11/09/11

Rieti: non solo Rudisha - Abate 13"54 sui 110hs - Merritt 20"13 sui 200

Non c'è sito o giornale che apra partendo dal mancato record di David Lekuta Rudisha. Ok, snoccioliamo qualche dato, che è l'aspetto più significativo delle gare del keniano, visto che avversari in questo momento che lo mettano in difficoltà, è difficile reperirli sul globo delle terre emerse sul doppio giro di pista. 1'41"33, ovvero il 5° tempo mondiale di sempre: i due mondiali di Rudisha (1'41"01 e 1'41"09), i due di Wilson Kipketer (1'41"11 e 1'41"24) e appunto, il tempo di ieri pomeriggio nella assolata giornata reatina. Sono a questo punto 10 i tempi corsi sotto gli 1'41" nella storia dell'uomo: 4 dello stesso Rudisha, 4 di Kipketer, 1 a testa per il leggendario Seb Coe e una per il brasiliano Joaquin Cruz. Altra chicca: dei primi 11 tempi mondiali sugli 800 di sempre, 4 sono stati ottenuti proprio a Rieti, che sancisce ormai il matrimonio tra gli 800 e la cittadina laziale. Mentre tutti si stavano guardando Rudisha, non ci si è accorti che dietro il polacco Adam Kszczot (5 consonanti dure prima della prima vocale!), dopo essersi vinto i campionati europei promesse a Ostrava un mesetto fa, essere giunto 6° ai mondiali di Daegu due settimane fa, piazzava il suo sensazionale 1'43"30, naturalmente primato personale e 137° crono della storia. A 21 anni già un bel pedigree, quindi, se aggiungiamo il bronzo a Barcellona dell'anno scorso. Altro predestinato. Finalmente Giordano Benedetti, nella seconda serie, riesce ad ottenere un tempo discreto: 1'47"36. Non ancora l'eccellenza mondiale, ma un tempino discreto.

I 100 metri non hanno visto il sub-10" che tutti si aspettano ormai maniacalmente. Ormai se in un meeting internazionale non si vede il 9" davanti al decimo, sembra che manchi qualche cosa. Walter il Mago Dix dopo il 10"04 in batteria, sciabola un 10"02 non memorabile nell'empireo dello sprintismo attuale, figlio di una partenza sofferta e della solita distensione. Accanto a lui in finale, impressiona forse di più Fabio Cerutti che se lo tiene a fianco fin quasi a metà gara. Ecco, poi la differenza la fanno altre doti di potenza e forza resistente, e il piemontese arriva sul traguardo in 10"26 dopo il 10"27 in batteria. Era davvero uno dei più in forma degli italiani a Daegu. Dopo il Mago, si piazza il Jamaicano tascabile, versione da viaggio, Lerone Clarke, con 10"06, mentre Justin Gatlin si ferma a 10"08. Al Gatlin The Cat manca ancora qualche cosa per essere quello del pre-ban... evidentemente, verrebbe da dire. Anzi, togliamo "evidentemente", visto che gli avverbi sono prerogativa unica di Attilio Monetti, che non inizia mai una frase nelle sue incursioni microfonesche con un "evidentemente, certamente, sicuramente...". Simone Collio, dopo il piccolo infortunio della sera prima al Letzigrund che lo aveva tolto dalla staffetta azzurra, riesce a chiudere in 10"32 dopo un 10"39 in batteria. 10"44 per Jacques Riparelli e 10"61 per Gianni Tomasicchio

Meraviglioso Emanuele Abate: qualcuno ha tenuto il conteggio di quante gare si è sparato negli ultimi due mesi? O dall'inizio dell'anno? Dopo la folle rincorsa al minimo per Daegu, dove gareggiava un giorno sì e l'altro pure, la trasferta in Cina a Shenzen per le Universiadi, poi il volo a Daegu per i mondiali (13"63 e fuori al primo turno: se avessero utilizzato le stesse cervellotiche batterie della velocità avrebbe corso almeno un paio di volte). Ed eccolo a Rieti che vince pure il meeting internazionale in 13"54 addirittura con vento un pelo contrario. Certo mancavano i big internazionali, ma il meeting di Rieti passa sempre per essere tra i primi 20 del mondo (attualmente la graduatoria lo pone al 16° rango). E così Abate migliora cronometricamente il suo 6° posto all-time italiano, avvicinando il 13"48 di Mauro Rossi. 13"92 per Stefano Tedesco

Sui 200 passa sotto silenzio televisivo l'incredibile 20"13 di LeShawn Merritt, che ha un personale di 19"98 (mica male per un 400ista, no?), che lo pone all'ottavo posto mondiale dell'anno. Bravo Matteo Galvan: un 20"80 significativo (anche e soprattutto in prospettiva) per il campione italiano dei 100 metri (lui ha un 20"62 di personale).

Asbel Kiprop sigla il miglior tempo mondiale dell'anno con 3'30"46, in una gara da assolo, mentre nei 3000 l'eterno Bernard Lagat si cimenta nel suo solito allungo finale che gli ha regalato due medaglie a Daegu: 7'32"13. Nell'asta continua il fenomenale momento di forma il cubano Lazaro Borges (5,81), mentre continua il proprio periodo-(anno)-no Giuseppe Gibilisco: 5,51. Krisztian Pars intasca il martello con 78,77 con Nicola Vizzoni terzo con 77,19

Tra le donne... nei 100 vince una nuova jamaicana, Schillonie Calvert: 11"09, davanti alla superostacolista australiana Sally Pearson (11"24) e alla bulgara Ivet Lalova (11"26). Ma attenzione per noi catalizzata dai 400. Ok, scontata la vittoria di Shericka Williams (50"81), poi le atlete bene o male reduci da Daegu, quindi Libania Grenot e Maria Enrica Spacca. Libania (finalmente l'abbiamo vista sorridere in tv: davvero un'altra impressione!) non è ancora la Libania degli ultimi anni, ma è solo una questione transitoria: 52"17. Sorprendente invece la Spacca che con 52"61 è arrivata al personale. Nei 400hs Kaliese Spencer si "limita" ad un gran 53"60, lasciando le praterie tra sè e il resto delle avversarie. Seconda la Antyukh (55"05), mentre Manuela Gentili chiude con 56"51. Antonietta Di Martino finisce a 1,96, ancora molto reattiva, mentre nel lungo gran balzo (con i tempi che corrono) per la russa Olga Zaytseva: 6,84

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