18/07/12

Barcellona, Mondiali Junior - dal nostro inviato Lorenzo Perini

Lorenzo Perini - foto G. Colombo/Fidal
Qui sotto troverete il reportage di Lorenzo Perini, talentuoso ostacolista incanalatosi nella scia dei più grandi hurdlers italiani di sempre già a livello giovanile e la sua rapida carrellata di una settimana di gare che ha visto protagonista la spedizione italiana junior al Montjuic di Barcellona, coronata nell'ultima giornata, dall'Inno di Mameli. 

(di Lorenzo Perini) - Poco, pochissimo pubblico per quello che è stato il mondiale di Barcellona 2012. Risultati stratosferici, emozioni intense e tanta, tantissima voglia di correre. Peccato che, ad ogni urlo di gioia, lo stadio rimbombasse come un museo di periferia completamente vuoto. Sarà la scarsa pubblicizzazione dell’evento?L’imponenza dello stadio dava un senso di vuoto? O magari ci sono talmente tante cose a Barcellona che un mondiale under 20 di atletica leggera non è nulla rispetto alla rambla? Comunque sia, di spettatori c’erano praticamente solo gli appartenenti alle nazionali. Per fortuna, facevano un tifo comunque esagerato, ma non bastava per sentire il calore del pubblico che solo in una manifestazione come questa si può percepire. 

Ma va bè, bando agli sfoghi personali, passiamo alla concretezza dei fatti: un record del mondo, undici record dei campionati, 16 world junior lead e tanti, tantissimi record nazionali a questi mondiali junior che si sono rivelati la madre di una nuova generazione di atleti, da far temere quelli che sono gli attuali protagonisti dell’atletica leggera internazionale. 

Nella prima giornata si è subito vista la prima finale della manifestazione, ovvero quella del peso femminile, vinta dalla tedesca Craft con 17.15; L’azzurra della specialità, Monia Cantarella, purtroppo non è riuscita ad entrare in finale. Nella marcia femminile la campionessa olimpica giovanile Anna Clemente si piazza in una discreta 15^ posizione, mentre la matricola azzurra Elena Poli al 19° posto (vittoria a Medvedeva con 45'41"74). Spettacolare la gara del peso maschile, dove il piccolo Jacko Gill rischia di perdere la sua supremazia intercontinentale, ma con un 22.20 all’ultimo lancio ritorna sul trono di migliore al mondo. Non certo da meno i 100 femminili e maschili: Judi Ekeh ed Elisa Paiero sono le azzurrine velociste, ma solo Judi è in grado di passare la qualificazione per la semifinale, chiudendola però quarta in 11"88, non abbastanza per entrare in finale. Finale dove Anthonique Strachan parte come una cadetta alle prime armi e arriva come un siluro, piazzando un’incredibile 11"20 quasi in scioltezza. Al maschile è il velocista Giovanni Galbieri a presentarsi sui blocchi: secondo nella sua batteria, chiude la semifinale con l’ottimo tempo, nonché PB, di 10"48 (quanto lo vorrei vedere nella staffetta assoluta…). Purtroppo, anche se il chrono è davvero di alto livello, non basta per entrare in finale. In quest’ultima, senza la benché minima esclusione di colpi, vediamo comunque il favorito Adam Gemili lasciare dietro di se la supremazia jamaicana e statunitense (sentire l’inno britannico in un 100m mondiale è una cosa parecchio rara), tagliando il traguardo in 10.05!! 

Niente finale nemmeno per Alessandro Sinno nel salto con l’asta: l’atleta delle Fiamme Gialle Simoni riesce ad ottenere un buon 4.95, non comunque abbastanza per riuscire ad entrare in una finale dove ben tre atleti hanno superato i 5.55 metri (gara vinta dal brasiliano Thiago Da Silva grazie ai pochi errori ottenuti in gara). È però al femminile che brilla la prima medaglia per l’Italia: Roberta Bruni, anche se non soddisfatta per la prestazione tecnica, ottiene la medaglia di bronzo con la misura di 4.20; l’inizio della gara ha fatto tremare le gambe a tutti gli italiani, vedendo l’azzurrina passare a malapena misure per lei di facile accessione. Poi però, dopo il 4.15, vediamo una Bruni più determinata e cosciente del fatto che la medaglia non è affatto lontana: al terzo tentativo del 4.20 riesce a passare l’asticella insieme all’australiana Lizparnov e alla favoritissima Angelica Bengtsson (prima con 4.50), ottenendo così il terzo posto. 

Occasione persa, invece, per la neo primatista italiana Francesca Lanciano: dopo la strepitosa misura di 13.59 nella qualificazione (nuovo record italiano, il precedente era di Simona La Mantia) non riesce a ripetersi in finale, piazzandosi 12^ con 12.95, mentre l’altra azzurrina Ottavia Cestonaro ottiene l’8° posto con la misura di 13.29. Vittoria della ’95 spagnola Ana Peleteiro con 14.17. Finale dei 110hs da manuale: tutto il podio sotto i 13"30, con il primo gradino occupato dal cubano Jordan O’Farril (13"18). Niente finale per Lorenzo Vergani (14"03, escluso dalla semifinale anche se altri atleti sono passati con un tempo maggiore del suo) e per il sottoscritto, uscito in semifinale dopo aver accocciato il quinto ostacolo.

Fantastica finale anche nei 400m maschili vinti dal dominicano Linguelin Santos in 44"85, finale senza i due quattrocentisti italiani Michele Tricca e Marco Lorenzi, usciti purtroppo entrambi in semifinale. Super risultato anche nei 400 al femminili, dove la statunitense Spencer taglia il traguardo in 50"50. La piccola ma potente Assia Angioi purtroppo non ottiene ciò che sperava nella finale del lungo, chiudendo con un normale per lei 6.08 (vanta un personale di 6.49 molto recente), mentre la sua collega Giulia Liboà non passa le qualificazioni. Al maschile il neo primatista del mondo Sergey Morgunov vince con 8.09, anche se il suo PB è 8.35. Delusione nei 200m sia per Luca Valbonesi (22"19) che per Fausto Desalu, squalificato per una leggera invasione di corsia (il tempo da lui ottenuto sarebbe stato 21"08, che oltretutto gli avrebbe consentito di entrare tranquillamente in semifinale). Finale vinta da Delano Williams in 20"48

Al femminile 25"01 per Francesca Scapin in batteria e 23"75 (PB) per Irene Siragusa in semifinale, altro ottimo tempo, altra finale mancata per davvero poco. Medaglia d’oro alla bahamense già prima nei 100m, col tempo di 22"53: ancora una pessima partenza, ancora un lanciato fenomenale. In questi mondiali è stato registrato anche un record del mondo: il quatarense Ashraf Amqad Elseify, tra l’altro nato nel ’95, stabilisce il nuovo world junior record nel giavellotto con la misura stratosferica di 85,57, distruggendo la concorrenza. Nessuna delle due staffette 4x100 è riuscita ad entrare in finale, purtroppo, non per cause particolari, ma semplicemente perché la concorrenza era composta da atleti ad un livello ,almeno quest’anno, davvero altissimo. 

Ha dato molte speranze anche la 4x400, ma in finale purtroppo, dopo aver ottenuto un buon sesto posto (è pur sempre un mondiale) è arrivata la squalifica per invasione di corsia, anche questa purtroppo inequivocabile. Non pochi i “sogni infranti” conseguiti dagli azzurri in questa edizione dei mondiali junior, dove un clima di leggero sconforto aveva iniziato a prendere piede all’interno delle menti tricolore. Ma all’ultimo arriva lei, il capitano della nazionale Alessia Trost che, dopo averci lasciato letteralmente col fiato sospeso (Alessia è riuscita a passare le prime misure solo al terzo salto), riesce ad arrivare al salto della strameritata vittoria. Tanta fatica, tanto impegno e tanta tensione spesi per raggiungere il gradino più alto del podio, lasciando più in basso la sua “solita” avversaria Maria Kuchina (1.88) e la sorpresa stagionale Lissa Labiche (1.88) Un oro alto 1.91, mica male eh? Ma questa vittoria, a parer mio, è stata anche di tutti. Sugli spalti, in piedi sulle sedie, mano sul cuore e inno di Mameli cantato a squarciagola. Quasi come se fossimo legati da un’unica corda, ci siamo sentiti tutti parte di una cosa sola, ci siamo sentiti fieri di rappresentare la maglia azzurra, ci siamo sentiti fieri di averla portata in campo e di essere stati portati in campo con lei. Anche se in un periodo come questo, sia per l’atetica che per l’Italia generale, l’inno di Mameli è ormai un ossimoro. Ma questa è tutta un’altra storia.

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