06/09/11

Tuttosport demolisce Arese e l'Atletica Italiana: ma lui resta...

La notizia tragicomica che è ormai un mantra negli ambienti atletici è l'incredibile possibile-probabile ricandidatura dell'attuale presidente per quello che sarebbe il mandato dell'Armageddon: Arese III. Come Rocky Balboa a Rambo, il lavoro bisogna portarlo al termine, no? Sette anni non sono bastati per azzerare l'atletica italiana: passando per Londra 2012, ci vorranno altri 4 anni per completare il lavoretto coi fiocchi. La cosa incredibile è sapere che ci sarà ancora qualcuno che lo voterà: sarà mai possibile avere un elenco degli aventi diritto che l'anno votato nel 2008? E di quelli che lo voteranno nel 2012? Giusto per capire che sostiene questo stato di cose per i propri piccoli interessi di parte. 

Che il nostro presidente sia in avanzato stato confusionale lo dimostra l'ultima incredibile intervista sul sito della Fidal (qui il mio articolo a riguardo) dove dice tutto e il contrario tutto, ma soprattutto rimangiandosi il senso delle sue stesse parole nella chiosa finale e rimangiandosi altresì in molti passaggi la sua stessa politica immobilistica che è sopravvissuta per anni, solo puntando sui quei 4/5 atleti forieri de medaglie. Tutto il resto del movimento nel frattempo è andato a ramengo, e due generazioni di atleti si sono perse. E' forse tutta colpa nostra? Dopo il caso Fofana, anche in questo caso ognuno di noi dovrà assumersi le proprie colpe? 

Penso ad una cosa, qualcuno mi smentisca. Cosa spinge una persona (chiunque, eh!) a sedere su una poltrona nonostante per anni le diano dell'incapace? In cui tutto il mondo dei media (nessuno escluso) gli dia contro, anche con ironia, spesso con disprezzo? In cui la sua figura una volta associata ad un'icona vincente del passato sportivo, è praticamente stata soppiantata da quella perdente del politico attaccato alla cadrega? Cosa la spinge ancora a farsi insultare sui social network, vera Agorà del XXI secolo? Mettetevi tutti nei panni di una persona che si trova in queste condizioni, che comunque ha una certa ricchezza, e che quindi con quell'incarico non ci tirerebbe fuori la propria ricchezza... perchè rimarreste attaccati a quella cadrega

Evidentemente c'è un aspetto per questa persona che vale più delle figuracce, degli insulti, del pubblico ludibrio, degli attacchi di tutti i quotidiani e dei siti internet. Chi scova questo aspetto che sulla bilancia personale di Arese vale più degli altri, ha scoperto perchè non se ne va. Personalmente, nella mia infinita ingenuità, all'inizio pensavo che la cosa fosse legata allo smisurato orgoglio della persona restia a passare alla storia come un perdente. Oggi mi sono ricreduto, e mi rendo conto che il mondo va avanti senza che i principi (come l'orgoglio) dettino più le scelte. E' il denaro, o gli interessi personali, che detta le scelte. Non so in che modo (anche se è facile intuirlo) questo si traduca nella testardaggine di Arese di non abbandonare la nave che sta facendo affondare, ma il risultato non cambia: rimarrà lì sino a fine mandato e avrà anche il coraggio di ripresentarsi.  

Nel frattempo arrivano le bordate da babordo della stampa. Visto che Arese è piemontese, avrà sicuramente avuto oggi sulla sua scrivania (in azienda...) Tuttosport. Ebbene, cannonate micidiali da parte dell'estensore dell'articolo, Guido Alessandrini, che ha messo in evidenza l'impotenza di Arese e la sua resa incondizionata, con quella del CT  Uguagliati che invece ha individuato nella pecoritudine degli atleti italiani l'origine della crisi sportiva. Un pò come dare dei panzoni ai poliziotti, dei fannulloni ai giovani che non trovano lavoro, o dei cretini ai disoccupati. Ma è mai possibile che Arese e Uguagliati non riescano ad assumersi le proprie responsabilità nemmeno di fronte al nulla che si è prodotto (che hanno prodotto!) nell'atletica italiana? Dire "è colpa mia!.. è colpa nostra!" e poi far seguire questa affermazioni con un gesto da uomini: dimettersi. Dire che gli atleti italiani sono pecore, è anche darsi una bella picconata sui piedi: dimostra che non esistono disegni, progetti sportivi, strutture... un centro che valuti gli allenamenti dei propri atleti, che si accorga quando uno sta facendo troppo (secondo me, la vera ragione dei fallimenti: overtraining) che si traduce con i flop nelle grandi manifestazioni. 

Invece Arese vuole che l'atletica si metta il saio, indirettamente dando la colpa ad un ente metafisico che ogni tanto appare dalle nebbie del Karakorum, l'Atletica, quasi che nei 7 anni di suo mandato avesse comandato qualcun'altro al suo posto. Non che la cosa sia impossibile: il branco di coccodrilli che vive nel fiume della Fidal è ben nutrito. Tornando all'articolo di Alessandrini, il giornalista ricorda come dopo le sconfortanti Olimpiadi di Atene, il popolo atletico chiese ed ottenne la testa di Gola. Ora, si ricorda su Tuttosport, si è sprofondati pure più in basso e riprende molto ironicamente la frase di Arese che "è un mondo difficile". Già Presidente, con lei è diventato pure impossibile. 

Vi lascio con le ultime frasi di Tuttosport: il De Profundis sull'atletica italiana, in risposta all'affermazione di Uguagliati che ha paragonato gli atleti italiani a Pecore, mentre dovrebbero iniziare ad essere Leoni. "Adesso? Dopo anni al timone di questa nave? Mah. Ci vorrebbe non un colpo d'ala, ma una rifondazione. Qualcuno con le idee chiare e la forza di realizzarle. Già, ci vorrebbe." Bravo Alessandrini, ci vorrebbe... 

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