Quello che stanno insegnando queste elezioni federali è mostrarci un impianto generale delle regole che governano l'atletica a dir poco borbonico. Si vede a miglia di distanza le contaminazioni di più mani non guidate dallo stesso spirito fondatore, le pezze, i riccioli, i rattoppi, i buchi della normativa generale, che manipolando principalmente il metodo con cui si vota, hanno inteso favorire qualcuno a scapito di altri. Orbene, è noto l'aforisma che la Storia la fanno i vincitori: per quanto riguarda l'atletica i vincitori generalmente si insediano e mettendo mano allo Statuto cercando di gettare le fondamenta per rimanerci vita natural durante. E' dell'uomo.
Non sottovalutate questa cosa, anche se può sembrare noiosa e pedante. Il perchè è semplice: chi governa determina le scelte, anche minime, di tutti noi.
Si parte da un mostro giuridico, ovvero la ricandidabilità sine die dei presidenti federali, anche locali, di fatto intramontabili personaggi dalle idee marmorizzate. Se ho imparato una cosa della politica, è che il tasso di inerzia è direttamente proporzionale al tempo che si rimane su una poltrona. Più si invecchia su una poltrona pubblica, più si tende a pensare che quello è il proprio lavoro e non una carica elettiva, per la quale bisogna rispondere a degli elettori. Sembra che tutto sia dovuto. Quella sedia è dovuta e non ci scassassero i maroni chi vuole che dopo 2 mandati me ne debba andare a casa. In realtà è qui uno dei punti cardini di una democrazia evoluta: il tassativo ricambio delle persone, nessuna delle quali si deve ritenere indispensabile. Prendiamo l'Italia attuale: la nostra classe politica rappresenta in blocco quella di 20 anni fa, non è cambiato assolutamente nessuno e di conseguenza siamo ripiombati negli stessi errori di allora, ma con i politici meno sprovveduti di allora. Ogni tanto qualcuno viene arrestato, e quelli che subentrano sono pure peggio. Perchè? Non perchè noi italiani siamo una massa di manigoldi patentati, ma perchè, posto che l'uomo è debole di natura, ogni organizzazione che non cambia radicalmente le persone, fa in modo che i "novizi" si debbano educare nel brodo di quelli che sono rimasti, e che sono la maggioranza schiacciante dell'organizzazione rimanente. Socializzazione alla devianza, per dirla in termini più sociologici. La tela della ragnatela rimane sempre la stessa e viene continuamente rafforzata e mantenuta, cercando di imprimere anche ai nuovi (inconsapevolmente) la medesima cultura.
Venendo all'atletica, queste elezioni hanno dimostrato che arriva nella storia di ogni organizzazione un punto di rottura, dove chi era al potere è davvero andato troppo oltre il tollerabile (benchè noi italiani si sia in grado di tollerare tutte le nefandezze che la vita ci para innanzi). Nonostante questo appare surreale che sia rimasta attiva ancora una diffusa cultura autodistruttiva reazionaria e risorgimentale che cerca di non mollare sino all'ultimo.
Badate bene! Non è Arese che è andato oltre, o non solo lui. E' stata un'escalation che non so nemmeno da che anno e da dove sia partita, ma che di sicuro speriamo che da qui a quattro anni, arrivi a deflagrare completamente. Il messaggio nascosto? Cambiare le regole, cambiare lo Statuto e far in modo che TUTTE le società partecipino alle elezioni su basi più eque e non con lo schifo di oggi, in cui una società con 30 atleti che arriva nei primi posti dei c.d.s. su pista, pesi elettoralmente 40 volte di più di quella con 300 ragazzini chiassosi. Questo è un suicidio, e lo stiamo vedendo tutti. In una fase di rilancio, al centro dell'attenzione di un'organizzazione, dovrebbero starci i soggetti che portano risorse, non i più belli. Meglio le formichine, che le cicale. Invece si è voluto in tutti questi anni mostrare le cicale, tirando una rasoiata all'atletica di base... con questi risultati.
Quindi, il punto focale della crisi, è lì, nello Statuto, in cui si parte dall'articolo uno, dove si postula un mondo paradisiaco di equità e pari opportunità tra tutti i soggetti della federazione, e si finisce dall'articolo due in poi, in cui se ne smentiscono quasi spudoratamente tutti i contenuti, stuprato in ogni punto dai più biechi obiettivi di cui ormai ne sfugge pure la comprensione. Cosa mi piacerebbe? Che tutte le cariche federali avessero una scadenza fissa (due mandati?) senza vie di fuga, come quella arcinota e arcaica del 55% al terzo mandato per rimanere da qui all'eternità.
Che le elezioni fossero davvero "democratiche" ovvero che portassero il contributo di tutte le società, e non questa caccia dei pesci grossi per determinare i quorum. Pur riconoscendo che non si possono mettere diverse società sullo stesso piano (qualcuno creerebbe società fasulle solo per vincere le elezioni) è necessario che la forbice si ridimensioni, basandosi poi più sul numero di tesserati (magari nelle categorie giovanili...) piuttosto che sulla classifica dei c.d.s.. Così di colpo, si vedrebbero decine di società che per vincere le elezioni sarebbero costrette a... costringere i ragazzini a praticare l'atletica. Un sistema perversamente utile alla causa attuale.
Le elezioni dovrebbero essere ad unico turno in un election day generale. I candidati presidenti alla massima carica dell'atletica dovrebbero essere eletti direttamente dalle società, non demandare qualcuno che non si conosce e spesso non si sa nemmeno come la pensi, a votare in vece loro. La svolta consisterebbe in una sorta di Presidenzialismo in cui il candidato-presidente viaggia per l'Italia con già la sua squadra definita, senza dover temere di tirarsi in casa oppositori per cordate dell'ultimo momento all'Assemblea Nazionale. Un mandato per funzionare deve essere coeso... scherziamo? In questo momento, è bene che si sappia, in linea teorica il Presidente potrebbe governare con un Consiglio di oppositori. ovvero lo stallo generale. Il blocco completo. Basta delegati che eleggono altri delegati!
L'election day nazionale (e regionale, e provinciale... si risparmiano risorse) dovrebbe essere su base provinciale, proprio per portare più società a votare e a partecipare alla vita collettiva... ergo, a dare il proprio contributo. Le società da 10 voti (il minimo previsto), ovvero la stragrande maggioranza delle società italiane, nonostante compongano una galassia costituente non meno del 50% dei tesserati, valgono lo 0% alle elezioni... semplicemente non si presentano, se ci sono società da 800 punti che valgono come 80 società come la loro... che democrazia è?
E i tecnici e gli atleti? Bè, è giusto che dicano la loro, ma non possono rimanere embeddati nel Consiglio Nazionale, con le derive cui abbiamo assistito in questi anni, ovvero di un completo appiattimento sulle decisioni delle diverse persone che sono state elette in quei ruoli, poca volontà di contrapposizione di cui a molti non faccio nemmeno una colpa. Atleti e Tecnici devono avere una loro Gilda, un sindacato, un gruppo, un... chiamatelo come volete, che sia un interlocutore esterno del Consiglio Nazionale, non interno. Solo esternamente si riesce a fare opposizione ed essere propositivi: internamente si è solo uno dei tanti, e... naufragar gli è dolce in quel mar.
Ecco, l'attuale organizzazione delle Fidal, da quello che si è appreso a sprazzi, dalle uscite di qualcuno, dagli effetti chi si son visti, dai giornali, dai blog, dai siti, è di fatto una disorganizzazione. E dove c'è disorganizzazione c'è sperpero di risorse, duplicazione dei ruoli, delle attività, e alla fine abbandono e fallimento. Serve resettare tutto e trovare il Demiurgo che ricostruisca la piramide dalle fondamenta. E quel Demiurgo potrà essere solo lo Statuto, la Legge, rivista in modo più equo verso tutte le società e in modo da limitare nel tempo il cadreghismo di molte persone. Questo l'unico punto di un programma vincente.
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