01/07/12

Europei, day IV: sontuoso Donato - argento Meucci - disastro staffette: Di Mulo lascia?

F. Donato - G. Colombo/Fidal
E venne finalmente il giorno delle medaglie, che gasa tutto l'ambiente, che porta allegria, che tinge d'azzurro un campionato europeo tra i più scialbi per via della infelicissima idea di piazzarlo ad un mese dalle olimpiadi e di collocarlo in Finlandia, il cui meteo, agosto a parte, è sempre troppo randomizzante. C'è chi sui social network alla vittoria di una medaglia italiana pensa subito con acredine ad Arese, come se le medaglie gli portassero consenso e lo salvassero dal'ineluttabile fine. In realtà Arese lo votano le società: se c'è ancora qualche rappresentante di società intenzionato a dare il proprio obolo ad Arese alle prossime elezioni federali, evidentemente o è completamente rincretinito, o gli piace andare dai maghi e farsi fare le carte per farsi vaticinare se tra i quattro gatti di atleti che gli sono rimasti, ci sono 4 fenomeni. Diciamo che le medaglie se le accaparra mediaticamente Arese, ma come farebbe qualunque politico italiano dell'attuale Repubblica, dimenticandosi che ormai il 99% dell'atletica italiana non vuol più vedere il suo faccione sempre triste quando fa qualche foto, stanco, lontano (l'1% sono i presidenti di 6/7 società civili che si spartiscono gli scudetti) e ascoltare le sue pallosissime teorie del saio e dell'austerità di quando correva nei primi anni '70: ecco, forse l'atletica muore perchè i propri dirigenti pensano che si sia ancora negli anni '70 (e da lì vengono tutti) e non sono in grado di contrastare o di vedere che il mondo è entrato nel terzo millennio. Ma poi con 20 milioni di euro di budget all'anno (con questi risultati) mi chiedo di che austerità mai si parli...  Quindi, a me fa sinceramente Arese fa un pò pena quando si danna per incanalare le glorie atletiche al suo lavoro e mi fanno ancor più pena i presidenti di quelle società che ancora lo sostengono, che, nel nome del proprio piccolo interesse particolare, hanno ucciso l'interesse generale del bene di uno sport e della sua diffusione. Amen. Ma veniamo agli Europei di Helsinki, che più mi importano di tutti gli Scilipoti&Razzi che compongono gli organi federali. 

L'atletica italiana si fonda in maniera preponderante sugli atleti che atleticamente sono nati negli '90. Ovvero, traccia del lavoro di proselitismo di Arese e dei suoi 8 anni di mandato non se ne vede ancora l'ombra (forse per questo vuole altri 4 anni di mandato...). La storia di Fabrizio Donato (10) è molto particolare, perchè di fatto il proprio meglio l'ha ottenuto praticamente dopo i 30. Come se l'esperienza maturata, avesse trovato uno sbocco tecnico solo con la maturità dell'uomo. Ormai è difficile vederlo in difficoltà e dovrà conoscere a tal punto la sua macchina-organica da potergli far fare quello che vuole quando vuole. L'esatto opposto di Daniele Greco, i cui piedi dinamitardi funzionano a corrente alternata e lo possono proiettare dalle stelle alle stalle (e ritorno) nel giro di una gara. A Helsinki probabilmente Donato ha fatto una delle più serie personali di sempre, secondo solo a quella dell'argento mondiale di Parigi. E con la pedana bagnata... 17,63 ventoso e 17,53 regolare, a soli sette centimetri dal record italiano che risale alla famosissima serata all'Arena del 2000, quella della sfida con Paolo Camossi. Ma comunque pur sempre la seconda prestazione italiana di sempre all'aperto. La serie è, ripeto, assolutamente da urlo: non so se esistano statistiche ad hoc che prendano in considerazione la media dei primi 3/4 salti dell'intera batteria di salti delle singole gare. Se non c'è, dovrebbe inventarla. L'unico vero peccato è che Donato, nel diventare campione d'Europa, non abbia trovato i giusti avversari: penso pochi al mondo ieri sera l'avrebbero scalzato, nemmeno Christian Taylor e Will Claye che contemporaneamente ai voli di Donato ai trials di Eugene saltavano rispettivamente 17,63 e 17,55. Oltre ai 4 salti di Donato sopra i 17, infatti, nella lunga teoria di salti, c'è solo un solo salto over-17, ovvero quello dell'ucraino Sheryf El-Sheryf (17,28), con il quale era andato in testa al primo turno. Poi si è spento pure lui. Donato Campione d'Europa, dopo l'argento mondiale: una carriera pazzesca che in età "da master" sta vivendo il periodo migliore. Nella stessa gara era presente Fabrizio Schembri (6), che non è riuscito a raggiungere la finale a 8 arenandosi a 16,40. Evidentemente l'unico che ha montato le rain all'europeo è stato Donato. 

La terza medaglia italiana, è arcinoto, l'ha conquistata Daniele Meucci (8,5), che ormai a livello continentale si è conquistato territori di rispetto anche in Kamchatka. Argento che poteva essere oro, ma anche bronzo e perchè no, "legno". Una gara che ha portato all'oro l'ennesimo ibrido keniano in circolazione e che grazie alle possibilità di facili naturalizzazioni di alcuni stati (la Turchia di fatto è diventata il Qatar europeo in tema di naturalizzazioni), competono nel vecchio continente nonostante l'origine non sia quella. Qui in Italia ci sono decine di fenomeni "stranieri" che aspettano anni prima di poter vestire la maglia azzurra, pur vivendo in Italia, frequentando le scuole italiane, parlando i dialetti delle nostre regioni, integrandosi in tutto nei nostri costumi... Ben venga l'integrazione, ma il mercenariato di atleti già evoluti sembra un pizzico eticamente osè. Quindi l'oro finisce con 28'22"27 ad Arikan Polat Kemboi, un tempo Paul Kipkosgei Kemboi, che è diventato turco esattamente un anno fa, con soli pochi mesi di inelegibilità (già ai mondiali di Istanbul vestiva la casacca rossa con la mezza luna) anziché i due anni previsti: evidentemente aveva buone carte da giocarsi. Secondo Meucci, che era sulla carta il suo avversario diretto con 28'22"73, dopo i 27' e pochi di poche settimane fa, ma la cui posizione avrebbe potuto essere modificata dall'ingresso di numerose variabili indipendenti dovute al tatticismo della gara. Ma arriva la seconda medaglia, dopo il bronzo di Barcellona: il punto più alto della carriera del pisano, comunque la si voglia vedere. Ora, purtroppo l'olimpiade sarà un'altra gara: i keniani sono almeno 3. Gli etiopi altrettanti. Arrivare negli 8 sarà un'impresa titanica, ma questo è un anno speciale per Meucci. Stefano La Rosa (6) chiude invece al 12° rango con 29'02"53. Probabilmente risponde meglio a ritmi costanti ma su distanze più brevi. 

Diego Marani (7). E' il 7° in Europa. Chi l'avrebbe pensato alla vigilia? Nella finale bagnata dei 200, stravince Churandy Martina, con 20"42, ma tutti gli altri competitors hanno un vistoso calo rispetto ai turni precedenti. Tre turni evidentemente, con quelle curve, quel clima, non sono in grado di correrli in molti. Tre gare in due giorni, in Italia non li corre, invece, nessuno. Ai Trials, molto intelligentemente, ricalcano la strutture delle gare che gli atleti dovranno correre nella manifestazione per cui gli stessi Trials vengono istituiti. Se ci sono tre turni, ben vangano i 3 turni con le tre semifinali. In Italia i campionati nazionali sono praticamente "a serie" e nonostante i proclami non si è voluto ampliare il target di partecipazione alzando i minimi e aumentando i turni: del resto voler organizzare i campionati italiani in due giorni... Idee zero, come al solito. Pensare ad una settimana di atletica, con tutte le categorie, in uno stadio da riempire tra genitori, figli, mogli, amanti, amici, è ancora un'idea che non ha preso in considerazione da nessuno. E' un problema organizzativo all'italiana e basta. Non si vuol perdere tempo con gli atleti, perchè l'atletica italiana è politica e non sport. E' rivolta alle società e non agli atleti. Comunque, Marani 7°, con 21"26, in una finale troppo penalizzata dalle curve. Bravo il mantovano, che soprattutto nei due turni di qualificazione ha finalmente dimostrato di aver cambiato marcia. Ora manca il tempone... 

Abdellah Haidane (7). Accede con sicurezza alla finale con 3'41"61, sesto, nella serie più veloce, dove in pratica verranno ripresi tutti i tempi ripescati. Oggi la vera sfida decisiva, anche se il livello generale sembra molto livellato: all'apparenza manca il primus inter pares, anche se la Turchia presenta l'ennesimo keniano mondato della sua kenianità a cui è stata aggiunta l'etichetta "turca" di Ozbilen Ilham, ma che di fatto è l'ex William Biwott Tanui. Pensate che il suo cognome Ozbilen gli è stato attribuito dal... manager. Manager-papà: pazzesco solo a pensarci. Con la maglia del Kenia vanta addirittura il record del mondo con la 4x1500... ma ora è turco. Attenzione allui. Vera sorpresa di giornata, l'esclusione dalla finale dei due spagnoli Olmedo e Rodriguez. 

Nei 110hs impressiona molto più Paolo Dal Molin (7) rispetto ad Emanuele Abate (6,5). Ma era solo il primo turno. Secondo me la chiave di lettura è una: Emanuele Abate, con 4 qualificati per batteria, visti i suoi compagni fi viaggio, ha solo fatto un prima-terza, e quindi fluttuato tra gli ostacoli in 13"61 con -0,7 (comunque tempone). Quando si approcciano le gare brevi già consapevoli dell'obiettivo, è chiaro che poi gli altri avversari più involti nell'agone agonistico riescano a complicarti le cose. Comunque terzo. Paolo Dal Molin, invece, ha fatto una gran cosa: 13"68 ma con -2,0 di vento, cioè una condizione da 13"5x. E il suo PB è fissato a 13"64... nelle semifinali troveremo la fotografia della condizione dei nostri due atleti: il russo Shubenkov sembra davvero indemoniato (13"28 in batteria... a livello di Trials americani). I francesi appaiono in palla. Non sarà comunque facile. 

Claudio Michel Stecchi (7.5) - 5,55 come Lavillenie, anche se alla seconda. Solo in tre atleti sopra questa quota. E Stecchi che salta quando serve, quanto deve. E vicino al personale. In pochi aforismi la gara di Stecchi, che è in quella fase di età fisico-sportiva, dove può avvenire di tutto. Aspettiamo la finale di oggi. Marco Boni (4). Brutta uscita diretta con tre nulli a 5,10

Nicola Vizzoni (6.5). Diciamo che se fosse arrivata un'altra medaglia, sarebbe stata l'apoteosi. Ma invece la giornata, la pedana, il calcolo probabilistico, e alla fine Vizzoni arriva 5° con 75,13. Medaglia di bronzo collocata a 76,67. I primi otto della classifica europea, tutti over-30, con tre ragazzoni nati prima degli anni '80. Diciamo che la specialità del martello continentale è fatta di Vizzoniformi.

Micol Cattaneo (7) e Marzia Caravelli (6,5) impegnate nella finale dei 100hs. Ammetto che dopo l'incredibile stagione di Marzia, mi aspettavo l'exploit continentale. Il voto comunque, rispecchia le mie aspettative e una collocazione continentale comunque prestigiosa... ma secondo voi a Marzia è piaciuto arrivare sesta, o si sarebbe aspettata qualche cosa di più? Secondo me la seconda. Se guardiamo la sua stagione, sembra infatti che abbia raggiunto il picco di forma a metà maggio: abbia tenuto quella forma per circa un paio di settimane, e poi il malessere (mi pare) ha fatto in modo che la forma iniziasse a decrementare ai primi di giugno. Non conosco l'origine e la modalità del malessere, ma spesso tali variabili sono più l'effetto che la causa di determinati condizioni fisiche. Di fatto un paio di settimane di "silenzio" (lei che ci ha abituato a gareggiare praticamente ogni 3 giorni) e il ritorno. Altra ipotesi: non è che poi, alla fine, non siamo abituati a correre 3 turni, come ha dimostrato anche Marani e la Cattaneo... e Collio? Ovvero, primo turno forte, secondo turno ci buttiamo tutto, e alla finale siamo cotti? Torniamo al punto critico: in Italia non ci sono manifestazioni che simulino la partecipazione a più turni, per tutti i motivi sopra già declamati. Comunque, Marzia in semifinale rischia tantissimo: 5^ con 13"15, cioè il suo peggior tempo della sua incredibile stagione (certo, corso in condizioni diverse rispetto alle altre gare). In finale tira fuori quello che rimane: 13"11 e sesto posto di una finale che col senno di poi avrebbe sì potuto regalarle una medaglia o vederla come protagonista. Comunque l'apice della propria carriera che è sbocciata a livello internazionale solo da poco. Conoscendo Marzia dalla rete, il trampolino di lancio. Chi invece è ritornata ad essere protagonista, dopo due anni travagliatissimi, è Micol Cattaneo. Diciamo la jena di Rovellasca. Tornata agli stessi livelli di un tempo, ma adesso con una consapevolezza diversa, probabilmente di chi deve dimostrare qualche cosa a tutti coloro che l'avevano abbandonata nel periodo "nero". Di fatto adesso è solo un pelino dietro alla Caravelli e peccato che la Borsi sia infortunata. 13"10 la grande semifinale e poi 13"16 in finale. Ci siamo, Micol è tornata.

Tamara Apostolico (6,5) raggiunge la finale di un campionato europeo. Brava. Risultato ottenuto con 56,95, la 5^ prestazione personale del 2012, che è pur sempre il suo miglior anno di sempre. Finale prestigiosa raggiunta, anche se fanalino di coda. Probabilmente con lanci vicino al personale accederebbe alla finale a otto. Deve sorprenderci. Laura Bordignon (5): non era in grandi condizioni, visti i risultati degli ultimi tempi, ma alla fine ha quasi sfiorato la qualifica con 55,11

Sulle staffette, tutte e 4, il de profundis della gestione di Pippo Di Mulo, concedetemi un pezzo ad hoc (qualche cosa del tipo "testimoni cadenti o... scadenti"). Mai successo che tutte, ma proprio tutte le staffette, non accedessero ad una finale di un campionato europeo. Di Mulo c'è riuscito. Forse sarebbe il caso di dimetterlo prima dell'olimpiade, ammesso che qualche squadra ottenga il pass per le olimpiadi. Ma l'argomento è troppo succulento per liquidarlo al termine di un papiro come quello qui sopra.  

1 commento:

  1. Il 13.11 in finale considerando il vento contrario, pista bagnata e temperatura puo' benissimo essere paragonato al 12.96 dei Golden Gala... un sesto posto ci puo' stare, la concorrenza in Europa e' tosta nei 100hs

    Mi chiedo se Tanui e Kemboi siano mai stati in Turchia, forse non sanno neppure trovarla sull'atlante

    RispondiElimina