02/11/12

La crisi dell'atletica Sarda - di Gianluca Zuddas

Pensavate che ci si fermasse all'atletica nazionale e al più, a quella Lombarda? Macchè: su mia richiesta, dopo aver visto su facebook un chiaro fervore da parte di alcuni atleti e tecnici dell'atletica sarda, ho voluto chiedere ad uno di loro, Gianluca Zuddas, sicuramente tra i più attivi e più preparati, di scrivermi qualche cosa della situazione dell'atletica isolana. La cosa sorprendente è sicuramente la longevità Andreottiana del presidente regionale, che, sembra, dopo 32 anni di presidenza e con la futura ulteriore candidatura unica, raggiungerà i 36. 36 anni di Presidenza Federale reginoale: ed io che storcevo il naso perché da noi, nelle terre del quadrifoglio verde (appassito a tutti i livelli, invero) si presenteranno due persone che sono lì, nelle stanze del potere lombardo, da più di 20 anni. Cadreghismo patologico. Ora, come sempre detto, le persone saranno sicuramente ottime e oneste, aspetti sui quali non si può certo sindacare, ma com'è dimostrato in tutti i campi della vita, rimanere in un posto pubblico (o similare) per così tanto tempo significa essenzialmente una cosa: la morte delle idee, l'assenza di iniziative davvero incisive in questo particolare momento storico, l'inamovibilità, l'incapacità di saper cambiare il modo di vedere il mondo. E' normale, è naturale: ognuno è figlio del proprio tempo. Non può essere una buona cosa ricoprire un incarico pubblico per quasi 40 anni, dai. In poche parole: una continua corsa verso l'appiattimento, che come vedremo nella particolareggiata analisi di Gianluca, si è riversata su tutta l'attività sportiva con ovvie ricadute sugli aspetti tecnici. Però, come sta già succedendo da altri parti, c'è qualcuno che non ci sta più e si stanno organizzando le prime forme di "resistenza" alla gerontocrazia che ormai la fa da padrona nel mondo dell'atletica italiana. L'Italia, in tutti i campi, ha saltato almeno 3 generazioni di dirigenti e politici: ci troviamo così sfasati di una quindicina d'anni almeno rispetto al panta rei delle società di uomini: da una parte la richiesta di innovazioni, dall'altra i piedi di piombo di chi è figlio, per fortuna o purtroppo, del proprio tempo. Del resto questa è la vita e di sicuro il fatto che molte persone nei ruoli apicali delle piramidi sociali non si spostino, fa sì che molte altre ai piani più bassi rimangano eternamente imbottigliate.

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