01/07/10

Cattivi pensieri (ancora?!) sugli italiani assoluti

(l'arrivo di Collio sui 100 - Foto Fidal) - Che palle dover sempre parlar male dell'atletica italiana. Lo sappiamo, conosciamo i pochi pregi (gli atleti che si dannano l'anima per poter emergere in un panorama di diffuso abbandono) e i tanti difetti (non stiamo qui ad elencarli, dovrei scrivere un libro). Ma bisogna comunque discorrere, come facciamo ogni giorno. Quindi lancio una provocazione: penso intimamente che i Campionati Italiani Assoluti così come sono organizzati adesso, siano una manifestazione obsoleta. Sono generalmente poveri di atleti, televisivamente poco seguiti, spesso abbandonati da molti atleti (se non gli si dice che se non lo fanno, non parteciperanno alla manifestazione internazionale prevista per quell'anno), con una marcata tendenza al peggioramento. Con il nostro smisurato amore per l'atletica, anche se fossimo un Direttore qualsiasi della Rai, mai e poi mai ci sogneremmo di inserire nel palinsesto di una delle 3 emittenti un solo secondo di atletica. Ma chi la seguirebbe? Una nicchia di un paio di migliaia di super appassionati, inferiori di sicuro alla schiera di pensionati che giocano a bocce. L'atletica oggi è incarnata solo da alcune specialità: c'è la velocità, dove non manca mai nessuno (per fortuna!), c'è Fabrizio Donato, la Grenot, Andrew Howe e Vizzoni... Ma dovrebbero cercare di concentrarli tutti nello stesso quarto d'ora televisivo per accattivare il pubblico calciofilo con i veri "personaggi". L'Atletica italiana manca di spettacolarità, e lo spettacolo (volenti o nolenti) lo fanno i campioni. Arese sul sito della Fidal dimostra ancora una volta di essere avulso da quello che lo circonda se può affermare candidamente che è soddisfatto per i risultati ottenuti a Grosseto. Naturalmente è soddisfatto perchè nel borsellino conta le 6/7 medaglie di Barcellona che ritiene possano arrivare nel carnet (Howe, Di Martino, la 4x100 maschile, Schwazer, Cusma, Donato, Vizzoni, Gibilisco e quelle a sorpresa che ci sono sempre) non certo per la pochezza del resto del movimento. Chi c'è dietro a costoro? Quello non gli interessa. Chi si fosse messo davanti a Raisport e si fosse imbattutto casualmente nei 5000 maschili con 5-atleti-5 gareggiare per un titolo italiano sul piede dei 14"15, secondo voi, dal trono personale in pelle Chateaux D'Ax con lo scettro del telecomando nella mano destra ed una bibita sulla sinistra, cosa avrà fatto? Click... Lo spettacolo l'ha fatta la finale dei 100 maschili (ma anche i cronisti devono cercare di rendere le sfide, vere sfide: è questo il senso profondo dell'atletica, lo sontro tra uomini e donne, non il "pass" per Barcellona). Quella dei 100 femminili. L'eterna ricerca del sentiero perduto verso l'Olimpo da parte di uno degli dei dell'atletica caduti dal cielo, Andrew Howe. I voli della Di Martino sopra i 2 metri. Se non si sponsorizza questo, l'atletica credetemi, è un gioco per pochi intimi. Così bisogna avere idee nuove per massimizzare gli eventi. Lo hanno capito buona parte degli sport: gli Assoluti dovrebbero essere inseriti in una maxi-manifestazione, come abbiamo già detto diverse volte, dove tutte le categorie (dai cadetti ai master) possano partecipare. La settimana dell'atletica, come si fa negli USA. I giovanissimi di questo sport devono poter "toccare" i campioni, devono avere un punto di riferimento, un esempio: oggi è tutto rigidimanente separato, tutto asettico. Cercatevi su Youtube i Pennrelays, manifestazione primaverile organizzata presso l'Università della Pennsylvanya. Accanto ai campioni celebrati dell'atletica mondiale, corrono i college, gli junior, i master: pensate solo quanta gente tra parenti e affini potrà esserci in tribuna. A Grosseto penso che se avessero contato le persone presenti solo "per vedere" senza che in pista vi fosse un parente, un amico, un atleta allenato... avremmo avuto uno zero. Quindi, è solo un'idea, ma gli Assoluti devono essere "riempiti" di significato (la storia non ha nemmeno un peso! I campioni del passato dovrebbero essere invitati!), devono sorgere manifestazioni di sostegno, aprire a più persone la possibilità di parteciparvi: il minimo è sì necessario, ma non a discapito dell'immagine! Perchè non dare la possibilità di partecipare ai Campioni Regionali, per esempio? O creare un circuito di gare, un grand prix, in cui i primi 3 possono partecipare agli italiani? Sappiamo che ad Arese tutto quello che va da quei 10 atleti "medagliabili" in giù è tutta fuffa, quindi lanciamo un appello a chi lo seguirà (auspicando che non vi sia un Arese-III, perchè di Galgani ce n'è stato già uno nello sport italiano e nel tennis si stanno ancora leccando le ferite). Partecipazione e Campioni sono le parole d'ordine: non elitismo spinto, con il rischio che se manca qualcuno le gare divengano una sfida tra pochi intimi. Vi lascio ad un piccolo commento personale sulle varie specialità.
  • velocità maschile - la sfida delle sfide è rimasta quella dei 100 metri maschili, se non altro perchè c'erano 3 posti con 4 pretendenti, con il non trascurabile particolare di decidere i frazionisti della staffetta veloce. Ma possibile che in batteria ci fossero solo 14 atleti? Se non è record negativo, poco ci manca. 8 in finale e 6 fuori. Per fortuna non mancava nessuno tra i migliori. Simone Collio ha comunque dimostrato in quei 100 metri di essere il più forte sprinter italiano del XXI secolo, nell'unica sfida diretta dell'anno con i suoi più vicini avversari. In un ipotetico ranking, segue Stefano Tilli quale portabandiera della velocità Made in Italy. Il suo 10"16 a mio parere è la sua più bella prestazione di sempre, vuoi per la location ove è stata ottenuta, vuoi per le circostanze che lo hanno portato a correre quel tempo. Probabilmente ora ha raggiunto la quadratura del cerchio, la sicurezza delle proprie movenze e forse è parsa anche una certa serenità. Emanuele Di Gregorio ha invece fatto il suo: 10"20 in stagione, e 10"22 a Grosseto, standard elevatissimi di rendimento. Può benissimo ambire anche lui alla finale di Barcellona. Il disertore (magari da domani figliuol prodigo se come penso rientrerà nei ranghi) Fabio Cerutti, dopo il SB di 10"22 col quale si è presentato a Grosseto, corre la finale in 10"24, terzo. Probabilmente colui che ne esce non sconfitto (10"24 è un signor tempo), ma sicuramente un pò ridimensionato. E ora? Chi farà la staffetta? Avranno il coraggio di tener fuori Cerutti per inserire qualcuno che corre più lento di almeno 2 decimi? Uguagliati parteciperà ad un'altra puntata di "Mai dire Banzai" in cui vince chi con un bastone si tira il colpo più forte nel basso ventre? Staremo a vedere: è un fatto che la 4x100, se non succede nulla di imponderabile (qui molti si toccheranno) è una delle poche opportunità italiane di medaglia. Nei 200 a sorpresa compare Claudio Licciardello: spero non avesse paura di sfidare un Vistalli in formato MaxiBon suoi 400. Resta comunque una scelta davvero opinabile: di solito, uno si presenta in una specialità non sua per "allenarsi" alla propria disciplina. Ma lo fa agli italiani?? Glielo ha chiesto la Fidal? Il Duca mi ha fatto sapere che non si sente a posto fisicamente e che punterebbe tutto sulla 4x400. Vince così Roberto Donati (20"98) che non è un fenomeno, ma il suo lo fa sempre e gli italiani li onora. Bravo. Secondo Licciardello in 21"05. Ma Galvan che fine ha fatto? E Marani? Possibile che si arrivi all'appuntamento clou e ci si infortuni (se è questo il motivo)? Marco Vistalli così si è trovato a correre un 400 da solo, nella depressione totale di una specialità che un tempo metteva una mezza dozzina di atleti sulla soglia dei 46" (e Andrea Barberi che fine ha fatto?), vincendo nel deserto in 45"95 (suo personale): lui il minimo l'ha fatto (era 46"00), Licciardello avrebbe potuto provare a conseguirlo, visto che non ce l'ha ancora (46"13 quest'anno) e non ce l'avrà più (la deadline erano proprio gli italiani) e le "regole" per partecipare a Barcellona sono state pure pubblicate. O la Fidal si inventerà qualche altro strano magheggio venendo meno a... sè stessa? Mi domando ora come faranno a portare la 4x400 maschile, se alla gara più importante, alla fine dei conti si presenta il solo Vistalli. Sarebbe di per sè solo motivo per molti altri esclusi in altre discipline per lamentarsi.
  • Velocità femminile: spicca la mamma volante Manuela Levorato, che spara tutto nelle due ultime possibilità a disposizione per fare il minimo per Barcellona: la batteria e la finale. Il tempo fissato è 11"45, mentre la veneta corre in 11"48 prima e 11"49 poi. Peccato. Gli manca solo qualcosina in fase lanciata (perchè nella transizione sembra proprio la Levorato delle medaglie europee di qualche anno fa) e potremo ancora ammirarla sotto gli 11"40. Dura lex sed lex, dicevano i romani. Niente minimo. Ma vedremo anche qui cosa succederà, perchè questa Federazione tutto sembra tranne che un esempio di dedizione a ciò che si impone. Nei 200 femminili Giulia Arcioni si fa interprete di un'ottimo 23"40 (davvero notevole) mentre nei 400 Libania Grenot spara un 51"14 con molti significati. Diciamo che è una delle poche papabili del podio basco.
  • Mezzofondo maschile: è l'anno zero. O forse il meno-uno. Sono ormai lontani ricordi i tempi in cui Longo, D'Urso, Benvenuti, Giocondi, Di Napoli... L'oggi è triste ma il domani sembra addirittura peggiore. Si vive alla giornata, sperando che qualcuno tiri fuori il jolly. E su quelli si basa la "politica" della Fidal. Manca una politica generale (come quella americana o spagnola... ma forse non c'è nemmeno voglia di investire denaro: e poi chi accompagna la nazionale in giro per il Mondo? Con quali denari?). L'unica via che si cerca di seguire senza nemmeno tanta convinzione, è quella della naturalizzazione dei figli di immigrati di seconda generazione, che poi, alla fine, sono i ragazzini più motivati ad emergere in una società che offre probabilmente troppi svaghi ed è venuta meno a molti valori. Peccato che molti di questi ragazzini stranieri, ma che sono nati e vivono nel nostro Paese, vengono spesso illusi per anni salvo poi dover cercare di emergere con i colori di una nazione lontana che magari non hanno mai visto. Anche questa è "integrazione" e lo sport può essere un veicolo eccezionale. A Grosseto, orfani di Christian Obrist, l'unico atleta con una certa nomea internazionale, 800 e 1500 si sono trasformati in gare non certo memorabili (quanto meno a personaggi). Hanno vinto Rifesser e Iannone. I 5000 (vinti da Stefano La Rosa) addirittura con soli 5 atleti al traguardo (tutti sopra i 14') e i 10000 corsi a ritmo di 3' per 9 km, quindi regolati da Daniele Meucci. Sì, certo il caldo, ma il senso che se ne ha è di abbandono generalizzato, e soprattutto un ripiego estivo alle ben più remunerative gare su strada.
  • Mezzofondo femminile: per fortuna c'erano Elisa Cusma ed Elena Romagnolo ad animare i 1500. Ma non è che segua spesso il mezzofondo femminile per poter affermare: stiamo migliorando e stiamo peggiorando. Guardando l'ordine d'arrivo dei 5000 sembra comunque di vedere una gara della neo-costituenda categoria F30, con un paio di interpreti della F35. Su 15 partite, 10 avevano più di 30 anni. Coincidenze naturalmente. Gli 800 si sono pure privati della presenza della Reina. Ma cos'è successo? Un'epidemia degli atleti migliori proprio a Grosseto? Anche gli 800 femminili hanno comunque evidenziato la completa mancanza di ricambio generazionale. Generalmente tutte atlete vicine ai 30 se non di più, con la sola Serena Monachino (classe '90) a rompere il leit motiv. Nei 3000 siepi due notizie: il sub 10' da parte di Valentina Costanza (9'58"78) e il record italiano junior da parte di Giulia Martinelli (10'05"49).
  • Salti: il salto in alto sta indubbiamente vivendo (sia al maschile che al femminile) il suo Rinascimento. Peccato che ciò non produca (almeno al maschile) la stella, ma tanti ottimi interpreti. A parte che anche a livello internazionale si sta vivendo lo stesso fenomeno , cioè un periodo "random", dove non c'è un primus inter pares, qualcuno che sia una spanna sopra gli altri. Questo può giovare anche a noi italiani. Ogni gara fa storia a sè. Nelle gara maschile di Grosseto i nostri amici del GGG ne hanno combinata un'altra delle loro, questi mattacchioni, costringendo a diversi salti in più gli atleti (visto che erroneamente gli era stata misurata una misura di 6 centimetri superiore). Vittoria a Filippo Campioli con 2,28. Al femminile si hanno già una manciata di atlete sopra il metro e 90, ma la dominatrice internazionale rimane Antonietta Di Martino, salita in cielo a 2,01, e di anni ne ha più di 30. Sul più bello è venuta a mancare la sfida con le altre, probabilmente vittime delle gambe molli da emozione da palcoscenico di fronte alla duchessa del salto in alto. Nel triplo maschile si conferma Fabrizio Donato sulle sue misure (17,00) che lo fanno il più grande triplista di sempre in Italia (quanto a risultati), seguito da Schembri e... Boni. E Greco? Bè a Greco non si sa cosa gli succeda in gara. Passa dai 17 metri ai 16 (e anche a meno), non dando garanzie di regolarità. Bocciato. Nel triplo femminile senza avversarie Simona La Mantia (14,00). Il lungo femminile è una specialità invece davvero in cerca d'autore. Si fa fatica a superare i 6,30: se andate in Canton Ticino ne trovate una che salta 6,50 regolarmente. Qui le naturalizzazione sono più difficili. Naturalmente le atlete danno il massimo di sè, ma sembra che a nessuno interessi più di tanto sviluppare e migliorare le risorse a disposizione. Sono lontani i tempi della May, ma anche quelli della Capriotti e della Uccheddu. Nel lungo maschile per fortuna è tornato Andrew Howe, ma probabilmente il tasto "on" glielo ha acceso Emanuele Formichetti, che proprio al penultimo salto ha sparato un 8,10 che spero gli valga la convocazione a Barcellona e che deve aver stimolato la verve agonistica del nostro talento più talentuoso. Così Howe ha tirato fuori gli attributi e ha balzato a 8,16: grande iniezione di fiducia per... Arese. Sarebbe davvero bello vedere Howe senza tutti questi personaggi attorno che gli ronzano, che gli suggeriscono, che vogliono stabilire il suo futuro (e intanto gli anni passano...), la sua specialità. Lo sappiamo: molti fanno dipendere le proprie fortune dalle sue gambe, ma di un Campione se ne apprezza spesso la serenità, la solarità, la simpatia più che l'alterigia e la sicurezza. Vederlo con Castrado che lo abbraccia, mi fa francamente senso. Nell'asta gara con solo 3 atleti oltre i 5 metri, vinta da Giorgio Piantella (29 anni) con 5,50, davanti a Rubbiani (32) e D'Orio (32). Assente Gibilisco, e non ne conosco le cause. Tra le donne Elena Scarpellini 4,20.
  • Lanci: Nicola Vizzoni patisce il caldo ma lancia comunque 75,39, mentre Marco Lingua si ferma sotto i 73. Nel peso vince un non-militare, Andrea Ricci con un non stratosferico 18,17, e il lancio del peso nazionale è diventato davvero poca cosa a livello internazionale, se si pensa che in finale ad un campionato internazionale servono misure tra i 20,20 e i 20,50. Due metri sono davvero tanti, come mezzo secondo sui 100. Dietro di lui due "master", un M35 (Dodoni) e un M40, l'intramontabile Paolo Dal Soglio. Buon 61,46 nel disco di Hannes Kirchler. Nel giavellotto delude la speranza Gianluca Tamberi (solo terzo) battuto da Roberto Bertolini (73,79) e Leonardo Gottaro (71,07). Tra le donne di sicuro spessore internazionale il lancio di Chiara Rosa con 18,61. Probabilmente manca qualche centimetro per pensare al podio di Barcellona, ma la veneta sembra in decisa crescita. Zahra Bani invece si riavvicina al muro dei 60 (59,87) che sono già una soglia di eccellenza internazionale. Infine va alla Salis la sfida eterna con la Claretti nel martello: 70,23 a 69,55.

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