17/09/11

Il resto del meeting di Bruxelles- Bolt 9"76 - Jeter 10"78

Di Blake ho già scritto, e tanto si è già detto ovunque. Cos'altro si potrebbe ancora dire? Così bisogna riportare un dato quanto meno importate, anche se passato in secondo piano: il 9"76 di Usain Bolt. 9"76, sembra quasi una cosa normale oggi giorno, dopo il bombardamento a tappeto dello Stealth-Blake. "Cos'hai fatto ieri sera? Sei andato in centro a farti una vasca?"; "Ehm, no... ho corso un 100 in 9"76". "Ah, banale...". Ma scusate un attimo: 9"76 è l'ottavo tempo di sempre sui 100 metri. Fa scivolare di una posizione miliardi di risultati dal nono in poi. Attilio Monetti sarà costretto ad aggiornare i ciclostile che come una litania decanta instancabilmente come le vecchiette al Vespro. Altra riflessione: Bolt ha corso più veloce di ieri sera a Bruxelles solo il 3 circostanze (le finali di Berlino, Pechino e a New York) anche se il bombardamento mediatico sembra avercelo portato tra le 400 e le 500 volte. E' sceso sotto i 9"80 in sette circostanze, ad una sola lunghezza ormai da Asafa Powell. Che la pista o la giornata fosse propizia, però ce l'ha detto il secondo, Nesta Carter. 9"89 e record stagionale. In pratica non scendeva sotto i 10" da luglio anche se è sceso sotto i 10" già in 6 circostanze quest'anno. A Zurigo, una settimana fa, benchè sembrasse una giornata propizia, aveva corso "solo" 10"12 anche se con vento nullo. E' la sua 14^ volta sotto la barriera dei 10" e la sua quarta prestazione di sempre (dopo il 9"78 di Rieti dell'anno scorso, un 9"85 e un 9"86). 

Nel 200 di Blake e del Mago Dix, si è messo in mostra (in ritardo) un uomo di Lance Braumann, il jamaicano 21enne Nick Ashmeade, mia piccola delusione personale dei mondiali di Daegu (solo 5°). 19"91, nuovo record personale e seconda volta sotto i 20" in una stagione. A 17 anni era già in grado di correre il mezzo giro ancillare ai 100, in 20"76. Mentre è sceso ancora sotto la stessa barriera dei 20" il norvegese Jaysuma Saidy Ndure, con 19"97, lui che non è propriamente la fotocopia del connazionale che imperversava nel Vecchio Continente negli anni '90 Geir Moen cui ha scippato tutti i record nazionali della velocità. Ridendo e scherzando è per lui la terza volta in cui scende nel girone dei golosi, messo sotto quella barriera. Ed ora, le volte in cui l'uomo è sceso sotto i 20" salgono a 199. Chi metterà la firma sulla 200? 

Cannonata anche nei 100 femminili, che avrebbe meritato molto più spazio. Carmelita Jet-Jeter deflagra un 10"78 con 0,4 di vento che è il 28° tempo di sempre stabilito da una donna, suo quarto tempo personale ognitempo (ha un PB di 10"64 corso a Shangai nel 2009). Seconda e terza, le stesse di Daegu: VCB con 10"85 e Kelly Ann Baptiste con 10"90. Una gara sontuosa. Chicca statistica: se nei 200 degli uomini ci si sta avvicinando a quota 200 sub-20", nelle donne si sta avvicinando la quota 600 nei sub-11": siamo a 595. Chiaramente qui, purtroppo, non c'è nemmeno un risultato tricolore e chissà quando accadrà. 

Carrellate sulle altre gare: i gemelli Borlee, si sciroppano i 400 e probabilmente per la prima volta entrambi sotto i 45": un primato. Jonathan 44"78 e Kevin 44"97. Un tempo con i gemelli si riusciva a dire che uno a fine carriera era stato più forte dell'altro. Tra i due, oggi, francamente non c'è stato ancora chi ha prevalso in maniera netta sull'altro. Un sito di statistiche dà a livello internazionale un 8 a 6 a favore di Jonathan negli scontri diretti sui 400. Ma Kevin si è intascato il bronzo mondiale, laddove John è arrivato quinto. Una storia in fieri. Terzo della gara Oscar Pistorius, che non fa più notizia (abbiamo un bel contributo su di lui che presto posterò): 45"46. Inutile fare paragoni con la situazione italiana. 

Negli 800 Rudisha gigioneggia a 1'43"96. Sul sito della notturna di Milano, si sostiene che l'attacco al record del mondo (che vorrebbe dire essere il primo essere della biosfera a scendere sotto l'1'41") avverrà proprio a Milano domani. Certo che tre tentativi in 6 giorni sembrano un accanimento un pò troppo strano e un pò troppo mediatico. Al secondo posto, è meglio segnare a futura memoria, arriva un certo Mohamed Aman, etiope, classe 1994. Ripeto, classe 1994, ovvero 17 anni: 1'44"29 me nel 2011 aveva già corso in 1'43"37 proprio a Rieti, una settimana fa: un tempo inferiore anche al record italiano assoluto.  

Nei 5000 l'etiope che ha retto la baracca nel mezzofondo mondiale del 2011, stante l'assenza prolungata di Kenenisa, Imane Merga, per vincere va sotto i 13": 12'58"32. Sotto i 13' finiscono anche i keniani Longosiwa e Chepkok. Ma proprio Kenenisa sui 10000 finalmente torna a sfavillare: miglior tempo mondiale dell'anno con 26'43"16, 21° tempo mondiale di sempre e suo 5° personale. Insomma, è ancora troppo presto per dire che l'etiope sia finito. Nella prestazione si porta dietro il keniano immancabile: Lucas Kimeli Rotich: 26'43"98. E più che sorprendente il 26'48"00 dell'americano Galen Rupp, che è record continentale, americano, nonchè il miglior tempo di sempre ottenuto da un uomo di pelle bianca. 

Un altro 17enne, il portoricano Javier Culson, si aggiudica i 400hs: 48"32. Pure davanti al campione del mondo, David Greene. Il greco Filippidis batte nel salto con l'asta uno dei grandi sconfitti di Daegu, Renaud Lavillenie, che continua a prendere scoppole: 5,72 per entrambi, ma lo scacco matto lo fa l'ellade. Probabilmente il picco di forma è arrivato troppo presto per il galletto. Nel triplo solo il francese Benjamin Compaorè oltrepassa i 17: 17,31 e gara mediocre (per gente assetata di emozioni). 

Nei lanci, i giganti dai piedi d'argilla americani, che avevano portato 4 atleti in finale a Daegu (ma tutti giù per terra... o meglio, tutti giù dal podio), si scoprono leoni solo nei meeting della DL: 22,09 per Reese Hoffa e 22,07 per Chris "lo smilzo" Cantwell. Naturalmente nelle giornate in cui non si è leoni... Nel giavellotto, il lanciatore dell'anno, Matthias De Zordo, l'unico italiano ad aver vinto un oro a Daegu (inizialmente Arese sembra l'avesse conteggiato), si impone e mette il sigillo alla stagione: 88,36, record personale e la Germania (e non l'Italia) ha trovato il piccolo erede di Uwe Hohn (l'unico essere vivente conosciuto ad aver scagliato un oggetto oltre i 100 metri). Nel frattempo la specialità sembra vivere una sorta di ricambio generazionale: Tero Pitkamaki non si è nemmeno qualificato per la finale di Daegu, mentre Andreas Thor-Thorkildsen, ha cominciato ad arrancare negli ultimi due mesi. 

Amantle Monthso vince i 400 orfani di praticamente il resto del mondo competitivo, tornando a macinare i suoi periodici tempi attorno ai 50": 50"16 in questa circostanza. Miglior tempo mondiale nei 1500 per l'americana (un'altra?) Morgan Uceny, caduta a Daegu in finale: 4'00"06. Quest'anno c'è da dire che questa specialità non ha trovato una vera e propria dominatrice. Nei 100hs succede l'imponderabile: probabilmente la stanchezza, la scarsa concentrazione, il globetrotteraggio per il mondo e Sally Pearson arpiona un ostacolo e fracassa al suolo sui 100hs. Così la vittoria sorride a Danielle Carrutthers: 12"65

Nei 3000 siepi vittoria della russa Zapirova: 9'15"43 e al 9° posto un'eccezionale Giulia Martinelli  9'39"21, record personale, record italiano promesse, quinto tempo italiano di sempre, e seconda performer dopo Elena Romagnolo. Ma quel che più conta: minimo A per Londra 2012, visto che il count-down per i minimi è già partito da aprile. E adesso se l'atletica del saio non si mette di traverso, che si programmi la sua strada verso le olimpiadi, visto che manca meno di un anno. 

Nell'alto Anna Chicherova siderale: 2,05 con successivi tentativi a 2,10. Out of range. Il resto del mondo, con le migliori (Vlasic, Antonietta Di Martino, Shkolina, Slesarenko) fuori tutte già a 1,93. Pedana sorda? Macchè. Sordi i piedi visto quello che ha combinato la russa, alla 22^ prestazione mondiale di sempre. 

Nel triplo della Saladuha (14,67), Simona La Mantia arriva ad un più confortante 14,27, che detto per inteso, le avrebbe consentito di fare la finale di Daegu. 

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