11/10/11

C.d.s. Under 23: il mio punto di vista

(Darya Derkach, foto Stampa) . Penso che un blog come questo non debba schiacciarsi sui risultati, che sono disponibilissimi ovunque. Ma preferisco dare una chiave di lettura (la mia, quindi fallace e criticabile) a ciò che accade. Parliamo quindi dei c.d.s. Under 23. La prima cosa che mi vien da dire è che una gara di atletica organizzata a metà ottobre, è come organizzare una partita di hockey su ghiaccio a fine giugno. Solo Lemaitre (questa domenica) riesce a correre in 10"12 con 1,2 di vento contro: molti dei nostri sprinter invece corrono quasi vicini agli 11"... E poveri i cadetti, che come è ormai da tradizione, si trovano a gareggiare in questo periodo ormai da anni. Il problema, se me lo consentite, è quello sistemico in cui ci siamo strozzati. Le società dettano i calendari e gli individui (gli atleti) li subiscono. Ma del resto l'attività italiana di atletica è imperniata quasi essenzialmente sui c.d.s., relegando l'individualismo in secondo piano.

So che sto bestemmiando, nel senso che l'Atletica Italiana è una Oligarchia Antidemocratica fondata sulle Società, che confliggono tra di loro similmente alle scaramucce dell'epoca dei Comuni. Scendendo nell'esame storico, negli ultimi anni una Lega di Società, quelle Civilitatis, ha soverchiato quelle Militaribus e purtroppo questo eterno conflitto espone la penisola alle scorrerie di mercenari e penalizza gli italici. Io, è noto, sono per un modello misto, in cui agli atleti sia concesso di tesserarsi individualmente, senza vincoli societari, presentando solo il certificato medico in Fidal e ottenendo per questo il proprio tesserino: succede in quasi tutto il mondo civilizzato, ma mi rendo conto che sarebbe una sorta di terremoto deflagrante per la ragnatela di società atletiche italiane e per il loro peso politico in seno a questo mondo sportivo decisamente malato. Solo così, del resto, si potrebbe consentire agli atleti più rappresentativi di contrarre sponsorizzazioni più vantaggiose (il fatto di appartenere a società pagate dallo Stato pone limiti morali e pratici non indifferenti) che consentano di avere un tenore di professionalità che gli consenta di permettersi non solo un tenore di vita più agiato, ma anche di permettersi migliori strumenti di allenamento, di terapisti, dietologi... e magari pagarsi il Coach, professionalizzando, per induzione, anche questa categoria di persone. Invece tutto il sistema vegeta sul volontarismo, che di per sè è una cosa nobile, ma che limita fortemente il fattore essenziale: il tempo da dedicare ad un aspetto della vita. Un volontario prima lavora per campà, poi si dedica alla propria passione. Il professionista trasforma la sua passione nel proprio lavoro. Statisticamente dovrebbe ottenere risultati migliori.

Tutto questo panegirico mi ha portato troppo lontano, me ne rendo conto. Volevo parlare dei c.d.s. Under 23. Ma che senso hanno, mi domando, oggi? Le statistiche dicono che in Italia i Senior sono meno di 2000 su un totale di 150.000 tesserati. L'1,3 %. Questo implica come ai societari assoluti l'ossatura delle squadre le facciano con buone percentuali soprattutto le promesse e gli junior, con l'innesto degli atleti militari non-promesse, che sono gli unici senior di un certo lignaggio in Italia. Gli altri... abbandonano sistematicamente con l'ingresso nel mondo del lavoro e della scuola. Per questo teorizzavo un campionato italiano dai 23 anni ai 30 (da innestare tra l'attività master e quella giovanile... come nel ciclismo) per dare un obiettivo che non siano le staffette dei c.d.s. ad un piccolo esercito di atleti non-elitari e non-militari. Si potrebbe così avere la categoria 23-30, che segua quella promesse; poi quella 30-34, e poi quelle già esistenti inserite nel mondo master: 35-39, 40-44, 45-49... se poi uno ottiene anche il minimo per i campionati assoluti, buon per lui. Ma senza stimoli non si fa avanti in uno sport così difficile e questo l'hanno capito nel nuoto e nel ciclismo, appunto, che accanto ad un mondo professionistico, prevedono per tutti dei campionati per non-professionisti. Nei prossimi giorni esprimo meglio questo concetto. 

I c.d.s. Under 23, come i campionati Under 23, sono una duplicazione o una sovrapposizione, in molti casi, dei campionati assoluti. Negli States non esiste nemmeno un campionato Under 23 individuale. Bolt a 23 anni era già Bolt! Ma di sicuro ai campionati americani, che hanno un occhio più allenato allo show-business, hanno deciso di fare una manifestazione di più giorni (in Italia in due pomeriggi si vuole finire tutto in fretta) dove vi siano sia i campionati assoluti, frammisti a quelli junior. In Italia si organizzano tre campionati distinti (junior, promesse e senior), con dispersione organizzativa, scarso interesse mediatico, e sfruttamento dei giovani più promettenti, costretti a correre ai massimi livelli per due o tre settimane consecutive.

Mi sto dilungando troppo e si perde contezza di quello che è successo nella finale dei c.d.s. Under 23. La vittoria tra gli uomini è andata alla Studentesca Cariri di Rieti, che è noto è una centrifuga di atleti con pochi eguali in Italia. Piuttosto, sintomatico come la Riccardi navighi invece in fondo alla classifica tra gli Under 23 nonostante lo scudetto assoluto: mai competitiva. La Cariri ha infilato sei vittorie: col velocista Lorenzo Valentini (che vanta un titolo italiano assoluto sui 400 indoor quest'anno) che ha vinto i 100 in 10"77 e i 200 in 21"59. Altra punta vincente Mohmed Abdikadar, primo su 800 e 1500: 1'53"17 e 3'52"13. 5^ vittoria per il triplista Mario Romano (14,99). Simone Falloni, nel martello, fa sei con un sontuoso lancio a 68,31. Gli altri? Hassane Fofana (Atl. BG) domina i 110hs con 14,29, mentre l'italianizzante Yassine Rachik (Cento Torri) vince i 5000 con 14'32"19. Marco Fassinotti non ha avuto problemi nell'alto, anche se lontano dai suoi apici: 2,15. Bordata nel lancio del peso di Daniele Secci, a millimetri dal proprio personale: 18,54. Poi vince anche con 47,55 nel disco.

Tra le donne sorprende la squadra laziale dell'Audacia Record Atletica (almeno, a mia sorpresa). Le vittorie (3) le arrivano dai 400, da Flavia Battaglia (56"54). Nei 100hs, l'Audacia sfodera Giulia Pennella (13"68), mentre la terza vittoria arriva su testimonianza della 4x100: 47"21. Nelle altre specialità spazio ad (alcuni) tra i migliori under-23 italiani sulla scena: Martina Amidei, un'altra sprinter di quelle (tantissime) che al momento vive sulla border line dell'11"8 (11"85 a Modena), ovvero la quasi totalità delle migliori sprinter nazionali fatta eccezione per la Giovanetti. Ilenia Draisci invece, dopo una prima parte di stagione assai frizzante, sembra essere arrivata alle arachidi post-pranzo natalizio. All'Amidei anche i 200: 24"51. Alle noccioline deve essere arrivata anche Darya Derkach, che probabilmente Arese la deve aver incatenata all'albero di maestra della propria nave, per non cedere alle sirene spagnole, ucraine, arabe... Speriamo solo che l'atleta faccia poi l'atleta e non la pedina di qualche gioco strano. Non importa con quale maglietta. Così... dopo millequattrocentosedici gare nel corso del 2011, nel lungo si ferma a un normalissimo 5,83 ma un notevole 1,70 nel salto in alto. Il mezzofondo, figlio di qualche sicuro tatticismo, per ora dimostra  l'anemia e l'assenza di due generazioni: per fortuna c'è la nuova Giulia Martinelli che passeggia (ma nemmeno tanto) sui 3000 siepi: 10'09"48. Chiara Vitobello si arena a 1,76 nel salto in alto (ma anche per lei siamo a fine stagione). Giorgia Benecchi sta tornando alla forma espressa nel passato inverno: 4,05. che carburi solo quando c'è aria fresca? Anna Visibelli si toglie lo sfizio di battere la Derkach  nel lungo (5,95), mentre la solida Cecilia Pacchetti aggiunge un c.d.s. ai suoi honours con 12,57. Tamara Apostolico si pavoneggia (non trovavo più verbi...) nel disco con 51,14, che è misura nobile. 59,90 per Francesca Massobrio (che il rotacismo naturale della "R" della lingua italiana, porterebbe a chiamare Massorbio) sfiora i 60: 59,90.  

Nessun commento:

Posta un commento