04/03/12

Americani Indoor: Kimmons-mago a 6"45 - Sanya 50"71 - Tianna 7"02

Diciamo subito che nonostante le tante critiche che si possono muovere contro i sistemi di gestione politico-sociale degli USA, nulla si può dire contro la filosofia di fondo: il merito. Nessuno di coloro che non abbia partecipato ai campionati americani indoor andrà ai campionati mondiali di Istanbul benchè dotato di minimo. E' la legge dei trials e dello sport: chi vince va avanti e gli assenti hanno sempre torto. Loro chiaramente possono anche permetterselo, visto che praticamente tutti i finalisti di tutte le gare hanno ottenuto lo standard IAAF. La Jamaica, che è 1/100 degli States, per le specialità in cui denota penuria di minimi, tiene sempre conto dell'esito dei trials. Nel caso in cui il vincitore della gara non avesse il minimo, vanno a ritroso fino a pescare il primo che nel corso della stagione ha conseguito lo standard. Quindi tre semplici regolette, ma efficaci: alle grandi manifestazioni ci vai se vieni ai campionati nazionali; se quando ci vieni, arrivi davanti e infine, soddisfatte le prime due opzioni, se ottieni il minimo o l'hai ottenuto o lo otterrai entro i termini previsti. La critica nemmeno tanto velata è al sistema lassistico italiano, cui il gruppo dirigente e tecnico della Fidal, nulla importa della massima competizione nazionale, come del resto di tutto il resto se non per massimizzare quelle 2/3 opportunità di medaglie internazionali.

Gatlin & Kimmons a Daegu
Comunque, l'evento-pulsar della settimana passata sono stati senza Appello e Cassazione, i Campionati Americani indoor di Albuquerque, anche se nel ranking delle manifestazioni indoor del 2012 si sono collocati nel punteggio complessivo dei risultati al 4° posto, dietro all'Aviva Meeting di Birmingham, il meeting di Lievin e il Galan di Stoccolma. Per dire, l'attività indoor ha ridestato Gattone Gatlin, che dopo il ban dovuto al doping e un paio di stagioni nell'hinterland sprintistico internazionale, è tornato a miagolare come nel proprio cretaceo sportivo, quando lui era il T-rex e gli altri timidi e mansueti adrosauri da spolpare sulle sterminate piane della Pangea. Per ora la sua risalita dagli inferi si concretizza in un 6"47 sui 60 metri, che vuol dire seconda prestazione mondiale dell'anno, a soli due centesimi dal PB ottenuto nel lontano 2003 e secondo posto ai campionati Stars&Stripes. Già perchè nemmeno correre così veloce ha consentito al gattone di fregiarsi della coccarda nazionale, visto che è suonata la nona da parte di Trell Kimmons, che sta (o stava) allo sprintismo mondiale come il contorno di patate al forno sta (o stava) all'arrosto farcito. Kimmons sciabola il 6"45, miglior prestazione mondiale dell'anno. Bisogna risalire al 2006 per trovare il suo vecchio PB prima del 2012: 6"53 di Kansas City, cioè la città natale di Mo Greene, dove tutto quello che si muove, va veloce. E' anche la sua prima volta sotto i 6"50 e adesso ci si aspetta la sfida con il Lerone di Jamaica Clarke, che detto inter nos, non può temere nè il Gattone, nè Kimmons, tanto che a Birmingham proprio Kimmons fu annichilito dal trio Jams, Clarke, Asafa e Nesta Carter. Il decimo ballerino nei 60 metri separa la storia dall'anonimato. Peccato non aver visto all'opera dopo la semifinale Rakieem Salaam, protagonista all'inizio dell'anno scorso di sorprendenti fulminate sui 200, e che proprio nell'atto iniziale della manifestazione di Albuquerque aveva corso in 6"58. Squalificato in semifinale. The Prince Spaermon fuori in batteria in 6"76: passo indietro dopo il 6"66 dell'esordio. Gil Roberts (1989) è il nuovo che avanza sui 400: 45"39 dopo che come già avevo segnalato, aveva impressionato sui 200 scendendo nelle scorse settimana a 20"58 indoor. Ma che sia un fenomeno, lo attesta il 44"86 di Lubbock che ottenne tre anni fa, quando era ancora un timido ventenne. 

Ashton Eaton
Ma lo stellone di David Oliver è definitivamente tramontato? Ormai viene quasi quotidianamente qualcuno lo uccella e non sembra proprio in grado di uscire dal buio tunnel tecnico-mentale in cui è caduto a partire dal giugno-luglio dell'anno scorso. Nella finale dei 60hs degli americani finisce addirittura quinto (ma Faulk, autore in batteria di un pazzesco 7"40, è stato squalificato nell'apoteosi finale). Così giganteggia Aries Merritt, capace di andar più forte (PB), proprio in finale: 7"43. Secondo Kevin Craddock in 7"46 (altro PB) e addirittura terzo il veterano Terence Trammell con 7"51. Davvero a rimorchio David Oliver: 7"56, dopo il 7"62 in semifinale che lo stava già espellendo dalla gara. Dentro con l'ultimo tempo per la finale. Brad Walker raggiunge il proprio record personale nel salto con l'asta a 31 anni: 5,86, e nel salto in lungo il decathleta Ashton Eaton si sporge oltre la balconata dei 6 metri: 8,06. E' davvero un uomo ISO 9000. La gittata gli consente tra le altre cose di surclassare Will Claye (8,02), che è il dominus del salto triplo mondiale del momento. Proprio nel triplo Claye esplode un 17,63 da antologia (ma era il giorno precedente a quello del lungo): primato personale ognipista e 14° risultato di sempre indoor. A Daegu aveva raggiunto il bronzo con 17,50. Il campione del mondo, Christian Taylor, arriva a distanza di sguardo: 17,21, meno di Donato&Greco. Poi gara pazzesca di peso: in 6 sopra i 20, in 3 sopra i 21, e uno quasi a 22: Reese Hoffa, 21,75 (è del 1977...); Ryan Whiting 21,60; Chris Cantwell 21,53. Che gara.

Tianna Madiso - ESPN
Direttamente da uno Stargate è invece piombata nel mondo reale Tianna Madison, ex campionessa mondiale di salto in lungo nel pleistocene, ovvero ai mondiali di Helsinki 2005. Poi un tunnel lunghissimo dal quale è spuntata quest'anno con questi risultati che ballano ad un decimo dal record mondiale della Privalova, e a due centesimi dalla barriera dei 7: quindi 7"02 anche ad Albuquerque, dopo un 7"06 in semifinale e un 7"10 in batteria. Evoluzioni da campionato del Mondo. Questa Tianna deve essere come qualche cometa che passa vicina alla terra ogni tot anni, lascia il segno e poi sparisce: solo i risultati ci racconteranno la sua stagione. Accanto a lei esplode un altro talento: Barbara Pierre. 7"06, 7"08 e 7"14 il suo percorso quasi-netto ai campionati americani. Ragazza haitiana che ha già partecipato proprio con Haiti alle olimpiadi di Pechino del 2008 quando era ancora 21enne. Dopo una breve ricerca, emerge infatti come in realtà sia una buona atleta e come non sia ancora (fino a questo momento) considerabile una top-sprinter: il suo vestito migliore sui 100 metri è un 11"14 con 2,0 di vento. Alle nostre latitudini sarebbe come il Messia sceso nella nostra valle di lacrime: negli States è semplicemente uno dei tanti discepoli. Aveva 7"18 nel 2010.

Dai 400 è uscito il certificato di rinascita di Sanya Richard-Ross: 50"71, miglior prestazione mondiale dell'anno, record personale, che dopo tutto quello che ha subito dal 2009 in poi (una devastante malattia autoimmunizzante) ha davvero del miracoloso. Questo è il motivo per cui tutti gli atleti del circus nutrono nei suoi confronti una maniacale devozione. Il tempo la traghetta al 23° rango di sempre, con la 52^ prestazioni ogni-tempo. Il suo vero obiettivo era comunque il 50"54 di Francena McCorory che nel 2010 stabilì il record americano: solo 17 cent da quel tempo. Se andrà ai mondiali, tutte le possibilità di ottenerlo. Al momento le sue due più vicine competitors sono Aleksandra Fedoriva, con 51"18 a Mosca, e Vanya Stambolova, 51"26 a Vienna. Nei 60hs, dopo manciate di gare, Kristin Castlin arriva alla miglior prestazione mondiale dell'anno e chiaramente PB: 7"84 nella finale vincente. Chaunte Lowe dopo l'assenza forzata del 2011, ma il 2,05 del 2010, torna di prepotenza nel novero del gruppo Bilderberg delle altiste che si spartiscono l'economia medaglifera internazionale. 2,02 e Anna Chicerova ora ha un'avversaria degna per il titolo mondiale. Sorpresona dal lungo, dove la campionessa mondiale Brittney Reese perde il titolo per piede di Janay DeLoach: 6,86 versus 6,89. E per la Reese si tratta del secondo schiaffone in un paio di settimane, anche se la gittata dei suoi salti si sta alzando. 

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