendenti a quella leadership dello sprint femminile che da qualche stagione risulta assai mutabile (Ilenia Draisci, 7"49 e 7"55Aurora Salvagno, brava a correre in 7"47 e 7"48...).
Da Saarbrucken Paolo Oliver Dal Molin, piazza anche lui tre cannonate nel giro di un pomeriggio, impressionando soprattutto nello sprint breve. 7"77 sui 60hs (minimo a 7"70, lo ricordo, e a pochi cent dal personale di 7"72 come si ricorda sul sito della Fidal), ma soprattutto 6"74 e 6"71 nei 60 metri, ovvero tempi con cui negli anni passati si è vinto pure il titolo italiano della specialità. Diciamo che la velocità c'è... ora manca il super-tempone negli ostacoli e poi alla via così, verso lo sfidone contro il chierico degli ostacoli, Abate.
Si torna in Italia. Caravelli chiama, Veronica Borsi risponde. E risponde alla grande, con un'analoga sfida alla distanza su 60hs e 60 metri ad Ancona, anche se dilazionati in due giornate. Sui 60 arriva addirittura il PB (7"47 e 7"49) per una Borsi che ho visto (da alcune foto) parecchio tirata. Il giorno successivo negli ostacoli arriva così, come per logica conseguenza, il personale sugli ostacoli: 8"16 e 8"18, PB di due centesimi e la lista all-time ora si fa più stretta, visto che la Macchiut dista "soli" due centesimi: lì c'è il sesto posto. A 8"13 è invece la Pennella. E ora sarà davvero un appuntamento da non perdere il campionato italiano, posto che mancano all'appello le altre due possibili, nonchè probabili avversarie, Micol Cattaneo e Giulia Pennella (quest'ultima sempre molto aggressiva al coperto, rispetto alle prestazioni outdoor). Oh, speriamo che quest'anno non vi siano cose strane sullo strart... nel senso: la regola è stata "interpretata" finalmente nero-su-bianco dal Council della IAAF, come già del resto si sarebbe dovuto desumere da quanto era stato scritto con la norma originaria, in merito al movimento degli atleti sui blocchi, e che già con un articolo scritto da una nostra collaboratrice (Dean) avevamo ben spiegato. Non si prendano le stesse cantonate di allora, e soprattutto non si cada ancora nel ridicolo con decisioni ex post di squalifiche non complete, risultati dati e non dati, gare falsate... chi ci rimette di tutta questa ignoranza delle norme sono in prima persona gli atleti, che nel caso specifico, non avevano nemmeno torto. Amen.
Rimango sugli ostacoli che, con alcuni salti (alto e triplo) rappresentano in questo momento i prodotti di punta del Made in Italy atletico. Giovanni Mantovani ad Ancona si costruisce in due run il primato personale portandolo prima a 7"84 dopo averlo abbassato inizialmente a 7"93. Anche quella che potrebbe essere la finale maschile dei 60hs comincia a presentare un campo di partenti per i quali potrebbero non esserci "lunghezze" di distanza tra i primi e gli altri. Meglio così. Decisamente.
Dai salti arriva il volo a vela di Stefano Tremigliozzi: 7,86 è un gran salto di questi tempi... a soli 4 centimetri dal suo PB indoor di due anni fa. Ma del resto lo aveva già preventivato alla stampa che valeva tanto in questo periodo... e così è stato. Nella sua scia Kevin Ojiaku, che si inabissa nella sabbia a 7,72, nuovo prestigioso record personale. 

23/01/12

I migliori italiani del weekend indoor

Emanuele Abate a Daegu
Allora, vediamo un pò di mettere nero su bianco le prestazioni dell'ultimo weekend da mandare ai posteri e che hanno coinvolto atleti italiani. 
  • Filippo Campioli, si apprende dal sito della Fidal, zompa fino a 2,27 nel meeting francese di Hirson, arrivando a due soli centimetri (oddio, soli: a quelle altezza anche un millimetro diventa un'impresa), dal minimo per i mondiali di Istanbul. Piccola consolazione, il fatto che si issa fino al 5° posto mondiale dell'anno ad oggi. Se teniamo conto delle liste prodotte dal portale delle statistiche Fidal, si tratta anche della sua 6^ prestazione all-time e l'8^ volta in carriera che salta 2,27. L'anno scorso si era "fermato" a 2,23. Già 4 centimetri in più rispetto a sè stesso. Nella stessa gara, 2,13 del decano Andrea Bettinelli
  • Rimanendo al salto in alto, Andrea Lemmi ad Ancona, sale fino a 2,21, che tradotto in soldoni significa il personale indoor pareggiato per... la 7^ volta. 4 centimetri più su c'è il personale di sempre ogni-luogo: 2,25 ottenuto a Livorno nel 2010. 
  • Kuldiga, Lettonia. In una location molto particolare, in piena Curlandia (fonte Wikipedia... mica l'avevo mai sentita sta città) si presenta Emanuele Abate dopo le 1643 gare del 2011 (e una grande annata). Ebbene, ciò che sorprende non il tempo dei 60hs (7"87 che pareggia il crono di Paolo Dal Molin ottenuto la settimana scorsa in Germania e si piazza al 13° all-time della propria carriera), ma il 6"77 sui 60 piani, che volenti o nolenti lo fa il più veloce sprinter italiano del momento. Come personale aveva addirittura un 7"06 risalente al 2006.  
  • Chiara Rosa, ha invece esordito in Germania, a Nordhausen e non poteva esserci situazione peggiore. Minimo e infortunio dopo il secondo lancio. 17,92 e quarto posto di gara, ottava al mondo. Il limite era 17,50. Ora si aspetta il responso degli specialisti che valutino la gravità dell'infortunio 
  • Anna Giordano Bruno salta 4,40 in una gara regionale a Udine, che sarebbe il limite "B" per Londra sperando che la gara regionale rientri nell'elegibility system. Meglio migliorare, va, per togliersi eventuali dubbi. Sarebbe pure meglio ottenere il limite "A", visto che l'attuale Fidal ha "calcizzato" l'atletica, rendendo tutto opinabile, persino i tempi e le misure degli atleti. 
  • Daniele Secci (1992) ottiene un promettente 18,71 nel peso. Personale ogniluogo, che supera il 18,55 cannoneggiato a Tangeri lo scorso settembre. Una rondine nell'inverno della specialità, che vive ancora quasi esclusivamente su un manipolo di praticamente-master. Certo, fa un pò specie sapere che il resto del mondo sta evolvendo a velocità curvatura, con ragazzini anche di 16 anni che bombardano palle di oltre 7 kg quasi a 21 metri. E poi... il campione del mondo di Daegu non era un 20enne anche lui? 
  • Abdellah Haidane, in attesa come molti di cenni italici, ne combina un'altra delle proprie dopo il 3000 della settimana scorsa (miglior prestazione mondiale del 2012 a tutt'oggi, con 4 secondi sotto il par del secondo). 3'42"13 sui 1500, davanti a Mor Seck (3'42"29), Merihun Crespi (3'42"80) e il serbo-italiano Goran Nava: 3'43"34. Per Haidane terza prestazione mondiale dell'anno, in un panorama dove ancora nessuno ha abbattuto la barriera del 3'40". Crespi, primo italiano della lista, è attualmente 7° al mondo. 
  • Gran gara nel lungo ad Ancona: Stefano Tremigliozzi battezza il 7,80, 4^ prestazione personale all-time al coperto e 8^ di sempre ogniluogo. E' da meno, ma solo per un centimetro, Emanuele Formichetti: 7,79, sesta prestazione all-time (più una ventosa) e a soli 5 centimetri dal personale indoor. 
  • Valeria Canella si accontenta alla prima uscita di un 6 netto. Non nel senso di voto, ma di misura nel salto in lungo, figlio di una serie non ancora leggendaria. Ma siamo solo all'esordio. A Modena, nel frattempo, Giada Palezza (1993) si è portata fino a 5,97, ovvero quasi un decimetro in più del suo precedente personale. In crescita.
  • Perchè parlare sempre dei primi? Nel salto triplo passato alla storia per l'impresa di Daniele Greco, si dimostra ancora un atleta di assoluta solidità Michele Boni (classe 1981), che plana a 16,05. Un tempo, nel dopo-Badinelli, a metà degli anni '90, prima dell'avvento del duo Camossi-Donato, andare oltre i 16 era manifestazione di superiorità. Giusto quindi dare il giusto spazio anche a Boni. 
  • Eleonora D'Elicio è la prima over-13 italiana della stagione: 13,26 a Udine. 4^ prestazione all-time personale indoor. 
  • Sui 400 anconetani, Anna Laura Marone non disputa una gara malvagia: 55"49, e settimana prestazione all-time personale, 3^ indoor. 
  • Pareggio a 1,84 tra Elena Meuti e Enrica Cipolloni ad Ancona. Per la seconda è record personale indoor. 
  • Ad Ancona, sabato, Giorgio Berdini infilza i compagni di squadra Andrea Cocchi e Giovanni Mantovani nelle batterie dei 60hs: : 8"03, 8"07 e 8"08. In finale Mantovani ribalta il risultato: lui 8"03 (nettamente PB), Berdini 8"07 e Cocchi 8"14. In generale sembra che l'ostacolismo italiano, versione ostacoli alti, abbia aumentato i valori medi, situazione che di solito può generare l'ambiente  dove esplodono i campioni. Tant'è che a Udine, Jacopo Scotti Ferro che tempo ottiene in batteria? 8"03... anche lui. Assembramento ai confini dell'8". 
  • A Modena, rifa capolino Giorgia Benecchi, proprio in corrispondenza della stagione indoor. 4,00 metri secchi, come Sara Bruzzese arrivata anche lei alla stessa misura. Proprio la stagione indoor del 2011 la portò sul palcoscenico nazionale e internazionale, salvo poi incappare in una misteriosa sparizione sulle misure oltre i 4 metri. Altro mistero di Kazzenger, ma ora è il tempo di tornare sulle vecchie misure. 

15/01/12

Caravelli, sfondato il minimo: 8"09! Poi 7"41 sui 60 come la Alloh - Dal Molin 7"87

Super Marzia Caravelli 
Marzia Caravelli passa lo stargate dello standard IAAF abbattendo con un ariete il minimo per i campionati mondiali indoor di Istanbul, ed è così la prima atleta italiana a dover verificare se lo zainetto con le chiodate potrà viaggiare verso la Turchia come bagaglio a mano o dovranno essere invece stivate, facendo pagare alle casse federali la tax. A proposito... come si viaggia con Air-Fidal in mezzo alle elefantiache delegazioni che fanno parte della comitive? Stretti? A Casal Del Marmo, la friulana del Cus Cagliari, si disegna un altro pezzetto di notorietà diventando, almeno nella mia personale considerazione, la migliore atleta azzurra del momento, considerata l'età in cui è arrivata alla notorietà, l'esclusione dai gruppi militari (di cui non conosco ancora le dinamiche o la volontà stessa dell'atleta, se ancora incredibilmente non sono ancora riusciti a tesserarla... e nei gruppi sportivi militari negli ultimi anni abbiamo visto qualche atleta che non avrebbe meritato) e soprattutto il fatto che la Caravelli è una di quelle atlete e di quegli atleti, che strappa gli allenamenti ai doveri della vita quotidiana, al fatto di dover andare necessariamente a lavorare ed 
avere i ritmi che poco hanno a che fare con l'atletica di vertice.

Ma bando alle ciance: stando agli orari presenti sui referti virtuali del Sigma, Marzia inizia nell'impianto di Casal Del Marmo alle ore 14:45 zulu con le batterie dei 60hs: ed è subito boom! 8"18 alla prima e minimo per Istanbul. Pratica archiviata? Finito qui? Come direbbe Dan Peterson... "mamma butta la pasta?". Macchè, è solo l'inizio di un pomeriggio pazzesco. Passano tre-quarti d'ora, ed è ora della finale: sono le 15:33. La Caravelli decide di fare l'esosa: 8"09, primato personale, terza prestazione italiana all-time (dietro Tuzzi-Cattaneo e davanti a Bosco-Pennella-Macchiut, che la precedevano fino alle 15:32), e, udite-udite, terzo tempo (ad'ora) al mondo, ad un solo centesimo dalla avvenente Lolo Jones e due da Brianna Rollins. Poi magari nella serata scenderà qualche posizione, ma insomma... era bello scriverlo. Già ad adesso il racconto sarebbe perfetto, ma non è finita. Alle 16:55 inizia l'ipnotico walzer tra Marzia Caravelli e Audrey Alloh sui 60 piani, danzato sul piedino dei millesimi. In batteria la Alloh fucila il suo 4° tempo di sempre: 7"48. Gli risponde tre minuti dopo la Caravelli: 7"48. Personale (praticamente il 7° o l'8° in una settimana). Fa parte della disfida Jessica Paoletta, che in batteria arriva a 7"52, 4 cent dal pesonale. Alle 18:53 l'apoteosi: vince una rinnovata Alloh con 7"41 (personale) davanti ad una sempre più sorprendente Marzia Caravelli con lo stesso tempo e Jessica Paoletta con 7"53. Incredibile al Cibali. Ora si aspettano solo gli aggiornamenti delle liste mondiali per poter riflettere con un pò di pace meditativa su come girano le cose. Ottima Alloh, stupefacente Caravelli. Mi vengono in mente una serie di atleti di cui si è detto molto in questi anni, e ci si è fermati sempre ai "relata". Finalmente qualcuno che corre prima di parlare. 

Ci si sposta di qualche centinaia di chilometri a nord, e si va ad Hanau, in Germania. Stavolta il protagonista è Paolo Dal Molin, ostacolista in grandissima crescita e dai mezzi fisici da wide receiver. Sentendo le persone che gli stanno vicine, sembra che da un momento all'altro ci possa piazzare il tempone in grado di smascellare anche i palati fini. Per ora, sembra con un problema al femorale, arriva il 7"87 che è il suo personale di quasi un paio di decimi e la curiosità di vederlo all'opera a pieno regime, a stantuffare sugli ostacoli alti (qui i risultati di Hanau). 

Ad Ancona Giammarco Tamberi si issa fino a 2,18 nell'alto, retrocedendo di un paio di centimetri dalla precedente uscita. 

Alla prossima uscita, altri risultati in giro per l'Italia.