22/10/12

I disegni imperscrutabili della corsa alla Presidenza

Bè, dai, tutto questo è il mondo della "politica". Colpi di scena, scelte cervellotiche in realtà guidate da disegni precisi, giornalisti indipendenti che portano alla luce scoop, promettitori seriali, intrallazzisti, compratori e venditori di prebende, dietrologi, buffoni, persone serie e quelle un pò meno, cadreghisti indomiti... Tutto, c'è proprio  tutto in questa affannosa corsa verso la Presidenza Federale. Mi sto stancando, a dire il vero: comincia a mancarmi l'atletica praticata e parlare sempre di "politica" è stancante: ma mi rendo conto che se per una volta, questa, non si entra nel meccanismo per romperlo o anche solo minacciarlo, probabilmente non si vedrà più l'atletica come l'avevamo vista nel nostro nemmeno tanto recente passato. E poi, nessuno ufficialmente lo fa (forse solo facebook), ma è necessario informare per riflettere. Senza informazione, l'uomo scade.  

Ora, è ormai di dominio comune il malessere di Francesco Arese, e la sua quasi scontata assenza dalla corsa elettorale. Forse. Il mio commento? Bè, non so se mi avete seguito nell'ultimo anno, ma ho iniziato ad intravedere quello che poi mi si è svelato in tutta la sua cristallina verità: Arese non è e non era il dominus dell'attuale Fidal. Era il capo di un sistema organico, nel quale, probabilmente, lui incideva solo su una parte delle decisioni. Basta ricordare le sempre insistenti troppe voci concordi nel segnalare la sua protervia "assenza" da Roma, per i naturali impegni di un imprenditore che ha verso le proprie numerose imprese e i moltissimi dipendenti al suo servizio. Se ci mettiamo nei panni dei propri dipendenti, forse è meglio così: che il capo stia in sede (e che si rimetta al meglio) per dirigerli fuori dalla crisi che immagino non possa non aver colpito, anche se solo marginalmente, le sue attività. Se così non fosse, meglio. 

Io mi immagino una persona come Arese, impegnato in mille attività (ricordo come solo in Italia, lo stesso debba essere inserito in ruoli apicali in almeno 8 società) che ad un certo punto gli tocca dover gestire l'atletica italiana. Gli tocca... si sarà offerto anche lui, o no? 

Ok per l'atletica di vertice, ma per quel mondo sterminato che è la gestione burocratico-amministrativa di un panorama costituito di 170.000 tesserati, i regolamenti, le diverse categorie, le decine di atleti, le società, i militari, il CONI, la rappresentanza, il consiglio, il personale... mmm... troppo, francamente, anche per un imprenditore di successo. Davvero troppo. Ora che l'ho tirato fuori, ricordo le diverse circostanze in cui il Presidente si lamentava pubblicamente di strani "ostruzionismi" interni, cui in realtà ho sempre dato poco peso, pensando che il ruolo di Presidente federale in realtà coincidesse con quello del monarca assoluto. La verità sta pian piano emergendo ed è quella di un Cerchio Magico che nelle riportate (colpevoli, a questo punto) assenze del capo, ha fatto e disfatto tutto quello che c'era da fare e disfare. Un gruppo di lupi famelici che si sono azzannati per spolpare l'osso dell'atletica, trasformandolo in un mondo dove non rimane più nulla, terra bruciata, dove le dinamiche interne stesse sembrano esser state guidate dallo Stato di Natura di Hobbesiana memoria. Homo Homini Lupus. Mi disegno nella mente una specie di conclave di persone che si spartiscono di volta in volta i diversi aspetti dell'atletica: i regolamenti, le borse di studio, le scelte tecniche, con il Presidente (che dall'atletica praticata e politica è stato lontano almeno 30 anni, e che secondo me vi è ritornato senza conoscerne i meccanismi politici creatisi) che alza ieraticamente la mano in segno di assenso, ma in realtà senza capire cosa stesse in realtà succedendo. 

Ma secondo voi, cosa gli sarà mai importato ad Arese dei regolamenti dei c.d.s.? Come poteva entrare in certe decisioni "minime" che costituiscono di fatto i meccanismi che muovono tutta la macchina-Fidal? Per me... nulla. Le sue colpe sono, secondo me, aver accettato per ben due volte di voler rappresentare una Federazione così complessa come la Fidal e di non esservi concesso totalmente come sarebbe dovuto essere, avendo appunto altre attività e altri interessi da curare. E poi di averlo fatto in costanza di un insanabile conflitto di interessi, magari svincolabile normativamente, ma idealmente talmente palese da non poter scindere l'Arese Presidente dell'Asics dall'Arese Presidente della Fidal. In pochi ci sono riusciti a separare le due figure, e le norme sulle incompatibilità esistono proprio per questo: per evitare che qualcuno possa anche solo sospettare che vi possano essere degli interessi da qualche parte da parte di chi viene eletto. 

Ora, per carità, lungi da me farne un martire del sistema, visto che sono stato anche uno dei pochi che nel silenzio generale in tutti questi anni è rimasto da solo a denunciarne la politica, ma è indubbio come le colpe del disastro non fossero solo sue, ma anche sue, e di un gruppo decisionale non certo votato al bene dell'atletica, ma che continuava a gestire nel nome degli interessi particolari e non generali. Non c'è altra spiegazione della frammentazione cui si assiste oggi. E' diventata l'atletica delle società, nell'accezione negativa della cosa: il rapporto biunivoco è diventato perverso e clientelare, magari anche inconsapevolmente. Prendendo ognuno degli 5000 presidenti di società presenti in Italia, quanti di loro preferirebbero la medaglia di bronzo di Donato ad un contentino di qualunque natura alla propria società? Secondo me pochi (a parte quelli delle Fiamme Gialle, naturalmente), e quindi arriviamo in fondo al problema, cioè il crearsi di un sistema in cui il potere elettorale discende completamente sui presidenti societari che dovendo dare risposte ai propri sforzi, preferiscono un'atletica a loro immagine e somiglianza e che le medaglie di Donato se le tenessero. Le elezioni in realtà dovrebbero anche dar più peso ai tecnici e agli atleti, non ridimensionarli a mere comparse.... e rendere le cariche apicali delle Federazioni, incompatibili con quelle di Presidente di una società, per evitare che poi quando ci si chiude in conclave, ce ne si esca con leggine ad hoc. 

Giorgio Rondelli, sul blog del Corriere, parla della possibile concretizzazione di una nuova cordata nel nome di un personaggio in vista del CONI che raccoglierebbe lo scettro di Arese. A parte che questo confermerebbe come sia il sistema a voler autoperpetrarsi all'infinito, che non vuole mollare... ma... come, come? Il Coni vuole entrare in Fidal? Vi ricordate chi è il Coni? Quella impresentabile e ridicola immagine di una delegazione italiana di anziani che entra nello stadio olimpico di Londra davanti agli atleti azzurri! E' quello di quel Petrucci  che in questi anni non ha mai una volta commissionato l'atletica nonostante i disastri, nonostante l'avesse fatto per molto meno con altre federazioni, che ha fatto affermazioni contro la logica dei fatti difendendo l'atletica italiana (quel Petrucci che ha già individuato nel "giovanissimo" Pagnozzi il proprio successore e che incredibile, ma vero, dopo esser stato eletto Sindaco di San Felice Circeo un paio di mesi fa, dopo le incapacità mostrate nella gestione del patrimonio del Coni, così come testimoniato da Repubblica, si è fatto pure rileggere a presidente della Federazione di Pallacanestro, per la serie: ma come si fa a buttar giù dalle sedie queste persone?). Il Coni dei dossier sugli sperperi. Il Coni e i suoi Nazkul nella Fidal sarebbero il de profundis all'atletica italiana, essendo una mossa con una valenza non di respiro, tecnica, ma esclusivamente di rappresentanza politica. Poi non ci sarebbe più la necessaria autonomia. E forse qualcuno ha deciso che è l'ora di commissionare l'atletica. 

Comunque, sapete che vi dico? Che l'Italia è il paese dove conta la quantità e la qualità delle conoscenze. Un manager di successo è solo colui che è inserito in una rete di conoscenze personali, più che latore di conoscenze apprese. A me questo sistema fa schifo. 

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