02/03/12

Assoluti a bocce ferme: la seconda giornata tra Chesani, Spacca, Valentini e Chiari

M.E. Spacca - Foto Rieti-Life
E' passata quasi una settimana dagli italiani indoor e mi son reso conto che nelle mie considerazioni ho tenuto fuori praticamente tutta la seconda giornata. Bè, ho avuto altro a che fare. Torno velocemente sulla Caravelli. Sono curioso davvero su come si comporteranno adesso i Satrapi Fidal con l'affaire-Caravelli. La riabilitazione, secondo me, comportava necessariamente una sola cosa: l'attribuzione del titolo italiano. Ma l'Italia, come dicevo, trova sempre il modo di accontentare tutti, e così resta buono il tempo della squalificata ma il titolo va alla seconda.

Vediamo per flash gli eventi salienti... per me. Inutile fare l'elenco di chi ha vinto cosa: è possibile guardarlo direttamente dai risultati facilmente accessibili dal sito della Fidal. Faccio quindi le seguenti considerazioni. Nei 60 femminili ha raggiunto una decisa quadratura Audrey Alloh, l'epigona di una futuristica staffetta azzurra composta sola da ragazze figlie dell'Africa. Meraviglioso solo pensare all'immagine: Alloh, Hooper, Ekeh... volti d'ebano su tinte d'azzurro. Naturalmente non è che le locali rimarranno a guardare, c'è da giurarlo, tanto che nello sprint femminile si sta vedendo finalmente muoversi qualche cosa, con protagoniste diverse da quelle del recente passato. La Alloh infila in semifinale un 7"36 (2° tempo personale di sempre) e poi un 7"39 in finale, un solo centesimo meglio della rampante Jessica Paoletta. Per la Alloh le prime 9 prestazioni di sempre sono state ottenute quest'anno: è evidente il miglioramento. Il "rischio" della finale probabilmente è rimasto legato al nuovo ruolo di "favorita", che l'avrà condizionata. A Istanbul, l'ho già scritto, servirà scendere sotto i 7"30 per ambire ad un posto in semifinale, mentre assai ostica sarà la finale, soprattutto quest'anno, in cui già una decina di atlete sono scese sotto i 7"20. Le prestazioni della Alloh hanno parzialmente oscurato quelle di Jessica Paoletta, che zitta-zitta, anche lei quest'anno ha inanellato le proprie 6 migliori prestazioni sui 60 metri, con un PB bissato a 7"40. Un solo centesimo dal titolo nazionale. Prestazioni che proiettano le due atlete già su tempi vicini agli 11"50, cioè cose che ormai si vedono raramente alle nostre latitudini.

Ma che ci combina Maria Enrica Spacca sui 400? Ti batte Marta Milani, cioè una delle migliori atlete italiane del 2011; purtroppo per lei è la pupilla di Arese che l'ha pubblicamente incensata e questo l'ha (probabilmente) costretta a sprintare al Santuario di Caravaggio per essere esorcizzata dal Padre Damien locale. Ma la gara è un assolo della Spacca che praticamente si cimenta in una prova cronometrata in solitaria, essendo partita in 6^ corsia e non avendo visto nemmeno con la coda degli occhi le avversarie. Tosta, compatta, convincente: la prima volta che mi impressionò fu nella staffetta 4x400 di Barcellona, che, valori a parte di quel periodo, andò al 110% delle proprie possibilità. Da sola, così, finisce in 53"00. Record personale indoor, migliorando di 19 cent il precedente stabilito quest'anno. L'anno scorso era scesa a 53"35. Stando al laboratorio statistico della Fidal, il 53" è il suo 6° tempo di sempre e 5° all-time italiano, a soli 5 centesimi dal 52"95 di Daniela Reina. Per dare un metro di paragone: il PB della Milani è ancorato al 53"09 stabilito l'anno scorso. Che la Milani stesse invece correndo a-catenaccio difensivo, lo si è invece capito dopo 150 metri, al rientro alla corda. Spacca al largo, Chigbolu con estremo coraggio seconda e Milani in overstride con la testa reclinata all'indietro, terza. Gara finita. Poi la Milani alla fine fa valere il suo spessore fisico e arriva seconda: 53"83, 9° tempo personale di sempre. C'è da credere, secondo me, che il programma d'allenamento della Milani sia un long-long-long to short in prospettiva olimpica. O no? Personale indoor anche per Elena Maria Bonfanti: 54"29 e terza. Altro podio. Chigbolu la sorpresa.

I 400 maschili hanno messo invece in luce il talento (forse fino all'altro giorno un pò sottovalutato) di Lorenzo Valentini. I primi due posti del podio sono esattamente quelli dell'anno scorso: primo Valentini e poi Juarez Isalbet. La differenza sono i tempi, cioè una limata di più di un secondo per entrambi. Il distacco dell'anno scorso fu di 29 cent, quest'anno è sceso a 23. Valentini sciabola un 46"88 che lo pone al 15° posto all-time nazionale dei 400: 15 come gli italiani che sono scesi sotto i 47" nella storia della specialità. A questo punto la corrente new-wave del neo-quattrocentismo italiano si arricchisce di una new entry: Vistalli guiderà ora un nuova cordata di quartermilers che vede i nuovissimi Tricca e Marco Lorenzi. Isalbet Juarez lo si aspetta vicino ai 46". Ora si è aggiunto pure Velentini, e non staranno in tribuna a guardare il misterioso Licciardello (fino a due anni fa, non dimentichiamolo, sembrava dovesse diventare il nostro Schoenlebe), il veterano Andrea Barberi, l'efficace Luca Galletti, il rampante Incantalupo... dimenticato qualcuno? Chissà, avere un Howe 400ista, nell'anno olimpico, potrebbero rinverdire i fasti del più famoso quartetto azzurro del miglio di sempre, che suona nella mente come lo Zoff, Gentile, Cabrini... di Bearzottiana memoria, ovvero, Nuti, Vaccari, Aimar e Grossi. Tornando a Valentini: che impressione la gara! Ripeterla in una semifinale a Istanbul vorrebbe dire finale. Benissimo anche Juarez, anche lui al PB: 47"17, che è un miglioramento sontuoso, visto che anche il 47"60 in batteria rappresentava il proprio personale. E dire che prima di quest'anno non era mai sceso sotto i 48".

Silvano Chesani, di tutti i protagonisti della seconda giornata, è quello invece che ha fatto la prestazione con spessore più internazionale: 2,31 alla prima, cosa pretendere di più? Seconda prestazione italiana di sempre, ad un centimetro da Alessandro Talotti (2,32 nel 2005) e pareggio storico con i fratelli Ciotti a 2,31. Settimo italiano che a livello indoor supera i 2,30. 8° performer mondiale del 2012, che gli avrà suggerito, come già scritto, di non prendere impegni in concomitanza della finale di Istanbul. Naturalmente il 2,31 è il suo personale assoluto, che lima addirittura 3 centimetri al precedente. Ma anche il salto ancillare a 2,29 era già personale, arrivato infatti alla terza prova, quasi che fosse il valicamento di un ostacolo anche mentale, che lo aveva fatto in passato sbattere contro le asticelle fissate a misure superiori a 2,28. Fassinotti e Campioli a 2,26: per Fassinotti terza prestazione personale di sempre indoor, mentre per Campioli è la settima.

Altro risultato forse un pò troppo passato in sordina è il clamoroso 16,85 nel salto triplo di Andrea Chiari, classe 1991. Ci siamo talmente abituati bene al fuoco eterno di Fabrizio Donato, e quello un pò più fatuo di Daniele Greco che un risultato-monstre di un ventenne passa quasi inosservato. Dico... 16,85! Probabilmente rimane quasi attonito Fabrizio Schembri, de facto vincitore designato dopo l'ennesimo ritiro del triplista dalla muscolatura serica, Daniele Greco, visto che comunque si è insabbiato a 16,71 già alla prima. 16,85 è il sesto risultato di sempre di un italiano a livello indoor, mica noccioline. A 16,93 c'è the living legend Dario Badinelli, giusto per buttarvela giù così. Ora si dovrà fare attenzione all'ennesimo talento triplistico nazionale. Terzo arriva con il suo primo over-16 regolare  Stefano Magnini, classe 1988: 16,08.

Passeggiata sugli 800 per Giordano Benedetti, che ha dovuto regolare il vincitore della serie precedente alla propria. 1500 e 3000 come se fossero 3000 e 1500, ovvero l'equa spartizione del mezzofondo tra Merihun Crespi e Abdellah Haidane. Sui 1500 stava scappando pure la ics del pareggio, dopo il 3'44"79-pari corso da entrambi. Terzo in entrambe le prove Najibe Salami. La gara di lancio del peso viene vinto per la 1654^ volta dal 42enne Paolo Dal Soglio: solito discorso. Da una parte un grandissimo inossidabile (su Sky comparirebbe nella serie: la Terra dopo l'Uomo, come macigno inamovibile), e la tristezza di una specialità che con molta fatica sta cercando di trovare qualcuno che rinverdisca gli antichi fasti italici della specialità. Per trovare un italiano sopra i 20 metri, a quanti anni luce nel passato bisogna scavare? Pensare che adesso per l'accesso alle finali internazionali servono quasi 21 metri... due metri e mezzo da dove si trovano oggi i migliori azzurri: un viaggio a velocità curvatura. Doppietta della Cusma 800-1500, ma su questo argomento non c'è più nulla da ribadire... al momento profetizza nel deserto. Super Weissteiner nei 3000: 9'01"35 e minimo cesellato come il Koh-I-Noor per i mondiali di Istanbul. Simona La Mantia, invece, nun gliela fa per 5 centimetri: 14,05 e niente mondiali, anche se in via teorica il minimo ce l'aveva, avendolo ampiamente ottenuto nel 2011 (i minimi decorrevano infatti dal primo gennaio 2011). 

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