02/09/11

Bragagna: Daegu peggio di Berlino - gli strali di Franco sull'atletica italiana in un video indimenticabile

Di sicuro da critico Franco Bragagna dà il meglio di sè: a fronte dei voli pindarici strozzati quando la cronaca diretta lo mette nella veste del cronista (non del tutto) asettico. Ma ora che la cronaca è affidata ad un manipolo di personaggi, la sua assenza è quasi asfissiante. Se non se la sta cavando male il "nuovo" Luca Di Bella, che dalla sua ha messo in cascina un bel carico da briscola: ha capito come e quando stoppare Attilio Monetti quando si lancia in noiose informazioni di carattere tassonomico, cioè l'arte perfezionata a meraviglia dal Bragagna. Così è riuscito a dare quanto meno il suo taglio ai propri interventi. Certo, gli manca tutto quel bagaglio di aneddoti e "voci" che portano il telespettatore a guardare con occhio diverso ciò cui assistono: insomma, non solo una gara tra atleti, ma tra persone che hanno un vissuto, una storia, glorie e disonori non solo sulla pista. Purtroppo oltre a Monetti si è visto un Tilli incontenibile (spesso insopportabile, saccente oltre ogni limite), una Capriotti timorosa, una Andreucci per la quale ancora ci si domanda cosa faccia lì e sulla quale ci domandiamo come faccia ad intervenire su aspetti che non ha mai visto nemmeno con il cannocchiale, come le prove in pista. 

Torniamo a Bragagna: la Rai, visto il mare di interrogativi sulla sua assenza, anche per dare un sollievo ai telespettatori affranti dalla qualità attuale, ha visto bene di mettere una web-cam in casa sua e di intervistarlo in notturna. Qui il video. E allora nella veste da intervistato finalmente trovo il miglior Bragagna di sempre, soprattutto se l'intervista arriva in piena notte (nella penombra del salotto di casa sua, probabilmente) quando i freni inibitori sono più allentati. Vi invito a seguire il video. Prima domanda dalla Corea: "i nostri amici di facebook parlano delle prestazioni della nostra nazionale" e il volto del "nostro" si corruccia in una smorfia che parla da sè. Prima risposta, secca, sulla spedizione italiana che ha del meraviglioso: "vicino al disastroso...". 

Poi gli viene chiesta quale fosse la differenza tra gli Europei (rosei, secondo la Fidal) dell'anno scorso e i (plumbei) Mondiali di quest'anno e la critica di The Voice va ai volti nuovi e all'entusiasmo di Barcellona che non si è tradotto in un miglioramento: come quello di Marta Milani e Marco Vistalli che probabilmente non hanno progredito come ci si sarebbe aspettati dopo le bellissime prestazioni del Montjuic. Bragagna poi si dispiac per Marzia Caravelli, additata come uno dei piccoli esempi di buona atletica in Italia e tutti sappiamo perchè. Sfortunata per aver beccato la batteria con il vento più avverso tra tutte. Chiaramente La medaglia può arrivare solo con Santa Antonietta ma Franco suona una musica melodiosa per tutti coloro che vogliono il cambiamento: Daegu peggio di Berlino. Critica ai migliori italiani in circolazione, a partire da Alex Schwazer per lo scarso professionismo dimostrato (com'è noto si è fatto male andando a sciare...) e lo dice col piglio del padre severo: "può un campione olimpico farsi male andando a sciare? No... no!". 

E' la medesima critica rivolta all'amletico Andrew Howe "salto non salto, corro non corro...". Già, perchè non si riesce ad avere degli atleti professionisti in Italia? Ma la più criticata è sicuramente Simona La Mantia: "ha fatto delle cose davvero da dilettante" per quell'atteggiamento post-gara di soddisfazione oltrechè per l'approccio specifico con i due nulli dopo il salto iniziale. L'esempio positivo avverso alla La Mantia? Elisa Rigaudo, che ha cavato da sè stessa il meglio che poteva. 

Alla domanda sulla crisi del movimento italiano, si è perso l'abitudine al reclutamento come si deve. Noi andiamo alla crociata contro il mondo con i panchinari del calcio, di fatto... velo pietoso sulla scuola e il reclutamento attuale.

Nessun commento:

Posta un commento