08/08/12

La lettera aperta di Lorenzo Perini a Alex Schwazer

Qui sotto una sentita lettera di uno dei giovani più promettenti dell'atletica italiana, Lorenzo Perini, sul caso Schwazer.

Ho sempre apprezzatro l'ottimo sapore del latte mattutino, soprattutto quando lo riempio di zucchero. Ma stamattina l'amaro che avevo, e che ho, in bocca è davvero persistente. Alle olimpiadi, nella disciplina dell'atletica, promotrice di purezza nell'agire e sani principi anti sostanze, è successo ciò che nessuno si sarebbe mai aspettato: Alex Schwazer, lui che quando non si allena si occupa del latte e del cioccolato, lui che "il doping mi fa incazzare", lui che porta (portava) i colori dei carabinieri e della nazionale italiana, lui che ha vinto uno degli ori più importanti della carriera di un atleta e lui che era anche un IDOLO per noi giovani... beh, ci ha tradito. Sono sicuro che in tantissimi dell'atletica leggera sono davvero delusi dal suo atteggiamento, ma sono ancora più sicuro che i giovani, coloro che fanno parte del possibile futuro dell’atletica, lo sono ancora, terribilmente, di più. 
Questa mattina ho comprato la Gazzetta dello Sport, cosa che faccio molto raramente, vinto dalla curiosità di vedere cosa il giornale rosa riportasse sull’accaduto. Leggo che l’hanno intervistato, l’hanno accusato, e lui ha concluso con le lacrime. Si, lui piange, ma chi rischia di perdere qualche lacrima siamo noi, che abbiamo visto un mito dell’atletica precipitare nell’oblio dei deboli. Abbiamo perso una speranza, un conforto dopo le gare andate male, un esempio da prendere per correggere qualche errore, un modello da seguire per carattere e spirito sportivo. Eri un atleta alex, un’icona dell’atletica leggera, lo sport d’eccellenza per correttezza nei confronti dei propri avversari ,nei confronti delle possibilità che ci vengono concesse e nei confronti di se stessi. Cosa diranno ora i tuoi fans più sfegatati? Quelli che ti hanno e ti avrebbero visto difendere un titolo e, perché no, la maglia della nazionale, in televisione. Ti avrebbero tifato, avrebbero urlato “vai alex!” avrebbero fatto qualche battuta sul kinder pinguì e avrebbero concluso con la frase “mamma, papà, io da grande voglio diventare come alex schwazer”. 
Comunque, nell’intervista l’ex marciatore si esprimeva dicendo che ha fatto tutto da solo, di sua iniziativa, senza coinvolgere nessuno. Al contrario di ciò che alcuni hanno detto, questa presa di responsabilità, a mio parere, non è ASSOLUTAMENTE un merito da tenere in conto, anzi, ci ha solo fatto capire che la mente malsana è solo la sua, lui ha deciso di imbrogliare, lui ha imbrogliato e lui ha tradito. E ciò che ancora dispiace è il fatto che non ha pensato alla posizione che aveva nel mondo dell’atletica. Eri uno dei nostri totem! Eri uno di cui ci fidavamo. E hai disonorato, oltre che te stesso, anche l’Italia intera. Hai gettato nel fango la reputazione dell’atletica italiana, hai dato un terribile colpo alla fidal e ai nostri cuori proprio nel periodo olimpico. Mi spiace tantissimo scrivere queste terribili cose, non è una mia abitudine accusare in questo modo un atleta, ma questa volta la rabbia e la tristezza mi hanno portato a prendere la posizione di portavoce della classe giovanile. Ragazzi a chiunque leggerà le mie parole, voglio solo dire che l’atletica non è doping e imbrogli. L’atletica è una grande famiglia dove tutti si vogliono bene, anche quando si gareggia. Certo, spesso vengono commessi errori, ma questo non è un errore, questa è una mancanza di correttezza, dai cui nessuno deve prendere esempio. Le bugie hanno le gambe corte Alex. Mi spiace davvero.

2 commenti:

  1. In quanto membro della classe giovanile di cui, caro Lorenzo, ti sei autoinnalzato portavoce, permettimi di esternare tutto il mio disappunto. Se come scrivi "l’atletica è una grande famiglia dove tutti si vogliono bene", allora troppo comodo e troppo stupido denigrare così chi sbaglia.

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  2. toni.brunello@gmail.com18 agosto 2012 alle ore 07:31

    Non sono purtroppo più membro di quella classe giovanile, ma ho praticato atletica e tuttora la seguo da vicino, da puro appassionato tifoso, e un po' la pratico. Come tale, condanno senz'altro l'errore tecnico e "sociale" di Schwazer, per le gravi conseguenze che comporta con tutte le sue ripercussioni ai vari livelli. Ma al tempo stesso mi sento irritato, più ancora che verso coloro che eventualmente l'avessero aiutato (a fare quello che ha fatto, poi eventualmente nascondendo, loro, la mano, lasciando tutta a lui la responsabilità) verso coloro che NON L'HANNO AIUTATO (a venir fuori dalla gabbia in cui si è andato cacciando)! Ma come?! L'Italia ha una sola medaglia d'oro da difendere, e pur accettando il fatto che l'avesse voluto lui, se ne disinteressano, stando così lontano dall'uomo Schwazer? A mio giudizio è stata disattesa una responsabilità gravissima, sia sotto il profilo della dirigenza sportiva sia sotto il profilo umano. Per questo, mentre ribadisco un totale distacco dalla scelta sbagliata dell'atleta, provo un sentimento di vicinanza, direi proprio un sentimento di amore per questa persona che, avendo puntato ad un obiettivo forse fuori della propria portata, si è infilato a poco a poco come un'anguilla in una nassa, da cui disperato e solo, non riusciva più ad uscire.

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