28/07/12

Forse, nel mondo paralimpico, i veri disabili non sono gli atleti...

Parlare di sport e disabilità è un compito diabolicamente complicato. E' un campo minato... ci si muove tra il pietismo, la voglia di non evocarlo, la necessità di far passare e trasmettere con lo scritto una disabilità come una abilità diversa, rivendicare un diritto che sia sportivo, ma che si mischia dannatamente con quello umano, che, cavolo, non si può evitare. Scusami Maurino, non si può evitare. Ho conosciuto il mondo paralimpico per amicizia, per "osmosi", per aver conosciuto persone che per quel mondo hanno spaccato, devastato, miniaturizzato in quattro una cultura, inutile dirlo, pietistica. Le poche volte che ho parlato su questo sito di Atletica Paralimpica, l'ho fatto parlando di atletica, non di disabilità. Di tempi, misure, prestazioni... atletica! Vi assicuro che quando si entra in quel mondo, con quelle persone, la disabilità diventa un qualche cosa che nonostante la sua invasività, è marginale all'aspetto agonistico. Conta la gara! Conta il risultato! Basta un'oretta ad una gara del genere per rendersene conto! La meticolosità dei gesti è la stessa, ma la voglia è superiore, ve lo assicuro. L'aspetto che mi preme però stasera è un altro. Un'ingiustizia. Terrificante. Mortificante. Non saprei nemmeno come muovermi in quel campo minato citato poche righe fa... secondo me, questa, vale più di cento battaglie per Howe alle Olimpiadi. A Maurino, un carissimo amico (ma qui un atleta!), affetto da una di quelle "abilità diverse", gli è stato negato di partecipare ai Mondiali Junior della sua categoria, in Repubblica Ceca. Ma non solo a lui: a nessun italiano under-21 è stata infatti data la possibilità di partecipazione, e questo nonostante in stagione vi fossero state diverse trasferte da parte degli atleti paralimpici per i più svariati meeting: insomma non può essere un problema economico.

L'altro ieri, la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata la scoperta che Maurino con i suoi risultati sarebbe arrivato a... non meno dell'argento! Argento ad un mondiale. Una gara che non potrà fare più, se non altro perchè i 21 anni non tornano più. La beffa nella beffa rimane il fatto che Maurino aveva fatto pure il tesseramento internazionale apposito ad inizio anno, affinchè i propri risultati fossero per la stessa federazione internazionale, utili per essere convocati per quei mondiali in cui sarebbe dovuto andare. Invece nulla. Tutto ha taciuto, e a Maurino è stata tolta questa opportunità. Ci sarebbero discorsi forse ancor più pregnanti, profondi, amari, ma qui si tratta prima di tutto di un'ingiustizia sportiva. Poi umana.

Dopo questi fatti è stata logica la reazione di Marco La Rosa, plenipotenziario della Società Campionessa d'Italia nell'atletica paralimpica. Due lettere, vibranti, accalorate, (qui sotto allegate) che la dicono lunga su che razza di torto sia stato fatto. Mi preme sottolineare un fatto, che poi sottolinea proprio Marco. Un mondiale Under 21 per certe "abilità diverse" potrebbe essere l'ultimo, anche a 21 anni. Questo è l'aspetto nefasto di tutta vicenda, ovvero, quello che qualcuno ha avuto se non l'incompetenza di non averlo considerato, quello ancor più grave di essersene dimenticato. Marco, nella lettera qui sotto, comunica tra l'altro come probabilmente non verrà più iscritta alla Fispes la stessa sua società, campionessa d'Italia. Troppo lo sconforto e l'arrabbiatura.

Nella prima lettera, indirizzata ai vertici politici e tecnici della Fispes (la Fidal paralimpica) un vulcano in piena, contro le ingiustizie perpetrate contro diversi atleti e contro gli atteggiamenti arroganti di alcuni dirigenti e tecnici (mi ricorda tanto un altro mondo...). Dopo tale invettiva, la stessa lettera viene spedita, a stretto giro di posta, al Presidente di tutto il movimento sportivo disabili, Pancalli, che in un'intervista aveva espresso concetti egualitari e non certo votati allo spinto arrivismo sportivo.

Io mi permetto di dire questo: lo sport nel mondo delle abilità alternative, benchè basato su principi indiscutibilmente agonistici, non può però venir meno della sua componente "sociale". Questi ragazzi sono pionieri di un mondo in cui la davvero la disabilità non sarà più "considerata" così limitante in molti limitati. Ed è necessario, vitale, che vi siano questi giovani che aprano la strada ad altri giovani che si rinchiudono nella loro patologia e disabilità, lontani dal mondo e dalla società. Questi ragazzi hanno delle palle quadrate grandi così, capaci di vivere pubblicamente il loro sport e sdoganarlo nella società "abile". Ed invece di essere portati come esempi per tutti dalla loro Federazione, coccolati, vezzeggiati, sono stati nascosti... proprio il contrario di quello che avrebbe dovuto fare.

Orbene... non tutto è perduto. Maurino Perrone il minimo B per Londra l'ha ottenuto: per rimediare alle cattiverie di cui sopra, forse sarebbe il caso di convocarlo. Anzi, devono convocarlo! Pensate che razza di pubblicità per tantissimi ragazzi rintanati a casa...

lettera lamentela FISPES

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