10/04/11

La Fidal e il (mal)trattamento degli atleti top

Sull'ultimo numero di Track&Field che mi sono fatto spedire (oh, tra prezzo del giornale e spedizione dagli USA si spende sui 3 €, cioè un 40% in meno che per una delle tradizionali riviste specializzate di atletica italiane, che costano invariabilmente 5€) c'è un interessantissimo articolo sugli atleti professionisti a stelle e strisce. Se la leggessero gli atleti italiani in odore di medaglie, si indignerebbero. Partiamo da un preambolo: come avevo avuto modo di scrivere leggendo il bilancio della Fidal del 2010, sembrava di assistere alla sagra degli orrori: mi domandavo intimamente e con un pizzico di amarezza (sapendo gli sforzi immani che con la mia piccola società si è costretti a fare per la sola riaffiliazione e per tutti i tesseramenti) e quanti di quei 20 milioni e 424 mila euro annuali che entravano nelle casse bucate della Fidasics andassero sperperati nelle più astruse motivazioni. Ho lasciato la domanda in sospeso fino a che non ho trovato l'articolo sulla rivista americana, che mi ha spinto a scavare e cercare di conoscere quanto spendesse invece la USATF (la federazione americana di Atletica Leggera) ogni anno per la propria attività. Ebbene, facendo qualche calcolo, tra budget e tesseramenti (escludiamo i guadagni da vendita dei gadgets... qui in Italia tali proventi, o non esistono, o dubito che i proventi della vendita del materiale marchiato Fidal vadano a rimpinguare le casse della Federazione) la USATF ha raccolto circa 45 milioni di dollari nel 2010, che al cambio di oggi, domenica 10 aprile, equivalgono a circa 35 milioni di euro. Ora, stiamo parlando di un movimento sportivo nettamente più numeroso: se solo dovessimo guardare alla popolazione residente, ipotizzerei che i tesserati in atletica sia collocati tra i 600.000 e i 700.000. 
Quello a cui voglio arrivare è la parte di budget che la USATF destina agli atleti di punta, quelli che sono in odore di medaglie o anche no: 4,4 milioni di dollari (cioè circa il 10% del budget TOTALE) per finanziare nonsolo  l'atleta direttamente (le famose diarie che vengono date in Italia), ma anche per fornire agli atleti top (o quasi) supporto medico, un'assicurazione sulla salute (pazzesco ma ovvio, no?), agevolazioni sugli spostamenti per le gare e un'ampia serie di facilitazioni anche sulla logistica degli allenamenti. Oltre ai 4,4 milioni di dollari, c'è un ulteriore contributo di 1,1 milioni di dollari della USOC (il nostro CONI) per gli stessi atleti: totale destinato agli atleti più promettenti e medagliabili: 5,5 milioni di dollari. Adesso vediamo come vengono spalmati. La USATF, per disciplinare questo flusso di denaro, ha diviso gli atleti in 3 livelli: al livello 1 ci sono i medagliati alle ultime olimpiadi, o medagliati nelle ultime due massime manifestazioni internazionali (mondiali), o entrati nella top-10 del ranking mondiale di T&F (pensate che razza di valore ha il prestigio di questa rivista), o nei primi 5 del ranking degli ultimi due anni. A questo livello sono presenti attualmente 92 atleti (47 uomini e 45 donne). Al secondo livello, troviamo gli atleti piazzatisi tra i primi 8 negli ultimi mondiali o olimpiadi (48 atleti totali), mentre al terzo livello esclusivamente coloro che sono appena usciti dai college (i primi due anni diciamo) e che hanno ottenuto il limite A per Mondiali ed Olimpiadi. Per questi atleti (attualmente 13) i fondi sono però limitati a benefici. Di fatto 140 atleti si spalmano i 5,5 milioni di dollari, cioè, una media di 39.000 dollari pro-capite. Fatte le debite proporizioni, è come se in Italia ogni atleta "top" percepisse dalla Fidal un contributo annuo di circa 20 mila euro. Ma in Italia, è anche vero, non ci sono 140 atleti così forte: quanti saranno tra medagliabili e finalisti? Vogliamo ipotizzare un numero... 20? Ecco: fatte queste premesse, sembra una cosa abbastanza logica pensare che gli atleti di punta di una Federazione debbano necessariamente essere la punta degli investimenti della Federazione stessa: è un pò come pensare ad un'azienda di auto. Se il prodotto è un auto di scarsa affidabilità, che consuma molto e pure brutta, chi la compra quella vettura? 
Allo stesso modo, se un vortice di 20 milioni di euro di una Federazione Sportiva è uno sputacchio da zero medaglie nei grandi appuntamenti internazionali, che razza di pubblicità è (e successivo investimento in termini di proselitismo)? Vuol dire che gli investimenti sono stati buttati nel cesso e scusate il francesismo.
Agli atleti migliori va garantito un sostanziale aiuto, perchè da loro discende il successo di tutto il movimento: sono la vetrina dell'intero sport. In questo momento la Fidal esibisce esclusivamente atleti ultratrentenni (Di Martino e Donato) o vicini i 30 (La Mantia). 
Eppure le entrate mastodontiche lascerebbero ipotizzare a chissà quali investimenti sulle risorse umane, che non avviene. 
La cosa ridicola è che il CONI ha versato nel 2010 alla Fidal la quota di 4 milioni di euro per "preparazione olimpica ed alto livello", cioè più di quanto USATF e USOC hanno versato ai loro 140 atleti. Dove sono finite queste risorse nel 2010? Le hanno prese le stuole di atleti medagliabili italiani... siamo proprio sicuri? Di quei 4 milioni di euro, alla voce uscita verso gli atleti (sempre guardando i bilanci Fidal) ci sono solo 776.000 mila euro. Poi tutte le voci vengono elencate in enigmatici "progetti", e si sa, più voci ci sono, più capire che fine facciano le risorse diviene un mistero gaudioso.
Quindi, fatevi voi un pò di conti. E soprattutto, visti i risultati, visti gli investimenti, non è che questo mandato della Fidal (con quello precedente e forse quello prima) non ha capito un acca o peggio, non ha voluto capire come aiutare l'atletica?

2 commenti:

  1. io invece dico che chi comanda in fidal ha capito proprio tutto... purtroppo.
    enigmatici progetti, investimenti oscuri... sembra il bilancio delle banche!
    luc.

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  2. di più, lucià: magari sono proprio gli stessi....

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