22/01/10

L'angolo del Duca: molto rumore per nulla...

Torna finalmente il Duca, dopo il suo pellegrinaggio in qualche sperduto eremo a riflettere anche sull'atletica italiana (ma non è certo questo che lo eleva). Qui il frutto della sua prima riflessione del 2010.

Mi vorrà perdonare William Shakespeare se ho voluto prendere spunto dalla sua celeberrima commedia ambientata nella Messina della fine del sedicesimo secolo, ma credo che nessun altro titolo sarebbe più appropriato, in questo momento, per rendere la situazione generale dell’atletica italiana e della fidal in particolare. All’inizio della nuova stagione agonistica, ciò che ci è rimasto dell’anno passato è il ricordo di una commedia, tragicomica appunto come quella appena citata, in cui i vari protagonisti si sono tanto agitati, ma alla fine nulla è mutato e tutto è rimasto come prima. E’ superfluo ricordare come il 2009 abbia rappresentato l’annus horribilis dell’atletica italiana, culminato con il disastro agonistico della spedizione a Berlino ("zeru medaglie") e con le susseguenti critiche da tutte le parti, noi compresi ovviamente, al presidente federale, con motivazioni di ogni genere. Ricordo tra l’altro di avere anche evidenziato come stiamo parlando di persona eletta in presenza di un palese conflitto d’interesse sancito dallo statuto federale. Bene, in barba delle nostre e delle ben più autorevoli critiche giunte da ogni parte, il consiglio federale della fidal riunito in data 18 dicembre scorso ha emesso tale comunicato:

Il Consiglio federale, nel corso della riunione odierna, ha approvato all'unanimità la seguente mozione: E' necessario non confondere disponibilità con debolezza. L'atletica leggera italiana, con le sue sfaccettature, le diversità che la compongono, l'eredità della sua storia, la sua ricchezza culturale, hanno trovato risposta nell'elezione di Franco Arese a Presidente e del Consiglio Federale democraticamente eletti nell'Assemblea nazionale di Torino del novembre 2008.
Il Consiglio Federale, quest'oggi, all'unanimità:
  • Esprime totale fiducia al Presidente federale Franco Arese, rinnovandogli pieno sostegno per l'ottenimento di tutti i traguardi fissati.
  • Rimarca come il confronto e le dialettiche, negli organi federali, sulle scelte per l'atletica italiana siano il sale della democrazia nella ricerca della migliore sintesi per il nostro movimento.
  • Stigmatizza forme di attacco lesive della dignità personale di cui dirigenti eletti e funzionari della federazione sono stati oggetto da parte di singoli, da cui il Consiglio Federale tutto e l'atletica leggera italiana sono ben lontani per stile.
  • Il cammino iniziato all'indomani dell'Olimpiade di Pechino 2008, che porta al successivo evento olimpico di Londra 2012, proseguirà sereno, attento solo alle esigenze delle società sportive, cuore vitale dell'atletica italiana, con l'intento primo di mettere a frutto gli sforzi quotidiani, il lavoro appassionato e spesso esclusivamente volontario, di migliaia di atleti, tecnici, società, uniti dal vincolo di adesione ai più alti ideali del nostro movimento.
In poche parole, grandi complimenti al simpatico faccione per aver raggiunto tutti i traguardi (riteniamo che abbia personalmente vinto qualche torneo di golf o di qualche altro sport che pratica perché ovviamente non si riferivano all’atletica) e vergogna per tutti quei cattivoni, screanzati e ineducati che si sono permessi di criticare l’attività di persone che quotidianamente si dedicano con tutta la loro passione e il loro disinteresse all’atletica leggera.
Molto rumore per nulla e il 2010 si apre come si era chiuso il 2009, forse anche peggio, viste le premesse degli impianti disponibili che,anno dopo anno, diminuiscono invece di aumentare. In un paese di 60 milioni di abitanti disponiamo ormai di un solo palazzetto coperto con anello omologato (Ancona) e un paio di altri (Parma e Firenze) utili quantomeno per gareggiare al caldo pur dovendo misurarsi su un anello di 160 metri e su un rettilineo, vedi Firenze, di soli 55 mt. E Torino, Genova, Padova, Napoli… Che fine hanno fatto quelle piste? Per quanto riguarda i capannoni omologati per i 60 metri c’è sicuramente qualche impianto in piuù, anche se non raggiungiamo i dieci e comunque rimane l’incredibile evidenza che le due città pi piu’ popolate d’Italia, Roma e Milano, non dispongano di nessuna struttura al coperto, potendo contare solo su un paio di piste per i 60 metri, a qualche decina di chilometri, quali Rieti per Roma e Saronno per Milano.
Credo che questo ennesimo aspetto deficitario sia la punta dell’iceberg del totale disinteresse che le istituzioni nutrono ormai per il mondo dell’atletica. E’ inutile ricordare l’importanza, per uno sport in cui l’aspetto muscolare ha una grandissima rilevanza, e mi riferisco in particolare a talune discipline, del potersi allenare in strutture al coperto nei cruciali mesi della preparazione invernale. E i ragazzi stessi,che sono la base per costruire un futuro agonistico migliore, sono spesso portati ad intraprendere altri sport dai genitori proprio perché l’elemento metereologico rappresenta comunque una variabile di preoccupazione. E non penso ovviamente al calcio che ha ovviamente delle logiche diverse, ma ad esempio al nuoto che, a mio avviso, ha dato i risultati prestigiosi che ha dato anche per gli impianti adeguati esistenti.
Ma questi sono dettagli, tutto il resto va bene, ogni traguardo fissato è stato raggiunto ed è giusto e doveroso che il nostro grande presidente vada in giro a fare un po’ di passerella. Sabato è a Milano, alla festa dell’atletica lombarda.
Mi piacerebbe esserci perché vorrei chiedere al presidente della fidal lombardia, davanti al suo capo e all’assessore allo sport, se presente, come mai quel vecchio bocciodromo, esistente a fianco dello storico campo XXV Aprile, sia stato dato in gestione alla federazione italiana di badminton (il mitico volano) e non si sia pensato di prenderlo per adattarlo ad impianto indoor, a latere appunto della pista all’aperto. Certo sarebbe stato un impianto per gare di 60 metri e salti, ma era una struttura esistente che con un minimo investimento avrebbe potuto essere adattata perfettamente, magari con l’inserimento di una palestra e il grande vantaggio di avere poi fuori la pista di atletica. Quindi una possibilità di utilizzo a 360 gradi anche nelle stagioni piu’ miti.
Ma sarebbe stato uno sforzo di fantasia troppo grande e poi si sa, il volano è il re delle olimpiadi
ed anche la regina si deve inchinare...

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