02/08/10

i deliri di Arese e Uguagliati - tanti cattivi pensieri serali

In Italia sta prendendo piede un modo di rapportarsi con i media molto singolare da qualche tempo a questa parte: basta dire enormi castronerie, facendo poi la faccia seria di circostanza, citando dati a casaccio, e pensare che chi ti segue la beva. E spesso succede proprio così. Ci aveva provato il ministro Scajola dicendo che qualche farabutto gli aveva pagato la casa sotto il Colosseo a sua insaputa. Oppure qualcuno che sosteneva di frequentare il Salaria Sport Village di Roma solo per i massaggi, e che i profilattici trovati nei cestini servivano esclusivamente come gavettoni. Tanto non c'è contraddittorio, no? Franco Arese, che negli ultimi anni ha demolito la propria immagine di atleta (almeno di quella rimaneva un ricordo positivo), lasciando nel nostro immaginario solo gli sfracelli da Presidente Federale, sul sito Ufficiale della Fidal ha scritto una pagina che passerà alla storia come uno volo pindarico di puro delirio. Del resto il personaggio si sposa a pennello con il clima generale politico italiano: in quale paese civile il responsabile di una nota ditta di abbigliamento sportivo è anche presidente della Federazione sportiva che lui stesso sponsorizza? E in quale altro paese dopo 6 anni di schiaffoni in faccia e l'azzeramento di uno sport, il Comitato Olimpico non dimostra di avere le palle per metterlo alla porta per paura di perdere le sponsorizzazioni in altri sport nobili come la pallavolo che quello stesso personaggio ha in mano? Ma sarà mai per questo che hanno previsto l'ineleggibilità (ma siamo in Italia, le norme rimangono spesso sulla carta o vengono emendate da qualche amico) in questi casi per il "conflitto di interessi"? Purtroppo nel delirio, Arese si porta dietro pure il buon Francsco Uguagliati, ormai completamente succube dei nonsensi che si vanno dicendo da quelle parti da ormai 6 anni. Com'è andata a Barcellona quindi? "E' andata bene!" come recita sulla home della Pravda-Fidal.it il tronfio Arese (che viene messo sempre con la foto nella posa da "Billionaire"). Dopo i proclami post-Doha (dove aveva scritto un'altra pagina di incredibile dabbenaggine) ci aveva dato a tutti appuntamento a Barcellona. E noi c'eravamo tutti, davanti alle tv o direttamente allo stadio Montjuic. Se avessi viaggiato sulla navicella spaziale Endeavour nell'ultima settimana e fossi atterrato giusto oggi a Houston, e avessi aperto per puro caso il sito fidal.it (se tornassi davvero da un viaggio astrale, l'ultima cosa che mi verrebbe in mente di fare sarebbe proprio andare sul sito Fidal, ma facciamo questa ipotesi assurda) di fronte a queste dichiarazioni mi aspetterei chissà quali sfracelli. Poi si vanno a vedere i risultati e si scopre che gli sfracelli li hanno fatti in realtà cugini, nipoti, dirimpettai, nonni. L'Italia è 17^, nell'unica classifica che contava. Quella delle medaglie. Che sia chiara una cosa: chiunque qui dentro quando corre o salta o lancia un atleta in maglia azzurra non spera altro che questi possa vincere: in questo emblematica la volata di Daniele Meucci. Ricordava quelle leggendarie dei nostri mezzofondisti degli anni '80 e '90 e con tutto il cuore si sperava che potesse arrivare lassù. Si depongono le armi della critica e si spera: magari stavolta... Detto questo, detto che da italiani ci incazziamo se non vediamo le nostre maglie stare davanti (ed è quello che ci porta a vedere nero ogni volta che la nostra nazionale và a picco), urta ed è davvero stucchevole sentire i toni trionfalistici di chi parla in nome e per conto della Fidal dopo il 17° posto agli Europei nel famigerato medagliere, che da quest'anno abbiamo imparato evidentemente a denigrare. Vuol dire che costoro non hanno cognizione di causa e che intendono continuare così, giù in picchiata nel baratro. Leggere l'articolo di Marco Sicari (penso sia stato erudito a proposito: è una buona penna) è come leggere un dispaccio d'agenzia della Tass quando trasmetteva da Mosca, in piena guerra fredda. Disinformazione. Pensate cosa si legge mai: "Luci, per una volta, molto più luminose delle ombre. L'Europeo di Barcellona non lascia spazio a dubbi di particolare rilievo, nell'interpretazione della manifestazione in chiave azzurra. La squadra composta dal DT Francesco Uguagliati si è ben comportata allo stadio Olimpico e sulle strade della città catalana, mettendo in evidenza un bel mix tra forze nuove (ben sette gli esordienti assoluti) e valori consolidati". Naturalmente viene fatto il paragone con Goteborg 2006, e si sputa un pò sul piatto in cui ci si saziò in maniera pantagruelica allora (due ori e una posizione molto più in su nel medagliere, noni). Conviene sputare sul passato quando il presente è molto scomodo. Ma allora contavano solo gli ori, per salvare il fondoschiena, oggi contano i piazzamenti in finale. E allora giù numeri: 92 punti, OTTAVI nella classifica finale a punti: pensare che una volta ci dicevano che contavano solo le medaglie (nel 2006). Oh, ottavi in Europa! Ma scusate, siamo la terza nazione per numero di abitanti del Vecchio Continente, e arriviamo ottavi in un campionato europeo? Europeo! Gran bel risultato, non c'è che dire. Però a Goteborg eravamo arrivati a 62 punti (ma allora Arese stava preparando tutte le sue riforme clamorose). Mi chiedo cosa conta gonfiare il petto su questi numeri in un campionato individuale. Glielo hanno detto Arese che la Coppa Europa era già finita? Cosa conta far credere di avere un movimento compatto, se poi... leggete qui sotto.
Dai, forse sono troppo polemico, però ragionate un attimo: qual'è il compito supremo di una Federazione sportiva? A me sembra che sia arrivare a portare atleti che possano vincere una Olimpiade o un Mondiale, scrivere una pagina di storia sportiva del Paese di cui si indossa la maglietta. E con questo, fare da traino a tutto il movimento, fare proselitismo. E' un circolo virtuoso: più si vince, più arrivano giovani, più aumenta la base statistica nella quale trovare i campioni, che andranno poi (si spera) a vincere. Qui invece aumentano solo i master, nonostante la presenza di personaggi assurdi come Lucilla Andreucci, cui la Rai dà pure un microfono in mano per dire delle grandissime ovvietà. A proposito: ma è riuscita a dire qualche cosa di "importante" in una settimana di gare? Qualche cosa che ci ha portato veramente a riflettere, a parte la cattiveria sui master? Non mi ricordo francamente: del resto, poverina, correva le maratone, cosa ne sa di salti, lanci, velocità, staffette, se non quello che per osmosi ha cercato di apprendere sul campo? Bragagna, se mai leggerai questo articolo, disfatene. Lo share dell'atletica aumenterà di un buon 5%: tutti over 35. Ma torniamo agli italiani e a Barcellona. Indubbiamente molti sono andati forte, si sono visti due record italiani pazzeschi nelle staffette, 6 medaglie, diversi legni. Ma vi siete fermati a vedere chi erano gli interpreti del nostro movimento che si sono messi in luce? Ancora gli stessi trentenni che calcano le piste e le pedane da anni! L'Italia che vince è praticamente la stessa da un lustro: dove sono i volti nuovi? Possibile che la Francia, non da Parigi 2003, ma da Goteborg 2006, presenti una squadra completamente rinnovata, piena di facce giovani e domini il medagliere mentre l'Italia deve ancora appoggiarsi ai "soliti" noti? Vizzoni è praticamente un master, la squadra di maratona addirittura è in procinto di sbarcare in blocco tra gli M40. Schwazer è da anni sulla breccia, salvo gli ultimi sbroccamenti in successione (ma l'argento l'ha pur vinto). La 4x100 era composta da 30enni (e con Cerutti probabilmente si sarebbe pure vinto l'oro, ma vogliamo fare pure i pignoli moralisti). Sicuramente una sorpresa è stata la La Mantia, Meucci e la Incerti. Ok, bravissimi. Ora, tutti questi, più Howe, Gibilisco, la Grenot (tutti esplosi negli ultimi due anni, sotto l'influsso delle scelte di Arese, no?), metteteli sul palcoscenico mondiale o olimpico. Quanti di loro avranno la possibilità di primeggiare nei prossimi due anni? La 4x100, sicuramente si farebbe onore, ma è francamente difficile pensare a medaglie con la presenza di Usa e soprattutto Giamaica. Vizzoni arriva a Londra a 39 anni, va bene, speriamo per lui che vada oltre gli 80. Ma non può essere lui l'immagine dell'Italia atletica, anche se a noi master andrebbe a pennello. Meucci difficilmente troverà un'altra gara tra mondiali e olimpiadi da 28'30" sui 10000: Bekele riesce a correre in 51" gli ultimi 400. I maratoneti si troveranno decine di colored africani: si sa come vanno a finire le maratone di questi tempi. Le variabili indipendenti sono sempre minori. La La Mantia, dovrà saltare vicina ai 15 metri (oh, non impossibile!), la 4x400 femminile si troverà gli stessi problemi delle staffette maschili (con caraibiche e americane). I giovani italiani se ci sono non si vedono ancora: nonostante si parli di mix tra giovani e "navigati"... in tutta Europa atleti delle stesse età dei nostri giovani hanno davvero impressionato. I nostri? Bravi Vistalli e Milani. Ma come non essere un minimo obiettivi se venissero messi davanti al resto del mondo? Sapete che cosa ci separa da altri due anni da "zero tituli"? Schwazer, Howe e forse Gibilisco. Ancora loro, quelli che hanno salvato la cadrega ad Arese negli ultimi 6 anni. Teniamo duro ancora un paio di anni, poi forse tutto finirà. Di sicuro un grosso ringraziamento a chi in tutto questo non c'entra nulla: gli atleti, che a Barcellona ci hanno fatto davvero sobbalzare sul divano dal tifo. Comunque sia, ragazzi, "è andata bene". Grazie Presidente.

1 commento:

  1. Bisognerebbe trovare il modo di commentare in diretta questi eventi via radio (e perché no via web sarebbe ancora meglio), come si fa da anni per il pallone. Sbugiardare un po' in tempo reale.

    RispondiElimina