27/08/12

Europei Master I: introduzione all'analisi

Finalmente torno a scrivere, dopo quasi due settimane di silenzio forzato, dovuto alla trasferta in Repubblica Ceca e Germania, luogo del Campionato d'Europa Master. Bella questa edizione di Campionati di cui non ricordo il numero di edizione in questo momento. L'organizzazione è stata praticamente perfetta, fino ai minimi particolari (parlo di Zittau, non avendo frequentato le altre due strutture). Del resto siamo in Germania... alla fine 3837 atleti accreditati, hanno dato il via a 7823 presenze-gara. Sono stati ottenuti 13 record del mondo e 24 record europei. Presenti 180 giudici, e oltre 300 volontari ogni giorno: un esercito senza precedenti che hanno fatto funzionare una macchina organizzativa davvero ben riuscita. 

Peccato non poter fare un debrifeing, dove gli aspetti positivi possano essere tramandati alla prossima edizione e magari migliorare le piccole sbavature. Oppure compilare un questionario, come invece fecero dopo Lignano '11 (EMG). Le esperienze devono aiutare a costruire un mondo migliore, senza le necessità di ricominciare ad ogni edizione da zero. 

L'Italia, si sa, è una "potenza" del mondo master internazionale, condizione che si intreccia con le condizioni di vita agiate delle popolazioni. Il mondo master, essendo per sua stessa natura un mondo di "volontari", è indissolubilmente legato a doppio giro di vite alle condizioni generali di vita dei Paesi in cui viene praticato lo sport. La Germania, ad esempio, ha due elementi che la fanno il terreno fertile dei master: è uno dei Paesi più industrializzati e ha un radicatissima cultura sportiva, oltre che redditi decisamente superiori alla media europea collegati ad una crisi i cui effetti non sono stati ancora percepiti e chissà se lo saranno mai. Quindi domina: più opportunità, più cultura, più denaro. In questo mondo sportivo, dove i Paesi del secondo e terzo mondo, sono ancora lontanissimi e quindi non producono significati statistici, l'Italia si ritaglia sempre il suo piccolo posticino al sole, ben diversamente da quello che succede alla Nazionale di Atletica maggiore, che inanella ormai da anni solo figuracce poi spacciateci come successi. Del resto, come è nell'ordine naturale delle cose, i successi avvengono ampliando le basi statistiche dove pescare gli atleti, e non certo riducendole, come ha fatto testardamente questo mandato Fidal, per il quale l'atletica sono solo 5 atleti da super-valutare facendo sprofondare un intero movimento ai loro piedi. E c'è chi vuole sostenere ancora questo scempio. 

A Zittau se ne sono viste di belle, ma anche di incredibili: pensate, quello che da molti è considerato l'artefice delle normative contro i Master italiani (tipo il divieto di partecipazione degli over 45 ai c.d.s. assoluti), a detta di molti il Consigliere federale della Fidal Scorzoso, sembrerebbe (così mi hanno riferito) che abbia avuto pure il pudore di presentarsi ai Campionati Europei Master in veste di votante per un'elezione in un organo elettivo in seno all'EVAA che si è tenuta durante i campionati (la EVAA, lo ricordo, è federazione europea master, organismo del quale personalmente cerco ancora una funzione precisa che non sia organizzare annualmente i campionati europei master... null'altro). Semplicemente incredibile, ma almeno l'intento sembra sia stato raggiunto: un italiano avrà un ruolo di prestigio in seno all'EVAA. Ma in Italia ci siamo ormai abituati alla corsa alle "cariche": peccato che siano svuotare di ogni prerogativa e funzione. 

Comunque, l'Italia master esce dai campionati europei ancor più forte di prima, dimostrando di avere nelle corde per i prossimi anni ancora un bel serbatoio di medaglie. Soprattutto non ci si è più appoggiati alla pesantissima massa di medaglie degli over-90 che in parte avevano rimpinguato le casse delle precedenti spedizioni italiane e di cui ci eravamo abituati forse troppo bene. Il mondo master italiano sta sicuramente crescendo verso le categorie più "giovani", e questo è decisamente importante. E questo avviene anche e nonostante la presenza di un "dissuasore" ufficiale come la Fidal, che tutto ha fatto in questi ultimi anni per disincentivare l'atletica tra gli over-35, fino a proporre delle norme-porcata qui sopra menzionate. Master nonostante tutto, anzi... nonostante la Fidal. 

A Nyreghyaza, nel 2010, si concluse con un carnet di medaglie superiore, 104 contro le 87 di Zittau, ma con una sostanziale differenza: a Zittau si giocava in casa della Germania, che già rappresenta il maximum in quanto a masterismo mondiale, e che ha mietuto medaglie come un tritacarne, tanto da rischiare di trasformare un'edizione di Europeo in una sorta di campionato nazionale. Per gli azzurri andò ancor meglio a Lubiana, nel 2008, con il record di medaglie degli ultimi 15 anni: ben 150, ma lì si era ad un tiro di sputo dall'Italia, nell'anno successivo a quello dei mondiali con più partecipati di sempre, ovvero quelli di Riccione '07, e queste due variabili hanno inciso notevolmente. Non ho dati relativi alle edizioni precedenti al 2000, ed è francamente incredibile come l'EVAA non abbia memoria storica dell'unica cosa che organizza. 

Nelle tre precedenti edizioni a Lubiana '08, invece, l'Italia non superò mai la sessantina di medaglie. Ora, bisognerà aspettare la prossima edizione di Izmir, in Turchia, nel 2014, per comprendere come stia il movimento italiano, anche se già dalle indoor di San Sebastian, si potrà capire la tendenza generale. Certo è che bisogna trovare nuova linfa, nuove persone (intellettualmente oneste e che mostrino un minimo di interesse e passione per questo mondo), nuove idee, perchè le uniche che si son viste, hanno umiliato un movimento sterminato che deve solo trovare il modo di organizzarsi a prescindere dei satrapi che coltivano le proprie perverse logiche personali. 

L'Italia si è difesa, ha combattuto, ha mostrato nuovi volti (uno degli aspetti più importanti), ha messo in luce alcune lacune (l'organizzazione delle staffette, come al solito, dove l'assenza di criteri certificati ha portato qualcuno addirittura ad invocare diritti ridicoli, come quello "storico" di aver già fatto in passato parte di altre staffette medagliate... il censo più importante del cronometro, ancora una volta, pure nei master!... ma ci tornerò in separata sede e mi rammarico personalmente di non aver personalmente partecipato a quella riunione!), ha evidenziato anche come senza una politica di proselitismo tra i master, il movimento si spegne. E la Fidal, francamente, come più volte denunciato, sta facendo di tutto per mortificare il movimento, quando le iniziative in loro favore potrebbero essere potenzialmente infinite. La cecità della fidal sta proprio qui: non capire che il Master è un investimento, nel senso che è sempre un papà, o un fratello maggiore, o uno zio o un nonno, di un ragazzo o di una ragazza che potrebbe abbracciare l'atletica. E' una forma di pubblicità deambulante per casa, un reticolo di persone che può diffondere una possibilità o un'opportunità, laddove non sono state certo le politiche della Fidal a diffondere l'atletica in questi ultimi anni, visto che quelle viste fino ad oggi non hanno raggiunto nemmeno il marciapiede esterno alla Via Flaminia dove sta di casa la "casta" atletica. Un'azienda in via di fallimento che non ha idea di come uscirne, ma che fa di tutto per aiutare il Capo... 

Poi, di fatto, una spedizione che si ritrova sotto un'unica bandiera, ma nel paradosso di essere affiancata ufficialmente dalla Fidal il cui compito sembra meramente rappresentativo (senza nulla togliere ai presenti, naturalmente... ma francamente non saprei cosa aggiungere). Qualcuno si è lamentato dall'assenza di qualche rappresentante della Fidal durante le cerimonie di premiazione (quantomeno dove c'era stato uno dei vincitori), ma so che obiettivamente sono state troppe. Certo è che rispetto ad altri Paesi, lo scollamento è stato palese. 

Comunque, da oggi in poi, inizierò una serie di flash sulle diverse discipline, per dare il giusto lustro alle medaglie e ai partecipanti.

Nessun commento:

Posta un commento