- velocità  maschile  - la sfida  delle sfide è rimasta quella dei 100 metri maschili,  se non altro perchè  c'erano 3 posti con 4 pretendenti, con il non  trascurabile particolare  di decidere i frazionisti della staffetta  veloce.  Ma possibile che in  batteria ci fossero solo 14 atleti? Se non è record  negativo,  poco ci  manca. 8 in finale e 6 fuori. Per fortuna non mancava nessuno tra i  migliori. Simone  Collio ha comunque dimostrato in  quei 100 metri di essere il  più forte sprinter italiano del XXI secolo,  nell'unica sfida diretta  dell'anno con i suoi più vicini avversari. In un ipotetico ranking,  segue Stefano Tilli quale portabandiera della velocità Made in Italy. Il   suo 10"16   a mio parere è la sua più bella prestazione di sempre, vuoi per la   location ove è stata ottenuta, vuoi per le circostanze che lo hanno   portato a correre quel tempo. Probabilmente ora ha raggiunto la  quadratura del cerchio, la sicurezza delle proprie movenze e forse è  parsa anche una certa serenità. Emanuele Di Gregorio ha invece fatto il suo:  10"20 in  stagione, e 10"22  a Grosseto, standard elevatissimi di rendimento.   Può benissimo ambire anche lui alla finale di Barcellona. Il disertore (magari da domani figliuol prodigo se come penso   rientrerà nei ranghi)  Fabio Cerutti,   dopo il SB di 10"22 col quale si è presentato a Grosseto, corre la   finale in 10"24,   terzo. Probabilmente colui che ne esce non sconfitto (10"24 è un  signor  tempo), ma sicuramente un pò ridimensionato. E ora? Chi farà la   staffetta? Avranno il coraggio di tener fuori Cerutti per inserire   qualcuno che corre più lento di almeno 2 decimi? Uguagliati parteciperà   ad un'altra puntata di "Mai dire Banzai" in cui vince chi  con un bastone  si tira il colpo più forte nel basso ventre? Staremo a  vedere: è un  fatto che la 4x100, se non succede nulla di imponderabile  (qui molti si  toccheranno) è una delle poche opportunità italiane di  medaglia. Nei 200  a sorpresa compare Claudio Licciardello: spero non avesse  paura di sfidare un  Vistalli in formato MaxiBon suoi 400. Resta  comunque una scelta davvero  opinabile: di solito, uno si presenta in  una specialità non sua per  "allenarsi" alla propria disciplina. Ma lo  fa agli italiani?? Glielo ha  chiesto la Fidal? Il Duca mi ha fatto  sapere che non si sente a posto fisicamente e che punterebbe tutto sulla  4x400. Vince così Roberto Donati (20"98) che non è un fenomeno, ma il suo  lo fa  sempre e gli italiani li onora. Bravo. Secondo Licciardello in 21"05. Ma  Galvan che fine ha fatto? E Marani? Possibile che si arrivi  all'appuntamento clou e ci si infortuni (se è questo il motivo)? Marco Vistalli   così si è trovato a correre un 400 da solo, nella depressione totale di   una specialità che un tempo metteva una mezza dozzina di atleti sulla   soglia dei 46" (e Andrea Barberi che fine ha fatto?), vincendo nel deserto in 45"95 (suo   personale): lui il minimo l'ha fatto (era 46"00), Licciardello avrebbe   potuto provare a conseguirlo, visto che non ce l'ha ancora (46"13   quest'anno) e non ce l'avrà più (la deadline erano proprio gli italiani)   e le "regole" per partecipare a Barcellona sono state pure pubblicate.  O  la Fidal si inventerà qualche altro strano magheggio venendo meno  a...  sè stessa? Mi domando ora come faranno a portare la 4x400  maschile, se alla gara più importante, alla fine dei conti si presenta  il solo Vistalli. Sarebbe di per sè solo motivo per molti altri esclusi  in altre discipline per lamentarsi.
- Velocità femminile:  spicca la mamma volante Manuela Levorato, che spara tutto nelle due ultime  possibilità a disposizione per fare il minimo per Barcellona: la  batteria e la finale. Il tempo fissato è 11"45, mentre la veneta corre  in 11"48  prima e 11"49  poi. Peccato. Gli manca solo qualcosina in fase lanciata (perchè nella transizione sembra proprio la  Levorato delle medaglie europee di qualche anno fa) e potremo ancora  ammirarla sotto gli 11"40. Dura lex  sed lex, dicevano i romani. Niente minimo. Ma vedremo anche qui  cosa succederà, perchè questa Federazione tutto sembra tranne che un  esempio di dedizione a ciò che si  impone. Nei 200 femminili Giulia Arcioni  si fa interprete di un'ottimo 23"40 (davvero notevole) mentre nei 400 Libania Grenot  spara un 51"14  con molti significati. Diciamo che è una delle poche papabili del podio  basco.
- Mezzofondo maschile: è l'anno zero. O forse il meno-uno.  Sono ormai lontani ricordi i tempi in cui Longo, D'Urso, Benvenuti,  Giocondi, Di Napoli... L'oggi è triste ma il domani sembra addirittura  peggiore. Si vive alla giornata, sperando che qualcuno tiri fuori il  jolly. E su quelli si basa la "politica" della Fidal. Manca una politica  generale (come quella americana o spagnola... ma forse non c'è nemmeno  voglia di investire denaro: e poi chi accompagna la nazionale in giro  per il Mondo? Con quali denari?). L'unica via che si cerca di seguire  senza nemmeno tanta convinzione, è quella della naturalizzazione dei  figli di immigrati di seconda generazione, che poi, alla fine, sono i  ragazzini più motivati ad emergere in una società che offre  probabilmente troppi svaghi ed è venuta meno a molti valori. Peccato che  molti di questi ragazzini stranieri, ma che sono nati e vivono nel  nostro Paese, vengono spesso illusi per anni salvo poi dover cercare di  emergere con i colori di una nazione lontana che magari non hanno mai  visto. Anche questa è "integrazione" e lo sport può essere un veicolo  eccezionale. A Grosseto, orfani di Christian Obrist, l'unico atleta con una  certa nomea internazionale, 800 e 1500 si sono trasformati in gare non  certo memorabili (quanto meno a personaggi). Hanno vinto Rifesser e  Iannone. I 5000 (vinti da Stefano La Rosa) addirittura con soli 5 atleti  al traguardo (tutti sopra i 14') e i 10000 corsi a ritmo di 3' per 9 km,  quindi regolati da Daniele Meucci. Sì, certo il caldo, ma il senso che se ne ha  è di abbandono generalizzato, e soprattutto un ripiego estivo alle ben  più remunerative gare su strada.
- Mezzofondo femminile: per fortuna  c'erano Elisa  Cusma ed Elena  Romagnolo ad animare i 1500. Ma non è che segua spesso il  mezzofondo femminile per poter affermare: stiamo migliorando e stiamo  peggiorando. Guardando l'ordine d'arrivo dei 5000 sembra  comunque di vedere una gara della neo-costituenda categoria F30, con un  paio di interpreti della F35. Su 15 partite, 10 avevano più di 30 anni.  Coincidenze naturalmente. Gli 800 si sono pure privati della presenza  della Reina. Ma cos'è successo? Un'epidemia degli atleti migliori  proprio a Grosseto? Anche gli 800 femminili hanno comunque evidenziato  la completa mancanza di ricambio generazionale. Generalmente tutte  atlete vicine ai 30 se non di più, con la sola Serena Monachino (classe  '90) a rompere il leit motiv.  Nei 3000 siepi due notizie: il sub 10' da parte di Valentina Costanza  (9'58"78)  e il record italiano junior da parte di Giulia Martinelli (10'05"49).
- Salti: il salto in alto sta indubbiamente vivendo (sia al maschile che al femminile) il suo Rinascimento. Peccato che ciò non produca (almeno al maschile) la stella, ma tanti ottimi interpreti. A parte che anche a livello internazionale si sta vivendo lo stesso fenomeno , cioè un periodo "random", dove non c'è un primus inter pares, qualcuno che sia una spanna sopra gli altri. Questo può giovare anche a noi italiani. Ogni gara fa storia a sè. Nelle gara maschile di Grosseto i nostri amici del GGG ne hanno combinata un'altra delle loro, questi mattacchioni, costringendo a diversi salti in più gli atleti (visto che erroneamente gli era stata misurata una misura di 6 centimetri superiore). Vittoria a Filippo Campioli con 2,28. Al femminile si hanno già una manciata di atlete sopra il metro e 90, ma la dominatrice internazionale rimane Antonietta Di Martino, salita in cielo a 2,01, e di anni ne ha più di 30. Sul più bello è venuta a mancare la sfida con le altre, probabilmente vittime delle gambe molli da emozione da palcoscenico di fronte alla duchessa del salto in alto. Nel triplo maschile si conferma Fabrizio Donato sulle sue misure (17,00) che lo fanno il più grande triplista di sempre in Italia (quanto a risultati), seguito da Schembri e... Boni. E Greco? Bè a Greco non si sa cosa gli succeda in gara. Passa dai 17 metri ai 16 (e anche a meno), non dando garanzie di regolarità. Bocciato. Nel triplo femminile senza avversarie Simona La Mantia (14,00). Il lungo femminile è una specialità invece davvero in cerca d'autore. Si fa fatica a superare i 6,30: se andate in Canton Ticino ne trovate una che salta 6,50 regolarmente. Qui le naturalizzazione sono più difficili. Naturalmente le atlete danno il massimo di sè, ma sembra che a nessuno interessi più di tanto sviluppare e migliorare le risorse a disposizione. Sono lontani i tempi della May, ma anche quelli della Capriotti e della Uccheddu. Nel lungo maschile per fortuna è tornato Andrew Howe, ma probabilmente il tasto "on" glielo ha acceso Emanuele Formichetti, che proprio al penultimo salto ha sparato un 8,10 che spero gli valga la convocazione a Barcellona e che deve aver stimolato la verve agonistica del nostro talento più talentuoso. Così Howe ha tirato fuori gli attributi e ha balzato a 8,16: grande iniezione di fiducia per... Arese. Sarebbe davvero bello vedere Howe senza tutti questi personaggi attorno che gli ronzano, che gli suggeriscono, che vogliono stabilire il suo futuro (e intanto gli anni passano...), la sua specialità. Lo sappiamo: molti fanno dipendere le proprie fortune dalle sue gambe, ma di un Campione se ne apprezza spesso la serenità, la solarità, la simpatia più che l'alterigia e la sicurezza. Vederlo con Castrado che lo abbraccia, mi fa francamente senso. Nell'asta gara con solo 3 atleti oltre i 5 metri, vinta da Giorgio Piantella (29 anni) con 5,50, davanti a Rubbiani (32) e D'Orio (32). Assente Gibilisco, e non ne conosco le cause. Tra le donne Elena Scarpellini 4,20.
- Lanci: Nicola Vizzoni patisce  il caldo ma lancia comunque 75,39, mentre Marco Lingua si ferma sotto i  73. Nel peso vince un non-militare, Andrea Ricci con un non stratosferico 18,17, e il  lancio del peso nazionale è diventato davvero poca cosa a livello  internazionale, se si pensa che in finale ad un campionato  internazionale servono misure tra i 20,20 e i 20,50. Due metri sono  davvero tanti, come mezzo secondo sui 100. Dietro di lui due "master",  un M35 (Dodoni) e un M40, l'intramontabile Paolo Dal Soglio. Buon 61,46 nel  disco di Hannes  Kirchler. Nel giavellotto delude la speranza Gianluca Tamberi  (solo terzo) battuto da Roberto Bertolini (73,79) e Leonardo Gottaro (71,07). Tra  le donne di sicuro spessore internazionale il lancio di Chiara Rosa con  18,61.  Probabilmente manca qualche centimetro per pensare al podio di  Barcellona, ma la veneta sembra in decisa crescita. Zahra Bani invece  si riavvicina al muro dei 60 (59,87) che sono già una soglia di eccellenza  internazionale. Infine va alla Salis la sfida eterna con la Claretti nel  martello: 70,23 a 69,55.
01/07/10
Cattivi pensieri (ancora?!) sugli italiani assoluti
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