15/10/11

Milano, ennesimo scandalo: il XXV Aprile non omologato - 130 mila euro buttati

L'atletica milanese è rasa al suolo. Eticamente durante le ultime elezioni meneghine ha raggiunto il minimo storico quanto a credibilità, moralità, senso dello sport (dal versante società). Ora si aggiungono anche le beffe sugli impianti, che sono la degna prosecuzione. Se l'interlocutore delle amministrazioni comunali erano questi soggetti con cui erano interconnessi in mille ragnatele, si comprende benissimo perchè l'atletica milanese sia stata sempre più abbandonata a sè stessa da quegli stessi politici cui si era affidata, e sempre più fatta oggetto di umiliazioni (il mese di Jazz Festival all'Arena è stato indimenticabile), privazioni, promesse, che ci hanno portato al punto in cui siamo oggi: appunto, lo zero. Poi c'è da segnalare l'ennesimo fallimento di Milanosport, la società municipalizzata che gestisce lo sport nella capitale lombarda. Ma sui problemi degli appalti lasciamo che altri facciano luce.
Ma veniamo all'ultimo smacco in ordine di tempo: quello del XXV Aprile, struttura rifatta praticamente ex novo, costata al momento al contribuente italiano oltre 130.000 euro che possiamo dire come ad oggi siano stati bellamente gettati nel water. Bisogna rifarla affinchè ci si possa gareggiare. Non sono bastati mesi di chiusura e di disagi per i runners milanesi. Le diatribe su chi doveva piazzare la pista, i materiali, i ricorsi al TAR. Il risultato è questo: la pista è buona solo per allenarsi e non per gareggiare. La mazzata finale arriva direttamente dalla Gazzetta dello Sport di Milano in edicola oggi. Il titolo è già indiziante: "Vietato gareggiare sulla pista di Milano costata 130.000 euro"... ma è il sottotitolo ad aprire la voragine: "lo Stadio XXV aprile è un caso tecnico-giudiziario: bocciata dal Politecnico, fra costi e mancati ricavi, perde già 600.000 euro!". Proprio così: i tecnici del Politecnico di Milano sono usciti per omologare la pista ed in 20 punti hanno riscontrato che il test di assorbimento dell'energia non ha rispettato i parametri. O troppo invalidante per i risultati, o troppo elastica, non è dato di sapere. Il risultato non cambia: non è omologabile per le gare. 
L'estensore dell'articolo, Vincenzo Martucci, ipotizza alcuni motivi sul mancato superamento dei test da parte della pista, come il caldo. La medesima pista, infatti, a Lecce e Taranto, aveva superato gli esami: ma là il clima è chiaramente diverso e probabilmente la gomma più morbida con un assorbimento maggiore dell'energia fornisce una minor risposta elastica. Oppure la ragione potrebbe essere stata quella di esser andati un pò troppo al risparmio (25 € contro i 75 € del prodotto migliore: 3 volte peggio quindi). Oppure infine, una questione di carattere pratico: perchè non verificare prima se la pista fosse stata omologabile, piuttosto che andare avanti fino al termine dei lavori? Poi c'è stato il contenzioso con la Mondo, che è l'azienda che probabilmente starà ridendo a 36 denti di quanto sta accadendo oggi: esclusa dall'appalto della pista, ha vinto pure il ricorso presso il TAR contro Milanosport per le modalità di quell'appalto e l'affidamento ad aziende che non avrebbero avuto i requisiti per partecipare a quell'asta. 
L'ultima chicca dell'articolo? Che due anni fa il CONI stanziò 400 mila euro per il complesso del XXV aprile (tribune e pista inclusa). Tutto sfumato chissà dove. 
Ora, sarebbe forse giunto il momento che si faccia un giusto esposto da parte degli organismi Fidal locali per tutelare tutti i propri tesserati, che da questa ed altre vicende hanno ricevuto un danno con ingiusto guadagno da parte di chi non ha fatto le cose come avrebbe dovuto. 

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