 (lo stadio di Nyiregyhaza) - Non l'ho personalmente sentito, ma visto che me l'hanno raccontato già tre presone, non vedo perchè non crederci. Ebbene, durante la  telecronaca dei Campionati Europei di Barcellona, ecco che succede  l'imponderabile. Per non so quale astruso motivo, Franco Bragagna, "the t&f italian voice",  interloquendo con Stefano Tilli, cita proprio il medagliere dei Campionati Europei  Master, sottolineando come l'Italia sia riuscita a giungere al  terzo posto finale, dietro a Germania ed Inghilterra ed augurandosi nel  contempo che i più "giovani" senior possano fare altrettanto in terra iberica. Poi si è  scivolati sull'immancabile citazione di Ugo Sansonetti e l'altrettanto  sempre-presente Emma Mazzenga. A parte il siparietto (sembra che abbia  chiesto poi a Tilli quando si cimenterà in questo mondo senza aver  risposta), la cosa ha una portata eccezionale. Lo sdoganamento di una  realtà avviene proprio nella comunicazione, nella presa d'atto della sua  esistenza. Questo è il primo segno. Partiamo proprio da qui per  comprendere lo spessore della spedizione italiana in Ungheria. Poi ognuno metta il suo commento o la sua analisi. Italia terza  nel medagliere. Anni luce là davanti la Germania (con quasi 400  medaglie, 390, di cui 152 d'oro), quindi la più abbordabile Inghilterra (139  medaglie e 55 d'oro e tradizione rispettata) ed infine noi, che abbiamo passato la sorprendente  Spagna solo sul filo di lana, con la kermesse finale delle staffette. Ma che hanno fatto  'sti spagnoli per crescere così tanto? Nel numero di medaglie abbiamo  superato la quota di 100 (101), contro le "sole" 63 iberiche (superati nel  complessivo anche da Russia, 80, e Finlandia, 67). Ma quello che pesa su queste  classifiche, come tutti sappiamo, sono gli ori: ben 30 per la Spagna (quindi la metà delle proprie medaglie era del colore più pregiato),  superati di una sola medaglia dall'Italia alla penultima gara (la 4x400  W35). Analizzando le medaglie iberiche, notiamo che 23 di esse sono  arrivate da mezzofondo e marcia (diciamo la peculiarità storica di  quella realtà atletica), 3 dai salti, 2 dalla velocità e una sola dagli  ostacoli e dai lanci. Insomma, abbiamo capito dove risiede la forza  spagnola. Ma sapete qual'è l'aspetto più "importante"? Che 23 di quelle  medaglie sono state vinte nelle categorie sotto i 50 anni! Molti atleti erano  nelle categorie dei 40 e altrettanti nei 35! Un movimento "giovane", passatemi il termeni (paradossale...) quindi, contrapposto a  quello tedesco che diventa una macchina da guerra inarrestabile oltre i  60 anni. L'Italia invece ha un'anima velocistica ad età etoregenee (15  medaglie d'oro tra staffette, 100, 200 e 400): nei lanci, assenti i  3-super-"R" (Riboni, Rovelli, Rado) solo Gabre Gabric è riuscita a portare a  casa il massimo alloro, anche se di fatto senza avversarie. Nel 2008 a Lubiana arrivarano  151 medaglie azzurre, ma attraverso la presenza in 1057 eventi in cui vi erano atleti  italiani. A Nyiregyhaza  abbiamo avuto la metà di "caps", 549, raccogliendo però il 75% dei  metalli di allora. Quindi una qualità certamente superiore della nostra  spedizione. Indubbiamente. Questo discende anche da un assunto: nel  mondo master, più ci si allontana dal proprio luogo di residenza, più chi partecipa  sottopone la propria partecipazione al risultato finale, quindi andare avanti nei turni e possibilmente vincere una medaglia. E'  una questione di costi-ricavi e... convenienze economiche (Maurizio Pistillo  a parte, che gioca su altre dinamiche, ma l'eccezione c'è sempre). Più  ci si avvicina logisticamente, invece, più la base statistica (che è  volontaria) si arricchisce di atleti di seconda e terza fascia, che  partecipano anche col "rischio" di uscire subito nelle forche caudine  dei vari turni. o di giungere in fondo alle classifiche finali. Questo in generale. Ciò non toglie che la nostra posizione nel medagliere è  certamente una delle migliori a livello qualitativo all'estero di  sempre. Lubiana era "dietro l'angolo" e ci fu invasione. Probabilmente la più grande partecipazione italiana all'estero di sempre da parte dei master italiani. Ma i conti si  tirano quando si va lontano per tastare il polso di un movimento  autofinanziato e le proprie aspettative. C'è da dire che se il movimento è  affiatato, è anche possibile che avvengano dei fenomeni di  "trascinamento" di molti più atleti, rispetto alle trasferte dove ogni  atleta deve provvedere per sè. Appunto per i "federali": concentratevi  su questo aspetto, già per Gand '11! Poi con l'effetto cascata ne  beneficeranno sicuramente tutti. Ci si aspettava certo di più dalla Russia, data  la vicinanza, dall'Ucraina (addirittura ad un tiro di schioppo) e soprattutto  dalla Romania (coi  confini a meno di 100 km) che vanta una cultura sportiva di comprovato  spessore, ma che è tornata a casa con la coda fra le gambe e un pugno di medaglie. La EVAA  spaccia questi campionati "scomodi" come l'ideale ponte verso l'est europeo:  favorire la diffusione del masterismo nell'est d'Europa che a conti  fatti evidentemente non viene colto dai destinatari del messaggio. In  realtà ritengo che ci siano ragioni molto più terrene, come qualche voto  in più per qualcuno in qualche assemblea della stessa EVAA da parte dei  paesi minori, proprio come l'Ungheria. Politica, sempre e solo quella. Mi sbaglierò... Nella parte  delle nazioni "deluse" ci metto al primo posto comunque la Finlandia:  leoni in patria (riuscirono a battere nell'overall finale addirittura i mostri sacri tedeschi a Lahti), ma poco  propensi a viaggiare all'estero. La già citata Russia la metto al  secondo posto e sul terzo gradino del podio soprattutto la Francia, incapace di produrre un movimento  d'avanguardia fuori dai propri confini. Un problema che si riscontra, ed  è davvero stucchevole, è il fatto che i siti che vengono aperti per le  varie manifestazioni internazionali master, vengono poi abbandonati (non ne viene pagato il  dominio) e così i dati in essi contenuti vengono inopinatamente persi.  Così era stato per Riccione '07: il bellissimo motore dei risultati un  solo anno dopo sparì, dovendo tutti rifarci ai file .pdf per trovare contezza di tutto. Così accade  per Lubiana e così è accaduto in molti altri casi. Così altre analisi più  accurate è difficile approntarle in rapporto con Nyiregyhaza 2010. Nel prossimo articolo apriremo una voragine sulla gestione tecnica dei campionati europei... mi vengono i brividi solo a ripensarci.
(lo stadio di Nyiregyhaza) - Non l'ho personalmente sentito, ma visto che me l'hanno raccontato già tre presone, non vedo perchè non crederci. Ebbene, durante la  telecronaca dei Campionati Europei di Barcellona, ecco che succede  l'imponderabile. Per non so quale astruso motivo, Franco Bragagna, "the t&f italian voice",  interloquendo con Stefano Tilli, cita proprio il medagliere dei Campionati Europei  Master, sottolineando come l'Italia sia riuscita a giungere al  terzo posto finale, dietro a Germania ed Inghilterra ed augurandosi nel  contempo che i più "giovani" senior possano fare altrettanto in terra iberica. Poi si è  scivolati sull'immancabile citazione di Ugo Sansonetti e l'altrettanto  sempre-presente Emma Mazzenga. A parte il siparietto (sembra che abbia  chiesto poi a Tilli quando si cimenterà in questo mondo senza aver  risposta), la cosa ha una portata eccezionale. Lo sdoganamento di una  realtà avviene proprio nella comunicazione, nella presa d'atto della sua  esistenza. Questo è il primo segno. Partiamo proprio da qui per  comprendere lo spessore della spedizione italiana in Ungheria. Poi ognuno metta il suo commento o la sua analisi. Italia terza  nel medagliere. Anni luce là davanti la Germania (con quasi 400  medaglie, 390, di cui 152 d'oro), quindi la più abbordabile Inghilterra (139  medaglie e 55 d'oro e tradizione rispettata) ed infine noi, che abbiamo passato la sorprendente  Spagna solo sul filo di lana, con la kermesse finale delle staffette. Ma che hanno fatto  'sti spagnoli per crescere così tanto? Nel numero di medaglie abbiamo  superato la quota di 100 (101), contro le "sole" 63 iberiche (superati nel  complessivo anche da Russia, 80, e Finlandia, 67). Ma quello che pesa su queste  classifiche, come tutti sappiamo, sono gli ori: ben 30 per la Spagna (quindi la metà delle proprie medaglie era del colore più pregiato),  superati di una sola medaglia dall'Italia alla penultima gara (la 4x400  W35). Analizzando le medaglie iberiche, notiamo che 23 di esse sono  arrivate da mezzofondo e marcia (diciamo la peculiarità storica di  quella realtà atletica), 3 dai salti, 2 dalla velocità e una sola dagli  ostacoli e dai lanci. Insomma, abbiamo capito dove risiede la forza  spagnola. Ma sapete qual'è l'aspetto più "importante"? Che 23 di quelle  medaglie sono state vinte nelle categorie sotto i 50 anni! Molti atleti erano  nelle categorie dei 40 e altrettanti nei 35! Un movimento "giovane", passatemi il termeni (paradossale...) quindi, contrapposto a  quello tedesco che diventa una macchina da guerra inarrestabile oltre i  60 anni. L'Italia invece ha un'anima velocistica ad età etoregenee (15  medaglie d'oro tra staffette, 100, 200 e 400): nei lanci, assenti i  3-super-"R" (Riboni, Rovelli, Rado) solo Gabre Gabric è riuscita a portare a  casa il massimo alloro, anche se di fatto senza avversarie. Nel 2008 a Lubiana arrivarano  151 medaglie azzurre, ma attraverso la presenza in 1057 eventi in cui vi erano atleti  italiani. A Nyiregyhaza  abbiamo avuto la metà di "caps", 549, raccogliendo però il 75% dei  metalli di allora. Quindi una qualità certamente superiore della nostra  spedizione. Indubbiamente. Questo discende anche da un assunto: nel  mondo master, più ci si allontana dal proprio luogo di residenza, più chi partecipa  sottopone la propria partecipazione al risultato finale, quindi andare avanti nei turni e possibilmente vincere una medaglia. E'  una questione di costi-ricavi e... convenienze economiche (Maurizio Pistillo  a parte, che gioca su altre dinamiche, ma l'eccezione c'è sempre). Più  ci si avvicina logisticamente, invece, più la base statistica (che è  volontaria) si arricchisce di atleti di seconda e terza fascia, che  partecipano anche col "rischio" di uscire subito nelle forche caudine  dei vari turni. o di giungere in fondo alle classifiche finali. Questo in generale. Ciò non toglie che la nostra posizione nel medagliere è  certamente una delle migliori a livello qualitativo all'estero di  sempre. Lubiana era "dietro l'angolo" e ci fu invasione. Probabilmente la più grande partecipazione italiana all'estero di sempre da parte dei master italiani. Ma i conti si  tirano quando si va lontano per tastare il polso di un movimento  autofinanziato e le proprie aspettative. C'è da dire che se il movimento è  affiatato, è anche possibile che avvengano dei fenomeni di  "trascinamento" di molti più atleti, rispetto alle trasferte dove ogni  atleta deve provvedere per sè. Appunto per i "federali": concentratevi  su questo aspetto, già per Gand '11! Poi con l'effetto cascata ne  beneficeranno sicuramente tutti. Ci si aspettava certo di più dalla Russia, data  la vicinanza, dall'Ucraina (addirittura ad un tiro di schioppo) e soprattutto  dalla Romania (coi  confini a meno di 100 km) che vanta una cultura sportiva di comprovato  spessore, ma che è tornata a casa con la coda fra le gambe e un pugno di medaglie. La EVAA  spaccia questi campionati "scomodi" come l'ideale ponte verso l'est europeo:  favorire la diffusione del masterismo nell'est d'Europa che a conti  fatti evidentemente non viene colto dai destinatari del messaggio. In  realtà ritengo che ci siano ragioni molto più terrene, come qualche voto  in più per qualcuno in qualche assemblea della stessa EVAA da parte dei  paesi minori, proprio come l'Ungheria. Politica, sempre e solo quella. Mi sbaglierò... Nella parte  delle nazioni "deluse" ci metto al primo posto comunque la Finlandia:  leoni in patria (riuscirono a battere nell'overall finale addirittura i mostri sacri tedeschi a Lahti), ma poco  propensi a viaggiare all'estero. La già citata Russia la metto al  secondo posto e sul terzo gradino del podio soprattutto la Francia, incapace di produrre un movimento  d'avanguardia fuori dai propri confini. Un problema che si riscontra, ed  è davvero stucchevole, è il fatto che i siti che vengono aperti per le  varie manifestazioni internazionali master, vengono poi abbandonati (non ne viene pagato il  dominio) e così i dati in essi contenuti vengono inopinatamente persi.  Così era stato per Riccione '07: il bellissimo motore dei risultati un  solo anno dopo sparì, dovendo tutti rifarci ai file .pdf per trovare contezza di tutto. Così accade  per Lubiana e così è accaduto in molti altri casi. Così altre analisi più  accurate è difficile approntarle in rapporto con Nyiregyhaza 2010. Nel prossimo articolo apriremo una voragine sulla gestione tecnica dei campionati europei... mi vengono i brividi solo a ripensarci.  29/07/10
Europei Master, capitolo 1: L'imprimatur di Bragagna al mondo master e il medagliere
 (lo stadio di Nyiregyhaza) - Non l'ho personalmente sentito, ma visto che me l'hanno raccontato già tre presone, non vedo perchè non crederci. Ebbene, durante la  telecronaca dei Campionati Europei di Barcellona, ecco che succede  l'imponderabile. Per non so quale astruso motivo, Franco Bragagna, "the t&f italian voice",  interloquendo con Stefano Tilli, cita proprio il medagliere dei Campionati Europei  Master, sottolineando come l'Italia sia riuscita a giungere al  terzo posto finale, dietro a Germania ed Inghilterra ed augurandosi nel  contempo che i più "giovani" senior possano fare altrettanto in terra iberica. Poi si è  scivolati sull'immancabile citazione di Ugo Sansonetti e l'altrettanto  sempre-presente Emma Mazzenga. A parte il siparietto (sembra che abbia  chiesto poi a Tilli quando si cimenterà in questo mondo senza aver  risposta), la cosa ha una portata eccezionale. Lo sdoganamento di una  realtà avviene proprio nella comunicazione, nella presa d'atto della sua  esistenza. Questo è il primo segno. Partiamo proprio da qui per  comprendere lo spessore della spedizione italiana in Ungheria. Poi ognuno metta il suo commento o la sua analisi. Italia terza  nel medagliere. Anni luce là davanti la Germania (con quasi 400  medaglie, 390, di cui 152 d'oro), quindi la più abbordabile Inghilterra (139  medaglie e 55 d'oro e tradizione rispettata) ed infine noi, che abbiamo passato la sorprendente  Spagna solo sul filo di lana, con la kermesse finale delle staffette. Ma che hanno fatto  'sti spagnoli per crescere così tanto? Nel numero di medaglie abbiamo  superato la quota di 100 (101), contro le "sole" 63 iberiche (superati nel  complessivo anche da Russia, 80, e Finlandia, 67). Ma quello che pesa su queste  classifiche, come tutti sappiamo, sono gli ori: ben 30 per la Spagna (quindi la metà delle proprie medaglie era del colore più pregiato),  superati di una sola medaglia dall'Italia alla penultima gara (la 4x400  W35). Analizzando le medaglie iberiche, notiamo che 23 di esse sono  arrivate da mezzofondo e marcia (diciamo la peculiarità storica di  quella realtà atletica), 3 dai salti, 2 dalla velocità e una sola dagli  ostacoli e dai lanci. Insomma, abbiamo capito dove risiede la forza  spagnola. Ma sapete qual'è l'aspetto più "importante"? Che 23 di quelle  medaglie sono state vinte nelle categorie sotto i 50 anni! Molti atleti erano  nelle categorie dei 40 e altrettanti nei 35! Un movimento "giovane", passatemi il termeni (paradossale...) quindi, contrapposto a  quello tedesco che diventa una macchina da guerra inarrestabile oltre i  60 anni. L'Italia invece ha un'anima velocistica ad età etoregenee (15  medaglie d'oro tra staffette, 100, 200 e 400): nei lanci, assenti i  3-super-"R" (Riboni, Rovelli, Rado) solo Gabre Gabric è riuscita a portare a  casa il massimo alloro, anche se di fatto senza avversarie. Nel 2008 a Lubiana arrivarano  151 medaglie azzurre, ma attraverso la presenza in 1057 eventi in cui vi erano atleti  italiani. A Nyiregyhaza  abbiamo avuto la metà di "caps", 549, raccogliendo però il 75% dei  metalli di allora. Quindi una qualità certamente superiore della nostra  spedizione. Indubbiamente. Questo discende anche da un assunto: nel  mondo master, più ci si allontana dal proprio luogo di residenza, più chi partecipa  sottopone la propria partecipazione al risultato finale, quindi andare avanti nei turni e possibilmente vincere una medaglia. E'  una questione di costi-ricavi e... convenienze economiche (Maurizio Pistillo  a parte, che gioca su altre dinamiche, ma l'eccezione c'è sempre). Più  ci si avvicina logisticamente, invece, più la base statistica (che è  volontaria) si arricchisce di atleti di seconda e terza fascia, che  partecipano anche col "rischio" di uscire subito nelle forche caudine  dei vari turni. o di giungere in fondo alle classifiche finali. Questo in generale. Ciò non toglie che la nostra posizione nel medagliere è  certamente una delle migliori a livello qualitativo all'estero di  sempre. Lubiana era "dietro l'angolo" e ci fu invasione. Probabilmente la più grande partecipazione italiana all'estero di sempre da parte dei master italiani. Ma i conti si  tirano quando si va lontano per tastare il polso di un movimento  autofinanziato e le proprie aspettative. C'è da dire che se il movimento è  affiatato, è anche possibile che avvengano dei fenomeni di  "trascinamento" di molti più atleti, rispetto alle trasferte dove ogni  atleta deve provvedere per sè. Appunto per i "federali": concentratevi  su questo aspetto, già per Gand '11! Poi con l'effetto cascata ne  beneficeranno sicuramente tutti. Ci si aspettava certo di più dalla Russia, data  la vicinanza, dall'Ucraina (addirittura ad un tiro di schioppo) e soprattutto  dalla Romania (coi  confini a meno di 100 km) che vanta una cultura sportiva di comprovato  spessore, ma che è tornata a casa con la coda fra le gambe e un pugno di medaglie. La EVAA  spaccia questi campionati "scomodi" come l'ideale ponte verso l'est europeo:  favorire la diffusione del masterismo nell'est d'Europa che a conti  fatti evidentemente non viene colto dai destinatari del messaggio. In  realtà ritengo che ci siano ragioni molto più terrene, come qualche voto  in più per qualcuno in qualche assemblea della stessa EVAA da parte dei  paesi minori, proprio come l'Ungheria. Politica, sempre e solo quella. Mi sbaglierò... Nella parte  delle nazioni "deluse" ci metto al primo posto comunque la Finlandia:  leoni in patria (riuscirono a battere nell'overall finale addirittura i mostri sacri tedeschi a Lahti), ma poco  propensi a viaggiare all'estero. La già citata Russia la metto al  secondo posto e sul terzo gradino del podio soprattutto la Francia, incapace di produrre un movimento  d'avanguardia fuori dai propri confini. Un problema che si riscontra, ed  è davvero stucchevole, è il fatto che i siti che vengono aperti per le  varie manifestazioni internazionali master, vengono poi abbandonati (non ne viene pagato il  dominio) e così i dati in essi contenuti vengono inopinatamente persi.  Così era stato per Riccione '07: il bellissimo motore dei risultati un  solo anno dopo sparì, dovendo tutti rifarci ai file .pdf per trovare contezza di tutto. Così accade  per Lubiana e così è accaduto in molti altri casi. Così altre analisi più  accurate è difficile approntarle in rapporto con Nyiregyhaza 2010. Nel prossimo articolo apriremo una voragine sulla gestione tecnica dei campionati europei... mi vengono i brividi solo a ripensarci.
(lo stadio di Nyiregyhaza) - Non l'ho personalmente sentito, ma visto che me l'hanno raccontato già tre presone, non vedo perchè non crederci. Ebbene, durante la  telecronaca dei Campionati Europei di Barcellona, ecco che succede  l'imponderabile. Per non so quale astruso motivo, Franco Bragagna, "the t&f italian voice",  interloquendo con Stefano Tilli, cita proprio il medagliere dei Campionati Europei  Master, sottolineando come l'Italia sia riuscita a giungere al  terzo posto finale, dietro a Germania ed Inghilterra ed augurandosi nel  contempo che i più "giovani" senior possano fare altrettanto in terra iberica. Poi si è  scivolati sull'immancabile citazione di Ugo Sansonetti e l'altrettanto  sempre-presente Emma Mazzenga. A parte il siparietto (sembra che abbia  chiesto poi a Tilli quando si cimenterà in questo mondo senza aver  risposta), la cosa ha una portata eccezionale. Lo sdoganamento di una  realtà avviene proprio nella comunicazione, nella presa d'atto della sua  esistenza. Questo è il primo segno. Partiamo proprio da qui per  comprendere lo spessore della spedizione italiana in Ungheria. Poi ognuno metta il suo commento o la sua analisi. Italia terza  nel medagliere. Anni luce là davanti la Germania (con quasi 400  medaglie, 390, di cui 152 d'oro), quindi la più abbordabile Inghilterra (139  medaglie e 55 d'oro e tradizione rispettata) ed infine noi, che abbiamo passato la sorprendente  Spagna solo sul filo di lana, con la kermesse finale delle staffette. Ma che hanno fatto  'sti spagnoli per crescere così tanto? Nel numero di medaglie abbiamo  superato la quota di 100 (101), contro le "sole" 63 iberiche (superati nel  complessivo anche da Russia, 80, e Finlandia, 67). Ma quello che pesa su queste  classifiche, come tutti sappiamo, sono gli ori: ben 30 per la Spagna (quindi la metà delle proprie medaglie era del colore più pregiato),  superati di una sola medaglia dall'Italia alla penultima gara (la 4x400  W35). Analizzando le medaglie iberiche, notiamo che 23 di esse sono  arrivate da mezzofondo e marcia (diciamo la peculiarità storica di  quella realtà atletica), 3 dai salti, 2 dalla velocità e una sola dagli  ostacoli e dai lanci. Insomma, abbiamo capito dove risiede la forza  spagnola. Ma sapete qual'è l'aspetto più "importante"? Che 23 di quelle  medaglie sono state vinte nelle categorie sotto i 50 anni! Molti atleti erano  nelle categorie dei 40 e altrettanti nei 35! Un movimento "giovane", passatemi il termeni (paradossale...) quindi, contrapposto a  quello tedesco che diventa una macchina da guerra inarrestabile oltre i  60 anni. L'Italia invece ha un'anima velocistica ad età etoregenee (15  medaglie d'oro tra staffette, 100, 200 e 400): nei lanci, assenti i  3-super-"R" (Riboni, Rovelli, Rado) solo Gabre Gabric è riuscita a portare a  casa il massimo alloro, anche se di fatto senza avversarie. Nel 2008 a Lubiana arrivarano  151 medaglie azzurre, ma attraverso la presenza in 1057 eventi in cui vi erano atleti  italiani. A Nyiregyhaza  abbiamo avuto la metà di "caps", 549, raccogliendo però il 75% dei  metalli di allora. Quindi una qualità certamente superiore della nostra  spedizione. Indubbiamente. Questo discende anche da un assunto: nel  mondo master, più ci si allontana dal proprio luogo di residenza, più chi partecipa  sottopone la propria partecipazione al risultato finale, quindi andare avanti nei turni e possibilmente vincere una medaglia. E'  una questione di costi-ricavi e... convenienze economiche (Maurizio Pistillo  a parte, che gioca su altre dinamiche, ma l'eccezione c'è sempre). Più  ci si avvicina logisticamente, invece, più la base statistica (che è  volontaria) si arricchisce di atleti di seconda e terza fascia, che  partecipano anche col "rischio" di uscire subito nelle forche caudine  dei vari turni. o di giungere in fondo alle classifiche finali. Questo in generale. Ciò non toglie che la nostra posizione nel medagliere è  certamente una delle migliori a livello qualitativo all'estero di  sempre. Lubiana era "dietro l'angolo" e ci fu invasione. Probabilmente la più grande partecipazione italiana all'estero di sempre da parte dei master italiani. Ma i conti si  tirano quando si va lontano per tastare il polso di un movimento  autofinanziato e le proprie aspettative. C'è da dire che se il movimento è  affiatato, è anche possibile che avvengano dei fenomeni di  "trascinamento" di molti più atleti, rispetto alle trasferte dove ogni  atleta deve provvedere per sè. Appunto per i "federali": concentratevi  su questo aspetto, già per Gand '11! Poi con l'effetto cascata ne  beneficeranno sicuramente tutti. Ci si aspettava certo di più dalla Russia, data  la vicinanza, dall'Ucraina (addirittura ad un tiro di schioppo) e soprattutto  dalla Romania (coi  confini a meno di 100 km) che vanta una cultura sportiva di comprovato  spessore, ma che è tornata a casa con la coda fra le gambe e un pugno di medaglie. La EVAA  spaccia questi campionati "scomodi" come l'ideale ponte verso l'est europeo:  favorire la diffusione del masterismo nell'est d'Europa che a conti  fatti evidentemente non viene colto dai destinatari del messaggio. In  realtà ritengo che ci siano ragioni molto più terrene, come qualche voto  in più per qualcuno in qualche assemblea della stessa EVAA da parte dei  paesi minori, proprio come l'Ungheria. Politica, sempre e solo quella. Mi sbaglierò... Nella parte  delle nazioni "deluse" ci metto al primo posto comunque la Finlandia:  leoni in patria (riuscirono a battere nell'overall finale addirittura i mostri sacri tedeschi a Lahti), ma poco  propensi a viaggiare all'estero. La già citata Russia la metto al  secondo posto e sul terzo gradino del podio soprattutto la Francia, incapace di produrre un movimento  d'avanguardia fuori dai propri confini. Un problema che si riscontra, ed  è davvero stucchevole, è il fatto che i siti che vengono aperti per le  varie manifestazioni internazionali master, vengono poi abbandonati (non ne viene pagato il  dominio) e così i dati in essi contenuti vengono inopinatamente persi.  Così era stato per Riccione '07: il bellissimo motore dei risultati un  solo anno dopo sparì, dovendo tutti rifarci ai file .pdf per trovare contezza di tutto. Così accade  per Lubiana e così è accaduto in molti altri casi. Così altre analisi più  accurate è difficile approntarle in rapporto con Nyiregyhaza 2010. Nel prossimo articolo apriremo una voragine sulla gestione tecnica dei campionati europei... mi vengono i brividi solo a ripensarci.  
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