02/07/12

Trials Jams: altro schiaffone a Bolt sui 200... l'uomo da battere sarà Blake

La profezia dei Maya? Il sovvertimento dei poli magnetici? L'Armageddon? Cosa sta succedendo allo sprint Mondiale? Usain Bolt, la pantera, penso non perdesse due gare consecutive dall'anno di grazia 2007, l'anno prima dell'esplosione nucleare di Pechino, Olympic Games, e 5 prima dell'ineluttabile 2012 dei Maya. Da allora abbiamo assistito alla creazione mediatica della leggenda "Bolt", dell'acuirsi del gap tra gli emissari dal genere umano in cerca di un contatto e l'alieno di Rosswell, dell'uomo che precorre i tempi e li... supera. Poi, dopo Berlino, l'impercettibile scricchiolio della macchina perfetta. Il mal di schiena, i problemi alle poderose catene posteriori, i cingolati di Swarowsky che presentano le prime rigature. Poi l'ineluttabile sconfitta a Stoccolma il 6 agosto del 2010 per mano di Tyson Gay, sui 100: 9"84 a 9"97. Quindi il 2011 culminato con la strana falsa di Daegu sui 100, ovvero la mancata sfida con il Caimano Blake, e la vittoria scacciacrisi sui 200. Poi il 2012... una condizione sempre particolare, poco convincente sino Powell apparentemente sempre più temibile fino a pochi metri dal traguardo, sino al 9"76 del Golden Gala. Ci siamo, vero? E' tornato l'extraterrestre? Arrivano i Trials, e finalmente arriva la sfida con il caimano, sui 100. E incredibilmente non c'è storia: 9"75 per Blake, 9"86 per un irriconoscibile Bolt, che già in semifinale pareva l'ombra di sè stesso quando si trattava di uscire dai blocchi. Quando Bolt mostra i denti non è un buon segno, e su quel faccione sembrano degli anabbaglianti vista l'altezza dalla quale se ne percepisce l'eburneo riverbero. E quando diventa vulnerabile, Bolt diventa più... piccolo. Non corre più 3 metri sopra il cielo, ma ad un centimetro da terra, con le ginocchia che vorticano irrefrenabili, ma molto meno efficaci di quelle cui i nostri occhi ormai si erano abituati. E' alto come Blake e Powell? Ma non gli dava almeno 10 centimetri? Misteri dello sprint e dello step down.

Blake fulmina quindi Bolt sui 100 (9"75), e Bolt (9"86) batte di un sospiro Powell (9"88), e fino a qualche decimetro dalla fine si è temuto il peggio, con Mike Frater a 9"94. Ma ce la immaginiamo un'olimpiade senza Bolt?? Il Mugabe della IAAF, Diack, avrebbe inventato qualche norma ad hoc, prendendola magari dai dirigenti italiani della Fidal la cui estrazione è tipica delle società civili: azzeccagarbugli di professione (qualcuno con il vizio della bottiglia, invero). Ora, statisticamente, Blake corre la 20^ volta in carriera sotto i 10", che rappresenta l'8^ prestazione di sempre di un essere umano, ed il performer. Naturalmente è il suo Pb, e la prima sua prima volta sotto i 9"80, club esclusivissimo: la sua tessera riporta il n° 0006. Le altre ce l'hanno Bolt, Tyson, Asafa, Mo Greene e Nesta Carter. Asafa continua la sua corsa solitaria verso l'unico traguardo che può renderlo immortale: le 100 volte sotto i 10". Mostruoso: naturalmente c'è anche l'altra faccia della medaglia... ovvero, il rapporto inverso tra la qualità delle proprie prestazioni sui 100 e le vittorie internazionali. Siamo a quota 86... diciamo che per la fine dell'anno saremo a 90... forse per la fine dell'anno prossimo, chi lo sa? E dire che potrebbe benissimo correre 4 volte da solo in un sol giorno sotto i 10". Il suo problema son (state) proprio le finali, dove la mente ne ha mandato inopinatamente e sistematicamente in corto l'apparato locomotore. E Bolt? Bolt è a 31 volte sotto i 10", secondo uomo di sempre, in questa particolare rincorsa... ma a questo punto della stagione è il meno, se anche correre in 9"86 vuol dire prendersi una legnata sui denti da quello là che si comporta come un mandrillo, che mangia 16 banane al giorno, e cui il tuo coach ha dato troppi buoni consigli. Non va bene, non va bene per nulla. Se vogliamo essere tassonomici, il 4°, Frater (a questo punto 4° frazionista di una staffetta che appare spudoratamente meravigliosa), corre la 13^ volta sotto i 10", a soli 6 cent dal Pb. Nella stessa finale, Carter vantava 15 sub-10", Clarke 6... in totale erano in pista la bellezza di 171 sub-10" nella finale dei trials jamaicani, ovvero esattamente il 30% del totale di run corse sotto i 10" nella storia dell'uomo (570).

E poi è la volta del 200: se vogliamo il vero regno di Usain Bolt. Gondor. Ultima sconfitta? Snoccioliamo dati: nel 2011 6 gare 6 vittorie. Nel 2010 2 gare 2 vittorie. Nel 2009 9 gare e 9 vittorie. 2008, 10 gare e... 9 vittorie: unica sconfitta, il secondo posto nelle batterie delle Olimpiadi di Pechino, quelle in cui in finale corse in 19"30, l'allora record del mondo. Il nome dell'ultimo giustiziere? Rondell Sorrillo, il trinidegno: era il 18 agosto del 2008. Se invece vogliamo trovare l'ultima "vera" sconfitta, bisogna ritornare al 2007, al meeting Van Damme di Bruxelles: terzo nel settembre di quell'anno, dietro al Principe Spearmon (19"88) e X-Man Carter (mannaggia allui che aveva la testa matta... uno dei più giganteschi talenti proteiformi mai esistiti... 10"00 sui 100, 19"63 sui 200 e 44"53 sui 400... sparito nel 2008: non possiamo naturalizzare lui anche da "ritirato"?). Quindi, Bolt era imbattuto in una finale dal 2007: 5 stagioni giuste. A giustiziarlo in mezzo alla sua gente, nello stadio di Kingston, ancora il Caimano, quello delle 16 banane. 19"80 a 19"83, e se possibile Bolt è apparso ancora più strano del solito: Blake era molto più alto di lui. E quante volte si è girato negli ultimi metri per guardare Blake? Troppe. Gli abbaglianti dei denti di Bolt erano comunque già accesi fuori dalla curva, dopo soli 100 metri, e, insomma... pareva tutto così normale. Una corsa di "normali". Anche il terzo, Warren Weir, pareva un fenomeno, ma si è spiaggiato a 20"03, dopo il 19"99 delle semifinali. E che dire di Nick Ashmeade, il mio pallino? Quarto, protagonista fin quasi alla fine, ma... fuori dall'olimpiade! E per Bolt, due sconfitte in un solo anno... si ritorna ancora al 2007, l'anno in cui era solo uno degli oligarchi e non ancora il dittatore. Ora il quadro è davvero complicato: Bolt insegue e non è più inseguito. E quando insegue da lontano, il suo incedere è davvero normalizzato, pur rimanendo una meravigliosa macchina da guerra, e pur considerando "normale" un uomo che corre a 45 km/h... 

1 commento:

  1. Sapete cosa penso? Che questo potrebbe essere davvero l'anno di Asafa. Per Powell il problema è uno solo: è un bravissimo ragazzo, il classico secchione che studia e non si diverte mai, perché vuole rispettare i propri doveri. Come tale, è quello che ha più da rimetterci (se io mi presento ad un esame avendo studiato poco, so perfettamente che rischio la bocciatura ma, paradossalmente, vado all'interrogazione più rilassato di chi ha studiato per mesi e magari incappa in un piccolo errore che poi gli pregiudica l'esito positivo). Asafa ha perso spesso perché non era tranquillo. Ultimamente, però, ha perso tutto il grasso superfluo e si è presentato più agguerrito: lo dimostra il gesto di disappunto subito dopo l'arrivo ai Bislett. Zitto zitto, sta navigando a fari spenti, non rilascia proclami roboanti e, soprattutto, non è ancora in forma al 100%. E ai Giochi potrà fruire dell'enorme attenzione che i media porranno su Blake, Bolt e Gatlin. Io non dimenticherei che a Pechino fu più veloce di Bolt nella frazione di staffetta. Spero che portino anche Carter, perché se lo merita. Certo che 36"70 non è un tempo impossibile. La staffetta femminile, invece, sarà caratterizzata da una lotta ferocissima: le giamaicane devono vendicare pechino: sapevate che prima di allora MAI erano state squalificate nella storia? Parlo di Olimpiadi, Mondiali, Panamericani, Centroamericani e Caraibici, Commonwealth e quant'altro... Considerando quanto sono carognette Shelly-Ann, Nica e Sherone e come vorrà rifarsi Kerron, prevedo scintille. Sempre che non accada il miracolo e l'antidoping non affondi Carmelita...
    Alessandro

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