29/11/12

Idee sparse (e superficiali) sui tecnici italiani

Questo pezzo lo scrivo da osservatore esterno di una realtà, quella dei tecnici, che non conosco e che ancora mi rifiuto di conoscere. Mi prenderò del "superficiale", ma non importa. Il bello di questo sito è buttare continuamente idee, spunti, giusti o sbagliati che siano, intelligenti o stupidi, trovate geniali o "puttanate". Non importa! La circolazione delle idee è vitale, non solo quando sono rivoluzionarie o utili, ma anche quando sono inutili e strampalate... perchè?? Perchè l'idea non giusta aiuta coloro che ritengono di averla giusta di... consolidarla. O gli danno la possibilità di guardarla da un altro punto di vista: magari alla fine la loro visione del mondo sarà la stessa, ma si saranno fatti un giro mentale in più. Nel nostro mondo tutto ristagna da 30 anni. Non è che non ci sono idee geniali: non c'è proprio circolazione di idee, anche perchè non circolano... persone. Sono sempre le stesse.

Il pungolo che mi spinge a scrivere dei tecnici, in questo fiume in piena che sono le illazioni pre-elettorali e le spartizione di ruoli post-elettorali, sono i più svariati nomi circolati a conduzione delle diverse aree tecniche. Fa parte del gioco e non c'è assolutamente nulla di male, eh... non vediamo sempre diavoli in ogni angolo. La cosa, lo confesso, all'inizio mi ha lasciato indifferente, visto il contesto generale in cui la guerra elettorale si sta svolgendo. Questa al limite potrebbe essere annoverata nella spartizione del bottino... appunto. Proprio facendo questa battuta tra me e me, mi è sovvenuta questa cosa. In Italia (e non so altrove, ma non me ne curo) un tecnico, dall'oggi al domani, potrebbe trovarsi dall'allenare un atleta su un campo di provincia, ad essere catapultato alla direzione di un settore tecnico specifico senza apparenti percorsi professionali ad hoc. 

Torniamo un attimo indietro. Il Signor Giomi lamentava l'ultima volta che l'ho audito, giustamente  ritengo, che tutti i delegati in quota atleti non abbiano avuto alcun percorso "federale", giusto per imburrarsi ed impanarsi un pò di conoscenze politico-amministrative che i ruoli necessiterebbero. Non condivido... Ci sono momenti storici dove le persone devono cambiare radicalmente per cambiare tutto il sistema che si è rivelato essere fallimentare. E' stato proprio quel percorso di step che si chiede che facciano, il vero problema secondo me: un percorso di istruzione a "pensarla come gli altri che già ne fanno parte". E' sociologia organizzativa, non lo dico io. Tralasciamo questo aspetto e teniamo il senso del credo "sistemico" di Giomi, che non si può giudicare, ma solo condividere o rifiutare. 

Parafrasando il suo credo: ma per i tecnici, mi chiedo, non dovrebbe valere la stessa regola? Anzi, forse a maggior ragione per queste persone dovrebbe valere (per la loro salita verso i vertici della piramide decisionale) un percorso di diversi gradini che sfocerebbe, nel caso provino la loro bravura con i risultati, nei ruoli apicali della piramide. In questo modo, in linea puramente teorica, solo i migliori potrebbero ambire a posti di comando e prestigio all'interno della federazione nell'area tecnica.

La realtà che si percepisce stando fuori da quel mondo è una sorta di guerra per bande... uno sparatutto, cordate effimere, battitori liberi, assoluta autonomia sulle scelte strategiche degli atleti (in parte condivisibile, in parte no); poi ogni tanto dal cielo plumbeo si nota uno squarcio e un raggio di sole illumina un tecnico a caso che viene tratto col teletrasporto nel paradiso federale. Ogni tanto rimango basito su determinate scelte, ma questo è quello che ho notato, ripeto, stando fuori da quel mondo. 

Quello che rilevo, quindi (e correggetemi se sbaglio) è la mancanza di... organizzazione. Manca un'organizzazione strutturata del mondo dei tecnici italiani, e quindi, come conseguenza (tra le tante) vanno disperse le esperienze e le conoscenze dei singoli allenatori in un mare in tempesta. In una struttura piramidale, ma organizzata su vari livelli (non certamente due... il fiduciario tecnico e il tecnico) se tutti lavorassero per obiettivi anche personali (ovvero, visto che è umano, l'affermazione della propria bravura), le conoscenze e le esperienze si riuscirebbe a condividerle ed incanalarle in tutta la struttura. Con questo modello odierno, invece, è pura entropia, caos primordiale, ed ognuno rivendica posti che ritiene debbano essere suoi. 

Quindi, una struttura a più livelli, basata su una gerarchia progressiva, che sia svincolata dal potere politico (che al limite potrebbe scegliersi il Direttore Tecnico, figura di collegamento tra il mondo dei politici e il mondo tecnico) ma che non dovrebbe intervenire a togliere e mettere tecnici a destra e manca come frutto di prebende. 

Penso che rendere articolata l'organizzazione, vorrebbe dire renderla funzionale. Pensate: poter dire "sono tecnico di 5° livello" piuttosto che di 2°, vorrebbe dire un giorno avere opportunità professionali anche extra-atletiche che potrebbero professionalizzare ulteriormente il tecnico. Ma ci vuole, appunto, un percorso, dei gradi, degli esami, delle valutazioni anche sul "prodotto" eseguite da terzi (mica certo da commissioni della Fidal, ma esterne, come quelle universitarie) delle continue verifiche della propria professionalità (un tecnico che non allena sul campo da 10 anni, che diritti ha?). Valutazioni dei meriti, che debbano essere calcolate sulla qualità del proprio prodotto (magari con delle limitazioni sulle categorie giovanili, per non incentivare la spremitura dei giovani), eventuali pubblicazioni... un cursus quasi universitario. 

Non scordiamoci poi un aspetto: più si sale la piramide (che deve essere necessariamente integrata a tutti i livelli, dal nazionale al provinciale) più le capacità non saranno solo "tecniche", ma dovranno anche essere organizzative. Salire la gerarchia dei tecnici vorrebbe dire anche saper gestire "persone", "ruoli". Non si può (anche in questo caso) essere nominati capisettore senza queste capacità organizzative! Anzi, forse è più importante saper gestire le organizzazioni che avere conoscenze tecniche! Che poi è stato il problema (sempre guardandolo da fuori) del mondo tecnico italiano. Tecnici spesso con un'esperienza nella scuola dell'obbligo, o nella secondaria superiore, messi a fare gestori di personale. Ma i rapporti umani sono fondamentali per trasmettere le conoscenze e inventarsi i protocolli affinchè questi avvengano.

Concludo, perchè come al solito mi sono dilungato: è come se come Questore di una provincia fosse messo il poliziotto fino al giorno prima in pattuglia. Certo, avremmo una persona tendenzialmente onesta, retta, che fa parte della Polizia, ma che non ha alcuna capacità organizzativa. Così i nomi che si fanno in questo periodo sulle svariate poltrone dei settori tecnici... che strada hanno percorso per avere l'onere/onore di ricoprire quei ruoli? 

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