26/09/11

Finale Oro a Sulmona: che dire? Mah...

(il bel sorriso della Grenot - foto Fidal) - Che commento dare ad un c.d.s. come questo? Meglio sorvolare... Le società più vicine a questa gestione Fidal hanno dato il meglio di sè a Sulmona, mettendo in vetrina atleti militari pagati da noi contribuenti, stranieri di grido schierati nel mezzofondo, acquisti a tappeto... insomma, proprio l'esaltazione dei vivai così come fu nelle parole dei padri fondatori di questo campionato di società. Dall'esaltazione dei vivai al trionfo del viavai. In realtà un porcellum criticato da tutti (televisamente sbeffeggiato e ormai abbandonato da tv e giornali) anche e paradossalmente da chi se ne giova, ma che di fatto è desiderato, anelato, proprio da quei pochi presidenti di società che poi eleggono i vertici di questa Fidal. Ripeto quello che dissi l'anno scorso: l'unico esempio delle squadre di vertice che non ricade in questo identikit è l'Atletica Bergamo, che costruisce le sue squadre su ragazzi che in qualche modo ha seguito sin da piccoli. Il resto dei c.d.s. è l'iconografia di questo mandato Fidal. 

Vediamo cos'è successo in pista, visto che l'aspetto societario sembra meglio tralasciarlo: il reticolato di norme, del resto, è stato plasmato ad immagine e somiglianza di certe società a scapito di altre (soprattutto militari), nel famoso patto naif che garantì la rielezione di questo esecutivo federale nel 2008.

Ma veniamo alle gare, unico elemento degno di nota. Ebbene nei 200 la gara viene vinta da Gualtiero Bertolone con 21"38 battendo il duo delle Fiamme Gialle Cerutti-Marani, che in realtà corre per la Riccardi ma con i denari pubblici (e non è certo colpa loro). Gran bel finale di stagione per Bertolone. Gli 800 se li è incassati il "bergamasco" del Senegal Mamadou Gueye: 1'50"73. Alle sue spalle Mohad Abdikadar, classe 1993, ovvero il futuro in chiave italiana del mezzofondo veloce, che finisce in 1'50"89, che rappresenta il suo secondo tempo di sempre sul doppio giro di pista. Nei 5000 il vero e proprio non-senso dei c.d.s.: primo il campione del mondo dei 3000 siepi, Ezekiel Kemboi. Poi il keniano della Riccardi Kimurer Kemboi , quindi il keniano Ezekiel Meli; il ruandese Rukundo, il keniano Kiprotich e il keniano Olempayie. Complimenti a tutte le società che hanno puntato sui vivai così come nello spirito di questi c.d.s.. Nei 400hs la Riccardi esibisce l'ennesimo frutto del proprio vivaio: il cubano Diaz Aramis Martinez: 50"62. Filippo Campioli vince l'alto con 2,18, mentre Federico Chiusano (7,30). Nel martello Juan Ignazio Cerra arriva sino a 69,30.

Doppietta Cus Cagliari nei 200 femminili, con Libania Grenot davanti a Marzia Caravelli: 23"59 e 23"74. Chiaramente gara di fine stagione. Martina Giovanetti, la velocista del momento, giunge quarta in 24"02. Ma voi lo sapevate che a Jona, in Svizzera, la settimana scorsa aveva ottenuto il proprio PB con 23"61 e 0,9 di vento? Appena visto su All-Athletics. Negli 800 gara tattica regolata dalla fuoriclasse cubana dell'Assindustria Padova, Yus Santiusti in 2'08"97, davanti a Judit Varga. Prestigiosa vittoria per Claudia Pinna, classe 1977, che ha intascato un 5000 in cui erano presenti anche il fenomeno delle siepi Giulia Martinelli e Federica Dal Ri. 16'19"00. Nei 400hs si rivede Benedetta Ceccarelli in una delle rare apparizioni di quest'anno: 58"82, davanti ad Aida Valente ed Emanuela Baggiolini. Gara di alti contenuti nell'asta, dove erano presenti praticamente le migliori: Anna Giordano Bruno arriva sino a 4,40 e poi si arena sulla misura del record italiano a 4,52. Seconda Elena Scarpellini a 4,30 e finalmente una convincente Giorgia Benecchi con 4,20. Darya Derkach contribuisce a portare manciate di punti nel salto in lungo, vincendo con 6.23. Laura Bordignon non ha problemi nel disco (e come potrebbe?), mentre Zahra Bani si limita a controllare la gara di giavellotto.

Ora, cos'è diventato questo campionato di società? Una competizione da noioso fine stagione (di quelli in cui non si vede l'ora di staccare la spina), con specialità in cui spesso non c'è nemmeno competizione, con un tasso tecnico gioco-forza limitato, che non centra gli obiettivi prefissati (che furono, ora è chiaro, una presa in giro), dove le società di vertice non riescono a schierare nemmeno il 10% di atleti provenienti dal proprio vivaio (qualcuna... nessuno). L'esclusione delle società militari è stato di fatto (volenti o nolenti) un clamoroso autogol (voluto) che ha disincentivato gli atleti a partecipare e prepararsi ai c.d.s. e fatto in modo che i dirigenti con le stellette smantellassero a poco a poco le squadre. Del resto a cosa serve una società militare se non per un campionato di società? A tre anni da quelle modifiche, possiamo dire che fu un vero e proprio porcellum

1 commento:

  1. Nel farvi i complimenti per questo blog che seguo spesso (ma non commento mai ritenendomi non all'altezza delle vostre conoscenze) vi faccio solo una precisazione alla frase: "l'unico esempio delle squadre di vertice che non ricade in questo identikit è l'Atletica Bergamo, che costruisce le sue squadre su ragazzi che in qualche modo ha seguito sin da piccoli"..ecco, dipende cosa si intende per "di vertice" perchè in finale oro femminile, anche se poi è giunta ultima(colpa anche di diverse defezioni) c'era pure l'Atletica Vicentina il cui vivaio, sia maschile che femminile, costituisce il 98% degli atleti..

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