04/08/12

Olimpiadi, day I -Floriani in finale e super-Bencosme

Bencosme - foto G. Colombo/Fidal
La possibile via crucis della spedizione italiana alle Olimpiadi di Londra, inizia invece meglio di quanto si potesse pensare. Un solo "veterano" della nazionale, fuori (anche se ci stava nell'ordine delle cose) e tre italiani che passano il turno, uno dei quali, appunto Yuri Floriani, addirittura in finale nei 3000 siepi. Ma iniziamo in ordine cronologico. 

La prima italiana a scendere in pista nell'atletica è la Campionessa Europea indoor di triplo, Simona La Mantia. Non ho sentito le sue dichiarazioni, ma la misura (13,92), è la fotografia della sua attuale condizione... presumo, ovvero non ottimale. Come in ogni competizione internazionale degli ultimi anni, la misura di ingresso sarebbe stata compresa tra i 14,10 e 14,20. Per Simona La Mantia era la seconda volta ad una olimpiade, in una specialità, quella del triplo femminile azzurro, che storicamente ha visto solo 3 atlete presenti ad Olimpia: la stessa La Mantia, Barbara Lah e Magdelin Martinez, il cui 7° posto di Atene 2004 rappresenta il miglior risultato mai ottenuto da una italiana nell'unica occasione in cui sempre un'italiana è giunta ad una finale su 5 partecipazioni (2 della Martinez, 1 Lah e 2 La Mantia).Tra l'altro la Martinez fu probabilmente co-protagonista di una delle gare di triplo femminile più incredibile della storia: con 14,85 fu appunto solo 7^! Tornando alla La Mantia: quest'anno un 14,29 a Torino, il 14,25 di Helsinki con 2,0 di vento e il ventoso 14,24 di Bressanone. 14,14 in qualificazione a Helsinki: ecco, questo è il risultato che avrebbe dovuto far ben sperare, visto che alla fine si entrava in finale con 14,16... Purtroppo nella sua stagione ci sono stati anche diversi sub-14. Sicuramente una prestazione sotto la media stagionale. Peccato.

Spartano Josè Reynoldo Bencosme De Leon, che accede alle semifinali dei 400hs con 49"35. Un ragazzo maturato praticamente nel giro di un mese, e che ha ormai lasciato alle spalle le vestigia della crisalide. A me dà sempre l'impressione di uno che da un momento all'altro spara qualche cosa fuori dal normale. All'Europeo ci fu un errore di gioventù, soprattutto commesso in una specialità forgiata per i calcolatori e i perfezionisti. Ma ci pensate se avesse corso in 49"51 agli italiani di Bressanone, ovvero "solo" minimo B per le olimpiadi? Oggi non sarebbe stato a Londra e non avrebbe potuto correre un sontuoso tempo, prodromico a chissà cos'altro. Di sicuro a 20 anni il ragazzo, dimostra (a me, quando meno) che è uno di quelli su cui puntare forte. Esplosivo. Statisticamente, Bencosme è il 15° atleta italiano nella storia delle olimpiadi a presentarsi nei 400hs. In una speciale classifica, l'atleta con maggiori presenze all'olimpiade è Luigi Facelli, leggenda '20-'30, che partecipò a 4 olimpiadi ('24, '28, '32 e '36) con 2 finali raggiunte (un 5° e un 6° posto). A proposito di finali: gli azzurri nella storia della specialità, l'hanno raggiunta in 9 circostanze: 2 Luigi Facelli, 2 Roberto Frinolli, e 2 Fabrizio Mori. Una sola la medaglia vinta nella storia delle olimpiadi italiane sui 400hs, cioè il bronzo di Salvatore Morale a Tokyo '64. Troppi nomi altisonanti in poche righe... 48 i caps complessivi (ovvero le presenze-gara), con Facelli a 9 caps, e 7 per Fabrizio Mori e  Roberto Frinolli. Domani per Bencosme sarà la 49^ presenza-gara.... Il tempo di Bencosme di oggi (49"35) è lo stesso al centesimo di Fabrizio Mori nelle batterie di Sydney 2000 (edizione che lo vide arrivare 7°).

Il capitano, Nicola Vizzoni, finisce il finale con un pò di fattore "C", mentre davvero deludente sembra la prova di quello che poteva essere un protagonista, e che invece, dopo la brutta gara di Helsinki, è naufragato pure a Londra. Che il picco di forma di Lorenzo Povegliano sia coinciso con le bordate di maggio? O semplicemente tra la prima salva di lanciatori (quella di Vizzoni) e la seconda (quella di Povegliano) è successo qualche cosa alla pedana, o al clima, o al sistema di misurazione, tanto da appesantire di almeno un kg le palle rotanti dei martellisti. Penso che dopo il 9° posto e il 74,79 della prima serie, Vizzoni si ritenesse già fuori, senza presagire la catastrofe della seconda serie, che di fatto qualificherà per la finale solo 2 atleti, contro i 10 della prima. La seconda serie farà fuori diversi top-trowers, come il polacco Pajwel Fajdek (addirittura un personale stagionale oltre gli 81 metri), il russo Aleksey Zagorny, e altri... Vizzoni invece, zitto-zitto, rieccolo in un'altra finale prestigiosa, quella olimpica. Nel 2008 la mancò per davvero poco: primo degli esclusi con 75,01 (13°). In finale però ci arrivò nel 2004 ad Atene (10°), ma soprattutto di lui si ricorda l'argento del 2000 a Sydney con 79,64. 4^ olimpiade e 3 finali per lui con un argento. Quella di Vizzoni è la 17^ finale di un italiano nel martello olimpico maschile, che ha appunto come apice l'argento dello stesso toscano (ci sono anche un paio di medaglie di legno a dire il vero... Armando Poggioli nel '28 ad Amsterdam e Orlando Bianchini a Los Angeles nel 1984, nella gara in cui Gian Paolo Urlando fu trovato positivo dopo essere arrivato proprio lui 4°). E' da 40 anni, e 10 edizioni consecutive, che almeno un italiano viene selezionato in questa specialità alle olimpiadi (con 9 finali).

Libania Grenot passa invece alle semifinali, dove è sicuramente chiamata a correre sul piede del persona se vorrà ambire alla finale olimpica. La sua batteria vale 52"13, ovvero il terzo posto di batteria, dietro ad una possibile medagliebile, come la jamaicana Novlene Williams-Mills (50"88) e l'ucraina Natalya Pyhyda. A Pechino, piazzò in batteria un 50"87 seguito da un 50"83 in semifinale (tempo comunque già ottenuto nel corso del 2012). Vedremo finalmente se la cura Seagrave avrà sortito i suoi effetti, anche se le sue gare appaiono avere un marchio di fabbrica non so quanto vincete, ovvero "io parto forte, e poi vediamo dove mi spengo". Il mio coach ieri ipotizzava una carenza di "core"... oggi dovrà davvero dare il meglio, e se potrà, cercare di gestirsi perchè, checchè se ne dica, il 400 ha un punto di equilibrio, una vetta, il punto topico, posto da qualche parte tra la seconda curva e l'inizio del rettilineo, superato il quale troppi metri prima, trasforma le manciate di secondi finali in un'agonia. La Grenot è la seconda italiana a partecipare a due olimpiadi sui 400, laddove nella storia della specialità alle olimpiadi (iniziata nel 1964), vi sono solo 6 atlete italiane scese in pista. La prima italiana fu Donata Govoni ('68 a Città del Messico e '72 a Monaco). Solo la Grenot si è spinta fino alla semifinale (a Pechino '08), mentre il massimo raggiunto fino alla prima-Grenot, erano stati i quarti di finale. C'è anche da dire che a Pechino vi erano solo tre turni, contro i 4 abituali delle olimpiadi pre-Pechino. Il 52"13 è il 5° tempo italiano femminile sui 400 alle olimpiadi. Infatti, oltre ai due tempi dell'olimpiadi cinesi, si trovano i 2 risultati ottenuti da Virna De Angeli ad Atlanta '96 (51"68 e 51"77). La 4^ gara di semifinale della Grenot sarà anche il record di caps di un'italiana... sperando arrivi anche il 5°.

Yuri Floriani riesce in un'impresa davvero impensabile fino all'uscita del tunnel che portava alla pista dell'Olympic Stadium. Andare in finale con una gara da protagonista. 8'29"01 dietro al keniano Kipruto con 8'28"62. Finale poi dedicata al suo amico Massimo Caliandro, con dedica al cielo e spilletta gialla sulla maglietta. Sembrava davvero in forma... probabilmente anche con una gara su ritmi da 8'20" l'avrebbe visto protagonista. Sta bene, e la finale potrebbe viverla non da comprimario, ma appena dietro i top-stepler mondiali. Floriani raggiunge la 9^ finale di un italiano alle olimpiadi (ben 3 di Lambruschini) in una storia che iniziò addirittura nel 1908 e proprio a Londra con Massimo Cartasegna (primo degli esclusi dell'allora finale). Per ora due bronzi, quello del già citato Lambruschini ad Atlanta '96, e quello del tipografo monzese Ernesto Ambrosini ad Anversa 1920 (bersagliere tra l'altro della prima guerra mondiale). 19 (con Floriani) gli atleti italiani che hanno partecipato a questa specialità in 104 anni di storia. 44 i caps totali, di cui ben 9 di Lambruschini, che in 3 olimpiadi consecutive ('88, '92 e '96) si fece tutti e 3 i turni (un bronzo e due "legni" per lui). 32 anni  (e 8 edizioni) consecutivi che l'Italia schiera almeno un atleta alle Olimpiadi su questa distanza.

Nadia Ejjafini ha partecipato alla prima finale di un italiano/a questa olimpiade. Che sia mai questo il motivo della convocazione (unica tra i partecipanti azzurri) con il minimo B? Giusta convocarla ma giusto convocare tutti gli altri, anche con minimi A. Argomento forse troppo dibattuto. Nadia arriva comunque 18^ in finale con 31'57"03, e poi ammetterà candidamente di essere stata male e quindi ferma dopo Helsinki. Ed era la gara giusta anche cronometricamente, visto che la metà delle concorrenti ha ottenuto il PB. Ma come? E le prove di efficienza? E gli atleti che dovrebbero essere al meglio per l'Olimpiade? Due metri e due giudizi, sempre fatto salvo che il diritto di partecipazione lei se l'era guadagnato e potevi farci quello che avrebbe voluto. La Ejaffini è la 4^ italiana a partecipare sui 10000 olimpici (storia "giovane" a dire il vero, visto che la prima volta fu nel 1988). Rosanna Munerotto ha partecipato a due edizioni conquistando anche il miglior piazzamento di un'azzurra ad una olimpiade, ovvero il 14° rango proprio a Seul '88. In precedenza si tenevano due turni, e solo la Munerotto era riuscita a superarli e a disputarsi due finali olimpiche. La Ejjafini è quindi la seconda finalista italiana per la terza finale di un'azzurra. 

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