09/08/10

Europei Master, capitolo-9: categoria M-W30 un fallimento?

(Alessandro Claut, nella foto Riccardi.it, primo italiano a vincere un titolo Europeo M30) - Mentre con lentezza certosina durante le ore vespertine compilo come un monaco benedettino appartenente a qualche sottordine confinato in qualche eremo sperduto sugli appennini i commenti alle prestazioni di ogni singolo atleta italiano presentatosi a Nyiregyhaza (spero di finirle per Gand 2011 e poi ricominciare la solfa), e con altrettanta lentezza dovuta alle umane passioni, alle umane faccende e ad un pò di indolenza agostana, mentre sto recuperando dalla mia videocamera una cinquantata di video relativi alle gare ungheresi (già sul blog di Webatletica ce n'è un nutrito elenco che si sta a poco a poco definendo), mi si è materializzata per incanto questa curiosità. Ma l'innovativa categoria M30 e W30 come è andata in Ungheria? Sapete che è una mia battaglia personale: l'estensione non del masterismo verso le fasce più giovani che praticano atletica, ma bensì la divisione tra chi pratica lo sport professionisticamente (gli atleti delle società militari e quelli "stipendiati") da quelli che lo sport lo praticano in maniera "interstiziale" rispetto agli impegni primari del vivere quotidiano. Per l'ennesima volta porto ad esempio il nuoto, il ciclismo, il tennis, dove a fronte di una categoria "chiusa" di atleti professionisti (che hanno la loro categoria), tutto il resto dell'attività è segmentata come nei master: quindi dopo le promesse ci si trova una maxicategoria fino ai 30 anni, e una, naturalmente dai 30 ai 35. Loro, questi sport, l'hanno capito: aspettare che la Fidal si muova verso l'atletica e la sua diffusione è come credere che Arese sia il Messia: un'eresia da passare sotto la Santa Inquisizione. Torniamoci, invece, sugli M30 e alle W30. Quest'anno, per chi non lo avesse visto, in Ungheria erano infatti presenti alcune gare riservate agli atleti dai 30 ai 34 anni. A conti fatti una manciata di atleti, spesso solo ungheresi (anche se la nostra compagine italiana era ben rappresentata da Alessandro Claut, 4° agli assoluti sugli 800... e vincitore dei 1500 a Nyiregyhaza: non certo un parvenu), ma quel che più conta, è utile sottolineare il fallimento dell'iniziativa. Non troviamo scuse, o almeno: troviamone le ragioni. Alla base ci stanno molti aspetti: il canonico retaggio culturale del mondo master, che passa sempre come quell'universo di anziani che praticano sport, e non uno spaccato dove ci sono (anche) atleti che non sfigurerebbero tra gli atleti assoluti. O atleti che si allenano quotidianamente, anche un paio di volte al giorno, che impegnano molte delle proprie risorse in questa attività. La realtà è che i media quando parlano di master, puntano sempre su ciò che fa notizia, e cioè le imprese di longevità degli over-90, dando così a tutti l'idea che vi siano non ANCHE loro, ma SOLO loro. Questo atteggiamento è ciò che stiamo combattendo anche dentro questo sito: più visibilità a tutti, anche e soprattutto a chi l'atleta lo fa seriamente: ma in definitiva stiamo parlando di sport o di "costume"? Di Scienza o di Atletica? Qui mi rifaccio alle tesi del Duca, che ormai ho fatto mie: lo sdoganamento del mondo master passa per la sua affermazione come sport, e come tale come prestazione (la gara) supportata da un percorso (sportivo) fatto di allenamenti. Il soggetto che si presenta ad una gara master basandosi esclusivamente sulle proprie doti, sulla partita di golf giocata settimanalmente, su teorie enogastronomiche di estrazione locale, su attività fisiche di proveninenza bucolica, scusate, è assai difficile da additare come esempio di "atletismo". Ma questo è. Questo è il mio pensiero sul proselitismo... e questa forse una delle cause del mancato afflusso di M30 e W30 a Nyiregyhaza. Un secondo aspetto del fallimento potrebbe essere stata la pubblicità della cosa: davvero poca, priva di sostanza, senza entusiasmo, come se fosse stato il compitino da assolvere velocemente. In ogni campo dell'esistenza, soprattutto quelli di carattere volontaristico, se non c'è un barlume di entusiasmo tutto crolla inopinatamente. Se fossi stato nel comitato organizzatore avrei devoluto ben più di qualche fondo ad incentivare questo aspetto, che poi è un progetto dai risvolti vastissimi: avrei fatto un censimento di tutti gli atleti over-30 in giro per l'Ungheria (prima) e per l'Europa (poi) e avrei provato ad imbastire delle gare di alto profilo tecnico. Avrei chiesto alle altre Federazioni di muoversi nello stesso modo. Avrei paventato la possibilità di vedere gare di altissimo lignaggio che avrebbero fatto bene non solo agli stessi atleti, ma a tutta la Manifestazione. Alla fine i "profani" del mondo master vanno a guardarsi i risultati, i tempi, le misure, le distanze, e state pur certi che se notano prestazioni inferiori o vicine alle proprie, questi inizieranno a interrogarsi sulla bontà della manifestazione, a chiedersi se potrebbero esserne all'altezza: qui scocca la scintilla. Se dovessero invece malauguratamente vedere i risultati di Nyiregyhaza (o quanto meno, il numero di partecipanti trentenni) dubito che questo coup de foudre potrà mai avvenire. Non so se la categoria M30 sarà più riproposta: personalmente me lo auguro, perchè mi rivedo in quegli anni sportivi vagare per il campo di allenamento senza meta alcuna che non preparare prestazioni che portassero a far parte di una staffetta che partecipasse ad una finale di un campionato di Società. La morte del "tendere" dell'uomo all'infinito. Nessuna possibilità di ambire ai minimi per gli italiani individuali (è già difficile dopo i 30, figuratevi tirar su una condizione sufficiente a fare prestazioni sportive decenti con la giornata, o la nottata, di lavoro alle spalle, la famiglia, e tutti quei piccoli meccanismi della vita che di sicuro una persona che vive e si dedica solo allo sport non può conoscere appieno). La mancanza di soddisfazione nel fare una cosa (correre per ottenere un tempo decente, che senso ha? Solo soddisfazione personale? Ma lo sport è "confronto", non "autosufficienza emozionale"). E' soprattutto parametrarsi con gli altri, non solo con sè stessi: chiaro che il percorso di ognuno è "personale", ma non sottovalutare mai che in ogni sentiero personale l'aspetto latente è proprio il "paragone" con il mondo che ci circonda, l'inserimento in una comunità di intenti... questa è purtroppo frutto della mia deformazione professionale e della mia visione della vita.
Per concludere: il connubio tra questi due aspetti, il retaggio culturale e la scarsa informazione sulla cosa, ha fatto perdere l'occasione a tutti di crescere. Non so cosa avvenne quando introdussero nella prima parte di questa decade gli M35, ma ipotizzo un inizio in sordina simile: guardando i risultati in maniera diacronica, basta vedere il gap che c'è sempre stato tra gli M35 e gli M40 che a poco a poco si sta sottilizzando. Ma il sorpasso non c'è ancora stato, come natura vorrebbe. Di fatto dopo quasi 10 anni non è stata ancora ben interiorizzata la categoria M35, figurarsi se si parte così con gli M30 quanto tempo ci vorrà per farli accettare al mondo dell'atletica. Entusiamo, signori, non immobilismo gerontocratico! Iniziative, non burocratizzazione estrema. Flessibilità, non rigidità anche nell'applicazione di norme quasi insignificanti come la conferma delle iscrizioni: leggevo su un forum spagnolo come alcuni atleti fossero arrivati a causa dei ritardi organizzativi (le famose navette dall'aeroporto a Nyiregyhaza) presso il TIC solo in tarda serata. La mattina dopo non hanno potuto partecipare alle loro competizioni perchè non avevano confermato la partecipazione... insomma, suvvia: il turismo a Nyiregyhaza non lo fa nessuno! Siamo ancora qui tra carne e pesce a domandarci quanto durante le trasferte master si è atleti rappresentanti di una Federazione (ma non le mandiamo lì le nostre iscrizioni?) o quanto ci si debba invece sentire atleti che indossano una maglietta diversa dal solito. Ma non può farlo la federazione direttamente, sentiti gli atleti intenzionati a partecipare qualche giorno prima dell'evento? Ci chiedono pure il telefono e la mail! Bisogna crescere in queste piccole cose se si vuole un mondo più funzionante, più allettante, migliore: le stupidità della burocrazia è sempre un drago che mangia troppe energie a tutti. Soprattutto ai sogni.

Nessun commento:

Posta un commento