05/08/12

Olimpiadi e Grenot: la maledizione dei 20 centesimi di Rosemarie Whyte

Libania Grenot - foto G. Colombo/Fidal
Libania Grenot, si trova nella  propria semifinale, la seconda, due possibili pretendenti alle medaglie, ovvero la campionessa mondiale Amantle Monthso e l'americana Francena McCorory. Prima di partire si capisce che la finale, per la Grenot, debba passare necessariamente con i tempi di ripescaggio e come il passaggio in finale (come da me pronosticato giusto ieri) fosse collocato laggiù, in un tempo tra i 50"8 e i 50"9, cioè un tempo comunque corso quest'anno dalla Grenot a Crermont, negli USA, a giugno. La sua condotta di gara sarà poi quella che abbiamo imparato a conoscere almeno quest'anno: un 250-300 molto ma molto forte, e poi l'affidamento alla spes e al cuore. Sulla croisette che rappresenta la summa di tutti gli sport degli ultimi 4 anni, cioè il rettilineo finale della pista dell'Olympic Stadium di Londra, Libania stringe i denti e nonostante la velocità relativa inferiore ai segugi inseguitori annichiliti nei primi 200, si finisce in 51"18. Bel tempo, ma purtroppo che si rivelerà insufficiente per il passaggio in finale, per la quale sarà necessario invece il 50"98 della jamaicana Rosemarie Whyte. 2 dannatissimi decimi, 20 centesimi, da quello che sarebbe potuto essere il suo massimo risultato in carriera, e che gli sfuggì a Pechino sempre per 2 decimi. A Pechino, in semifinale corse in 50"83, dopo una batteria fulminata in 50"87. Con quel tempo in semifinale era giunta 10^, e il tempo necessario allora per l'accesso in finale fu il 50"63... cioè 20 centesimi inferiori al suo. Ancora! indovinate corso da chi? Ma da Rosemarie Whyte naturalmente, che per due olimpiadi consecutive raggiunge così la finale con l'ottavo tempo e correndo 20 centesimi in entrambe le circostanze più veloce della Grenot. La mia considerazione, che è simile in senso lato al discorso per Marta Milani e la sua scelta di correre gli 800 nell'anno olimpico, è proprio la scelta di aver "cambiato" tutte le proprie prospettive nell'anno olimpico. Seagrave è sicuramente un santone dello sprint mondiale, ma anche i santoni necessitano dei loro tempi per plasmare la creta e i corpi degli atleti. A differenza della Milani, c'è da dire che la Grenot veniva da una stagione molto negativa (il 2011) nella quale non scese mai sotto i 52", e che forse era il caso di ritrovare gli stimoli perduti e confrontarsi con un mondo professionistico sicuramente più adatto alla sua caratura. Certo, averlo fatto nel 2011 (ma probabilmente non c'era nemmeno questa opportunità) avrebbe portato la Grenot ad un livello di consapevolezza di sè maggiore e adun percorso più regolare per le olimpiadi (se quelle fossero state il suo obiettivo). La crisi post-gara nei 400 (vista accasciata per diversi minuti sulla pista) mi porta anche a fare questa riflessione: ma provare i 200? Quest'anno ha corso un 22"45 ventoso, e un 22"91 contro vento a Bressanone. La specialità sembra tradizionalmente meno battuta dalle cacciatrici di medaglie, e un posticino nel gotha delle migliori potrebbe pure strapparlo. 

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