06/01/10

Un numero di Correre del 1990...

Il mio amico Ugo Piccioli (neo ottocentista e quattrocentista M40, ritornato all'agone giusto quest'inverno dopo anni di naftalinaggio) sta cercando di uccidermi. Si è infatti presentato presso la pista (poi ho cercato di tirargli il collo io...) con una cassetta (quella che si usa di solito per la frutta, per intenderci) con circa 40 kg di riviste di atletica. Ed io che pensavo che me ne avrebbe portate una decina... Ne ho sfogliate diverse a caso, che vanno dal 1990 ai primi anni del XXI secolo (soprattutto Atletica, Atletica Leggera e Correre), facendomi un'idea precisa sul rapporto tra stampa e mondo master. Ebbene il mondo master non esisteva proprio: le uniche notizie scovabili in quei mensili erano legate a qualche volenteroso reporter locale che dalla propria provincia scriveva due righe sul tal master. Ma sono davvero sporadiche apparizioni. E così mi sono accorto che l'unica rivista a trattare il mondo master con un certo interesse è stata "Correre". Addirittura la prima che mi è venuta in mano, quella di maggio 1990, dove addirittura ci sono tutti i risultati dei campionati italiani master/amatori in tutte le salse. Ci sono due cose che mi piacerebbe evidenziare in questo piccolo articoletto: la prima è un articolo che appare a pagina 77 e che potrete leggere clikkando sull'immagine. La Fidal , si legge, stabilì che ai Campionati Italiani Amatori/Master individuali, laddove si fossero presentati meno di 3 atleti, avrebbero potuto fregiarsi del titolo nazionale solo coloro che avessero fatto meno di un certo limite. Una sorta di minimus ad victoriam. Questo, si legge sempre, "per impedire ai soliti cacciatori di titoli facili di cimentarsi in quelle gare per le quali non avevano alcuna attitudine e/o preparazione ma nelle quali vi erano iscritti pochi iscritti". Che idea, eh? Certo i tempi sono cambiati con i numeri, decisamente maggiori... non vorrei avventurarmi in un commento di assoluta logicità, ma... lo faccio. Di cosa stiamo parlando? Di sport, di agonismo, di vittorie: è giusto che una medaglia valga come un'altra e che per vincerla ci sia dietro qualche cosa in più che il caso o la strategia di... "iscrizione" alla gara? Io penso di sì: fecero bene.
Nel medesimo numero si leggono i risultati di quell'anno dei vari campionati master/amatori che allora erano uniti. Appunto... poi ci tornerò in maniera più dettagliata quando proporremo la nostra proposta di revisione delle categorie dell'atletica italiana (intendiamoci: per i master non cambierebbe nulla!). Quello che mi preme sottolineare oggi è com'era strutturato allora il mondo "alternativo": a parte le classiche categorie master, vi era la categoria M20 (che copriva 1o anni) e quella M30. Oggi li chiamiamo "Amatori", un ibrido che a mio modo di vedere non può più esistere in termini "filosofici" (noi vogliamo fare atletica senza agonismo... detto in sintesi, cioè un paradosso), ma che deve entrare ed essere incastonato nelle categorie master a tutti gli effetti. Per gli M30 è solo questione di tempo: già quest'anno agli Europei in Ungheria, sono previste alcune prove sperimentali per gli atleti dai 30 ai 34 anni d'età. Scommettete che già dagli Europei del 2012 la categoria sarà presente a tutti gli effetti? L'altra categoria è quella M20... discorso molto difficile. Ci vuole un pò di tempo per metabolizzarlo, ma in questo periodo di crisi dell'atletica italiana può essere un ottima ancora di salvezza. In pratica, mutuando sport come il nuoto e il ciclismo (cioè sport indivduali che hanno capito questa cosa...) è necessario fornire a quegli atleti di non prima schiera (chiamiamoli "professionisti", quelli che per intenderci sono pagati per correre o che sono stipendiati dallo Stato) la possibilità di poter emergere in qualche cosa. Gli sport individuali necessitano di stimoli, obiettivi, seppur minimi. Gli atleti che in quella fascia d'età entrano nel mondo del lavoro o dell'università e non hanno avuto la fortuna di entrare in un gruppo sportivo militare, non avranno più nessuna possibilità di competere contro chi ha più tempo e soldi per farlo. E proprio per questo che la "fuga" di atleti avviene in quegli anni. Arginare il deflusso potrebbe essere proprio incamerare tutti gli atleti in questa categoria, e dargli la possibilità di avere dei propri campionati nazionali (coi master). E abbattiamo questa distinzione assoluti/master: la vera distinzione dovrebbe essere professionisti/non professionisti. Molti discorsi sarebbe più facile affrontarli.

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